Come inventare personaggi letterari

Come inventare personaggi letterari

di Giuseppe Iannozzi

Pessoa

Esistono personaggi che potrebbero sembrare frutto della pura fantasia dell’autore. Così non è. Persino il celeberrimo Allan Quatermain di H. Rider Haggard rispecchia le ambizioni del suo creatore, è difatti Quatermain l’archetipo del grande cacciatore bianco che, con spirito impavido, sfida le avversità di territori oscuri, poco o nulla conosciuti, quelli del Sudafrica. Quando un autore intende davvero infondere il fuoco sacro alla sua creatura, non può non essere consapevole di sé stesso, delle sue ambizioni e delle sue esperienze di vita. I personaggi letterari che rimangono nella storia della letteratura sono quelli che ritraggono e includono, in maniera opportunamente mascherata, buona parte dello spirito dell’autore. Questo è il segreto che troppo spesso lo scrittore dimentica.

Inventare dei personaggi che siano pienamente letterari è impresa ardua anche per il più navigato degli scrittori. Non è sufficiente inventare un personaggio, è invece necessario che lo scrittore crei dal nulla uno spirito nuovo, plausibile e realistico. Lo scrittore che intenda creare un personaggio letterario deve dunque dimenticare sé stesso e calarsi anima e corpo nella sua creazione. Lo scrittore deve vivere, gioire e soffrire insieme al personaggio da lui creato. Se lo scrittore non si emoziona di fronte alla sua creazione, questo può solo significare che ha sbagliato, che non è stato in grado di renderlo vivo.

Affinché il personaggio letterario creato possa risplendere di luce propria, lo scrittore deve infondergli “la vita”. Un personaggio che si rispetti non è semplicemente frutto dell’immaginazione, è soprattutto commistione di esperienze vissute sulla pelle dall’autore, ovviamente abilmente mascherate attraverso la creatività, vale a dire l’arte. Non esiste un solo personaggio letterario che non sia anche specchio dell’anima dell’autore che lo ha inserito all’interno di un suo racconto o romanzo. A tal proposito si ricordi la lezione di Gustave Flaubert: “Madame Bovary c’est moi”, ovvero “Madame Bovary sono io!”. Che cosa intendeva dire Flaubert? Semplicemente che per scrivere il suo capolavoro aveva fatto riferimento alla sua esperienza personale all’interno della società dell’Ottocento.

Esistono personaggi che potrebbero sembrare frutto della pura fantasia dell’autore. Così non è. Persino il celeberrimo Allan Quatermain di H. Rider Haggard rispecchia le ambizioni del suo creatore, è difatti Quatermain l’archetipo del grande cacciatore bianco che, con spirito impavido, sfida le avversità di territori oscuri, poco o nulla conosciuti, quelli del Sudafrica. Quando un autore intende davvero infondere il fuoco sacro alla sua creatura, non può non essere consapevole di sé stesso, delle sue ambizioni e delle sue esperienze di vita. I personaggi letterari che rimangono nella storia della letteratura sono quelli che ritraggono e includono, in maniera opportunamente mascherata, buona parte dello spirito dell’autore. Questo è il segreto che troppo spesso lo scrittore dimentica.

Informazioni su Iannozzi Giuseppe

Iannozzi Giuseppe - giornalista, scrittore, critico letterario - racconti, poesie, recensioni, servizi editoriali. PUBBLICAZIONI; Il male peggiore. (Edizioni Il Foglio, 2017) Donne e parole (Edizioni il Foglio, 2017) Bukowski, racconta (Edizioni il Foglio, 2016) La lebbra (Edizioni Il Foglio, 2014) La cattiva strada (Cicorivolta, 2014) L'ultimo segreto di Nietzsche (Cicorivolta, 2013) Angeli caduti (Cicorivolta, 2012)
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