Lo stiamo facendo nudi senza la Luna (Omaggio a Bukowski alla mia maniera)

Lo stiamo facendo nudi senza la Luna

Omaggio a Bukowski alla mia maniera

Iannozzi Giuseppe

Bukowski

TI HO SCOPERTA NUDA

Nel nostro letto ti ho scoperta nuda
Gli occhi languidi puntati su me
La bocca dischiusa in un sorriso
Non potevo sbagliare mira
Così colpevole, così nuda per me
non lo sei mai stata

Ho lavorato tutto il santo giorno
Mi sono spezzato la schiena
sotto il sole e i colpi d’una nera frusta
Ho maledetto il padrone
Ho tenuto duro, ho stretto i denti
e la rabbia perché ti sapevo mia

E ora torno e ti trovo con quel sorriso
Come se niente fosse
mi chiedi della mia giornata
Mi inviti a prendere un caffè in cucina
Non pensi neanche a coprirti,
mi lasci vedere che non sei così fedele
come mi ero illuso

Se solo non ti amassi,
se solo non lo sapessi
che sei tutta matta, sarebbe già finita
da un pezzo questa sporca storia di avvilimenti
Saresti sotto il sole a fare compagnia ai corvi
Con il collo spezzato, appesa a un robusto ramo,
spegneresti il vespro con la tua ombra penzolante

Se solo non fossi strafatto della tua stessa farina!

Così colpevole, così nuda per me
non lo sei mai stata
Non potevo proprio sbagliare, perdonami

Non potevo sbagliare mira,
è bastato un colpo
per togliermi dalla tua vista,
per togliermi dalla testa la tua pazzia
e regalarti la mia ultima rosa di sangue

CHAMPAGNE PER QUESTA APOCALISSE

Amore, ho dimenticato il tuo cuore sul cuscino
E’ successo prima che potessi rendermene conto
Ma questa vita è meravigliosa, ogni giorno una rosa

Oh Amore, com’è stato facile, com’è stato…
Questa vita è meravigliosa, ogni giorno un colpo
Amore, in un attimo tutto è stato messo a tacere

Amore, te lo devo dire con una frase fatta
Sei fatta per me, ti ho pensata e così esisti
Perché fuggi da me allora, perché non ti arrendi?

Oh Amore, com’è stato facile spegnere le luci
Com’è stato divertente sparare alle stelle
e soffocare le risate in una coppa di champagne

Sei, sei stata fatta per me e un altro ti ha presa
Ci credo! La vita una puttana meravigliosa in rosa
che si lascia spogliare quando meno lo sospetti

È COSÌ CHE SI CADE IN GINOCCHIO

Se ti guardo così a lungo
prendo su me quel tanto che basta
per farmi capire dove la carne,
lo spirito e l’amore
Così poco per cadere in ginocchio
Eppure è già miracolo

Poeta non lo son mai stato
Ma tu mi hai amato lo stesso,
nemmeno fossi nel dì dell’Apocalisse
o nel D-Day, perso a cercare una speranza
per tornare indietro senza più la paura
E’ così che si cade in ginocchio
E’ così che si cade in ginocchio

A volte, a volte basta un sorriso per capire
che c’è ancora posto per un miracolo,
un uomo e una donna mano nella mano
A volte è abbastanza
per dar ricovero alla speranza

Se ti guardo così a lungo,
della tua santa nudità
prendo su me quel tanto che basta
per gridare tutto l’amore che c’è in noi
e mettere a tacere la paura
Per urlare che l’amore sei tu in me

BELLA RAGAZZA, BELLA GIOVINEZZA

Con l’alito che puzza
e la testa alla pazzia,
a te, bella ragazza
che vivi piena
la tua ingorda giovinezza,
vengo per un sorso di gioia
Non mi cacciare indietro
anche se ho il naso aquilino:
a lungo ho camminato per strade
di solitudini con accanto soltanto
l’ombra lunga della fame,
inseguendo spettri d’impossibile felicità
sotto la luna pallida e uggiolante

Bella ragazza, bella giovinezza,
non scacciare questo bastardo,
più morto che vivo, alla tua porta
Fra le tue braccia
concedimi riparo
e in silenzio uccidimi,
nel sonno, se non ti piaccio,
non lasciarmi però all’addiaccio
vittima dei sogni miei mai terminati

Bella ragazza, un sorso appena chiedo,
uno appena del tuo liquore migliore,
dopo non avrà più importanza il destino
né in un senso né nell’altro
perché sarò per sempre fra le tue braccia

DARK LADY

Quando per me ti spogli
e dalla scrivania fai volar via
tutti i miei inutili fogli
Quando allunghi le gambe
e mi inviti a non perder tempo,
sbattendomi in piena faccia
che sono il tuo burattino
Quando mi leghi alla sedia
con le calze a rete nere
e mi spezzi il respiro in bocca
con il sapore del tuo erotico lavoro
Quando mi spari la lingua dentro
e come serpente cerchi la mia
Quando chiudi gli occhi
perché di me ti puoi fidare,
ma tieni le unghie sulla mia gola
Quando mi strappi la cravatta
per scivolare giù in fondo
dalle parti di Priapo
Quando senti l’ansimo farmi male
tu non ti fermi,
vai avanti sino alla fine
perché non sai tradire tua natura
di Dark Lady

In the End,
vedo sol più il tacco dodici
che ti ha portata a me, Regina;
mi dispongo allora per l’ultimo anelito
sulle tracce d’una goccia di Chanel n. 5

LO STIAMO FACENDO

Lo stiamo facendo ancora
sotto il pallore della Luna
che di gelosia piena piega
un poco appena la sua lama
di luce da noi su altri mondi,
su stelle troppo grandi assai
e lontane perché possano
curarsi d’un satellite sì piccino

NON PERDERAI LA TENEREZZA

In ogni vita
una piccola luce
Sì splendente, io spero
non perderai mai la tenerezza
che t’ha fatta fiorir donna,
forte più di quanto
oggi tu abbia coraggio
d’ammettere sorpresa…
fra gl’ingorghi della città

Ogni cosa muore,
non la Femminilità
che l’alma coltiva
di nascosto da quei dubbi
che t’invitano
a negarle l’Eternità

FINE DI UN FIGLIO DI PUTTANA

Luna di sangue per tutta la notte, ed è già mattina
L’hanno trovato morto ammazzato nel fiume
con la faccia rovesciata sul letto a baciare il limo
Era un vecchio farabutto che credeva d’esser furbo
In osteria sbraitava, a memoria citava brani di Stalin,
poi si faceva il segno della croce e buttava giù Barbera

Peggio dei fascisti soltanto gli stalinisti

L’hanno trovato a faccia in giù, con la bocca senza un dente
come tutti ce la ricordavamo: fornace piena di sentenze
Qualcuno gli ha fatto un sorriso, da orecchio a orecchio
Ma il fiume stamattina è di acqua limpida, brillante al sole
Nessuno lo piange, non c’è neanche la curiosità di capire
chi e perché: l’hanno fatto fuori, e a nessuno dispiace

Peggio dei fascisti soltanto gli stalinisti

Era uno che se poteva farti del male te lo faceva e basta
Non ci pensava su due volte a metterti il bastone addosso
Colpiva sempre alle spalle, un gran figlio di puttana davvero
Non una femmina lo voleva vicino, puzzolente e lercio
In osteria urlava vendette, puntava l’indice e minacciava
In paese non piaceva proprio, persino il prete lo disprezzava,
e in chiesa preferiva non avercelo per la messa domenicale
Ma quello sempre a urlare come un ossesso di Stalin
e poi il segno della croce, e poi il segno una due tre volte

Peggio dei fascisti soltanto gli stalinisti

Stamattina c’è gioia e il sole è alto e il cielo è limpido
Della luna rossa non c’è più traccia, il ricordo stemperato
In paese, una volta scavata la fossa, non uno sa più il nome
Nessuno sa il nome di quello che gli hanno fatto lo scherzo
Persino il prete oggi in osteria ha riso e bevuto Barbera;
e tutti, proprio tutti gli si sono fatti accanto per sentire bene,
con un interesse del diavolo, con un interesse del diavolo

UNO CHE A SEGHE

Guarda che io da piccino ero come adesso, forse gli anni mi hanno solo migliorato. Puro non lo son mai stato: mi cacciavo in bagno e hai voglia mia madre a bussare… io seghe su seghe. C’avevo due palle che manco un toro: a scuola gli altri a studiare, io a cacciarmi sotto alle gonne delle compagne per vedere di che colore le loro mutandine. A religione, poi, ero un diavolo della madonna: alla povera donna a farmi lezione l’hanno ricoverata con il fegato gonfio, dopo che le ho chiesto perché lei non l’aveva mai fatto, nemmeno una volta con il sagrestano o con quel suo Padre nell’alto dei cieli. Mai stato tenero: son sempre stato in tiro, sempre duro. Sempre il solito chiodo fisso: scopare alla grande, altro che figurine Panini.

I MIEI ANNI CHE NON TORNERANNO PIÙ

Quand’ero giovane tutti mi dicevano “non toccarti”
Quand’ero un piccolo uomo sognavo la grandezza
Con la testa fra le nuvole, votavo Alessandro Magno
E tutto d’un colpo non fu più bello fra rossi e preti

E venisti tu, vestita d’un bel niente
Mi gettai a capofitto in questa avventura
Ti dissi principessa e tu mi accarezzasti
Avevo la testa cinta d’alloro grazie a te

Quand’ero giovane mi dicevano “farai una brutta fine”
Quasi tutti c’avevano preso, quasi tutti
Con le mani a pugno dispensavo carezze, e poi la galera
E tutto d’un colpo non fu più bello fra carcerati e tutù

E venisti tu, con su il sorriso d’una Maddalena
E ti chiamai puttana per questa tutta mia nova vita
Ti portai non in palmo di mano, diciamo quasi, o giù di lì
Per Dio, se scopavi bene, ero una testa di cazzo allora

Quand’ero giovane mi dicevano “va’ a prendertelo in culo”
Quand’ero un piccolo uomo mi toccavo più del dovuto
Con la testa piena di poesia a una zingara chiedevo i tarocchi
E tutto d’un colpo furono Croci Celtiche e Aristotele sui muri

Tutto d’un colpo fu che mi presi male per l’umanità
E allora, a muso duro lo dissi a tutti che il gioco era fallato
Lo gridai, con tutto il fiato nei polmoni, fino a schiantarmi
Mi ritirarono dalla strada con ventisette buchi alla schiena,
come i miei anni che non torneranno mai più


Bukowski, racconta! - a cura di Giuseppe Iannozzi - Il Foglio letterario

Bukowski, racconta! – a cura di Giuseppe Iannozzi – Il Foglio letterario – ISBN 9788876066177 – pagine: 190 – © 2016 – prezzo: € 14,00

Informazioni su Iannozzi Giuseppe

Iannozzi Giuseppe - giornalista, scrittore, critico letterario - racconti, poesie, recensioni, servizi editoriali. PUBBLICAZIONI; Il male peggiore. (Edizioni Il Foglio, 2017) Donne e parole (Edizioni il Foglio, 2017) Bukowski, racconta (Edizioni il Foglio, 2016) La lebbra (Edizioni Il Foglio, 2014) La cattiva strada (Cicorivolta, 2014) L'ultimo segreto di Nietzsche (Cicorivolta, 2013) Angeli caduti (Cicorivolta, 2012)
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