Stefano Valente è un moderno Dumas
«Il Morbo. Una cronaca del 1770»
di Iannozzi Giuseppe
Stefano Valente è uno scrittore poliedrico, colto, ricco di risorse linguistiche e affabulatorie, che può essere tranquillamente collocato in mezzo a narratori del calibro di Alexandre Dumas, Jules Verne, Franco Cuomo, Fruttero & Lucentini, etc.
Ne «Il Morbo. Una cronaca del 1770», Stefano Valente ci traduce dentro l’incubo di un villaggio, Lille Havn. All’improvviso, sul mare fa la sua comparsa un poderoso vascello. Nessuno sa perché sia lì, però nel villaggio la Morte arriva e arriva squassando i petti: la malattia viaggia grazie all’aria, si spande, non si arresta, e nel giro di poche ore consegna alla Nera Signora bambini, uomini giovani e forti, donne. Nessuno sa, il Morbo è qualcosa di nuovo, non è un bubbone infetto che si possa incidere e far fuori. Il panico e la paura fanno presto a correre di bocca in bocca. Persino il maniscalco di Little Havn non può niente contro il misterioso Morbo: il suo possente corpo viene scosso da una tosse diabolica e nella sua mente si origina una allucinazione, forse una visione, il ritorno del Redentore Gesù Cristo. La famiglia sta accanto a Bjǿrn il maniscalco: il suo delirio, o quel che è, viene ascoltato anche dal Dottor Pauli. Il luminare, ovviamente, non crede affatto al racconto fatto dal maniscalco febbricitante e prossimo alla morte. Non è Pauli uomo da credere nelle religioni, men che meno nel Cristianesimo, ma gli abitanti di Little Havn nutrono in petto una fede sincera, difficile da smontare.
Il maestro Thorvaldsen non si trova d’accordo con Pauli, ma, in ogni caso, è stato lui a chiamarlo, e alla fine gli paga la parcella, trenta monete. Thorvaldsen si sente come Giuda: ha chiamato il Dottor Pauli affinché estirpasse il Morbo, ma la verità è che ha condannato il villaggio perché nessun medico metterà più piede in quella terra oramai conquistata dal diavolo a da chi per esso.
Come si è già detto, il misterioso Morbo non risparmia nessuno, neanche le anime innocenti: i bambini guardano il mare, cercano il Vascello misterioso con un binocolo immaginario, provano a capire che cosa sta accadendo. Il Natale è vicino ma non sarà felice: l’inverno ha ghiacciato le strade e quasi tutto l’intorno, mancano i viveri, e lo sconforto è tanto. Si prega, ci si fa il segno della croce, qualcuno prega addirittura di essere presto raccolto dalla Nera Signora affinché gli siano risparmiate sofferenze corporali mentali e spirituali.
Si dice che al comando del Vascello ci sia Gesù Cristo. Lo chiamano Solus Christus. Lo scontro è inevitabile: «Un nuovo avvento – non ci sono dubbi. E morenti a parlare di Gesù Cristo […] La gente di Little Havn si ammala, e poi muore, anche – ma prima sogna o delira».
Little Havn (“piccolo porto”) subisce l’isolamento: nessuno può entrare, nessuno può uscire dai suoi confini. Ci sarà un futuro per l’umanità che sta a Little Havn?
Stefano Valente è un narratore d’eccellenza che, fino all’ultima pagina, sa tenere il lettore con il fiato sospeso. Come un moderno Dumas, Stefano Valente costruisce storie ricche di suspense e di attualità. Con uno stile brillante, prezioso ed elegante, l’autore ci costringe a porci domande su domande. Ne «Il Morbo. Una cronaca del 1770», i più intransigenti, chiamiamoli pure così, combattono la fede, quella semplice e umile che è nel cuore del popolo, e non disdegnano di attaccare anche i Vangeli. Ci sono intellettuali come Voltaire, Ephraim Chambers, Diderot e d’Alembert che, senza scadere in un vero e proprio fanatismo, propugnano la ragion critica, ma ci sono anche fanatici e arroganti pronti a stralciare qualsiasi idea che non si basi sulla scienza.
Il «Il Morbo. Una cronaca del 1770» di Stefano Valente è un romanzo di avventure, corale, che, con sapienza sempre molto ben dosata, disegna almeno tre grandi temi: l’età dei lumi, la fede nella Risurrezione, la paura di dover affrontare un male misterioso che pare un castigo divino. In questo lavoro non c’è davvero niente di scontato: fantasia, filosofia, religione, storia, credenze popolari, leggende si fondono per dar vita a costrutto narrativo particolarmente solido, che non può non affascinare il lettore, anche il più esigente.
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Da «Il Morbo. Una cronaca del 1770» di Stefano Valente, “Marachella alla vigilia di Natale”.
Stefano Valente, glottologo e lusitanista, è studioso delle lingue e letterature ibero-romanze. Tra i suoi titoli: il romanzo storico Del Morbo – Una cronaca del 1770 (Serarcangeli, 2004), Premio Athanor; il thriller esoterico Lo Specchio di Orfeo (Barbera, 2008), tradotto anche in Portogallo (O Espelho de Orfeu – Ésquilo Edições), La Serpe e il Mirto (1978), edito da Parallelo45, il giallo fantascientifico Il Delegato Poznan è stanco (DeAgostini/Libromania) e la space opera Sensei delle Stelle. Per Graphofeel ha pubblicato Il Barone dell’Alba (2016) e Sei Giorni (2018). Nel 2013 ha vinto il premio Linguaggi Neokulturali (www.kultural.eu) con l’inedito Di altre Metamorfosi, primo su 2046 romanzi, nel quale affronta da nuovi punti di vista la tematica della “pericolosità” e del rifiuto della diversità; nel 2017 si è classificato al terzo posto nel Premio Costadamalfi con Il Barone dell’Alba.
La sua narrazione “gioca” a incrociare i più diversi generi letterari, con una scrittura colta, attenta ai vari livelli di linguaggio. Per lui scrivere è «la fatica di addomesticare un animale indomabile: la meraviglia».
ACUISTA DALL’EDITORE
Il Morbo. Una cronaca del 1770 – Stefano Valente
Il Morbo. Una cronaca del 1770 – Stefano Valente – Graphofeel Edizioni – Collana: Narrativa, Intuizioni 42 – Prima edizione: maggio 2021 – Pagine: 192 – ISBN: 9788832009866 – Prezzo di copertina: € 18,00
Un libro che ci porta ai nostri giorni. E’ proprio vero che il mondo é una ruota che gira va e torna.
Ciao King, Buona Domenica♥
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Oh, questo libro ti ha incuriosita. Beh, non poteva essere altrimenti. Sì, è un romanzo di fantasia ma molto attuale per i temi trattati. Credo che ti piacerebbe. Le pandemie non sono una esclusività del nostro tempo storico.
Buona domenica a te, Violetta. ♥
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