DONNE, SCRIVEVO MICA MALE! – ebook – supplemento a “Donne e parole. Sulle orme di Leonard Cohen”

DONNE, SCRIVEVO MICA MALE!

ebook per Donne e parole. Sulle orme di Leonard Cohen

Iannozzi Giuseppe

Leonard Cohen

LE TUE GAMBE

Ho sognato un mondo d’amore,
di seni sodi e di volti gentili
Ho sognato l’erba alta sfogliata
dalle carezze degli amanti
in cerca d’un filo d’ombra
prima di fare all’amore,
e alberi frondosi, verdi, carichi di fiori
che domani saranno frutti maturi

Ho sognato un mondo
Quelle labbra,
oh quelle labbra sì rosse
che a morderle fan tremare l’anima;
la tua bocca sì dolce,
e la mia mano sul tuo volto
a sfiorar con la punta dell’indice
l’incertezza tua sospirata a metà
prima di darti all’ardore della lingua mia,
mentre la sinistra già scivola
lungo le gambe nude in bellezza,
dal calore di Dio baciate

BIONDE RISATE IN RIVA AL FIUME

Era tutto così bello,
il sole che picchiava forte,
e l’erba alta verde e soffice
Fiori dappertutto,
e nell’aria profumo di fragilità

Dall’idillio intorno a me cullato,
fra le dita una ciocca bionda raccolsi
e scoppiasti tu subito a ridere
insieme al piccolo fiume
da noi così poco distante

Era d’oro quella ciocca
E il tuo volto felice
era estasi in un bianco sorriso;
fui così tentato,
così tentato di credere al divino

Arrossendo lievemente,
ti alzasti nascondendo le gambe
sotto la corta gonna
Fra le scomposte chiome degli alberi
prendesti a correre,
come braccata da una feroce felicità
Fino alla riva del fiumiciattolo ti portasti
In esso i nudi piedi calasti,
rabbrividendo un poco appena

Ti ero dietro
Affannato ammirai te
muover sicura i passi
Ridevi alzando spruzzi al cielo,
un calcio e poi un altro
– una bambina che vuol giocare

Rimasi, non so
per quanto tempo,
con quella immagine di te
nel cuore piantata
Poi fui costretto a esalare
l’ultimo respiro

TRA PENSIERI E SOGNI

Mi spancio
all’ombra d’un salice piangente
spogliando il giallo d’un crisantemo,
cercando l’illuminazione
fra le ombre e il frusciare del vento,
nel mezzo dell’erba alta carezzata
e subito piegata; non una voce risuona,
l’intorno si allarga, valica montagne
ricordi e donne; resiste il pensiero
che sono vivo, ed allora dormo,
spengo l’essere vigile, affronto il sogno.

SACRIFICIO

Nell’amore avete confidato
e nella sua trappola siete caduti,
come tutti
Che c’è di nobile
in un simile consumarsi?
forse la gloria del sacrificio
di chi per un amante ha tutto speso?
E ditemi, avrà mai qualcuno
memoria di voi?
Ditemi, se un anelito di sincerità
ancora resiste nella poca vita
che fredda si fa nella bocca ansimante,
così che possa scrivere sull’algido avello
epitaffio gentile che non sia uguale
ai già tanti milioni nell’oblio sepolti

AMANTE MIA

Avanti, avanti, Amante mia
Getto la maschera di gesso
Da tempo s’è fatto il gioco mio
quello d’un asino,
pesante nonostante la leggerezza d’angelo
dell’anima tua, che alla mia s’accosta
per insegnarmi del dì la luce fra cieli
che si perdono dall’Irlanda al Canada

Avanti, avanti, Amante mia
Questo dì si è appena sposato
a un ricamo di bianche nuvole,
che mi lasciano senza fiato
– che mi lasciano supporre
la profonda bellezza della tua gamba
prigioniera d’una giarrettiera

Non ho soldi in tasca
e nemmeno illusioni da sbandierare
per farne grido di rivoluzione
tra i fischi dei treni giù in stazione
Batte però forte il cuore, e ho sogni,
sogni che nel tuo sguardo
mi nascono al mattino
e che mai muoiono
alla sera negli occhi tuoi

Amante mia, sol ti chiedo
di non lasciarmi
Non tengo il coraggio
di restar fermo
tra gli arrivi e le partenze,
Tutto quello,
tutto quello che di bello ho
l’ho da te imparato

Avanti, avanti, Amante mia
In questo dì che si spande all’infinito
– una volta per tutte – asciuga le lacrime
e diglielo a quelli che di te si prendono gioco
che lui non ti lascerà per un’altra
né oggi né domani,
né quando l’eternità sarà su noi
Avanti, diglielo a quei brutti ceffi
– che le mutile loro arpe più non accordano –
che la musica dell’amore per sempre dura
quando un uomo e una donna
le loro mani legano

Avanti, Amante mia,
Getto la maschera di gesso
Asciuga le lacrime e reggimi la mano
Non abbiamo bisogno d’altro che di noi
… che di noi

GUARDANDOTI ANDAR VIA

Ho perso
guardandoti andar via

D’ora in avanti resterò fermo,
condannato
nella posizione del loto

Precipitano le cascate,
non vede Dio l’uomo nello spazio,
e il pappagallo sempre si ripete:
le quattro parole
che dalla tua bocca ha imparato ripete

Per un momento le tue risate
le ho pescate
in un buio più profondo di me
la vastità del cielo spiando,
sognando di spaccare rocce col fiato

Non ho fatto in tempo
a rendermi conto
che le candele che avevi acceso
la luce avevano esaurito
in una stanza già vuota
di risate e illusioni

D’ora in poi resterò fermo,
nella posizione del loto
Resterò sulle frequenze
di quell’uomo sputato nell’Infinito

UN’ALTRA VERITÀ

Quanta notte
costringe la notte
a farsi sempre più buia e profonda
fino a un limite osceno

Quanti respiri
E quanti, quanti sospiri
ingoiati a forza:
non sospettavamo
d’averne così tanti
E la sigaretta dopo l’amore
E i tuoi occhi lacrimanti
che però bruciano
e son brace di braci
mentre accarezzo la tua nudità
in cerca d’un’altra verità

FINE DI UN AMORE

Dieci baci bastarono, furono
abbastanza in questa stanza
Dieci baci si sfidarono
fino all’ultimo fiato
E tu – quando in ginocchio caduto
sol più masticavo una afona poesia
di niente – m’invitasti a risollevarmi
perché avevi un cappellino très chic
e ci tenevi davvero tanto
che lo ammirassi a lungo

In un tango,
fra passi e veloci baci,
venne l’addio,
calpestando ricordi
che per un po’
sotto la suola delle scarpe
rimasero appiccati

IL SILENZIO DELLA MORTE

Straniero in terra
di consumata guerra
conto delle stelle gli anni,
la lontananza che da loro
mi separa
Quante invalide notti qui
ad aspettare speranza
mentre cadevano uomini
e tutto l’intorno si faceva
spazio di fantasmi,
di mute voci,
non oso confessare
all’alma mia ora piagata
su questa spiaggia

S’alza stanco il mio Navigatore
e mi indica i compagni miei oggi sì muti
Ma basta un mio vago gesto,
un cenno del capo appena
perché tosto si dissolva
per congiungersi alla mutezza
che sta in bocca a ogni corpo abbandonato
orrendamente straziato

Quanti sono così al cielo esposti,
immobili nella morte
e non raccolti in cristiana sepoltura!
E le mosche a divorare quei volti
che in vita mi diedero voce d’amicizia
sotto gli sguardi prepotenti del sole

Chi per disgrazia
oggi Unico Sopravvissuto
di facile morte non muore;
e l’astuto imperfetto Silenzio
piano lo consuma in atroce pazzia
nell’incessante ronzio
di milioni e milioni di mosche

ASCOLTO I NERI PENSIERI

Bene o male,
ascolto i tuoi neri pensieri
E la bocca mia,
senza ritegno alcuno,
sol desidera sposare la tua
Ho forse colpa
se le labbra non amano lo spirito
ma la carne solamente?

Creatura della Notte,
desidero l’Impossibile,
e per questo i Nani
m’hanno spinto alla gogna:
anelano a cavarmi
di bocca il sogno
Col forcipe in mano
se la ridono della grossa,
lasciando la lingua schioccare
contro il palato
Mai e poi mai riusciranno
a farmi abortire il sogno:
nani sono, nani maligni
il cui cuore peloso e puzzolente
al buco del culo delle scimmie
rassomiglia
Perché desidero l’Impossibile,
sta’ pur certa che mi libererò

Creatura della Notte,
soltanto ti chiedo di prepararti;
la prossima volta
che sarò nudo ai tuoi piedi,
sarà perché maturo è il tempo
Non uno resterà in piedi
dopo il nostro accoppiamento
non uno potrà dire
d’aver avuto il tempo di…

COSÌ FATALE

La strada è la strada,
ogni povero diavolo la corteggia
masticando buio e coraggio

Sulla croce muore Gesù
senza lacrime,
senza disperate urla
da dare in dono al cielo
e ai pochi ai suoi piedi
Nudo e crudo muore
sotto un cielo che partorisce
grasse nuvole nere,
come il culo del diavolo nere
E in eterno uguale rimane
questa mia breve poesia…

come il culo del diavolo
fatale, così fatale

CORVI DEL DESTINO

Miei corvi, ali nere senza riposo,
volate, dentro alle nubi gettatevi,
bucatele, e sulle carogne nei deserti
e nelle città abbandonate scagliatevi,
e delle putrescenti carni
integro non lasciate un brano

Venuto è il tempo che aspettavamo
in cima alla Torre di Babele
con bocche mute e impazienti
E’ venuto il Giudizio e non uno
troverà pietà o verità adesso
che l’oggi è senza un domani

Negri miei orrori, rendete la Ragione
al Re che con pazzia vi ha custoditi

LA FINE DEGLI ANGELI

Tutto è finito
Ogni cosa ha perso
valore
Tutti gli angeli
caduti
schiantati
sulla durezza
delle nostre anime
hanno assunto
quella volgarità
che ci tiene in piedi

ESSERE IN SETTE VITE

Del gatto gli occhi son spiriti di ieri
Ti osservano dall’inferno dell’essere
in sette vite e in nessuna in particolare
Ti osservano
Altro non possono
Vengono da lontano, da oltre il Nilo
E l’uomo che t’ama
è appena andato via con la scusa
di dover far rifornimento di sigarette
In fondo lo sai che presto tornerà,
come sempre, stanco d’aver perso
un’altra volta la sua scommessa
Ti racconterà di come ha provato a bere
da un finto specchio d’acqua in un deserto
E di nuovo in tuo possesso sarà

ALL’OBLIO DESTINATI

destinati ad amare
per due graffi di solitudine sulla schiena
destinati a fare i buffoni
per un sorriso di piorrea e una dentiera
destinati a strizzare l’occhio
per non vedere chi vicino a noi muore

destinati ad essere eterni invalidi,
pallottole lanciate nello spazio
per incontrare della carne la fragilità

…lecchiamoci le ferite
o cominciamo a cadere
come foglie al vento
nella tomba dell’oblio

COL VENTO VAI VIA TU

Te ne vai
col vento, tu
In altro dove ti porti
dove non posso io
raggiungerti
e in ginocchio
chiederti di nettarmi
dal solo occhio buono
che m’è rimasto
quella lacrima
che sì tante volte
vedesti
scivolar giù
sul mento mio

E’ quasi il giorno
che ci vide
l’uno accanto all’altra,
e deciso hai
che arrivata è l’ora
di dimenticare
il buono e il cattivo
allo stesso modo
Ti fai lontana,
lontana come foglia
che il vento la suona
per farne sua armonica
di libertà
se non proprio di verità

LUPA

Quando mi venisti accanto
addosso avevi l’odore della Lupa,
ma più forte era il profumo
di quei mille vergini fiori
intrecciati sul tuo bianco petto
E negli occhi l’azzurro del cielo

UN BACIO SOLAMENTE

L’ingenuità
d’una colomba
ferita
Il tuo volto
sul mio
stranito
Un bacio solamente
che però
brano a brano
l’anima
dal petto
m’ha scavato

LA PIÙ BELLA E DESIDERATA

Tu, la più bella e desiderata
Da quel tragico paradiso
d’una felicità sempre uguale,
ti ho strappata
Sul mio petto ti ho portata:
eri tu
come una rosa appena dischiusa,
un po’ timida e fragile
ma feroce di spine sullo stelo

Per bere una goccia del sangue mio,
un dì di primavera mi hai graffiato
Così tanto mi sono commosso
e non ho osato, non ho osato dirtelo
Ti ho però baciata,
più a lungo del solito
E hai tu capito, e ti sei presto alzata
e nuda ti sei specchiata facendoti triste;
sei poi tornata da me
e piangendo ci siamo addormentati

Attraverso le commessure delle persiane giù
il mattino è poi arrivato e con le sue lame di luce
i nostri occhi di pianto rappreso ha stuprato

E ancor t’amo, ancor t’amo

MI GUARDAVI STRANO

Tu mi guardavi strano
Avevo io appena scoperto l’amore
Ti sembravo, buffo ti sembravo
a riempirmi la bocca di baci

Hai fatto tu la doccia
Ho aspettato io indeciso,
innamorato dell’odore di te sulla pelle
Poi il telefono ha dato uno squillo
Tutta bagnata sei corsa a rispondere,
come se da quella telefonata l’avvenire

Ti ho cercata sotto l’Angelo di Marmo
Di te ho chiesto ai dannati di Pigalle
e nelle case di Genova mi sono nascosto
sempre invocando il tuo nome

E ti ritrovo oggi, qui, uguale a ieri
né invecchiata né innamorata,
mentre affilo coltelli in strada
per portare a casa, a sera fatta,
pochi danari a malapena utili
a non lasciar morire la bocca

CANTO LA VITA CHE FUGGE

Canto la vita che fugge,
che più non avrà beltà
o verità da dire
al cielo di nuvole gonfio
e di sole a sprazzi
Canto quel che i pazzi
non sanno dire chiaro e tondo,
che il tempo è poi sempre
un momento:
non s’ha mai forza di condurlo
alla bocca che già è passato,
lasciando ogni viro scontento

Canto, canto e m’accontento
M’accontento
come un malato terminale
povero in canna,
che stende la mano
senza sapere se una moneta
o un colpo di pistola in dono

SE MAGIA E BUGIA

Se magia e bugia
son per te la stessa faccia,
prima o poi, o l’una o l’altra
sceglierà di star a te accanto
con affilato stiletto
e sulle labbra ti taglierà di netto
la dolorosa sua verità,
senza che tu ne abbia
comprensione

E parole di sangue sputerai
cercando con le mani
di far tampone alla ferita,
scoprendo che non c’è colore,
che non c’è il rosso a tingere
la pelle nonostante il dolore
lacerante

FRA LE MACERIE

Fra le macerie
di quel vecchio casolare
dove giusto ieri lo facevamo
riparati da un po’ d’ombra soltanto,
su te avevo investito qualcosa di più
dell’anima e del suo bossolo
Su te avevo investito qualcosa
che non è davvero possibile spiegare

Non puoi farmi fuori con un bacio
e scappar poi via in punta di piedi,
nuda ma come se mai fossimo stati
fra gli amanti i più generosi e focosi

FRA LE MIE BRACCIA

Fra le mie braccia
si muore
come d’inverno,
aspettando
primavera;
più conveniente è
non lasciarsi cullare
da me

Che il sottobosco
torni
a profumi di muschio…

Giù in paese
già i comignoli
esalano fumo;
e ciarliere le donne
riscaldano i pani
portandoli accanto
al fuoco

Presto
altre vite
legheranno vite
tagliando
cordoni ombelicali,
guadando fiumi
di culture diverse,
dall’Arno al Po

DI QUESTO SOSPETTO

A gran voce
chiesero la verità
Gettai loro pane
in abbondanza
Stanno ancora
alla porta incollati
a bussar forte,
col pugno chiuso
Nutro così sospetto
che ci dev’essere
qualche cosa
che l’animo morde
più della fame

E di questo sospetto
non chiaro mi nutro

IN DUE

In due andiamo
tra cessi e rottami
di seconda mano
Uno avanti,
l’altro dietro

Di niente ci lamentiamo
Ma quando si fa sentire
la solita cipolla
o un vecchio callo,
di brutto bestemmiamo

GRAZIE

Grazie
per la gioia
che
fra le lenzuola
mi hai dato
Ma
ancor oggi
ho paura
di guardare
il volto
del buio dormiente
sotto il letto

VITTIMA

Con occhi consumati di sonno
da te ritorno per essere vittima
finalmente

COME UN UOMO

Vindice
poi da me verrai
come un uomo
senza pietà

MALVAGI

Malvagi fischiettano,
con l’indice
e un sorriso d’ambiguità
ti puntano
Si fanno poi in volto scuri
e buia diventa la vita
ch’era tua

O L’UOMO O IL POETA

Del poeta la poesia bell’e finita si ama,
non il segreto dolore dentro al petto,
non la fame che nell’oscurità della notte
sempre lo spinge a cercar negli altri
uno spicchio di sé, dell’uomo che fu

Dal lume d’una candela confortato
sulla vergine carta l’inchiostro versa,
sempre stando ben attento a non sciupare,
con quei rivoli di sale che le gote gli bagnano,
le parole in bella calligrafia vergate

E tu, mia bella Fata, chi o cosa oggi ami?
Non v’è certezza d’un Dio nell’infinito,
ma più vero è che ogni giorno cade un poeta,
intorno a sé sol raccogliendo il silenzio,
talvolta un misero alloro alla memoria

Chi o cosa oggi ami?
Ricordati domani di me,
dell’uomo forte e fragile,
e un secondo solo dedica al poetastro
che con l’infantilità dei suoi versi
ti ha incantata e cantata

UNA DONNA CON LA GONNA

Una donna con la gonna un poco lunga
che mi faccia sballare
con un ballo di religiosa peccaminosità,
perché possa capire
che fra le vene dello specchio infranto
resiste l’immagine d’una femminilità
non votata all’anaffettività

Una donna che mi prenda,
che bene mi prenda,
sconvolgendo certe mie stupide certezze
Una donna che, armata di fantasia,
a piedi scalzi, sulle braci cammini
per arrivare a baciare il pallore della Luna
Una donna che dall’anima mia
rada a zero la noia

Una vergine che senta dentro di sé
la puttana che bella la fa

Ma troppo davvero pretendo io,
pretendo io l’erotismo di Babilonia

DA TEMPO DIMENTICO

Da tempo dimentico
le date importanti;
poco importa che ci sia
la luna che suda lame d’argento
o il sole
che nello spazio spande luce
Non è stato sufficiente estrarre
la spada dalla roccia per giustificare
le tristezze, i mali da Est a Ovest

Rimango goffo nello sfiorare
d’una farfalla i colori in volo
sulle ali del vento;
forse per colpa d’una lacrima di whisky,
o del bastone che insieme alla spada
mi tiene compagnia

C’è laggiù un giardino senza nomi
Non ci va mai nessuno
perché nessuno sopporta il dolore
di chi non può riposare

Non è stato sufficiente imbiancare
la barba e perdere i capelli,
saggezza non è venuta dalle stelle
Ma tu, tu sei sempre più bella,
ne sono più che mai certo
Questa verità, questa verità,
sì semplice e complicata,
tu, per colpa mia, non la dimenticare

SOTTO LA PIOGGIA

Un randagio sotto la pioggia
cerca nel cielo di nuvole e notte
l’alta ispirazione per tirar giù
un goccio di piscio, e un guaito
che arrivi fin lassù

E ci sono, ci son sempre stati
i tuoi grandi occhi blu
a sciogliere questa cosa,
questo blues,
così penso che continuerò
a vendere stracci e poesie
alle donne per veder la gioia
gonfiarsi nei loro seni

VIENI, VIENI, PREGO OGNI SERA

E vieni, vieni, prego ogni sera,
prima che si consumi della fede la cera
Come zingaro aspetto preso sotto
il peso della luna per vedere
una volta ancora le tue gambe di miele
E vieni, vieni, ripeto lento lento,
fumando del pacchetto l’ultima sigaretta

Ho visto crollare il muro di Berlino
e le Torri gemelle; non mi aspetto granché
dal futuro; da centinaia d’anni
l’Ebreo Errante nasconde un piano
nella sua tasca destra e a tutti va ripetendo
che non ci sarà un posto sicuro per nessuno
quando Gerusalemme e la Mecca cadranno

E vieni, vieni, ho del buon vino,
bicchieri di cristallo e un violino
Manca solo la tua bionda bellezza,
il tuo sguardo blu e fatale
per dar sicura sepoltura
alla bruttezza della mia faccia

E vieni, vieni, ripeto lento lento,
fumando del pacchetto l’ultima sigaretta

SCRIVONO POESIE

I più scrivono poesie
per farne epitaffi scontati;
io invece attendo
che il dì si spenga nel buio
per sentire la tua canzone

I più dimenticano i veri poeti,
le pallottole d’argento lucido,
le sofferenze delle rose;
gioco con i soldatini
pregando il Buddha che ride,
affinché non cadano
nella trappola della ruggine

I più scrivono e scrivono
senza posa, mai stanchi;
come un bambino illegittimo
attendo che tu mi dia gioia
con un bacio in punta di piedi

Aspetto te per non cadere
nella trappola della vecchiaia


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Donne e parole. Sulle orme di Leonard Cohen - Iannozzi Giuseppe - Il Foglio letterario

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Perché leggere DONNE E PAROLE. Sulle orme di Leonard Cohen

Al di là del fatto che questo volume, DONNE E PAROLE. Sulle orme di Leonard Cohen, accoglie poesie mie, penso sia davvero un gran bel regalo da fare e da farsi, soprattutto oggi che la nostra società è sempre più avvezza al cinismo e alla cattiveria.
C’è tutto in DONNE E PAROLE: amore platonico, amore pensato, amore fatto con il corpo ma sempre con l’anima in gola, amore cavalleresco, amore sofferto, amore idealizzato, amore disperato, amore perduto, amore pianto e sofferto, amore come religione, piccole delusioni affettive, sogni d’amore, etc. etc.

Le poesie, scelte fra le migliaia che ho scritto nel corso degli anni (15 o giù di lì), sono state tutte riviste e corrette nel corso di un anno. La cifra poetica non la so, non spetta a me dire: posso però dire qual è stato il mio intento… quello di portare, a lettrici e lettori, della poesia di sostanza, di emozioni non riciclate.

DONNE E PAROLE è dedicato alle donne, a Tutte le donne che, nel corso degli anni, mi hanno seguito leggendomi ed emozionandosi. Ed è dedicato al Sommo Maestro, Leonard Cohen, cui tutto devo. 

Inutile negare che da sempre sono stato influenzato dalla poetica di Leonard Cohen, Francesco Guccini, Pasquale Panella, Franco Battiato, Roberto Vecchioni, Claudio Lolli, Cesare Pavese, Dino Campana, Gabriele D’Annunzio, Guido Gozzano, Federico Garcia Lorca, Hermann Hesse, William Blake, George Gordon Byron, John Keats, Edgar Allan Poe, William B. Yeats, Walt Whitman, Jacques Prévert, Pablo Neruda, etc. etc. Chiunque avrà modo di leggere DONNE E PAROLE, credo non potrà non rendersene conto.
Al di là delle influenze poetiche masticate e digerite, in DONNE E PAROLE è evidente uno stile particolare, uno stile pienamente mio e originale che fa di me un autore lontano da un po’ tutti gli stilemi attualmente in voga.

Giuseppe Iannozzi

Iannozzi Giuseppe

Iannozzi Giuseppe

Quarta di copertina – DONNE E PAROLE. Sulle orme di Leonard Cohen nasce dall’esigenza dell’autore, Giuseppe Iannozzi, di portare, per la prima volta, a quanti amano la poesia, una antologia della sua migliore produzione poetica.
L’autore ha quasi sempre rifiutato il titolo di “poeta”, nonostante sia stato detto tale in più di una occasione. DONNE E PAROLE. Sulle orme di Leonard Cohen si prefigge lo scopo di accontentare lettori e lettrici che, nel corso degli anni, gli hanno chiesto di pubblicare un libro di poesie.
In questa antologia, che raccoglie testi scritti nel corso di quindici anni, senza mai dirsi poeta a tutto tondo, l’autore parla della grandezza, della bellezza e della stupidità che sono nell’amore.
Perché mai parlare e scrivere d’amore?
Forse perché, oggi più di ieri, l’amore non esiste se non nel cuore di pochi ingenui ribelli, che non si sono rassegnati all’idea che i sentimenti siano stati sostituiti, in via definitiva, da stravaganti surrogati ad ore, o da velenose inflazioni che dir si voglia.

Giuseppe Iannozzi (detto Beppe), classe 1972, è giornalista, critico letterario, editor e scrittore.

Nel 2012 ha pubblicato Angeli caduti (Cicorivolta Edizioni), nel 2013 L’ultimo segreto di Nietzsche (Cicorivolta edizioni) e La lebbra (Il Foglio letterario), mentre nel 2014 La cattiva strada (Cicorivolta edizioni). Nel 2015 ha pubblicato Fiore di passione, una raccolta poetica autoprodotta e disponibile su Lulu.com (http://goo.gl/7fiaLo). Nel 2016 ha tradotto e curato Bukowski, racconta! (Il Foglio letterario). Ha inoltre curato l’editing di parecchi libri di narrativa e di saggistica per svariate case editrici. Attualmente si occupa dell’Ufficio Stampa de Il Foglio letterario (facebook.com/ilfoglioletterario/) e scrive per diverse testate online e la free press.

Sito web:

iannozzigiuseppe.wordpress.com

Facebook:

facebook.com/iannozzi.giuseppe

Twitter:

twitter.com/iannozzi

DONNE E PAROLE. SULLE ORME DI LEONARD COHENIannozzi GiuseppeIl Foglio letterario – Collana: Autori Poesia Contemporanea – Edizione a tiratura limitata: novembre 2016 – Pagine: 604 – ISBN 9788876066450 – prezzo: 18 Euro

Il Foglio letterario

http://www.ilfoglioletterario.it

Informazioni su Iannozzi Giuseppe

Iannozzi Giuseppe - giornalista, scrittore, critico letterario - racconti, poesie, recensioni, servizi editoriali. PUBBLICAZIONI; Il male peggiore. (Edizioni Il Foglio, 2017) Donne e parole (Edizioni il Foglio, 2017) Bukowski, racconta (Edizioni il Foglio, 2016) La lebbra (Edizioni Il Foglio, 2014) La cattiva strada (Cicorivolta, 2014) L'ultimo segreto di Nietzsche (Cicorivolta, 2013) Angeli caduti (Cicorivolta, 2012)
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2 risposte a DONNE, SCRIVEVO MICA MALE! – ebook – supplemento a “Donne e parole. Sulle orme di Leonard Cohen”

  1. Alessandra Bianchi ha detto:

    E’ molto bello leggerti!

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  2. Iannozzi Giuseppe ha detto:

    Grazie infinite, cara Alessandra. Spero di scrivere e di scrivere senza annoiare.

    Un bacione. ❤

    Beppe

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