Sognatori caduti nel Niente
ANTOLOGIA VOL. 273
Iannozzi Giuseppe
SI SPENGONO LE LUCI
Piano,
in silenzio quasi,
si spengono
a poco a poco le luci,
e si raffreddano gli animi
ma mai abbastanza, mai:
e bruciano, bruciano
sulla linea del tramonto
speranze e promesse
per accompagnarci
nel cavo della notte,
nella sua profondità
che sfida di Dio
l’eterna Luce
– la Genesi.
COLPO FINALE
Copiose lacrime han scavato
la dura roccia millenaria;
resiste però la Rosa nel Deserto,
miraggio per poeti dimenticati,
per tutti quei sognatori
in un niente caduti nel Niente,
che in silenzio da Oriente
a Occidente serpeggia
E ronza un moscone all’Ultimo Bar:
mano al bicchiere vuoto, in gola
butta giù un’arida goccia di gin
prima che sia l’ira dell’indecifrabile jinn
ad arrestargli il pomo d’Adamo;
e in sconosciute vie di periferia
la Ruota della Fortuna tentano gli orfani,
nel fumo di Mosca subito seppellendosi
E sulla scrivania attende la Remington
che infine giunga un perfetto nessuno
a far volare via il carrello; attende
il colpo finale
LASCIA CHE SIA L’ANIMA
Lascia, lascia
che sia l’anima mia
a spogliarti,
e lascia che sia la Luna
a cucirti addosso sogni d’argento
Come uomo innamorato,
ogni giorno la vita mia
la dono a te per perdermi,
per perdermi a lungo,
a lungo e ancor di più
fra le bionde trame
dei tuoi capelli ribelli;
davanti a te
in ginocchio cado piano
al tuo seno ancorando
l’occhio malandrino
Cos’altro ti serve per capire?
Cos’altro ti serve per capire
che una rapina a mano armata
mai e poi mai sarebbe bella
quanto la tua pazzia
di dirti e non dirti mia?
Te lo dice,
te lo suggerisce anche la Luna,
che dalla sua scenografia
si tira giù:
da un uomo,
davvero,
non si può ottenere di più!
E te lo ripeto anch’io
prima che
un non previsto tuo silenzio
per sempre nella ruggine
mi soffochi la bocca
QUESTA NOTTE CONTA
Questa notte,
questa notte conta,
conta più stelle in cielo che anime
A piedi nudi o no
ho percorso strade
che portavano dove portavano
Impossibile allontanare
la tentazione dell’amore
Ho percorso strade
che portavano dove portavano
E ho visto donne spogliarsi subito
e altre rivestirsi dopo due minuti
perché la Luna spiava la loro bellezza
E lo ammetto, con occhio curioso
ho spiato tutto ciò che era proibito
E questa notte conta,
conta più stelle in cielo che anime
E lo ammetto, sono caduto,
ancora una volta sono caduto
al centro d’un miracolo:
nella tentazione dell’amore
Di tanto in tanto,
come il Siddharta faccio mia
la posizione del Loto,
e rigetto il buio che di sé si nutre;
la verità è che
a lungo non so meditare,
sveglio allora le gambe,
sveglio l’uomo e i suoi muscoli
per amare ancora,
per lasciarmi tentare
Per essere un eroe fragile fragile
Questa notte,
questa notte conta,
conta più stelle in cielo che anime
Davvero non c’è altro da sapere
per far brillare l’anima mia quaggiù,
dove nella mia condizione io sto
Dove nella mia condizione io do
CON LA TUA BOCCA
E I TUOI OCCHI LA MORTE
Avevi detto
che mi amavi.
Che ero per te l’uomo
dei tuoi incubi,
dei migliori
e dei peggiori anche.
Sei adesso con un altro
più bello e di me ricco.
E sono io qui a leggere
con occhi lucidi lo sfratto,
mentre schiaccio scarafaggi
con la residua impronta
dell’anima mia
che sotto alle piante dei piedi
nuda m’è rimasta incollata.
Mi corteggia la Nera Signora,
al mio fianco sta, e mai,
mai dà segno di stanchezza:
ha occhi incredibili uguali ai tuoi
e labbra turgide come le tue;
la bocca mia silente e cianotica
la bacia e la bacia, e la fa sua.
BELLI E FOTTUTI
E se ne vanno gli anni,
e ogni anno attraversano
il capodanno, il carnevale,
la Pasqua e il Natale;
i bei tempi
che riempivo io di speranze,
alla fine han messo sbarre
sulla faccia mia;
e poi dire, e poi fare
senza mai saper dove andare.
E il sorriso ormai vinto,
stanco come quello di certi vecchi
con in bocca voce di dentiera
e perenne sapor di tabacco.
Scacco,
ed è matto.
Posto prenotato in manicomio,
e mai più,
mai più le giovani lunghe gambe
delle donne, delle belle
che sol ieri,
con un sorriso esagerato
sulle labbra di rossetto,
dissero di me poeta,
per presto lasciarmi
fra le scartoffie
di cento e mille altri
quasi uguali a me.
Così in fretta perde
un battito il cuore;
inventare un racconto
per pagare il conto,
o solo per difender l’onor mio
che per poco che è ancor c’è.
Dicono “va tutto bene!”,
dicono e subito ridono
l’indice puntando al giovane che ero,
un finto eroe
sempre disegnato bastardo.
E buttar giù l’ennesimo caffè,
sperando di rimanere sveglio
per pensare a niente in particolare,
prima che sul palco si spenga la luce
e nell’amaro buio infine ammettere
“sì, son stato un illuso,
nient’altro che questo”.
Scacco,
ed è matto.
Bei tempi, sì,
belli e fottuti.
CI SIAMO INNAMORATI
Ci siamo innamorati
che eravamo troppo giovani,
ignoravamo la regola delle 5 W
Ci siamo innamorati
perché non avevamo altri sogni
in cui versare la coppa della giovinezza:
io le mie tasche di piena povertà,
tu la tua gonna con lo spacco
Eravamo due tipi alla moda?
A modo nostro eravamo belli
Belli e perdenti
Ci siamo innamorati
guardando un brutto film in un vecchio Cine:
all’incappucciato gli friggevano le cervella
mentre la sedia elettrica rideva elettricità
Eravamo troppo giovani
per poter capire che l’anima ha un suo peso
anche se non lo sentiamo
Ci siamo baciati
davanti a quel locale che è poi saltato in aria
sotto un cielo rasato da un tramonto di sangue
Tutti quei corpi morti ci facevano paura
Ci facevano sentire più storditi che mai
sotto quel cielo così tanto rosso, e l’IRA
Ci siamo innamorati
E abbiamo nascosto l’ignoranza
che ci divorava le budella:
del mondo, di come gira,
non sapevamo un emerito cazzo
Ci siamo innamorati a prima vista
E intanto Jeff moriva affogato e muto
E Tim dall’Aldilà suonava un disco rubato
al Mercato delle Pulci
Ci siamo innamorati
delle nostra bella retorica
e del David michelangiolesco
Ci siamo innamorati
e dio non ha degnato d’uno sguardo
le mie tasche vuote e il tuo spacco
Ma ci siamo innamorati
ed eravamo quasi innocenti
MIE DOLCI PUTTANE
Mie dolci puttane,
se in mezzo alla strada
mi son sentito solo,
non a lungo; assetato,
dalla seta delle vostre gambe
con carezze e altre gentilezze,
presto son stato dissetato;
e che importa se per un momento
o due, che importa!
Mai stanche d’abbracciar
l’umana debolezza,
così siete, mie dolci puttane:
da peccatore vengo,
col capo chino,
e sulle labbra una punta d’amarezza
dall’istinto mio di poeta non-poeta
un poco appena stemperata.
NELL’AMORE ABBRACCIAMI
Abbracciami, abbracciami,
e poi fra le gambe legami bene
Non ha senso,
non ha senso ostinarsi
a cadere nel silenzio
Entrambi abbiamo delle colpe,
mai ho però dimenticato il dì
che dalla tua bocca
il primo bacio si dipartì,
e come Dio comanda
presto giù pioggia di carezze
e di altri non riferibili ardori
Quando già lontano il mattino,
in una nuvola di capelli
con passione svegliami:
e fino allo sfinimento tormentami
I sogni che hai, i sogni che fai
nel sonno uguali ai miei falli;
e svegliami, veloce svegliami
Fra le gambe legami,
fra il cielo e l’infinito
della tua anima legami bene
QUALCHE VOLTA
Qualche volta
accade che
notte venga
e non finisca
se non contro…
muri di nebbie
BLUES DI PIOGGIA
Qualcosa
che sa di blues
camminare da soli,
sotto la pioggia:
unica compagnia
pozzanghere
che il volto ti spruzzano,
che ti ricordano
che più non sono
i passi tuoi di gioia
Qualcosa
che t’invecchia
andare e andare
senza una meta,
di tanto in tanto spiando
le nuvole alte lassù:
e capire che nemmeno Gesù
fu solo quanto te
Qualcosa
che ti sprofonda giù,
nel blues
Qualcosa
che sa di blues,
che d’improvviso
ti fa arrestare
il passo nel passo
Qualcosa
che sa di morte
camminare da soli,
sotto un cielo
che non ci ha pensato su
a sputarti in faccia
quel che sei e che
domani forse
ancor sarai
CHE LA POESIA SIA BELLA!
Che la poesia sia bella
e dell’anima sia il respiro,
non lo metto in dubbio,
in dubbio quasi mai, io;
anche se poi,
a ben vedere, sol di rado
di gioia si può cantare:
il Bardo, volente o nolente,
con animo dolente
ha più spesso da dire
dei fattacci che, ahinoi,
nel mondo accadono.
E quasi mai gli è concesso
un minimo ristoro,
dimenticar se stesso
e il mondo d’attorno.
GUARDAMI, GUARDAMI ANCORA
Guardami,
guardami ancora
I miei sbagli sono
e sono tanti, tanti;
li puoi vedere,
a uno a uno li puoi contare
guardandomi oggi
negli occhi stanchi,
sporgendoti sul mio ieri,
su quei gigli bianchi
che dai prati strappai
con la stupida arroganza
d’una giovinezza
che è finita, marcita
… da un pezzo oramai
IL NOME DEI MORTI
Siamo già al giorno
senza fiori,
e tu ti chiedi
se le mani nude e ferme,
se i guanti o gli schiaffi
La farina, la spiga, la polisemia
Il cammello non passa ancora
per la cruna dell’ago;
e ancora la luna forgia l’argento
E ancora si tinge di te
questa notte che i morti
li chiama per nome
SACRALITÀ
In quel caffè tante le risate
della gente ai tavolini
Ammiravo io
la lunghezza delle tue gambe
Il cuore d’un maniaco al tuo fianco;
e la mia mano sulla tua, con la voglia
di commettere una pazzia,
di finire in manette nel tuo letto
nel nome della sacralità della carne
COME SEMPRE
Come un diamante falso
Come un limone spremuto
Come un ago sottopelle
Come caramelle da uno sconosciuto,
o come un’enciclopedia aperta
che in fondo nessuno ha mai letto
Come un attacco di panico
Come l’ultima sigaretta
MORTALI
nasciamo angeli
affinché
l’età adulta
ci sveli diavoli
e mortali
Caro King, ne ho lette tre di tue poesie, bellissime, ma questa :
E se ne vanno gli anni,
e ogni anno attraversano
il capodanno, il carnevale,
la Pasqua e il Natale;
i bei tempi
che io riempivo di speranze,
alla fine han messo sbarre
sulla faccia mia;
e poi dire, e poi fare
senza mai saper dove andare.
E il sorriso ormai vinto,
stanco come quello di certi vecchi
con in bocca voce di dentiera
e perenne sapor di tabacco.
E’ troppo vera e reale e stamani la porterò con me nel cuore, mentre vedo la cruda realtà di certi vissuti, di visi angosciati, che si sentono sollevati solo per un sorriso. Grazie King caro mio love di tutti i tempi da che ti conosco. Ti rileggerò Domenica. 1 Abbraccio ,ed un grande bacio, ciao, buon Venerdì♥ ♥ ♥ ♥ ♥
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Che regola è delle 5 W.?
Mi piace “[Qualche volta]” in quelle poche righe si legge tutto e tanto.
Bella BLUES DI PIOGGIA, in povere parole le ho lette tutte, e ti ho ammirato. Sei Grande King. Buona Domenica, 1 Bacio♥ ♥ ♥
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La regola delle 5 W è semplice: Who, What, Where, When, Why. In Italiano, Chi, Cosa, Dove, Quando, Perché. Quando si scrive, bisogna sempre tener presente questa regola, solo così è possibile essere chiari.
Alla fine sei riuscita a leggerle tutte. Sì, lo so, io pubblico sempre un libro. I miei non sono post. 😀
“Qualche volta” è forse un po’ ungarettiana, mentre “Blues di pioggia” potrebbe essere il testo per una canzone triste, ricca di blues.
Sono vecchio e non grande, cara Vany.
Un bel bacio a te che mi leggi sempre. ♥ ♥ ♥
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Non so quanto sia realista, io ho parlato, o meglio, ho scritto descrivendo una vita. La vita non è quasi mai facile per nessuno. A ogni modo, la poesia l’ho scritta e riscritta diverse volte. Con il tempo ho imparato che la poesia ha bisogno di essere rivista più volte. Solo di rado uno scritto riesce bene al primo colpo. Non sono un poeta, questo è chiaro, ma i poeti, quelli veri, non scrivono di getto: rivedono le liriche scritti più e più volte, le riscrivono, tolgono il superfluo, e talvolta aggiungono qualcosa.
Buona serata domenicale, cara Vany. E un bacio grande. ♥ ♥ ♥
King
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