testamento contro XXIV
di iannozzi giuseppe aka king lear
Ridotti faccendieri,
mercanti di Venezia
in piazza San Marco
per una libbra di carne,
macellai all’odio votati.
Quel che abbiamo
male lo pesiamo,
quel che non abbiamo
al prossimo lo rubiamo
colla spada e l’inganno.
Sotto la Luna calante
alla folla gridiamo
“Poeti noi siamo!”.
Ma guardiamoci dentro:
straccioni senz’anima,
mendicanti di niente,
ladri di burattini,
zecche sui coglioni dei cani.
Alle malelingue solamente
crediamo
dando loro ritorno
e nova voce.
Così poco siamo,
gonfi otri di lamentazioni
senza una lacrima d’olio.
un mondo di zombi privi ormai di alcun vero “contenuto”
cinzia
p.s. mi spiace che questi tuoi testamenti non vengano seguiti spero vengano letti anche se non commentati.
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Un mondo di zombie, esatto. Cinici, così tanto da non aver perso qualsiasi connessione con l’uomo.
La poesia non è mai molto seguita.
Diciamo pure che alla gente piace se si parla di LORO. Quel tragico narcisismo che ha ridotto a un colabrodo la letteratura e la critica:
C’è di farsi cadere le palle. Ma detto papale papale, non me ne frega un’emerita minchia: che il narcisismo fosse stato eletto a Verbo, questo ben lo so da tanti anni.
Grazie e bacione
beppaccio
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