Nel grembo
di Iannozzi Giuseppe
Iannozzi Giuseppe. Romanzi da avere e leggere
L’ultimo segreto di Nietzsche
Angeli caduti
La lebbra
Scandalo Bukowski
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NEL GREMBO
Nel nome di Dio
Nel nome di io
che Esseno fui
e sono,
nel nome mio
io comando
alla terra il sangue
che nelle vene
lento lento scorre
– perché tutti
abbiamo bisogno
di carezze e di croci
Nel dolore
che si fa pazzia
guardo gli occhi tuoi
perché si eternino
in aurore siderali
Tu, Madre,
che farai ai miei piedi?
Piangerai dolente
e mi seppellirai
nel tuo grembo
Come ogni storia
che si ripete
Che si ripete
nel nome dell’Amore
STELLINA
Non mentire, non mentirmi mai
Non lo fare, non lo fare
In un danno senza Dio e rimedio
mi farai perdere e dannare
E’ dunque questo che vuoi?
Il mio cuore che si spezza
in due per eterna pazzia?
E’ questo che vuoi, che vuoi
Diviso in eterno in te e in te,
il pensiero mio tutto vola a te
Ma non lo sai tu raccogliere
come fiore da lasciar riposare
sul tuo piccolo cuore, per ore
ed ore
Mi hai tradito, non mentire
Sol più un reietto dal paradiso
scacciato, sol più un viso
senza la pace d’un sorriso
E tu me lo chiami vivere
E tu me lo chiami amore
questo amore che se ne muore
nella pazzia per te
Mi darai presto alla morte
E nemmeno te ne accorgerai
che ero il sole sulle tue labbra
quando solo il freddo mordeva
il fiore del tuo primo rossore
Mi farai morire così, in un istante
che sarà condanna tra le stelle
Che sarà eterna lacrima distante,
destinata a perdersi nella valle
del tuo grembo a me ormai negato
NESSUNA ABITUDINE
Nessuna abitudine,
nemmeno quella di celare
nella fondina della pistola
un profilattico d’avanzo,
come una pallottola
aggiustata
su una poesia di Majakovskij
CROCIFISSIONE
Le tue
sì tanto crude parole
mi strappano
dal petto il cuore
In ginocchio
mi buttano
Mi tramortiscono,
mi fanno cristo
con croce
sulle spalle legata
Chiodi son le parole
che dalla tua bocca
sulla mia per cucirla
– per trafiggerla in inferno
che non merito
Sì grave il dolore
che provochi
E già i miei occhi
piangono in silenzio
la perdita non della vita
ma di Te, mio Amore
Quando sarò morto
più non udrai di me
né il balsamo né il rantolo,
ma solo la vuota eco
del silenzio
per rammentarti
che un tempo ero vivo
e la vita mia in Te sola
tutta l’avevo rimessa
mi hai fatto venire il magone.. è un complimento.
Cinzia
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Forse ci sono andato giù un po’ troppo duro, ma sono per me morti necessarie affinché si tenti il gioco del vivere. 😉 Sono venute così. Che ci vuoi fare?
Grazie. E bacione ❤ ❤ ❤
beppe
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