Guidami verso casa
Iannozzi Giuseppe
Valeria Chatterly Rosenkreutz su DeviantArt
a Valeria Chatterly,
che è zaffiro e mercurio
Lady Chatterly
E pensare, pensare
che eri bambina,
che fra le dune del Sahara
giocavi e ti nascondevi;
uscivi poi dall’ombra,
lasciando libera di volare
una risata piccina picciò
Pensare, pensare
che il miele colle mani lo pescavi
nelle quasi deserte oasi
della malattia mia mentale;
tremante mi scoprivi a spiare
dei dervisci la danza immortale,
e felice ridevi, e bene ridevi
mentr’io piangevo sale
per chissà quale
paura o commozione
Pensare, pensare
che di te persi le tracce e le trame;
e ti ritrovo oggi qui,
vindice e bella più che mai
E piano mi racconti d’un altro Egitto,
di come in bellezza hai sconfitto
le icone che non eran sacre
E pensare, pensare
che più non serve pensare
or che di mille anni vecchio io
In silenzio, a mani giunte, sto;
a gambe incrociate,
quasi uguale a un jinn,
Madonna, davanti a te resisto,
e per un po’ ancora esisto
I.
Tutte le promesse,
tutte le scommesse,
tutto quello che ieri era…
tutto ma proprio tutto
con il niente collabora
L’avresti detto mai?
Tutte le pagine bianche,
e non ci penso neanche
a riempirle
L’avresti immaginata
questa porcheria?
II.
Confesso… cosa mai
di così grave, cosa?
Mai stato un Dante,
della poesia mai
ho sfiorato io l’altezza
Ma grave m’è la colpa
d’aver al ribasso giocato
con cadaveri di parole
purtroppo sì simili a me
III.
D’un uomo
l’anima sua
non indagate:
a spese vostre
scoprireste
che dall’alto
in basso
la nera rogna
la consuma
senza mai
venirne a capo
IV.
quando nel sonno
son cadute le anime,
a mollo
in un sonno crudele,
sol allora vengono
e vengono bene
quelle cose strane
che c’illudiamo siano…
poesie
V.
quando cadrà cadrà
e non potrai tu
imprecare o pregare
quando al mondo
più non ci saranno
piedi da lavare
e mani da stringere,
solo allora capirai…
perché
quando…
quando perderà
il sax lucentezza e tenore,
di Coltrane
ricorda le labbra,
di come sapevano…
amare
VI.
Non parlate,
non d’amore almeno
Ha Caino chiesto
e gli è stato dato
il possibile e di più
Le croci lassù,
sulle calve colline,
non le vedete
ma le immaginate,
le immaginate bene,
anche se il male
che in petto nutrite
non lo sapete
a parole spiegare
Parlano le mani,
le mani insanguinate
milioni di volte
sulle natiche strofinate
VII.
In tanti lo sguardo mio
hanno accecato
dei santi indossando
i comici loro vestiti;
quando però
nei loro passi slacciati
sono inciampato
“Al diavolo!” subito han gridato,
non me ne volete dunque
se ora a modo mio
il gioco che mi conforta
lo porto avanti tirando dritto
come locomotiva
da farfalle e pazzie alimentata
VIII.
E vedermi stanco
E vederti stanca
Aver sol voglia
d’esser tradotto
là dove riposano
libri svogliati,
sfogliati e spogliati
Aver questa voglia
e null’altro da donare
IX.
Torniamo a casa,
a usare carta e penna
per lasciar di noi,
al di là del tempo,
un segno più del sogno
Torniamo a noi,
a lavorar di cuore
Torniamo a casa
Affrontiamo la strada
parlando a lungo,
come due viandanti
che uguale via
hanno da seguire
che bellissimo post poesie e illustrazione si si bellissimo lo condivid e buon onomastico a Valeria anche se in ritardo 🙂
Cinzia
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Grazie infinite, Mamma Lupa. Come ho già detto, forse troppe volte, sono queste poesie della maturità, per il verso tende all’essenzialità così come è giusto che sia. La grandezza è nella misura e nella sostanza.
Buon onomastico, cara Valeria. Spero davvero che queste mie povere poesie siano di tuo gradimento. ❤ ❤ ❤
Beppe
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