Danza in un lago di pericoli
Antologico
Iannozzi Giuseppe
RADICI
(mio solo dolore)
Le mie radici
ben in fondo al cuore tuo
lascerò che s’insinuino per sempre
ché il solo nutrimento
che ho bisogno è dove il tuo seno
T’amo profondamente,
così profondamente
E se destino avverso
si dovesse a noi mostrare
col suo ghigno più tristo,
insieme lo sfideremo
con frustate di foglie e radici,
mio solo Dolore
SENZA SCAMPO CERCARE TE
Ti ho cercata, non avevo scampo
Tra la voglia d’un’imperfetta solitudine
e quella d’un eterno rimpianto,
i giorni miei perdevano colpi su colpi,
e l’orologio al polso invecchiava troppo,
troppo in fretta, trascinando via con sé
quel maledetto orgoglio che sol ieri
ci portò lontani da noi, dagli affetti veri
che siamo stati l’uno per l’altra
Son certo che mi capisci ora
che con faccia di stagno
ti dico che non avevo altra scelta
se non quella di tornare da te
per far prigione l’ostinata libertà,
quella tua ostinata libertà
che ho amato più di te
perdendoti fra le lancette del tempo
– fra gli assurdi incessanti battiti
che la pioggia suona nelle pozzanghere
a tarda sera per gl’innamorati
Ti ho cercata, ti ho braccata
per non lasciarti più la scusa
di dirmi ancora di no
Per non offrirti più l’altra guancia
e la possibilità di farla franca
Ti ho cercata, non avevo scampo
Son certo che mi capisci ora,
perché tutto quello che volevamo
ieri era d’esser gioco e tortura
l’uno per l’altra
Lo vedo bene che piangi per me,
che piangi per quel che sarà
Ma non possiamo più tornare
indietro – la dobbiamo a noi
la prova ultima che oggi
ci porterà alla deriva, a una verità
che sia uguale per me e per te
Ti ho cercata, ti ho braccata
per non lasciarti più la scusa
di dirmi ancora di no
Per non offrirti più l’altra guancia
e la possibilità di farla franca
Ti ho cercata, non avevo scampo
Son certo che mi capisci ora,
perché tutto quello che volevamo
ieri era d’esser gioco e tortura
l’uno per l’altra
Lo vedo bene che piangi per me,
che piangi per quel che sarà
Ma non possiamo più tornare
indietro – la dobbiamo a noi
la prova ultima che oggi
ci porterà alla deriva, a una verità
che sia uguale per me e per te
BINARI PARALLELI
Binari paralleli
O solo bottiglie
ubriache
che s’accompagnano
per rompersi
a tarda notte
e confondersi,
per essere infine
pezzi di vetro
tra altri uguali
Siamo paralleli
io e te
C’incontriamo però
per un bacio
e un sonoro schiaffo
in mezzo alla stazione
da dove altri treni
partiranno senza di noi
Troppi impegnati
ad abbracciarci
Troppo impegnati
a dimenticarci
di chi arriva
e di chi invece parte
in cerca di speranza
nel nome d’un dio
cui non credono
DESIO DI ROSA
Vorrei esser
della Rosa
un piccolo petalo,
sul tuo seno
dolcemente scivolare
senza che possa tu
accorgertene
Vorrei esser
tenero brandello
d’un sogno,
d’un segreto
che a nessuno
hai rivelato mai,
e dentro te restare
per raccontarti
storie di aurore,
di arcobaleni
che s’incontrano
nel Regno
dell’Impossibile
Vorrei esser vivo
per darti vita
da condividere
oltre il gelo
che la notte porta
Vorrei in te essere
E nessun altro desio
DI BENZINA E DI POVERTÀ
Ti ho abbandonata
per quella brunetta
che mi racconta sconcezze
con la sua bocca rossa,
rossa più del peccato
Ti ho abbandonata
per seguire quella bellezza
che m’ha promesso vita eterna
e fortuna al tavolo verde
Ti ho abbandonata
perché nel mio orecchio
ha nascosto il suo segreto
Ti ho abbandonata,
non cerco di negarlo
Troppe volte il sole
ha abbandonato la mia fronte,
e sempre la luna
m’ha pugnalato alle spalle
Ti ho abbandonata
per poter cantare questa canzone
che puzza di benzina e di povertà
Ti ho lasciata in completa solitudine
perché lo sapevo sin dall’inizio
che mai e poi mai m’avresti perdonato
Ti ho abbandonata, sì,
per andare incontro al destino
che Dio ha voluto per me
BIANCO CIGNO
bianco cigno,
che sullo specchio dell’acqua scivoli
sotto l’occhio mio vigile,
non pensare che abbia dimenticata
la tua bella verginità,
l’angelicato candore di ali
che al cielo doni con timidezza
e speranza
per un mondo più libero
bianco cigno,
pensiero libero che fra le nuvole
ti confondi per pochi attimi d’infinito,
ancor ti amo
e non importa quanto forte il suono
delle campane a festa o a lutto
bianco cigno,
ho le scarpe rotte e malandate,
piene soltanto di sassolini
che a ogni passo mi torturano,
ma non ce la faccio a smettere
d’inseguirti sotto i colori del cielo,
sotto i capricci degli uomini
e delle stagioni
bianco cigno,
il mattino prego di vederti in bianchezza
sulla mia pelle che fredda è di paura,
di notti passate nell’incubo d’un buio eterno
senza te
bianco cigno,
non dimenticare
che non ho dimenticata la bianca tenerezza
del tuo volo a metà per indecisione,
per lasciarmi di te un bacio soltanto
su labbra appena sfiorate
bianco cigno,
che voli libero, t’inseguo
secondo dopo secondo
per assomigliarti almeno un poco
nella goffaggine che il cuore mi dà
IN MANICOMIO
Forse non te ne sei accorto,
ma Dio s’è cacciato in manicomio
insieme agli spettri di Freud e Nietzsche
Adesso chiacchiera da mane a sera con loro,
passa poi l’infermiere e gli dà la sua pillola:
Dio la inghiotte senza batter ciglio,
e s’addormenta quasi sereno, quasi felice
Sembra un innocente poveraccio
adesso che non abita più il cielo,
adesso che non deve più decidere niente
Ha fatto una gran brutta fine Dio,
così dicono; c’è però chi sostiene il contrario
C’è chi s’improvvisa professore lungo le strade,
dicendo che Dio ha trovato la sua vera casa
in mezzo a noi
Inutile sperare che torni a illuderci
con promesse di pace e di eternità,
anche se ci chi spera e non s’arrende
Non c’è segnato nell’umano destino
che domani ci ameremo come fratelli
Faremo quello che già abbiamo fatto
Ci scanneremo sul Golgota e non solo,
e contro il cielo scaglieremo cachinni
peggio assai di quelli delle scimmie
Ha trovato la sua dimensione Dio
E l’uomo stringe a sé bestialità,
natura che gli calza a pennello;
e non mancano di certo gli attori
mascherati da Dio, che fanno fuori
chiunque oggi abbia in faccia
stampata la speranza che un giorno
l’Eterno rinsavirà
per tornare a illuderci
INUTILE
Quanti baci dispersi
Quanti amori andati
e mai più tornati
E ancora c’è chi bussa
alle porte del mio cuore
E non lo so se risponderò
Ma se sì, temo che qualcuno
dovrà imparare ad accettarmi
imperfetto, cattivo e buono
allo stesso tempo, ricco
di fragilità e contraddizioni,
quasi inutile alla vita
NEL DIFFICILE
E’ un momento difficile.
Ma è nel difficile
che si verifica la Resistenza,
che si vede quanto forte
la necessità di una Libertà
che non sia d’apparenza
o di convenienza scontata
No grazie,
non serve coalizione alla tedesca
che sarebbe orgia d’interessi
senza alcun reale cambiamento
E’ il fascismo serpente insito
nel grembo di metà paese almeno;
ma non per questo
ci dobbiamo lasciar scoraggiare
Non per questo
dobbiamo lasciare che ci morda
i piedi, o in maniera più vigliacca
alle spalle
Il lavoro che ci aspetta
è uno e uno soltanto:
ricostruire daccapo per il buono
e annichilire ogni segno littorio
che in Casa nostra è stato eretto
Solo così la Casa che è di terra,
che è di sangue – di uomini -,
sarà libera bandiera, indiscusso successo
Caro Beppe,
posso io, farti una domanda ?
Richiedo e ritengo però, che la risposta debba essere limpida come la neve, senza sotterfugi alcuni.
Mi potresti spiegare il motivo per il quale ritieni sottolineare che queste poesie siano antologiche ?
La risposta è scontata…ognuno la può intuire !!!
Ma non intendo questo tipo di risposta… conoscendoti me ne aspetto un’altra…sempre che tu me la voglia dare.
Grazie !!!
NB: fra queste ce ne sono un paio bellissime che però commenterò a te direttamente 🙂
"Mi piace""Mi piace"
Cara Rosy,
sono “antologiche perché” appartengono al passato, vale a dire che sono già state “pubblicate” su questo sito. Questo post, come altri dove ho indicato chiaramente con l’etichetta “antologico” sta a significare, come da dizionario, “rassegna delle opere più significative di un artista”. Se fossero nuove non indicherei che è post antologico. Sto dunque raccogliendo le poesie che scrissi in passato e che ancora oggi mi sembrano potenzialmente belle e non da cestinare.
C’è il motore di ricerca nel mio sito, per cui puoi verificare che tutte le poesie di tutti i post che recano la dicitura “antologico” erano già state pubblicate in precedenza. In alcuni casi nei post antologici includo qualche inedito, scritto oggi o che avevo scritto e che non avevo pubblicato. E in altri casi ancora, seppur pochi, metto a posto alcuni versi delle poesie.
Ad esempio, “Senza scampo cercare te” era stata pubblicata qui, nel 2012:
Ribadisco: nei post con la dicitura “antologico” non c’è nulla di nuovo, tranne quando indico esplicitamente che ci sono degli inediti (che possono essere in numero variabile; e in ogni caso dico quanti inediti ci sono, se uno piuttosto che due, tre o quattro).
Faccio questi post antologici per far conoscere la mia poesia ai nuovi lettori. A questo servono. Sono forse oggi un po’ più conosciuto rispetto a ieri. Nulla più di questo.
Scopo di questi post antologici è anche di raccogliere il “meglio che in passato ho scritto” non solo qui sul sito, difatti è mia intenzione dare alle stampe una antologia cartacea delle mie poesia migliori, giacché da più parti mi si chiede di pubblicare un mio libro di poesie.
Spero di aver dato le risposte che cercavi. Se così non fosse, rimango a disposizione, come sempre.
Un caro saluto.
Beppe
"Mi piace""Mi piace"
M’hai risposto come prevedevo, ma non come desideravo.
Ce n’è una che è attuale… 🙂
Ciao Beppe 🙂
"Mi piace""Mi piace"
Non ho capito e davvero non lo sospetto quale di queste potrebbe essere attuale. Solo perché ci sono le rose, cara Rosy, non significa niente di niente. Sono un simbolo poetico che uso da sempre. Prova a chiedere in giro, a chiunque: lo sanno tutti che le rose ricorrono molto spesso in ciò che scrivo. Persino per Ernesto Che Guevara ho scritto una poesia dove ci sono di mezzo le rose, “Seppelliti con una rosa”.
Ciao
Beppe
"Mi piace""Mi piace"