Giovanni Falcone. Le parole

Giovanni Falcone. Le parole

Giovanni Falcone - Paolo Borsellino

Giovanni Falcone – Paolo Borsellino

– Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini.

– L’impegno dello Stato nella lotta alla criminalità organizzata è emotivo, episodico, fluttuante. Motivato solo dall’impressione suscitata da un dato crimine o dall’effetto che una particolare iniziativa governativa può suscitare sull’opinione pubblica.

– Temo che la magistratura torni alla vecchia routine: i mafiosi che fanno il loro mestiere da un lato, i magistrati che fanno più o meno bene il loro dall’altro, e alla resa dei conti, palpabile, l’inefficienza dello Stato.

– Un’affermazione del genere mi costa molto, ma se le istituzioni continuano nella loro politica di miopia nei confronti della mafia, temo che la loro assoluta mancanza di prestigio nelle terre in cui prospera la criminalità organizzata non farà che favorire sempre di più Cosa Nostra.

– La mafia, lo ripeto ancora una volta, non è un cancro proliferato per caso su un tessuto sano. Vive in perfetta simbiosi con la miriade di protettori, complici, informatori, debitori di ogni tipo, grandi e piccoli maestri cantori, gente intimidita o ricattata che appartiene a tutti gli strati della società. Questo è il terreno di coltura di Cosa Nostra con tutto quello che comporta di implicazioni dirette o indirette, consapevoli o no, volontarie o obbligate, che spesso godono del consenso della popolazione.

– Lo stesso meccanismo di espulsione, praticamente, che si ritrova tra gli eschimesi e presso altri popoli che abbandonano i vecchi, i malati gravi, i feriti perché intralciano il loro cammino in una terra ostile, mettendo in pericolo la sopravvivenza di tutti. In un gruppo come la mafia, che deve difendersi dai nemici, chi è debole o malato deve essere eliminato.

– Perché rievoco questo episodio? Perché dimostra ancora una volta quanto siano abili, decisi, intelligenti i mafiosi, e quanta capacità e professionalità è necessaria per contrastare la violenza mafiosa. La mia grande preoccupazione è che la mafia riesca sempre a mantenere un vantaggio su di noi.

– Per vent’anni l’Italia è stata governata da un regime fascista in cui ogni dialettica democratica era stata abolita. E successivamente un unico partito, la Democrazia cristiana, ha monopolizzato, soprattutto in Sicilia, il potere, sia pure affiancato da alleati occasionali, fin dal giorno della Liberazione. Dal canto suo, l’opposizione, anche nella lotta alla mafia, non si è sempre dimostrata all’altezza del suo compito, confondendo la lotta politica contro la Democrazia cristiana con le vicende giudiziarie nei confronti degli affiliati a Cosa Nostra, o nutrendosi di pregiudizi: “Contro la mafia non si può far niente fino a quando al potere ci sarà questo governo con questi uomini”.

– Possiamo sempre fare qualcosa: massima che andrebbe scolpita sullo scranno di ogni magistrato e di ogni poliziotto.

– Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere.

Informazioni su Iannozzi Giuseppe

Iannozzi Giuseppe - giornalista, scrittore, critico letterario - racconti, poesie, recensioni, servizi editoriali. PUBBLICAZIONI; Il male peggiore. (Edizioni Il Foglio, 2017) Donne e parole (Edizioni il Foglio, 2017) Bukowski, racconta (Edizioni il Foglio, 2016) La lebbra (Edizioni Il Foglio, 2014) La cattiva strada (Cicorivolta, 2014) L'ultimo segreto di Nietzsche (Cicorivolta, 2013) Angeli caduti (Cicorivolta, 2012)
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2 risposte a Giovanni Falcone. Le parole

  1. Ninni Raimondi ha detto:

    Ottimo pezzo, come sempre, il tuo caro Beppe.

    A questo punto, però, vorrei abbinare e ricordare (le assonanze e la cruenza sono le stesse) il Gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa, assassinato in modo brutalissimo insieme alla moglie.
    Le connivenze tra Mafia e potere politico sono molte. Ognuna poggia sull’altra, nutrendosi.

    Credo che la Mafia, ad oggi, sia più un “costume”, un fatto, un atteggiamento arrogante e dispotico di potere, con delle regole nelle regole e che deve brillare per essere brillanti.
    La Mafia intoccabile (E’ nata e prospera, grazie al terreno fertile dell’assenza dello Stato …).

    E i servitori dello Stato?
    Mano libera per i primi repulisti; basta che non rompano troppo, però.

    Riporto due affermazioni, di due uomini politici del tempo: Aristide Gunnella (PRI e caldeggiato dal Boss Di Cristina) e Salvo Lima (di cui, per mafia, tutto si conosce ormai).

    [ … ] ” La Sicilia incolpevole pagherà per questo delitto “, gemette in Consiglio Comunale l’On. Aristide Gunnella, il quale ai funerali [del Prefetto Dalla Chiesa e Consorte. n.d.r.] aveva dichiarato, glorioso e trionfante, ai giornalisti che lui in Sicilia non ha mai avuto bisogno della scorta. E, all’unisono, l’On. Salvo Lima ammonì (o minacciò) che “Palermo è una città che non si fa chiaccherare addosso” [ … ].
    (“la Repubblica“, 11 Settembre 1982)

    Ecco che il tempo passa e le “commemorazioni aumentano”, perdendoci in un vuoto emozionale al quale, ormai, siamo abituati.

    Falcone, Borsellino, … ma anche Dalla Chiesa, Pio La Torre, fino ad arrivare ai primi due caduti per mafia:

    Il Marchese Emanuele Notarbartolo ucciso, con ventisette pugnalate, dentro un vagone ferroviario, lungo la tratta Termini Imerese – Trabia, il 1° febbraio 1893. (Come politico, aveva denunciato quasi tutti i notabili dell’epoca per mafia. Come Banchiere – Banco di Sicilia – riordinò il sistema bancario, allora collassato, chiudendo e rendendo visibili tutti i “rubinetti” verso le più disparate attività illecite).
    Il Tenente della polizia di New York, Joseph Petrosino (di origini italiane), che osò mettersi contro tutte le mafie e venne ucciso, il 18 marzo 1909, a Piazza Marina a Palermo, con quattro colpi di pistola.

    La lista è tanto lunga, quanto difficile da leggere.
    I servitori della Stato hanno, comunque, lasciato una grande impronta: onestà, onestà e ancora onestà.

    Falcone e Borsellino bruciano tanto!
    Con loro insiste una schiera di “Grandi” uomini che dovrebbero farci riflettere un po’ di più.
    Tutti insieme e in nome della loro “esistenza, vita e abnegazione”.

    Un abbraccio con stima, caro Beppe.

    Ninni

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  2. Iannozzi Giuseppe ha detto:

    Viviamo in/un tempo buio, in un medioevo tecnologico: ci si trova impotenti di fronte alla rinascita della violenza anarchica, delle Brigate Rosse, ci si vede disperati di fronta a mafia e camorra.
    Quanti ieri sono caduti, impossibile contarli.
    Quanti ancora cadranno, impossibile da dire. Si puo’ forse pregare. Ma temo non basterà.

    Lo Stato pare impotente. O forse non vuol far niente. Una vecchia storia: dissero che Peppino Impastato si tolse la vita. Lo hanno ammazzato ed è un po’ tanto diverso.

    Rimango sgomento di fronte alla tragedia che ancora si sta consumando alla scuola Morvillo-Falcone. Scuola che aveva vinto il premio per la legalità.
    Chi oggi ha perso la vita è anche un eroe e non una semplice vittima passiva. E’ eroe morto sul campo per un mondo migliore. Un eroe che ha contribuito con i fatti e non con le parole perche’ il domani sia per tutti un po’ migliori.

    Di chiacchieroni che si fanno belli in televisione ne abbiamo abbastanza.
    Non credo nei santoni che predicano dietro le telecamere.
    Non capisco come sia possibile che tanta gente non si renda conto che non saranno i santoni in tv a cambiare in meglio la società.
    E forse sì, temo che la tv sia un mezzo che sta danneggiando fortemente la societa’ operando su di essa una lobotomia totale.

    Paventavo che una tragedia sarebbe accaduta. Non pensavo si sarebbero toccati i piu’ giovani, i piu’ indifesi, gli Agnelli di quel Dio che si dice stia in Cielo.

    Lo Stato che fa?
    Non si sa. Non fa quello che dovrebbe però: non protegge i cittadini.

    Un forte abbraccio con amicizia e stima, caro Lord Ninni

    beppe

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