Da «Il Morbo. Una cronaca del 1770» di Stefano Valente, “Marachella alla vigilia di Natale” (pag. 43 – 47) – Graphofeel Edizioni

Il Morbo. Una cronaca del 1770

Stefano Valente

Graphofeel Edizioni

Da «Il Morbo. Una cronaca del 1770» di Stefano Valente, “Marachella alla vigilia di Natale” (pag. 43 – 47) viene qui pubblicato per gentile concessione dell’Editore Graphofeel.

MARACHELLA ALLA VIGILIA DI NATALE

Il Morbo - Stefano Valente I tre bambini si guardano attorno con aria diffidente. O come tre ladri, o tre spie, che stiano per compiere chissà quale misfatto. Due di loro hanno piedi piccoli dentro stivali grandi, sformati, e basterebbe questo a farci capire che sono poveri. I poveri fanno camminare i loro figli dentro orme vecchie, calpestate e ricalpestate. I poveri hanno le piante dei piedi e i calcagni tutti uguali, modellati da suole e tomaie che sono sempre le stesse – che devono durare anche un paio di generazioni.
Si muovono piano quei piccoli piedi dentro scarpe più grandi. Un po’ per non fare rumore – il ghiaccio schiacciato scricchiola come vetro in frantumi –, un po’ per non scivolare, e magari spezzare quel manto bianco, translucido, sotto il quale si allargano ellissi cupe di nero e pare persino di scorgere, di tanto in tanto, i guizzi argentei dei pesci solitari – quelli con le squame più delicate, forse, che cercano acque meno gelide sotto la crosta lattiginosa che adesso è il bacino del porto.

L’immobilità delle barche, dei battelli ancorati e paralizzati in morse di gelo e rovina che li incollano alle banchine, è come magica e irresistibile per quei tre esserini imbacuccati.
Una stretta li afferra tutti allo stomaco mentre esplorano gli scafi dal basso, mentre si aggirano con circospezione fra archi di cime verdastre, sfiorano matasse di reti scure o – quasi toccassero le boccucce di merluzzi meravigliati, annaspanti – passano le dita dentro gli scalmi vuoti delle scialuppe. È lo spasmo dell’avventura che li possiede.
E, d’altra parte, stamani è un giorno speciale: la vigilia del Natale. I sogni sono come i cuori quest’oggi – viaggiano più rapidi, battono più forti. L’attesa e la speranza per la notte che verrà rimescola il sangue dei piccoli, incendia loro le guance. È difficile camminare lentamente sul ghiaccio del porto, tra le imbarcazioni; si sono alzati dal letto e sono corsi fin là, a perdifiato, per vedere il Vascello – nient’altro. La nave all’orizzonte che è – non può non esserlo! – la barca di quel vecchio signore strano, come dice Anders – il ragazzino che sembra il più sveglio dei tre, il nipote di Koemann «l’Olandese», il commerciante di spezie. Un vecchio signore strano, ma buono, ché dall’estremo nord della terra stanotte verrà in ogni casa dove c’è un bambino, per portargli un dono.
«Perché “strano”?», domanda Anja, graziosa.
«Non lo so», risponde serio Anders. « Però lo dice mio nonno. Cioè: lo diceva, ché adesso sta sempre zitto, e la sera si siede laggiù da solo, sotto al faro, finché mio padre non lo va a riprendere e lo mette a letto…»


Il Morbo. Una cronaca del 1770 - Stefano Valente - Graphofeel Edizioni

«Mio nonno…», continua Anders dopo un interruzione in cui s’è fermato a fissare lontano, come se cercasse sulle banchine la figurina ricurva del mercante, «mio nonno diceva che Sinter Klaas è strano perché anche lui è un nonno – nonno con più nipotini di tutti –, e non si è mai visto un nonno che non voglia farsi vedere quando fa un regalo a un bambino…»
«Io non ci credo», dice secco Thomas. E continua con foga a frugare con l’indice dentro il suo naso.
«Ecco! Thomas non ci crede! », replica la bimba senza guardarlo. Finge d’essere impegnata: tira via con cura un frammento di vernice rossa, grande quanto una foglia, appena sopra la linea di galleggiamento d’un peschereccio sbilenco e sfondato. «Non ci credi? E allora chi ti porta i regali, eh? Io lo so che non è un vecchio signore, ma Gesù Bambino…»
«No. Nessuno.» Lo sguardo di Thomas si vela improvvisamente di lacrime. Gira la testa verso il Vascello, in modo che gli altri due non lo vedano in faccia.
«E pure questo è impossibile! », gli grida Anders di rimando. «Sei proprio uno stupido, Thomas…»
«Sì», aggiunge Anja radiosa. «Thomas è proprio stupido stupido. Stupidissimo, anzi…»
Thomas non dice nulla. Ora è seduto sul ghiaccio. Fissa l’orizzonte.
Ma ad Anja non basta, non è contenta:
«Non ci sono bambini che restano senza regalo. Non lo sapevi, Thomas?» La piccola tiene le mani sui fianchi – un atteggiamento che vede spesso, quando la madre rimprovera lei
o discute col padre.
«E invece sì!», erompe Thomas, rialzandosi. «Lars, per esempio!»
«Lars chi?»
«Lars. Lars Bergström… Hanno detto che è andato in Cielo, ieri. Non riceverà niente, allora. Nessun regalo…»
C’è un attimo di silenzio assoluto. Come se il mondo sia rimasto incantato, fermo a guardare qualcosa. Poi tutto riprende.
«Se è andato in Cielo è morto », sentenzia Anders gravemente. Cerca nella memoria il tono di voce dei grandi, quando conversano pensierosi – cerca di imitarlo il più fedelmente possibile.« Un bambino morto non c’è più. E quindi nessuno gli deve fare regali… Questo lo capisce anche una donna. Anche Anja…»

Passa una mezz’ora, od un’ora. Un tempo che pare interminabile.
Sulla linea dell’orizzonte il sole s’affaccia in mezzo a uno squarcio di nubi. Il Vascello è investito da un fascio obliquo di raggi e, per un attimo, sembra un veliero di oro zecchino.
«Guardate!», chiama Anders improvvisamente. Stringe un occhio, e con l’altro scruta attraverso le mani che formano un cilindro, dentro un cannocchiale immaginario e, per questo, incredibilmente potente. «Il Vascello! La prua!… La vedi?…»
«S-sì… Sì», risponde Thomas mentre osserva anche lui dal suo “cannocchiale”. «È… bellissima. »
«Che vedete? Che vedete?» Anja s’accosta in tutta fretta alle mani di Thomas.
«Guarda», le fa il bambino, « guarda anche tu.» E avvicina le proprie mani agli occhi di lei.
«È una sirena», decide Anders categorico. «È una sirena perché ha la coda di pesce.»
«Ridàmmi! » Thomas toglie il “cannocchiale” alla bimba, imbronciata. «Ecco… », continua, « ha la coda di pesce, sì, e pure le più belle tette che abbia mai visto…»
«Belle…», mormora trasognato Anders. «E grosse. Come quelle della Signora Birgitte, la mugnaia.»
«Smettetela!», strilla la bambina. E scoppia in un pianto che lascia gli altri senza parole.
«Ma perché…?», chiede Thomas.
«Forse è che ad Anja non sono ancora spuntate», sogghigna Anders con una luce crudele sul viso. « Anja non ha ancora le tette. Anja è invidiosa della sirena – e allora fa la piagnona!»
«N-no… no », mugola la bambina. «È quel bambino morto, che stanotte non riceverà doni. Adesso lui è nel buio. È tutto nero intorno a lui, e ha paura, tanta…»
Un singhiozzo la scuote. Respira a fondo, bevendo l’aria irregolarmente, a sorsate rapide.
«La mamma… », riprende Anja in lacrime, dopo una pausa. «La mamma dice che ha sentito della malattia che fa morire i bambini… e la gente. Che è la nave – quella laggiù, con la donna nuda con la coda di pesce – che l’ha portata. Che quella non è la nave di Gesù Bambino… dei regali…»
Sta zitta un istante, riprende fiato. Poi: « E noi? Moriremo anche noi, Anders? »
Nessuno risponde ad Anja. Anders punta per l’ennesima volta il “cannocchiale” al Vascello: adesso la polena a forma di donna-pesce non si vede più.
«E comunque io le tette non le voglio », dice a voce alta la bimba, mentre si gira e torna indietro verso le banchine, con i suoi stivali enormi. « Non voglio che mi spuntino le tette…
Non le vorrò mai!»

Copyright (c) 2020 Graphofeel Edizioni

Stefano ValenteStefano Valente, glottologo e lusitanista, è studioso delle lingue e letterature ibero-romanze. Tra i suoi titoli: il romanzo storico Del Morbo – Una cronaca del 1770 (Serarcangeli, 2004), Premio Athanor; il thriller esoterico Lo Specchio di Orfeo (Barbera, 2008), tradotto anche in Portogallo (O Espelho de Orfeu – Ésquilo Edições), La Serpe e il Mirto (1978), edito da Parallelo45, il giallo fantascientifico Il Delegato Poznan è stanco (DeAgostini/Libromania) e la space opera Sensei delle Stelle. Per Graphofeel ha pubblicato Il Barone dell’Alba (2016) e Sei Giorni (2018). Nel 2013 ha vinto il premio Linguaggi Neokulturali (www.kultural.eu) con l’inedito Di altre Metamorfosi, primo su 2046 romanzi, nel quale affronta da nuovi punti di vista la tematica della “pericolosità” e del rifiuto della diversità; nel 2017 si è classificato al terzo posto nel Premio Costadamalfi con Il Barone dell’Alba.

La sua narrazione “gioca” a incrociare i più diversi generi letterari, con una scrittura colta, attenta ai vari livelli di linguaggio. Per lui scrivere è «la fatica di addomesticare un animale indomabile: la meraviglia».

ACUISTA DALL’EDITORE

Il Morbo. Una cronaca del 1770 – Stefano Valente

Il Morbo. Una cronaca del 1770Stefano ValenteGraphofeel Edizioni – Collana: Narrativa, Intuizioni 42 – Prima edizione: maggio 2021 – Pagine: 192 – ISBN: 9788832009866 – Prezzo di copertina: € 18,00

Informazioni su Iannozzi Giuseppe

Iannozzi Giuseppe - giornalista, scrittore, critico letterario - racconti, poesie, recensioni, servizi editoriali. PUBBLICAZIONI; Il male peggiore. (Edizioni Il Foglio, 2017) Donne e parole (Edizioni il Foglio, 2017) Bukowski, racconta (Edizioni il Foglio, 2016) La lebbra (Edizioni Il Foglio, 2014) La cattiva strada (Cicorivolta, 2014) L'ultimo segreto di Nietzsche (Cicorivolta, 2013) Angeli caduti (Cicorivolta, 2012)
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