Tutti hanno qualcosa da dire

Tutti hanno qualcosa da dire

ANTOLOGIA VOL. 260

Iannozzi Giuseppe

DESIDERIO

Potrei annoiarvi
con la lunghezza dei miei passi,
e potrei anche uccidervi
a occhi chiusi,
lasciando a voi la sorpresa
di scoprirvi proprio davanti a me

Ma stanchezza mi fa
il Desiderio

SORELLA DI PERFEZIONE

Ringrazio.
Piano chino il capo,
come un bambino.
Ringrazio la gentilezza
e la bellezza
che ti appartengono,
Sorella di Perfezione.

Chino il capo
una o due volte,
come un bambino
che lo sa
che continuerà
a commettere errori
per non deludere sé,
né chi oggi lo ama.

IDOLO FUORI MODA

Quando cerchi qualcuno
il silenzio risponde,
il solito a noi conosciuto
I miei passi cadevano
fra imbarazzo e stanchezza
Ero uguale a un idolo fuori moda

E tu lo sapevi
che stavo sprecando me
lungo la Strada dell’Incoscienza
Tacesti perché
di me ti vergognavi
o in segno di lutto, chissà!

L’AMARO E IL MIELE

afflitti dai tanti desideri
che il giorno accende in noi,
sol tentiamo l’amaro e il miele
di una poesia di parole
perché di noi un segno rimanga
nella notte, nel suo ventre
gonfio delle nostre nostalgie

SPORCA VERITÀ

non cambiandomi
le mutande
per una settimana intera
ho scoperta la profondità
di dio, la sua sporca verità

TROTTOLE

Tutti hanno qualcosa da dire
sempre su ognidire
del momento
Son soltanto trottole
che al primo cambiamento
di stagione
cadono nel vento

TU, COSÌ BELLA

E tu, così bella,
finalmente decidesti
di sputare in faccia a dio
E in risposta
il suo ghigno più tremendo,
così tanto uguale
al tuo amore
– a tutta la Bellezza

QUANDO LA MANO

quando la mano
mia cerchi
sempre stringi forte
come se dovessi perdermi

quando la mano
tua rifiuto
sempre cerco respiro
come sepolto
tra le macerie

OGGI

non la morte ci spaventa,
solo la solitudine
che oggi ci accompagna
all’eterna tomba

SERPENTI

Sembravi tu perfetta
E mi credevo io
di te innamorato
Erano le nostre anime serpenti
sulla strada dell’inferno…

RICORDO

Rammento una storia
non finita
ma non infinita,
la vita da denudare

MORENTE

ci spinge l’ignobile notte
a fare a botte solamente
con l’ombra nostra,
sotto un fugace chiaro

di luna morente

IN MEZZO ALLE SPINE 

In mezzo alle spine
di mille pallide rose
consumate dai sospiri
di cento e più amanti,
tutti antichi
e in compagnia di mille e più dame
di cui non osa immaginare i giochi,
un Satiro offre la sua imago
allo specchio del lago,
che gli mostra la verità,
la mostruosità che lui è.
E sempre sogna Lei, e con la mente
la disegna bella e più bella ancora
sotto un cielo di stelle splendenti.

Abbracciato a se stesso
rimane a sognare se prima
di lui un altro simile a lui
soffrì sì tanto per amore,
solo per amore,
senza mai cercare un’altra Lei.

DI PIOGGIA

Qualcosa
che sa di blues
camminare da soli,
sotto la pioggia:
unica compagnia
pozzanghere
che il volto ti spruzzano,
che ti ricordano
che più non sono
i passi tuoi di gioia

Qualcosa
che t’invecchia
andare e andare
senza una meta,
di tanto in tanto spiando
le nuvole alte lassù:
e capire che nemmeno Gesù
fu solo quanto te

Qualcosa
che ti sprofonda giù,
nel blues
Qualcosa
che sa di blues,
che d’improvviso
ti fa arrestare
il passo nel passo

Qualcosa
che sa di morte
camminare da soli,
sotto un cielo
che non ci ha pensato su
a sputarti in faccia
quel che sei e che
domani forse
ancor sarai

HO GIOCATO LA MIA MANO

Ho giocato per avere il poco cuore
d’una ragazza che si dà via per poco
Ho giocato la mia mano, ho giocato
proprio come un vero professionista

Ho giocato il mio asso di cuori
gettandolo nel mucchio; tanti uguali a me
erano lì, fra spire di fumo e colpi di tosse,
per vincere la nudità di lei

IL DIAVOLO SULLA GUANCIA

Con la mascella slogata
Con il diavolo impresso sulla guancia
Con gli occhi un po’ strabici
Con il naso rotto ma storto di suo
Con il sorriso spezzato
Con i capelli scompigliati
uguali a quelli d’un delinquente qualunque,
osservo il nostro amore prender fuoco
in un rogo che prima era un pagliaio

Non sbaglio
Hai gli occhi belli e un poco dolenti
Non sbaglio, sei il solito diavolo
che m’innamora in una tempesta di guai

Sei la solita romantica
che mi tira per i capelli
Sei la sola che mi spacca in due
per poi lasciarmi vivere
senza una donna accanto

Sei l’unica capace
d’uno schiaffo
e d’un addio tra i denti
E poi eccoti di nuovo qui
a me davanti con le mani sui fianchi
e gli occhi puntati addosso a me
E poi eccoti di nuovo qui
che mi fai segno con l’indice
senza aprire bocca mai
per quel pagliaio che brucia ancora

Non sbaglio
Ho il diavolo impresso sulla guancia
E il tuo indice ne infiamma il segno
E la tua mano lo sfiora a ogni nostro incontro

Non sbaglio
Hai gli occhi belli e ardenti
Non sbaglio, sei il solito diavolo
che m’innamora in una tempesta di gioie

Non sbaglio, sei la solita,
la sola che mi spacca in due
per lasciarmi attendere il tuo ritorno
giorno dopo giorno, giorno dopo giorno

Sei la sola che sempre si fa cercare
come un ago in un pagliaio
giorno dopo giorno, giorno dopo giorno

ULTIMO BACIO

Grazie per l’ultimo bacio
che mi desti,
piangendo il cuore fra le gambe

Grazie per l’ultima tentazione
che in ginocchio mi offristi

E grazie anche per aver fatto di me
un uomo
che conosce la paura e la solitudine

RAMO D’ULIVO

Quante volte, quante
dovrò ripeterlo al tuo cuore?
e quante all’anima tua
involata
– Giove solo sa! –
verso quali cieli?
Per quanto tempo dovrò
sulle spalle portare
il peccato e la confessione?
Per quanto ancora sarò
in balia dei venti di…?

…fino a quando
non avrai tu dimenticato
che ti ho fatto soffrire,
spezzando il ramo d’ulivo
e ruggendo poi come un leone
contro gli Dèi,
sfidando l’ira
dell’alto tuo Padre
nell’Olimpo accasato

DA BAMBINO

Da bambino nutrivo sogni
più grandi di me;
vivevo per un diamante,
per una fata bionda bionda,
per un regno di sole
Vivevo per andare al di là
dell’orizzonte della fantasia

Da bambino mi cacciavo in guai
sempre più grandi di me
e sempre ne uscivo a testa alta;
non conoscevo il nome della paura,
stavo sempre dietro alle farfalle
per rubar loro i colori più belli

Da bambino ero bello,
un eroe di tutto punto,
un agnello armato di belati,
di risate a gola spiegata

Da bambino decidevo io
a chi regalare capricci e baci
Da bambino ero grande,
baciavo in fronte Dio

SEPOLTI DAI RIMPIANTI

Alle spalle l’estate,
le belle ragazze
che ci sorrisero
la lieta lor giovinezza;
e avanti a noi
pioggia di foglie,
l’autunno bruno
che viene e ci ricorda
che non è lontana
l’ora del nostro morire,
dimenticati, sepolti
dai rimpianti
di non aver saputo
cogliere
nella nostra età bella
le opportunità
che eppur ci furono
offerte.

SE CREDI IN DIO

Se oggi ancor credi in Dio
mettilo un po’ da parte
Bene o male,
ha già fatto la sua parte

Se oggi ancor credi,
chiedi al tempo un attimo
Non credere sia stato facile
inventare storie un po’ originali
e poi, con le mie sole forze,
tentar di farle arrivare alla gente
e a te, Angelica

Nella parte che mi son scelto,
quella d’un piccolo scrittore,
a modo mio ho interpretato
del mondo i sentimenti

Se oggi ancor credi in Dio,
di colpa non vestirmi da capo
a piedi: ho solo cercato
di far sentire la mia verità,
la mia personale verità

PER DOVE

Per dove veleggia
il tuo cuore,
per quale entusiasmo?

E io qui a naufragar
coi miei baci di sale e miele
mentre i dischi di Cohen
suonano la più triste canzone,
Suzanne.

VIAGGI IL TUO VIAGGIARE

Amputare i ginocchi
perché non vedano il gioco,
la paura negli occhi
dello straniero che sei

Dire ciao addio arrivederci,
ci vediamo domani, casomai dopo
E dai finestrini tirati giù a lutto,
con sorrisi acrilici salutare tutti,
immaginare i volti non sconvolti,
sapere per filo e per segno
che la signorina e il signorino
si danno da fare con rossetti
e lunghi baffi alla Dalì
Ma l’orologio,
l’orologio sulle sette fermo
annega nella sabbia le lancette,
nel cuore spaziale
d’un Gesù un po’ così e così
dalla spiaggia di Port Lligat ammaliato
E tu, tu viaggi il tuo viaggiare

E tu, tu viaggi il tuo viaggiare,
buttando in un angolo le scarpe,
cercando nelle tasche due monete d’oro

E poi, e poi, e poi…
non si prova più moto d’apprensione
per i crisantemi belli e gialli lasciati
a marcire fra gli epitaffi in giardino

E poi,
poi, dopo, non rimane niente di niente,
nemmeno una crosta di pane
o la delusione d’un vuoto di conchiglia

E poi, e poi, e poi…

Informazioni su Iannozzi Giuseppe

Iannozzi Giuseppe - giornalista, scrittore, critico letterario - racconti, poesie, recensioni, servizi editoriali. PUBBLICAZIONI; Il male peggiore. (Edizioni Il Foglio, 2017) Donne e parole (Edizioni il Foglio, 2017) Bukowski, racconta (Edizioni il Foglio, 2016) La lebbra (Edizioni Il Foglio, 2014) La cattiva strada (Cicorivolta, 2014) L'ultimo segreto di Nietzsche (Cicorivolta, 2013) Angeli caduti (Cicorivolta, 2012)
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