“Il Mestiere dello scrittore” di John Gardner: impossibile non leggerlo – di Iannozzi Giuseppe

Il Mestiere dello scrittore

John Gardner

Impossibile non leggerlo

di Iannozzi Giuseppe

Il Mestiere dello scrittore - John Gardner - Marietti 1820

Pubblicato da Marietti 1820 nella collana Le Lampare, Il mestiere dello scrittore di John Gardner è un libro adatto a ogni scrittore, provetto o in erba, tenendo però conto che Gardner parla soprattutto della realtà editoriale americana, quella degli anni settanta e ottanta. Ciò non toglie che anche oggi uno scrittore non può davvero fare a meno di affidarsi a un buon editor. Scrittori famosi, italiani e non, lo sappiamo, hanno alle loro spalle editor che ritoccano e accomodano le opere destinate alla pubblicazione. Gardner mette bene in evidenza che, oggi come oggi, non è poi difficile pubblicare racconti su riviste e giornali, ed è vero; oramai non viene negato quasi a nessuno di pubblicare un racconto o una poesia su una rivista underground. E non sarebbe poi difficile pubblicare un romanzo mediocre, e anche questo è vero: oggi, forse più di ieri, vengono pubblicati romanzi molto mediocri. Negli ultimi anni gli editori a pagamento hanno conquistato una larga fetta del mercato editoriale, e il risultato, purtroppo, è che si pubblicano un sacco di porcherie illeggibili. Va sottolineato che oggi, purtroppo, molti romanzi mediocri portati in libreria – o negli store online – non subiscono alcun tipo di editing. John Gardner, giustamente, avverte lo scrittore che le basi per scrivere deve conoscerle, almeno quelle, altrimenti farà solo un gran brutta figura. Insomma, uno scrittore non può non conoscere le basi dell’ortografia e della grammatica.

È opinione di Gardner che non esiste «insegnante o istruzione, per quanto vasta, che possa trasformare in scrittore qualcuno che sia costituzionalmente incapace di diventare prima d’ogni cosa uno scrittore.»  John Gardner non manca di tracciare un profilo dello scrittore, evidenziandone pregi e difetti: «Come altri tipi di intelligenza, quella del narratore di storie è in parte naturale e in parte coltivata. Si compone di diverse qualità, la maggior parte delle quali attestano, nelle persone normali, immaturità o inciviltà: arguzia (un’inclinazione a fare delle associazioni irriverenti); testardaggine e tendenza alla villania (rifiuto di credere a tutto ciò che le persone ragionevoli sanno essere vero); infantilismo (un’apparente mancanza di focalizzazione mentale e di un serio scopo nella vita, una passione per i sogni a occhi aperti e per le bugie gratuite, una mancanza di doveroso rispetto, malignità e un’indecorosa propensione a piangere per un nonnulla); una marcata inclinazione per la fissazione orale o anale, o per entrambe (quella orale attestata dallo smodato mangiare, bere, fumare, chiacchierare; quella anale dall’ossessione per la pulizia e l’ordine associata ad una strana fascinazione per le barzellette sporche); notevoli facoltà di rievocazione eidetica, o memoria visiva (un tratto comune nella prima adolescenza e nei ritardati mentali); una strana miscela di spudorata giocondità e di imbarazzante onestà, la seconda delle due spesso rafforzata da sentimenti irragionevolmente intensi a favore della religione o contrari a essa; la pazienza di un santo; un criminale lampo di astuzia; instabilità psicologica; noncuranza, impulsività e sconsideratezza; ed infine un’inspiegabile e patologico stato di dipendenza da racconti, orali o scritti, di qualità o scadenti. Naturalmente non tutti gli scrittori possiedono esattamente le doti che ho elencato.»

John Gardner, che è stato insegnante di scrittura per tutta la vita, porta consigli che ancor oggi sono molto validi. Se gli aspiranti scrittori leggessero Il mestiere dello scrittore, potrebbero produrre dei romanzi mediocri che forse incontrerebbero il favore di editor ed editori. L’ho già detto ma val la pena sottolinearlo di nuovo, uno scrittore non può davvero fare a meno di avvalersi di un buon editor. Personalmente non amo l’editing pesante, perché, a mio avviso, snatura lo spirito del lavoro originale, ma un editing leggero è quasi sempre necessario. Avere in testa una buona idea e metterla su carta non è sufficiente per diventare uno scrittore, bisogna infatti essere in grado di sviluppare con la dovuta attenzione l’idea iniziale, ne consegue che saranno necessarie diverse bozze e revisioni affinché si possa giungere ad avere fra le mani un racconto ben strutturato.

Gardner consiglia di leggere Faulkner e poi, per disintossicarsi, di leggere Hemingway. E non da ultimo, con estrema schiettezza, dice agli scrittori che “l’effetto Pollyanna” è qualcosa di devastante, perché rende ridicola, orribilmente artificiosa la scrittura. E soprattutto, senza giri di parole, mette nero su bianco che nessun consiglio potrà mai essere adatto a ogni persona che intenda scrivere in maniera seria. Il mestiere dello scrittore di John Gardner non è un manuale, è invece una raccolta di utili consigli. Le scuole di scrittura tendono a insegnare (sarebbe meglio dire “a dare”) agli aspiranti scrittori uno stile eccessivamente semplice, banale, privo di originalità; Gardner non invita gli scrittori a scrivere utilizzando dei cliché, dice invece che ognuno deve trovare il proprio stile. Leggere buoni libri, scritti bene, può aiutare a scrivere meglio, purché non si tenda a imitare lo stile degli autori letti; utilizzare invece il linguaggio televisivo, quello adoperato nei serial, può solo portare a scrivere dei libri ricchi di personaggi e situazioni inverosimili o già viste: «L’errore che compie il giovane scrittore che imita la TV invece della vita non è sostanzialmente differente da quello che commette il giovane scrittore che copia qualche autore che l’ha preceduto.»

Personalmente non amo affatto i manuali di scrittura; ne ho letti diversi e, a mio avviso, più o meno tutti spingono l’aspirante scrittore ad adottare uno stile a dir poco piatto, per non dire insulso. John Gardner non vieta allo scrittore di leggere dei manuali di scrittura creativa, ma specifica che «lo scopo dei manuali non è quello di insegnare a scrivere, nel senso di trasformare qualsiasi persona in scrittore (cosa impossibile) ma è di fornire strumenti e tecniche per evitare di fare errori che rovinano la narrazione, a chi ha già la predisposizione.»

Il mestiere dello scrittore, questo è il solo libro che mi sento in dovere di consigliare ad aspiranti scrittori, scrittori professionisti e lettori, e il perché è presto detto: John Gardner dispensa consigli, non promette di trasformare, come per magia, gli aspiranti scrittori in autori provetti e di successo. John Gardner ti invita a scrivere, a patto che tu creda veramente che scrivere sia il mestiere che tu vuoi veramente abbracciare.

John GardnerJohn Gardner (1933 – 1982), medievista e scrittore, ha dedicato molti anni all’insegnamento e alla riflessione sulla pratica del narrare. Figura popolare e controversa, è morto a soli 49 anni in un incidente motociclistico.

Raymond Carver (1938 – 1988) è tra i maggiori scrittori americani del Novecento. Le sue opere sono pubblicate in Italia da Einaudi. Davide Rondoni, poeta e scrittore, dirige il Centro di poesia contemporanea dell’Università di Bologna. Cura programmi per la Rai e Tv2000.

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Marietti 1820

Il mestiere dello scrittore  –  John Gardner

Il Mestiere dello scrittoreJohn Gardner – Introduzione di Raymond Carver. Premessa di Davide RondoniMarietti 1820 – Collana: 1108 Le Lampare – Seconda edizione: dicembre 2021 – Pagine: 264 – ISBN: 9788821113444 – Prezzo: € 22,00

Informazioni su Iannozzi Giuseppe

Iannozzi Giuseppe - giornalista, scrittore, critico letterario - racconti, poesie, recensioni, servizi editoriali. PUBBLICAZIONI; Il male peggiore. (Edizioni Il Foglio, 2017) Donne e parole (Edizioni il Foglio, 2017) Bukowski, racconta (Edizioni il Foglio, 2016) La lebbra (Edizioni Il Foglio, 2014) La cattiva strada (Cicorivolta, 2014) L'ultimo segreto di Nietzsche (Cicorivolta, 2013) Angeli caduti (Cicorivolta, 2012)
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