Intervista a Mimma Leone: “Baruch Spinoza. Il passo del clandestino” (Graphofeel Edizioni) – di Giuseppe Iannozzi

Baruch Spinoza

Il passo del clandestino

Intervista a Mimma Leone

«Un’idea resta valida solo se risulta legittimata da un ragionamento.»

di Giuseppe Iannozzi

Mimma Leone

Mimma Leone torna in libreria con un lavoro impegnativo e coraggioso, la biografia romanzata del grande filosofo Baruch Spinoza. Baruch Spinoza. Il passo del clandestino (Graphofeel Edizioni) è un lavoro davvero notevole, un ritratto ricco di fascino e mistero, un’opera che non mancherà di entusiasmare chiunque avrà voglia di conoscere un po’ meglio la breve e travagliata vita di Benedictus de Spinoza.

Mimma Leone ha dato alle stampe una romanzo pieno di colpi di scena, senza mai dimenticare di spiegare il pensiero di Baruch in maniera più che mai intellegibile, affinché tutti possano comprenderne la grandiosità e l’innovazione.

Ecco a Voi l’intervista che l’Autrice mi ha gentilmente rilasciato.

Giuseppe Iannozzi

1. Mimma Leone, “Baruch Spinoza. Il passo del clandestino” (Graphofeel Edizioni) è il tuo secondo romanzo, una biografia romanzata. Oggi come oggi, qual è l’attualità del pensiero di Spinoza? Quali fonti hai consultato per dar vita al tuo Baruch?

L’eredità di Spinoza ha una forte componente etica che può essere tradotta in riferimento esemplare per la società in cui viviamo. Secondo Baruch, un’idea resta valida solo se risulta legittimata da un ragionamento, ossia dalla logica. La ragione come faro e bussola, quindi, quella ragione da cui spesso ci allontaniamo precipitando inevitabilmente nella trappola dei preconcetti e del conformismo. La ricerca del confronto e del dialogo, invece, è una costante nella biografia del filosofo, ed è presente perfino quando, ormai ritiratosi in esilio nella stanzetta fredda di una palazzina dell’Aja, non rinuncia al piacere dello scambio epistolare.

Per poter delineare un quadro generale del suo pensiero e della sua vita, breve ma intensa, ho consultato tutte le sue pubblicazioni, fermo restando che già nell’anno della sua morte, nel 1677, molti suoi beni vennero messi e venduti all’asta, e verosimilmente anche tanta documentazione andò dispersa. In ogni caso, nelle lettere raccolte nell’Epistolario sono presenti i passaggi più illuminanti e diretti della sua personalità.

2. Baruch avrebbe avuto una relazione con la figlia del suo insegnante di latino Franciscus Van den Enden. Nella tua biografia romanzata, il filosofo nutre anche delle fantasie sdolcinate per la moglie di Franciscus. Forse mi sbaglio, ma il tuo Baruch, Mimma Leone, ha un carattere un po’ romantico: hai forse voluto renderlo più appetibile al grande pubblico?

Spinoza è uno dei filosofi che ci lasciano una biografia davvero scarna. Gli episodi centrali della sua vita sono davvero pochi, gli aneddoti arrivati a noi ancor meno. Però ho trovato degli spunti, anche delle semplici intuizioni che, connesse alla sua speculazione filosofica, mi hanno dato modo di immaginare anche altro, nel massimo rispetto della documentazione ed evitando l’effetto-fiction. Non penso di averne ricavato una connotazione così romantica, ma sui sentimenti non potevo davvero sorvolare; Baruch ha dato ampio spazio all’argomento nei suoi scritti, e dalle sue stesse parole si evince che mai avrebbe disquisito su qualcosa che esulasse dall’esperienza diretta.

Baruch Spinosa - Il passo del clandestino - Mimma Leone

3. Spinoza, nato da genitori portoghesi di origine ebraico-sefardita, si allontanò ben presto dall’Ebraismo e alla fine, il 27 luglio 1656 fu scomunicato. Il bando (cherem), mai revocato, fu per il filosofo olandese motivo di tanti guai: «I Signori del Mahamad rendono noto che, venuti a conoscenza già da tempo delle cattive opinioni e del comportamento di Baruch Spinoza, hanno tentato in diversi modi e anche con promesse di distoglierlo dalla cattiva strada. […] Che sia maledetto di giorno e di notte, mentre dorme e quando veglia, quando entra e quando esce. Che l’Eterno non lo perdoni mai. Che l’Eterno accenda contro quest’uomo la sua collera e riversi su di lui tutti i mali menzionati nel libro della Legge; che il suo nome sia per sempre cancellato da questo mondo e che piaccia a Dio di separarlo da tutte le tribù di Israele affliggendolo con tutte le maledizioni contenute nella Legge. […] Che non gli sia reso alcun servizio e che nessuno si avvicini a lui più di quattro gomiti. Che nessuno dimori sotto il suo stesso tetto e che nessuno legga alcuno dei suoi scritti.»
Mimma Leone, nella tuo lavoro spieghi piuttosto bene i motivi che spinsero Spinoza a rinnegare l’Ebraismo: è giusto dire che Benedictus de Spinoza fu sostanzialmente un razionalista?

Secondo me è corretto. Il suo razionalismo ha aperto la strada all’indagine filosofica dei secoli successivi al suo, ma è stata anche la sua più grande sventura. Da qui nasce quel rapporto particolare e controverso con la fede, che lo portò a un esilio non solo territoriale. La sua introspezione era esclusivamente personale, lontana dal dogma e dall’affiliazione istituzionale. Questo aspetto era particolarmente rivoluzionario anche nella ‘libera e tollerante Olanda’, nella stessa comunità che lo aveva accolto e perfino istruito.

4. Aristotele sostiene che «l’anima è inseparabile dal corpo», nega dunque l’immortalità dell’anima. Benedictus de Spinoza non fu il primo filosofo ad affermare che l’immortalità non esiste. Quali sono gli aspetti veramente rivoluzionari nel pensiero di Benedictus?

Senza dubbio la sua concezione della spiritualità, che non intese mai come un’affiliazione passiva a una comunità o a un credo, ma sempre come conseguenza di un’elaborazione personale. Spinoza non contempla un Dio antropomorfo né sostiene che l’anima dell’uomo sia immortale; per Baruch Dio è natura, sostanza, e in quanto sostanza è increato, eterno, infinito, unico. L’uomo non è superiore alle altre creature, e ha l’opportunità di capirlo e comportarsi di conseguenza proprio perché è dotato di ragione. Non è perfettibile, perché non segue alcun ordine finalistico, è perfetto così com’è; il finalismo, secondo il filosofo, è una dimensione creata alla religione stessa e dai poteri secolari per giustificare la presenza al mondo del male e del dolore, al fine di indirizzare a proprio piacimento l’azione del popolo.
Inoltre, la propensione virtuosa verso l’ordine e la disciplina interiore e mentale lo spinge a una struttura geometrica del pensiero fino a farla diventare il suo stile di vita, e non solo il suo metodo di ricerca filosofica.

5. Spinoza non credeva nell’immortalità dell’anima, fu dunque detto giudeo e ateo. Si scagliò contro il Cattolicesimo e l’Islam, riteneva infatti che entrambe le religioni avessero il solo scopo di «ingannare i popoli» e «vincolare le menti degli uomini». In “Baruch Spinoza. Il passo del clandestino”, evidenzi che politica e religione si integrano, non è forse così?

Esatto. La liberazione da ogni forma di schiavitù implica una netta presa di distanza sia dalla religione che della politica nel senso ristretto dei due termini. In altre parole, come si evince dai sui Trattati, si tratta di due tematiche che Spinoza non esclude dalla vita dell’uomo, anzi; ne approfondisce così tanto i relativi aspetti fino ad aspirare a guidarne i processi, ma non certo per ambizione personale. E’ l’emancipazione dell’uomo ad essere al centro di ogni dibattito, per perseguire il bene, senza velleità di scoprire il vero; un cammino tutt’altro che semplice, considerando che il mondo attorno appare come un labirinto di contraddizioni e deviazioni dalla via maestra.

Mimma Leone

6. Spinoza aveva le idee ben chiare sull’Islam, ma nel tuo lavoro, Mimma Leone, ne parli quasi di sfuggita. Perché?

La critica della religione abbraccia anche il mondo islamico. Come nel cattolicesimo, il Dio personale non viene inglobato nel sistema-ragione e non trova riscontro nell’ordine naturale delle cose. Allo stesso modo, l’uomo che ne viene fuori è sminuito e parimenti ingannato. Non può sfuggire, però, che sono soprattutto le pressioni del mondo cristiano più tradizionale ad aver influenzato in maniera determinante la vita del filosofo, ed è qui che dovevo concentrarmi per ricavarne una biografia romanzata ma storicamente credibile.

7. Che rapporto intercorse tra Baruch Spinoza e Simone de Vries? E tra il filosofo olandese e Franciscus Van den Enden?

Il rapporto con de Vries fu molto intenso, anche perché vive il suo culmine nel periodo in cui Spinoza lascia la casa paterna e poi anche le mura di Amsterdam. Come accade nelle dinamiche di molti legami forti, non fu esente da silenzi, ambiguità e allontanamenti. Con Van den Enden, invece, si verifica un riflesso del rapporto padre-figlio, con l’adulto a riprodurre un ruolo ben diverso da quello ricoperto dal padre naturale del filosofo, in un’età particolarmente delicata per il protagonista, così come complesso era il contesto storico in cui ci si muoveva. Non a caso, lo stesso Van den Enden pagherà a caro prezzo un segreto tenuto in serbo negli anni.

8. Sappiamo che Spinoza ammirava soprattutto le opere di Epitteto, Ovidio, Orazio, Tacito, Seneca, Virgilio, Livio, Plinio, Cicerone, Marziale. etc. etc. Una volta morto, i libri di Spinoza, circa centocinquanta, furono portati via. Il filosofo morì in solitudine. In “Baruch Spinoza. Il passo del clandestino” c’è un passo che, a mio avviso, meriterebbe di essere analizzato con attenzione: «[…] planando lungo quel tunnel di cui tutti parlano, arrivò a quel bagliore o fil di volo, senza più peso, un’esplosione di luce che prelude l’estasi […]». La scienza ci assicura che il tunnel di luce è il risultato di alcune reazioni chimiche all’interno del cervello. Secondo te, Benedictus de Spinoza andò incontro a un doping naturale? Non tutti quelli che trapassano vedono la luce.

Secondo me anche un razionalista puro non può escludere totalmente la presenza di qualcosa che sfugge ai nostri sensi. Ho cercato di immaginare il momento del trapasso di Baruch come un passaggio tranquillo e consapevole verso un posto sconosciuto, ma pieno di luce. Perché in fondo lui avrebbe voluto questo. Non il paradiso, non la verità… ma la luce, il bene. Poi c’è solo l’estasi, ma descriverla è impossibile, ne risentirebbe la perfezione di quell’attimo che sfugge, ma che probabilmente è dentro di noi da sempre.

9. Possiamo dire che il rapporto tra Baruch Spinoza e Gottfried Wilhelm von Leibniz fu un po’ ambiguo? Come ben sappiamo, Leibniz non riuscì a convincere Baruch dell’esistenza di Dio. Leibniz sottolineò che Baruch era convinto di «essere al servizio dell’umanità, liberandola da superstizioni infondate».

In effetti è facile cadere nel tranello che Spinoza possa essere un pensatore presuntuoso. Di certo, con Leibniz non fu facile discuterne. Entrambi partono da una visione del mondo piuttosto simile, e sono vicini anche nella speculazione spirituale complessiva, ma Spinoza si spinge molto oltre, assumendo, secondo Leibniz, tratti eccessivi e assolutistici. A Baruch viene rimproverato di pretendere di vedere il mondo come lo vedrebbe Dio e, in prospettiva paradossale rispetto alle sue intenzioni, di limitare la libertà dell’uomo. In realtà il tentativo di Spinoza, seppur ambizioso, è, appunto, un tentativo di allargare la visuale per provare a vedere le cose nell’insieme; l’uomo, invece, è creatura fra le creature, ma la ragione e il libero arbitrio ne definiscono le ulteriori opportunità di evoluzione, seppur nei limiti imposti dalla natura.

10. Cartesio ammette un’unica sostanza materiale, ma conserva la pluralità delle sostanze pensanti. Spinoza sostiene che esiste un’unica sostanza dotata di infiniti attributi, dei quali la nostra mente è in grado di cogliere solo due: l’estensione e il pensiero. Nel tuo lavoro, Mimma Leone, analizzi piuttosto approfonditamente l’attenzione che Spinoza rivolse a Cartesio. In che misura Cartesio influenzò Benedictus?

Cartesio fu un riferimento solido per Spinoza, e in qualche modo lo fu fino alla fine. I suoi primi scritti contenevano richiami diretti al filosofo francese, anche nel titolo stesso. L’unità della sostanza e l’ordine geometrico sono i due elementi principali che uniscono il loro pensiero. Spinoza, però, tenta di convertire l’impianto di questo sistema anche all’etica, unica dimensione umana, secondo lui, in grado di elevare la natura di ciascuno. Dal libero arbitrio, quindi, l’azione dell’uomo si amplia e diventa adesione completa alla sostanza, per raggiungere la beatitudine.

Mimma Leone

11. Mimma Leone, il tuo “Baruch Spinoza. Il passo del clandestino” è una biografia romanzata, su questo non ci piove! In che misura hai lavorato di fantasia per cercare di dare delle risposte ai tanti punti interrogativi che costellano la vita del filosofo?

L’ho fatto in punta di piedi per evitare di cadere nel banale, e al contempo cercando anche di allontanarmi dall’adesione sterile alla prescrizione accademica. Non è mai facile trovare un equilibrio, la regola da porsi è calarsi nei panni del lettore, continuamente, ma in questo caso era anche importante adottare un approccio di estremo rispetto verso le fonti e i riferimenti storici. La fantasia per certi versi ho dovuto tenerla a bada dosando e tagliando dove fosse più opportuno. L’amore per la Filosofia ha fatto il resto.

La biografia romanzata di Baruch Spinoza, ebreo olandese proveniente da una famiglia costretta a convertirsi al cristianesimo. Il compito che si assume Spinoza nella filosofia del Seicento è quello di modificare il corso della verità, alla luce della ragione moderna e dell’amore per la libertà. Nel racconto di Mimma Leone il grande filosofo appare in tutta la sua complessa ricerca di legami tra pensieri ed eventi, tra incontri con alchimisti e scienziati, tra bisogno di speculazione filosofica e necessità quotidiane. Un ritratto vivace ed inedito per accostarsi con semplicità ad uno dei personaggi più amati del XVII secolo.

La voce di suo padre gli echeggiava ancora dentro con la forza di un monito, di un castigo, come se quel temporale fosse stato colpa sua. Se il tempo fosse stato sereno quella notte, la stoffa sarebbe arrivata a destinazione. Non ci sarebbe stata quell’enorme perdita economica che lo aveva spinto a chiudere i battenti e dire addio a ogni progetto. Non che Baruch fosse portato per il commercio, questo mai. Ma con il tempo forse avrebbe capito che fare il mercante poteva essere la scelta giusta, almeno quando non si è portati per fare il rabbino, o anche solo ad ascoltare gli anziani della propria comunità e fare proprio il loro esempio di vita ossequiosa. Eppure aveva frequentato la sinagoga a lungo e aveva avuto ottimi maestri. Sul suo comodino erano comparsi quei libri, in un momento non ben definito, e Baruch aveva preso un’altra strada. No, non quella dell’ottica. La sua strada. Il suo pensiero, le sue idee, le parole che scriveva e che lo avevano portato ad allontanarsi da tutto e da tutti. Per amore della libertà.”

da “!Il passo del clandestino” di Mimma Leone

Mimma LeoneMimma Leone, leccese, da sempre appassionata di scrittura, ha conseguito la Laurea in Filosofia. Dal 2012 è Giornalista pubblicista e dal 2020 Consulente filosofica. Ha scritto brani musicali insieme al cantautore Seba, al dj producer Francis Blue e con il compositore e cantante Gianni Donzelli (Audio 2). Vincitrice di numerosi riconoscimenti artistici e letterari, nel 2014 ha pubblicato la raccolta di racconti Il Mare per le Conchiglie (Premio Ecce Dominae 2015, Roma – Premio speciale per la Narrativa Femminile 2015, Taranto – Premio Microeditoria di Qualità 2016…). Il suo racconto L’angelo imperfetto, è incluso nell’antologia di scrittori salentini “Salento Quante Storie 2015”. Le Congiunzioni della Distanza, pubblicato nel 2018, è stato il suo primo romanzo (2°posto Concorso Equilibri 2019)

Graphofeel Edizioni

Baruch Spinoza. Il passo del clandestinoMimma LeoneGraphofeel Edizioni – Collana: Intuizioni – Prima edizione: 2021 – Pagine: 192 – ISBN 9788832009880 – Prezzo di listino: 19,00 €

Informazioni su Iannozzi Giuseppe

Iannozzi Giuseppe - giornalista, scrittore, critico letterario - racconti, poesie, recensioni, servizi editoriali. PUBBLICAZIONI; Il male peggiore. (Edizioni Il Foglio, 2017) Donne e parole (Edizioni il Foglio, 2017) Bukowski, racconta (Edizioni il Foglio, 2016) La lebbra (Edizioni Il Foglio, 2014) La cattiva strada (Cicorivolta, 2014) L'ultimo segreto di Nietzsche (Cicorivolta, 2013) Angeli caduti (Cicorivolta, 2012)
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