“Perché scrivo” di Iannozzi Giuseppe

Perché scrivo

di Iannozzi Giuseppe

Iannozzi Giuseppe

Iannozzi Giuseppe

La poesia è anche interpretazione. I critici fanno il loro lavoro, ed è giusto che così sia. Ma alla fine sono i lettori che decidono se una poesia funziona o no, al di là della tecnica adoperata dal poeta o sedicente tale.

Sono convinto che esistano scrittori e scrittori. C’è chi scrive per essere commerciale, talvolta volgare, nel senso più spicciolo, vale a dire che scrive per lavoro e non perché sente la necessità di creare e di comunicare qualcosa; e c’è chi invece scrive impipandosene dei cliché e delle mode letterarie, consapevole che l’arte non la si può costringere in una moda. Le mode finiscono, muoiono, non rimangono.

Scrivere è un lavoro duro, perlomeno per chi lo fa con una certa serietà. Chi scrive lo fa scavando dentro sé stesso, ma questo non è sufficiente. Deve saper scavare soprattutto nell’animo altrui al fine di restituire alla società un disegno sensibile della vita.

Quando scrivo cerco di calarmi nei panni dei personaggi che descrivo. In fondo, lo scrittore è un po’ come un attore che interpreta un dato ruolo. Devo dunque conoscere determinate realtà e calarmi, ad esempio, nel ruolo di chi soffre per malattia, povertà, amore, etc. etc. E’ un lavoro di impersonificazione anche, perché solo così è possibile rendere credibili i personaggi portati sulla pagina.

Uno scrittore non dovrebbe insegnare la vita, quindi nessun intento pedagogico. Se il lettore riuscirà a trarre delle lezioni a lui utili, bene, sarà un di più, una cosa buona, ma lo scrittore che si erge a pedagogo è destinato a fallire, a risultare noioso e petulante come certe comari di strada. Chi scrive lo fa per sé stesso anche, inutile negarlo, ma lo fa soprattutto perché sente la necessità di descrivere il proprio tempo storico.

Un buon libro è bagaglio di memoria, indipendentemente dal genere e dai temi in esso trattati. Come ebbe a dire Wilde, “non esistono libri morali o immorali, esistono invece libri scritti o bene o male”. Lo scandalo è tacere sulle realtà che esistono, non è dunque scabroso portare sulla pagina l’attualità, per quanto brutta essa possa essere. E’ invece scandaloso produrre libri seriali, fra loro tutti uguali, che servono solo a lobotomizzare le coscienze. I pennivendoli, ecco, loro scrivono libri brutti perché votati alla mercificazione della parola, e una volta mercificata la parola si fa vuota e priva di qualsivoglia memoria.

Informazioni su Iannozzi Giuseppe

Iannozzi Giuseppe - giornalista, scrittore, critico letterario - racconti, poesie, recensioni, servizi editoriali. PUBBLICAZIONI; Il male peggiore. (Edizioni Il Foglio, 2017) Donne e parole (Edizioni il Foglio, 2017) Bukowski, racconta (Edizioni il Foglio, 2016) La lebbra (Edizioni Il Foglio, 2014) La cattiva strada (Cicorivolta, 2014) L'ultimo segreto di Nietzsche (Cicorivolta, 2013) Angeli caduti (Cicorivolta, 2012)
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2 risposte a “Perché scrivo” di Iannozzi Giuseppe

  1. romanticavany ha detto:

    Niente è facile nella vita, e per gli scrittori forse è ancora più dura perché oggi tutti vogliono scrivere e pubblicare, ma sono ancora pochi i lettori per cui è dura la pagnotta; ma con un colpo di penna e la cosiddetta “BdC” 😉 forse ce la puoi fare!! :)))))))

    LeKkatina ♥ vany

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  2. Iannozzi Giuseppe ha detto:

    Mia Regina, qui fa tanto tanto freddo. Ci sono le foglie a terra che tremano e io tremo con loro. Vorrei la mia grotta, ma mi hanno sfrattato degli scoiattoli con la puzza sotto al naso, così adesso sono vagabondo per la città in cerca d’un vaso di miele e d’un tetto sotto cui riparare. Non è che tu mi daresti ospitalità? In cambio ti darei tante leKKatine mielose e ti racconterei tutte le favole che so. Non trovi che sia un buono scambio? E per te tutte le mie poesie più dolci. Non lasciarmi fuori all’addiaccio! ♥ ♥ ♥

    Il problema è anche che tutti oggi si illudoni di essere degli scrittori provetti. Purtroppo sì, ma poi dietro a tanti nomi in realtà si nasconde uno “scrittore fantasma”, ovvero uno che scrive per conto di Tizio di Pinco e pure di Pallino. Chiaramente lo “scrittore fantasma” non compare in copertina né altrove. E’ uno che fa il lavoro sporco, una brutta figura che ahinoi esiste anche nell’editoria. E poi ci sono gli imbucati, i raccomandati, quelli che fanno servizietti e si fanno fare servizietti per pubblicare, etc. etc. E’ un duro lavoro quello dello scrittore, sì, tant’è che non si mangia mica coi libri, tranne nel caso tu sia una capretta… ed allora sì, puoi mangiarti la carta, pure quella inchiostrata. 😉 Uno scrittore vero però non si dà via. Tiene fede alla regola di Frank Zappa, di passare oltre e mandare a quel paese tutti quanti.

    La BdC ci sarà solo per coloro che sanno scrivere sul serio. Magari il loro talento sarà riconosciuto quando già postumi, ma che importa? I Grandi sono stati scoperti quasi tutti quando ci hanno lasciati. Di sicuro non ci sarà alcuna BdC per coloro che oggi scrivono corbellerie per essere banali e commerciali. La storia non mente.

    ♥ ♥ ♥ Domani ti faccio avere la nostra 4 mani, non ti preoccupare, Mia Regina.

    Adesso però ho bisogno d’una leKKatina calda calda ♥ ♥ ♥

    LeKKatine mielose, Mya UniKa RegYna

    orsetto di VaNY

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