Mette a punto una strage di cuori
ANTOLOGIA VOL. 208
Iannozzi Giuseppe
4 LOVERS
mangio pane del giorno prima, costa poco
fiocca veloce la neve
la donna di picche vende calze a rete
ho una pena di penne nel taschino pieno
il nodo della cravatta però è perfetto
dormo sul mio cuscino e conto le oche
fingo d’esser maestro in fotografia
è ora di censurare il mio io dall’inguine in giù?
le tue rughe non mi eccitano più?
la scimmia suggerisce che la vecchiaia porta via e basta
quando posso leggo Platone e i Vangeli
testa o croce, una monetina una ricchezza
nel giardino del vicino l’erba voglio cresce
l’avviso di sfratto e la tv satellitare a scrocco
il profilattico questa volta ha tenuto le seghe
Buddha mi passa una mano buona
prima che puzzi stasera mangio pesce bollito
rischia la caduta la repubblica italiana
e la più bella piange a miss Italia, me ne frego
mette a punto una strage di cuori Kierkegaard
e rimane inchiodato al cielo Pilato dall’eco della sua risata
l’anchorman di grido? scomparso sull’isola di Robinson C.
ancora mi fa dar di matto quel tuo giochetto
come fai coincidere le lancette dell’orologio
l’una sull’altra nel momento esatto che decidi tu
l’ultima maîtresse ha trovato un difetto nel budino
un nero pelo attorto, diavolo d’un diavolo!
se l’è presa come una porta girevole d’un hotel
Miles Davis o Herbie Hancock per credere nell’arte
sogni per innamorati, songs 4 lovers
dimmi da che parte sta oggi la realtà
pisciano i verbi coniugazioni fatali
mangio pane del giorno prima, costa poco
disegni per innamorati, dreams 4 lovers
che bella intenzione avercela l’intenzione!
e tu mi ami oppure no, una questione di grammatica
accosta, accosta ora, mi scappa di farla qui
tutta colpa di questa ipocondria così vivace e fugace
non una notizia ai turbati
ma i turbanti hanno barili di greggio
per Dio, che regioni erogene!
e noi il nostro colesterolo alto
mi sento la faccia un cartello stradale
che bello che è questo amore così strano
facciamo l’inventario
che bello che è questo particolare
facciamo l’inventario
amore amore amore
PRIMA O POI
Hai bisogno di fare sesso
col primo viandante
che alla tua porta busserà
Ma puoi anche andare
a dormire, con o senza
un grembiale addosso,
in un bosco di ombre
Prima o poi
l’alba ti schiuderà
le virginali gambe
e in esse
il suo oro ti lascerà
AL POETA
Al poeta
non domandare
se la poesia poesia,
quale il significato.
Al poeta
non chiedere
chi è.
COME BUDDHA
La tua nudità
non potrà turbare
la raggiunta serenità
anche se ho bisogno
di te,
ancora,
celeste bagnante
che nuda rimani
sotto i freschi scrosci
della mia sorgente
IN QUESTO MONDO CREATO
Giorni pavidi
in questo mondo creato
negli avanzi
di chi ci ha condannato
comandato
morto fiato
in petto.
NEL VENTRE
Giovani
sol prima
che la baionetta
nel ventre fratello
affondata.
LO SBAGLIO
Nello sbadiglio
prigione è lo sbaglio,
l’uomo che di sé
si prepara a sognare.
BATTAGLIA
All’amore abbiamo fatto.
Fu morire
sul campo di battaglia.
SANGUE
In un fango
di sangue
sono caduto
prima del peso
dell’affanno
nel petto costretto.
DONNA FORTUNA
L’innocenza tu la perdesti
tanto ma tanto tempo fa
Non era ancora la mezzanotte
e al tavolo verde già stavi
col viso grave
preso dentro a reconditi pensieri,
ignorando del core i battiti,
insistenti
Donna Fortuna, le sue lunghe dita
fra i tuoi capelli, forte ti pettinava
e all’orecchio ti sussurrava
che non coprivano le nuvole la Luna
E in quel momento capisti,
e pian piano nelle spalle affogasti,
infine le carte sul verde le gettasti
tra gli sguardi degli altri attoniti
Un uomo fatto ormai
DANNUNZIANO
Sorvoli
sui pensieri dannunziani?
E con quale mezzo,
ali di farfalla o di latta?
Per chi avrei mai scritto
se tu sorvoli
le mie povere parole?
Non le bombardi
Non le tieni da conto
Un tempo non lontano
me l’avresti cantata
Mi avresti proposto
davanti il fantasma
della Duse
Per chi ho dunque
vergato?
Per il vento,
per il vento…
BISTICCIO E IMBROGLIO
L’alluce in bocca
ti ho preso,
era così grosso
che m’è sembrato
d’essermi in bocca
cacciato il fallo
d’un qualche lascivo
giovinetto
Ho poi tentato
con illice e trillice,
ma non m’ha detto
meglio; il primo
si ribellava cantando
la rava e la fava,
il secondo non dava
segni di vita
Son dunque passato
a mellino e minolo,
ma erano così piccini
che non hanno ascoltato
le carezze
della lingua mia
Ho cercato allora
di morderti i rosei malleoli
E la scoperta
m’ha lasciato basito
Un quarantacinque
non m’era mai capitato
E seppur in ritardo
ho compreso;
e pria
che fosse l’irreparabile
a gambe levate
me la son data
lasciandoti
a l’olezzo virile
di quei tuoi piedi
lasciati fuori
dalle lenzuola
del letto
QUESTA DONNA BAMBINA
Questa donna bambina
l’ho persa
Aveva occhi belli lucenti
e nuvole di sapone in testa,
sempre a sognare
questo e quest’altro
Lunghi i capelli li portava
perché scendessero
in cascata
lungo l’agile schiena
fino a toccarle il sedere a cuore
La ricordo
che recitava tenerezze,
ma sempre sul chi va là
Era chiaro
che aveva ricevuto offesa
Non ne parlava
con chicchessia
Solo una mezza lacrima
piangeva
quando la si accompagnava
a vedere
un film di Kubrick
Null’altro la commuoveva
Null’altro
le dava la spinta
per una pacata carezza
a certi fantasmi di vento
Null’altro la commuoveva
Null’altro
Questa donna bambina
l’ho persa io,
cercando indarno
di trovare il centro
del suo universo
LA MORTE DEL POETA
Quel giorno
il poeta raccolse il libro
che leggeva
in uno stordimento tutto suo;
e si disse
che troppe eran le stelle
perché potesse contarle
e poi cantarle ‘poesia’.
In bocca un dente gli ballava,
nel petto il vento faceva muta eco,
e il viso le lagrime gli rigavano.
IL PASSO
Attraversò
la strada:
e trovò
un’altra via
tutta da percorrere.
IL SALUTO
Buttando la carta
s’accorse d’aver perso:
raschiò via la polvere
dal viso e dal cappello.
A tutti fece un inchino,
poi bevve un ultimo sorso
dalla stanca bottiglia.
E sorrise in un saluto
per darsi alla notte.
OMBRA
Nella luce del riflettore
disegnò un’ombra
che gli pizzicava la voce:
e cantò,
ancora.
CAMMINARE
Camminare!
Ci tocca di camminare
per bruciare una favola,
affogando la gola
nei passi
che ci guidano.
UOMINI
Non sapeva,
ma gli bastava
lo sguardo del padre.
IN PIEDI
La sedia cadde
e l’uomo l’accompagnò.
VITA
L’inchiostro e l’infinito.
O una puttana.
PIAGHE
Raccolse un fiore
in un cimitero di croci.
Raccolse una stella
in un cielo di nuvole.
Raccolse un chiodo solamente.
FRAGILITÀ
Camminare
lenti passi
sulle pietre,
a piedi nudi,
scoprendo
che
una
goccia
di pioggia
ha scavato
la profondità
antica
della durezza.
FIGLIO, FIGLIO MIO
Figlio mio, mio solo tormento
e consolazione per gli anni a venire,
andremo per postriboli insieme
Ci sceglieremo le donne migliori,
quelle che non hanno una morale
e che non hanno lo scolo
– in questo noi speriamo!
Sarà un po’ come tornare bambini
Figlio mio, diamoci da fare!
La nostra non è famiglia
che non sappia scopare
E se vuoi quella lì a destra,
la più disinibita e carnosa,
a te, Figlio mio, io la lascio
perché i tuoi denti affondino
nella tenera sua dolce carne
Domani il mondo avrà
un altro Bastardo da sfamare,
tutto pelle e ossa e rabbia
Ma oggi non ce ne curiamo
Andiamo, andiamo a spargere
per il mondo il nostro seme
Sarà un po’ come tornare
a quei giorni lontani, quasi sereni
che ci videro bambini
Bellissima raccolta!😊
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Grazie. ^_^
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