Il tuo profumo è su ogni cosa

Il tuo profumo è su ogni cosa

ANTOLOGIA VOL. 229

Iannozzi Giuseppe

time

SEI UN ANGELO ADESSO

per Victor Alfieri

Dicono che sei un angelo adesso
Già da un po’ è l’autunno qui
e tira giusto un alito di vento,
e novembre
non ha ancora gonfiato le nuvole
Dovremmo scriverci una storia
su questa strana cosa, non trovi?

A chi ti ha conosciuto,
con ferma convinzione,
dicono che sei un angelo,
che non avrai problemi,
perché lassù
dove adesso stai
non morirai mai più
Dicono tutti tante cose,
e le donne ti recano rose,
tutte quelle rose che ieri,
chissà perché,
non fiorirono per te

È strano, così strano
guardare il cielo,
lasciarsi ferire gli occhi dalla luce:
non c’è l’ombra di una nuvola,
e lungo le strade
la gente cammina stordita,
come se fosse giunta
al suo ultimo giorno
Come se… come se
non ci fosse un domani

ANIMA STRUGGENTE

Ti cerco
Ti cerco e scopro le tue calze nere,
quelle a rete che mi fanno impazzire
Ti cerco,
e il tuo profumo è su ogni cosa in questa casa,
e non è per caso che lo hai lasciato sparso qui,
qui dove ancor mi figuro il tuo didietro
Ti cerco
come si cerca la guerra, il sangue, la passione
Ti cerco
perché ho bisogno di sentire la femminilità che sei
Ti cerco
con l’affanno in bocca,
fumando sogni e speranze,
bevendomi l’anima dalla bottiglia di rosso
che accompagna le mie preghiere
Ti cerco
perché ho perso l’equilibrio
e la bellezza di sentirmi bambino
raccolto fra le tue calde braccia
Ti cerco per farti complice
Ti cerco per complicarci la vita insieme

Ogni giorno che passa è uno in meno
L’aria te la sei portata via tutta,
resta il profumo di te ma non basta,
non basta mai ai miei polmoni,
alla bocca che spara sconcezze d’amore
che tu non puoi ascoltare
Ogni giorno è una lacrima,
pregando che tu torni da me

Ti cerco, ti cerco, ti cerco
come un condannato
che ancora tenta l’azzardo d’una fede
Ti cerco perché non posso davvero fare a meno
della tua Anima Struggente su Me

Ti cerco
perché se un senso la vita ce l’ha
è in quella tua Anima che strugge
e distrugge quella mia

DISCHI E WHISKY

Di me, di me
non dimenticarti,
non adesso
che il cuore
m’è pesante sasso
dentro al petto
Ho poi solo questa,
questa sporca vita
al guinzaglio

Se dimentichi chi sono,
delle modeste mie brame
manco più la cenere

Lascia
che ascolti
Bill Evans,
Miles Davis,
Chet Baker

Lasciami al whisky,
ai jazz di ieri,
ai dischi rigati
che sono miei
E di me, di me
non dimenticarti

Lasciami alla notte,
a larghe spirali di fumo
che lo spazio che c’è
lo annegano
E di me, di me
non dimenticarti

Lasciami annegare
nel mare dei ricordi,
tra amori persi
e vuote amare bottiglie;
e di me non dimenticarti

CROCE

Per te ho dimenticato il cervello
Per te ho curato l’amore d’un bordello
Per te ho lavato la faccia di Dio
Per te ho danzato sotto la pioggia
Per te ho detto addio alla carta d’identità
Per te ho ucciso un fiasco di vino
Per te ho prosciugato i sette mari

Niente ti è mai bastato
Neanche un più semplice mazzo di rose
in mano a un pazzo è stato sufficiente
Volevi tu solo la mia croce

BELLI E FOTTUTI

E se ne vanno gli anni,
e ogni anno attraversano
il capodanno, il carnevale,
la Pasqua e il Natale;
i bei tempi
che riempivo io di speranze,
alla fine han messo sbarre
sulla faccia mia;
e poi dire, e poi fare
senza mai saper dove andare.
E il sorriso ormai vinto,
stanco come quello di certi vecchi
con in bocca voce di dentiera
e perenne sapor di tabacco.

Scacco,
ed è matto.

Posto prenotato in manicomio,
e mai più,
mai più le giovani lunghe gambe
delle donne, delle belle
che sol ieri,
con un sorriso esagerato
sulle labbra di rossetto,
dissero di me poeta,
per presto lasciarmi
fra le scartoffie
di cento e mille altri
quasi uguali a me.

Così in fretta perde
un battito il cuore;
inventare un racconto
per pagare il conto,
o solo per difender l’onor mio
che per poco che è ancor c’è.
Dicono “va tutto bene!”,
dicono e subito ridono
l’indice puntando al giovane che ero,
un finto eroe
sempre disegnato bastardo.

E buttar giù l’ennesimo caffè,
sperando di rimanere sveglio
per pensare a niente in particolare,
prima che sul palco si spenga la luce
e nell’amaro buio infine ammettere
“sì, son stato un illuso,
nient’altro che questo”.

Scacco,
ed è matto.

Bei tempi, sì,
belli e fottuti.

IN FILA

Dissero di me, poeta
Io ero muto in attesa,
in fila con tanti altri
per il bagno comunale

IN UNA POESIA DI MAJAKOVSKIJ

Nessuna abitudine,
nemmeno quella di celare
nella fondina della pistola
un profilattico d’avanzo,
come una pallottola
aggiustata
su una poesia di Majakovskij

UCCELLINO IN PRIMAVERA

Sei tu l’azzurro uccellino
che in primavera spunta
e nella boccuccia fermo tiene
un fiorellino, uno in dono
agli uomini alle donne ai bimbi
a giocare sull’arcobaleno
della Libertà

BLUES DEL RITORNO

Alla mia bimba un campanellino
Se dovessi perderla non so cosa farei
Ho girato in lungo e in largo,
facendo di una foglia sulle labbra
la mia personale armonica,
e per tanto tanto tempo ho suonato
il mio blues, lasciando che il vento
mi schiaffeggiasse il volto barbuto

Alla mia bimba un campanellino
che squilli forte se ride o piange
Non ho altro da darle, solo questo
e le storie che il tempo ha segnato
lungo i solchi delle rughe

TROPPE LACRIME PERSE IN PARADISO

Non c’è fama, non c’è gloria:
troppe le lacrime perse in Paradiso,
facendo finta di niente, continuando
a dire è tutto a posto
E gli angeli caduti non saranno perdonati
Troppo a lungo ho mentito,
e non ho io più niente da dare

Si colora il cielo di rosso,
e ghiaccia il sangue nelle vene
Così non posso proprio andare avanti
Tutto quello di cui avrei bisogno è un agnellino
che metta a soqquadro la mia vita

Una corona di spine ferisce i pensieri miei
Accuso il freddo,
lo sento addosso pronto a scucirmi l’anima
Tutto quello di cui avrei bisogno è un agnellino,
un tenero agnellino accanto a me
Non chiedo poi molto

TRA I CORRIDOI DELL’OSPIZIO

Le prime volte la porta era scucita in un filo d’ombra:
avevi tutti i tuoi giochi a portata di mano e un Babau
Non hai adesso più niente a parte quel femore rotto
che accarezzi come un figlio – come un aborto dovuto
Dove sono finiti gli amanti che ti presero d’assalto,
dove le angosce che ti resero stella?
Negli anni che sono passati inesorabili sbattendo la porta
Negli anni che nel profondo freddo ti hanno sepolta

Eri da tutti corteggiata, eri da tutti regalata ad altri uomini
che dalla tua figa di miele e seta pretendevano il meglio
Eri da tutti guardata con invidia, eri porcellana perfetta
Ma non riuscivi a essere contenta mai, sempre volevi di più
E che cosa ti rimane oggi? Un fuoco fatuo, le ali strappate
d’una farfalla, mentre fra i corridoi dell’Ospizio zoppichi
in cerca d’un bicchiere d’acqua e d’un dottore che ti spogli
per una radiografia da appiccare in faccia alla carta d’identità

LA PROMESSA

Promettesti l’amore,
tutto l’amore possibile;
e stringo ora io le mani a pugno
fra silenzi e rumori a combattersi
senza riguardo alcuno
dentro all’anima mia,
come se tutto,
come se tutto non avesse più senso
né direzione

L’ovale del tuo volto,
gentile nel riflesso dello specchio,
più vivo di quanto desideri lo ricordo
Eri tu che perdevi una lacrima
mentre ti raccontavo io
di quell’angelo che l’anima la perse
spiegando le ali al volo,
senza sapere
quanto forte l’ira d’Apollo

E tu, dove hai tu perso
la  promessa, il patto di sangue
che con un frammento soltanto
di specchio rotto
per sempre i nostri polsi li incise?

SINCERAMENTE

Voi avete amato l’apparenza,
avete vinto Manhattan e l’inferno
Io ho amato il tallone della sostanza,
sono rimasto fermo al mio posto,
continuando a credere in Abramo:
essere ebreo oggi e domani
non significa esser pronto a morire
come un microbo, a fuoco lento,
sulla linea del vostro tramonto

Sinceramente

NESSUNA CROCE IN MANO

Ho pregato a lungo
alla deriva con il mio legno,
e nessuna croce in mano
Ho pregato
perché Moby Dick
mi abbattesse prima
che il mio arpione
gli imponesse
la mia ferrea ragione

Una o due volte ho bestemmiato
per dar sfogo alla lingua
– per troppo tempo costretta
a leccare del mare il sale

E alla fine son tornato
al molo che mi regalò
un soldo di paura
Della mia donna
nessun segno, solo camalli
e streghe sbronze
E un chierichetto più di là
che di qua

MA BELLE DAME SANS MERCI

Petali di rosa le tue labbra,
ma tu smani per un altro cavaliere,
così non darò fuoco alla mia lingua,
né scioglierò, almeno per il momento,
i perfetti nodi delle lenzuola
che sanno della tua perversa natura

Non tenterò nulla
che possa farti addolcire
Non piangerò,
non invocherò il tuo nome

Petali di rosa le tue labbra
che bene sanno cantare
per andare incontro
a un’altra indigestione;
ho però io una poesia da cantare
che non metterò in bocca a te:
ho io tutto Keats,
ma belle dame sans merci,
e un angelo più freddo del marmo
che solo aspetta il mio colpo,
quello che spezzerà la sua catena

E’ un gioco,
è come essere in un gioco,
e non mi fai più paura, oggi no
Oggi non mi puoi più far male

Oggi no, oggi non mi puoi

LA MIA MANO AMPUTATA

Cerchi sempre
la mia mano amputata
Gente va
Gente viene
Regge buste di plastica
& dorme in scatole di cartone
Basta un terremoto,
il ghigno d’una puttana
per devastargli l’appendice
– l’anima che tende
a una cancrena permanente

NESSUNA PAURA

Nessuna paura mai
per la nera morte
Sogni, sogni soltanto
dall’alba e dal tramonto
accarezzati:
questo siamo,
con una data di scadenza

ERODE (LA STRAGE DEGLI INNOCENTI)

Tu piangi, piangi consapevole
che le lacrime d’una donna
mi costringono in ginocchio,
che io lo voglia o no

Condannato a morte
ingoio a vuoto,
ripenso alla libertà perduta,
a tutto il tempo andato,
marcito,
putrefatto;
con la mente torno
sul luogo del delitto
dove agnelli belanti
e piangenti,
bambini strappati
al seno materno,
persero più di me
senza che potessi io gridare
anche un solo no
– bastonato,
frustato,
nudo
e lingua mozzata
Nei miei occhi insanguinati
l’immonda scena, Erode
che ordina l’uccisione
di tutti i bambini di Betlemme;
poi Ponzio Pilato e la condanna
dal popolo votata,
urlata a gran voce
perché libero fosse Barabba

Di rosso vestita,
fra le sbarre
lasci a me il tuo profumo
Dove sono le anime
di quegli angeli innocenti
caduti
nel nome dell’assassino?
Hanno avuto sepoltura,
o son forse risorti?

Nella mia prigione
sei venuta a farmi visita
Tu di rosso vestita
non sai
Piangi soltanto
Con le lacrime mi costringi
in ginocchio;
ma più non ho labbra
per baciar i tuoi piedi,
né lingua per lavar via
i tuoi passi

RESURREZIONE BUDDHISTA

Per te mi son reincarnato
Venuto qui
attraversando mari
spostando montagne
chiedendo divorzi
sposando a modo mio
del Buddha la santità

Non mi dire maleducato
se non ho lasciato la mancia
ma le tue lunghe gambe
m’han sempre affascinato di più
del didietro d’un vecchio cameriere
Con le tue lamentazioni
non rovinare questo nostro incontro
a lume di candela

Un uomo che ama le donne
non cambia
neanche dopo mille reincarnazioni
A modo mio ho sposato la santità
Al mattino mi rado il cranio
e stonando batto forte le campane
Con la ramazza spazzo poi la strada
per il Tempio d’Oro
E sempre sto attento a non rovinare
sullo smoking il fiore all’occhiello
che da me mi son cucito

COLOMBA DI PACE

Scende piano la sera
sui volti accigliati
di vecchi e bambini
Non capiscono
quale sia il miracolo
che han di fronte,
un uomo in croce
sofferente e silente
cui unica colpa fu
d’invitar alla fratellanza
Non gli va la saliva giù,
il pomo d’Adamo
gli brucia in gola,
la navata di bruti rumori
invadono
Poi annoiati, chi più
chi meno, telano via,
colla chiesa alle spalle
immersa in una stilla
di rosso rubino piovuta
sulla linea del tramonto

Bianca una colomba,
da sola sfida le ombre
fra i Getsemani:
invisibile a tutti, nel mezzo
dei fitti rami si tuffa
Con un rametto in bocca
e un’ala ferita un poco appena,
senza téma il volo riprende
accompagnata dal suono
delle campane a festa
Le sorride il Signore,
e nel suo Cielo l’accoglie

Informazioni su Iannozzi Giuseppe

Iannozzi Giuseppe - giornalista, scrittore, critico letterario - racconti, poesie, recensioni, servizi editoriali. PUBBLICAZIONI; Il male peggiore. (Edizioni Il Foglio, 2017) Donne e parole (Edizioni il Foglio, 2017) Bukowski, racconta (Edizioni il Foglio, 2016) La lebbra (Edizioni Il Foglio, 2014) La cattiva strada (Cicorivolta, 2014) L'ultimo segreto di Nietzsche (Cicorivolta, 2013) Angeli caduti (Cicorivolta, 2012)
Questa voce è stata pubblicata in amicizia, amore, arte e cultura, cultura, eros, Iannozzi Giuseppe, passione, poesia, società e costume e contrassegnata con , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , . Contrassegna il permalink.

5 risposte a Il tuo profumo è su ogni cosa

  1. romanticavany ha detto:

    Hai scritto una lunga pagina che potrebbe essere un libro, Bellissime tutte le tue poesie ma quella che è vicina al mio stato d’animo in primo luogo mi piace, la sento un po’ mia è :SEI UN ANGELO ADESSO.
    Caro King sei sempre nel mio cuore, 1 Abbraccio, 1 Bacio, e una Lekkatina 🙂

    Piace a 1 persona

  2. romanticavany ha detto:
  3. Iannozzi Giuseppe ha detto:

    I miei post sono sempre troppo lunghi, lo so. ^_^
    Posso ben capire perché “SEI UN ANGELO ADESSO” la senti in maniera particolare.

    Cara Violetta, anche tu sei sempre nel mio cuore. ❤

    Purtroppo non riesco a mettere l’immagine che mia hai lasciato, in quanto il link inserito mi rimanda a una pagina inesistente. Non fa niente. L’importante è dato dalle tue belle parole, Amica Mia. ❤

    Un bacio e un abbraccio a te, Violetta bella, ringraziandoti emozionato. ❤ ❤ ❤

    "Mi piace"

  4. romanticavany ha detto:

    tenor (3)

    Piace a 2 people

  5. Iannozzi Giuseppe ha detto:

    Non si vede la tua immagine, Violetta. ❤

    "Mi piace"

I commenti sono chiusi.