Ho amato il tallone della sostanza

Ho amato il tallone della sostanza

ANTOLOGIA VOL. 201

Iannozzi Giuseppe

Modigliani - ritratto di madame Reynouard

LA SETA DELLA NOTTE

Quel giorno pensavo che,
che non l’avrei più rivista,
e che ogni montagna sarebbe franata
e che ogni mare si sarebbe ritirato.
Quel giorno pensavo che,
che non ci sarebbe più stata
la luce del giorno né la seta della notte.
Ed invece è ancora la sua carezza
a sfidare il mondo; è la sua dolcezza
a dar un senso alle lacrime e al sole.

Questo è un giorno felice che,
che si spande in ogni contrada e strada:
lei canta e balla, e il vino scorre a fiumi,
e nessuno si ubriaca più del giusto
e lei sorride un arcobaleno di teneri colori,
mentre due zingari si stringono stretti stretti
– un po’ piangendo, un po’ ridendo –
aspettando l’abbraccio del crepuscolo.

DONNE COME RELIGIONE

E questa pioggia cade,
sulla città cade,
e accade
che t’incontri nella notte
e quasi non ti riconosci
E, e nel buio ci sono donne
che sono come la religione,
mai stanche e persino felici
nonostante le orge con diavoli
e le botte da orbi un giorno sì
e uno no: a un angolo di strada
fanno quel che sanno,
ti chiedono se hai bisogno,
e tu fingi di non saper bene
che cosa intendono,
ti mostrano allora un po’ di seno;
fai finta di niente
ma sei nodoso e nervoso
perché questo è il blues,
e ti è capitato di sentir dire
che quando ti prende sotto lo sterno
non lo puoi arrestare
con una preghiera da due soldi

Ci sono donne, donne
che hanno la loro religione,
e tu solo la tua tristezza
al di là dell’alba che sarà,
e che ogni santo giorno
si ripeterà

CERCO DI CAPIRE QUESTE NUVOLE

Cinzia Paltenghi
che continua a essere la mia cara Amica

Cerco ancora di far mia la grandezza
che permise a Mosè di divider le acque
Cerco ancora di operare una magia
che dia un senso alla raggiunta libertà;
esser liberi non ci rende immortali
e nemmeno più forti ad affrontare,
dì dopo dì, della vita i tanti perché

Dicono sia risorto il terzo giorno
E qui cade di nuovo la Pasqua:
nuove vite vengono alla luce,
altre si spengono all’improvviso,
senza un perché; la solita storia,
la solita che ci scassina piano l’anima,
la solita che non capiamo appieno mai

Cerco di capire queste nuvole nere
che oggi piangono sul Mar Rosso
E cerco di capire perché, perché
non vieni mai a baciare i sogni miei
con una parola, con una libertà
che mi dica di te, Amica mia

NON È L’ULTIMO SALUTO

Cinzia Paltenghi
che continua a essere la mia cara Amica

E adesso dormi,
e non immaginavi potesse essere così,
o forse sì: gli occhi chiusi e il buio davanti,
ma pure lui ha importanza uguale a zero
ché non lo puoi distinguere né intuire.
Ma io ricordo, non dimentico le carezze
che mi sapevi portare; non dimentico
quelle nostre lunghe discussioni
che sempre finivano come finivano,
incastrate fra albe bastarde
e tramonti sempre alla boia d’un Giuda;
però sempre ce lo dicevamo che non credevamo
in un’altra vita, e nel nostro dire non c’era
sorpresa né disperazione, un vaffanculo sì.

E adesso dormi, dormi e non ti sveglierai;
e milioni di stelle, con la loro inutile luce,
il sepolcro tuo fingono di portarlo
all’attenzione d’un dio onnipotente.

E adesso dormi, dormi e oggi come allora
sorrido io a te, con quel mio sguardo
che un po’ t’inteneriva perché di bambino
che dei serpenti ha capito la metà d’un cazzo,
e delle donne ancor meno.

E adesso dormi,
ma non è questo un saluto per dimenticare
i nostri tanti puntini di sospensione
e ogni ricordo di te seppellire;
non è questo il mio ultimo saluto, dolce Lupa!

FUTURISMO

Saluti veloce,
veloce veloce
con la mano
E non c’è…
non c’è un cane

La notte alla notte
E lei,
lei non è con te
E non è che
si possa far da soli
Spiccioli
in tasca uno o due
D’accordo,
sì va per andare
D’accordo,
tentiamo l’accordo
con un goccio,
con uno solo di vino

E all’improvviso
la finestra di lei si snuda
E subito
si ammoscia la spada
dentro
al tuo pigiama che
si finge sonnambulo
Come sempre
la donna è vestita vestita,
persa persa in sé,
sempre più dentro
a uno spavento
che non comprendi

Vorresti fosse
diversamente,
ma la mente
sol ti suggerisce
“Che vuoi che sia!”

DISPERATO ATTO DI CORAGGIO

Mancò
un disperato atto di coraggio
che dalle falle della vita
spazzasse via i dubbi,
così siamo adesso qui,
soli e più confusi di ieri,
cercando
nei giorni uguali ai giorni
il perché
del nostro esistere

Non splende il sole sul fiume,
inciampano e cadono
i nuovi pescatori
nelle invisibili tracce
che la luna ha lasciato
lungo le sponde ormai vuote
di cristi e giudei;
e non c’è nessuno,
non c’è davvero nessuno
che sappia come pescare
un nome,
non c’è uno
che sappia come peccare
per dar oggi corso
a un domani migliore

Mancò
un atto di vero coraggio
che ci prendesse in ostaggio,
così siamo adesso qui
e qui resteremo …
per un lento morire
senza aver vissuto mai,
mai veramente

SU UNA LAMA DI VENTO

Fantasmi appassiti
su una lama di vento
piano raccontavano
di nuvole e pettegolezzi,
di libri e occasioni perdute

A una sconosciuta
su una strada a caso
ho sparato il mio nome
perché presto lo dimenticasse

Ho consegnato poi
a uno di bocca buona
senza un dente buono
né in alto né in basso
il perché si sta così bene
a non scrivere d’amore

…perché ho visto cose
che non stanno
né in cielo né in terra
Perché ho visto
uomini e donne
come topi ghiotti e ciechi
rosicchiare oscene illusioni

7 NOVEMBRE

Posso, posso
non credere
in quell’altezza lassù
che dicono
abitata da un Dio
da sempre
un po’ così e così,
distratto,
forse annoiato,
dimentico di sé

Posso, posso
non amare
un’idea sbagliata,
l’umanità
secolo dopo secolo
in un uguale ripetersi
crocifissa

E posso… potrei
annoiare uno
e nessuno,
e una moltitudine
di geniali solitudini

E invece,
come un ebreo,
solo ripeto a te
il miracolo che
spero tu sappia:
“Ti voglio bene
Ogni anno
viene il sette
di novembre,
e ti voglio bene
un po’ di più,
mia Grazia”

LE PORTE DEL PARADISO

Saremmo dunque nati
per essere dei perdenti?
Oh, il domani,
il domani appare così lontano,
una terra di sole che non si arriva.
Eppure, devo andare avanti, avanti
come se questo momento fosse il primo,
come se fosse il primo vagito
che il mondo dalla mia gola raccolse.

Pazzia dopo pazzia, croce dopo croce,
come fu che persi così tanto
senza rendermene conto, quasi?
Come fu amare e ancora amare?
Un giro di giostra? Mille bianchi stalloni,
mille impronte sulla battigia bagnata
dalle carezze d’un mare mai quieto,
che una a una le cancella:
sol questo resta degli amori disperati,
voluti, temuti. Un perdere così,
senza senso.

Alle porte del Paradiso non bussare.
Ti vengo a trovare, ogni notte.
Nella maniera che posso, ogni notte.
Tu quasi non te ne rendi conto.
E’ dunque questa la pena che c’inflissero:
saperci vicini, scoprirci lontani.
Oh, poter infrangere questa lontananza
che ci divide… e finalmente poter
estirpare dalle nostre anime il tumore.

Una voce odo, una voce
che nel cuore s’insinua:
con l’algido suo fiato lo trafigge.
E poi, e poi nulla più. In eterno,
nulla più.

SINCERAMENTE

Voi avete amato l’apparenza,
avete vinto Manhattan e l’inferno
Io ho amato il tallone della sostanza,
sono rimasto fermo al mio posto,
continuando a credere in Abramo:
essere ebreo oggi e domani
non significa esser pronto a morire
come un microbo, a fuoco lento,
sulla linea del vostro tramonto

Sinceramente

FORTUNE

La notte attirava i vostri sogni
L’avete vista buia, nera
più della vostra immaginazione
Ora è il tempo di scavare le fosse
e riposare morti
Morti fottuti
in fortune di eiaculazioni interrotte

VECCHIO PAZZO

Un vecchio pazzo
legato al vento
ma non all’aquilone
all’improvviso
s’accorse
d’esser tanto
tanto stanco

Un vecchio pazzo così;
in vita non un dubbio
Ubriaco di libertà
si lasciò cadere sull’erba fresca
bagnata della rugiada di anni
e anni passati veloci lenti

E s’addormentò
sognando lei di primavera,
primo ultimo vergine insulto

NULLA E NIENTE, L’INFERNO

Accade che
uno abbia quel che ha,
nulla e niente da perdere
oggi e domani

Accade che
uno non abbia grano
e nemmeno un’oliva
da portare in dono
a mulini e frantoi

E accade che
lo sguardo lo butti
fuori dalla finestra:
fa la corte il crepuscolo
a orge di tombini
scoperchiati;
e accade che
cominci a immaginare
negre creature
da tempo immemore
nel sottosuolo raccolte

in attesa accucciate
per dar inizio e fine
all’inferno

LA PROMESSA

Promettesti l’amore,
tutto l’amore possibile;
e stringo ora io le mani a pugno
fra silenzi e rumori a combattersi
senza riguardo alcuno
dentro all’anima mia,
come se tutto,
come se tutto non avesse più senso
né direzione

L’ovale del tuo volto,
gentile nel riflesso dello specchio,
più vivo di quanto desideri lo ricordo
Eri tu che perdevi una lacrima
mentre ti raccontavo io
di quell’angelo che l’anima la perse
spiegando le ali al volo,
senza sapere
quanto forte l’ira d’Apollo

E tu, dove hai tu perso
la  promessa, il patto di sangue
che con un frammento soltanto
di specchio rotto
per sempre i nostri polsi li incise?

APPASSISCO

Appassisco:
un fiore abbandonato,
dal prato strappato
e allontanato;
rimango io senza radici,
nutrimento
o un raggio di sole

E muoio in quei cuori
che un giorno
un poco m’amarono
nonostante la fragilità
dello stelo
e la semplicità d’esser nato
per esser soltanto un fiore

LO SCRIVI SULLA SABBIA 

Se lo scrivi sulla sabbia
la rabbia che vien dal mare
se lo porta via
quel tuo “ti amo”

Tanti amori
han calcato la spiaggia
al di là dell’orizzonte cercando
il loro primo bacio
e sul bagnasciuga le orme,
la promessa che la vita insieme
sarebbe stata per sempre

Se lo affidi alle onde
quel tuo “ti amo” in bottiglia
le tempeste se lo portano via;
poi, a capriccio, lo restituiscono
anni e anni dopo a uno sconosciuto
che non hai amato mai

Ed è questo che volevi,
Sfumatura di Luce?

ESSERE O NON ESSERE

– Buonasera.
– A lei, Signore. Posso esserle utile?
– Curiosità.
– Per un articolo in particolare? Una lapide, un loculo, una cappella di famiglia, un statua commemorativa.
– Solo curiosità, solo curiosità.
– Dia pure uno sguardo in giro.
– Grazie, molto gentile.
– Troverà sicuramente quello che fa per lei.
– Temo di doverla contraddire…
– Perché mai?
– Non mi sembra di vedere alcunché d’interessante per me.
– Se mi dicesse che articolo sta cercando, potrei esserle d’aiuto.
– No, non la vedo. Non c’è.
– Forse è altrove! Se volesse dirmi, con precisione, di che si tratta.
– No, è inutile. Non è qui, per cui…
– Mi spiace di non esserle stato utile.
– Non è colpa sua. Arrivederci.
– Signore, aspetti! Il cappello, ha dimenticato il cappello.
– Che sbadato, non ho più la testa.
– Non si nota… per niente.
– Molto gentile da parte sua. Non so dove l’ho persa… dannata testa.
– Capita a tutti d’avere un momento difficile.
– Sì, forse ha ragione lei. La ringrazio di nuovo, non ho parole, non capita sempre d’incontrare un custode cimiteriale gentile come lei, con la testa sulle spalle, ben disposto verso il prossimo. Lo dico sul serio.
– Se lo dice lei, Signore.
– Lo dico, lo dico eccome. Sa qual è il brutto nella mia situazione?
– No, Signore.
– Non poter fumare una buona sigaretta.
– Non ci pensi, Signore.
– E’ un buon consiglio. La saluto, è già ora di chiusura e le ho fatto perdere tanto di quel tempo.
– Non si preoccupi, la gente non viene spesso qui, non gli piace il cimitero nonostante questo sia davvero molto piccolo. E quando qualcuno viene piange per sé stesso, per il futuro che lo attende al varco, mica per gli affetti che ha perso.
– Tutti uguali, tutti uguali, tutte teste bacate.
– Temo di doverle dare ragione.
– La saluto di nuovo.
– Anch’io.

Informazioni su Iannozzi Giuseppe

Iannozzi Giuseppe - giornalista, scrittore, critico letterario - racconti, poesie, recensioni, servizi editoriali. PUBBLICAZIONI; Il male peggiore. (Edizioni Il Foglio, 2017) Donne e parole (Edizioni il Foglio, 2017) Bukowski, racconta (Edizioni il Foglio, 2016) La lebbra (Edizioni Il Foglio, 2014) La cattiva strada (Cicorivolta, 2014) L'ultimo segreto di Nietzsche (Cicorivolta, 2013) Angeli caduti (Cicorivolta, 2012)
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2 risposte a Ho amato il tallone della sostanza

  1. Lady Nadia ha detto:

    Stupende, ho riconosciuto le due destinatarie. Appassisco è speciale! Mi hanno
    commossa, Beppe. Mamma Lupa e la Rosa del deserto, forse. Ciao.

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  2. Iannozzi Giuseppe ha detto:

    Be’, è scritto in maniera più che mai chiara che due poesie sono per Mamma Lupa, purtroppo troppo presto passata a miglior vita, è così che si dice. Bene, riesco ancora a emozionare. Come ben sai, ogni tanto ritocco quello che ho scritto, perché miro alla perfezione. 😉 E l’ho detto chiara e tondo, in poesia:

    “[…]Miro
    a una perfezione
    al di là
    delle interpretazioni
    lasciatemi in eredità
    da Buddha,
    Cristo e Abramo

    Miro
    alla liberazione degli schiavi”

    Faccio quel che posso, Nadia. Con molta ostinazione.

    Grazie. Beppe

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