Post Office – Charles Bukowski
Traduttore: Simona Viciani
“Non potevo fare a meno di pensare. Dio mio, questi postini, non fanno altro che infilare le loro lettere nelle cassette e scopare. Questo è il lavoro che fa per me. oh. sì sì sì.” Ma il paradiso sognato da Henry Chinaski, il leggendario e popolare alter ego di Bukowski, viene brutalmente smentito dalla realtà quando, assunto dall’amministrazione postale americana, si ritrova con la sacca di cuoio sulle spalle a girare in lungo e in largo attraverso la squallida periferia di Los Angeles. Profondamente deluso dalla monotona routine quotidiana e insofferente agli sterili e rigidi regolamenti della macchina burocratica. Chinaski si consola affogando le sue frustrazioni nell’alcol e trovando rifugio tra le morbide braccia di donne più sole di lui, come la calda e accogliente Betty, l’insaziabile e vogliosa texana Joyce e Fay, la contestatrice hippy che gli darà una figlia prima di sparire in una remota comunità. Tra clamorose sbornie, azzardate puntate all’ippodromo e “movimentate” nottate in motel sgangherati, Chinaski riuscirà a “guadagnarsi” il licenziamento e a farsi riassumere, ma solo per licenziarsi definitivamente, inorridito e disgustato da quell’immenso ufficio postale che, poi, è la vita stessa.
Charles Bukowski è stato un poeta e scrittore statunitense di origine tedesca. Vissuto in America dall’età di tre anni, pubblica il suo primo racconto quand’è ancora molto giovane, ma rimarrà a lungo nell’ombra, dopo quella prima prova, svolgendo nel frattempo mille lavori per sopravvivere, e conducendo una vita disordinata e drammatica.
I suoi racconti, così come d’altra parte anche romanzi e poesie, muovono quasi sempre da uno spunto autobiografico.
La corrente letteraria a cui spesso viene associato è quella del cosiddetto realismo sporco, ma è forse corretto dire che Bukowski è un autore sui generis, e anzi decisamente refrattario a farsi inserire d’ufficio in una qualsiasi scuola o corrente. Negli anni Settanta conosce finalmente un grande successo commerciale, specialmente in Europa, continente nel quale diverrà oggetto di un culto tenace e trasversale. Tra i suoi libri ricordiamo Taccuino di un vecchio sporcaccione (Notes of a dirty old man, 1969); Storie di ordinaria follia e Compagno di sbronze (tratte, entrambe, da Erections, ejaculations, exhibitions and general tales of ordinary madness, 1972); Donne (Women, 1978); Shakespeare non l’avrebbe mai fatto (Shakespeare never did this, 1979); Panino al prosciutto (Ham on rye, 1982); Musica per organi caldi (Hot water music, 1983), Pulp (1994).
All’epica e alla retorica dell’American way of life, Bukowski ha saputo opporre un vitale elogio del sesso, un penchant pericoloso ma mai dissimulato per l’alcool, e la capacità di raccontare con lingua diretta, franca e priva di orpelli la disumanizzazione indotta dalla vita nelle metropoli.
Post Office – Charles Bukowski – TEA – Collana: Tea Trenta – Traduttore: Simona Viciani – Pagine: 192 p., Brossura – ISBN: 9788850246977 – € 10,00
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