Mulini a vento, sante e gigolette
ANTOLOGIA VOL. 272
Iannozzi Giuseppe
BELLEZZA INFINITA
… stanco,
il Poeta della Malinconia
gli occhi chiuse sul giorno,
e sognò una donna nuda,
e vide l’anima di lei
fulgente di gioia,
di bellezza infinita;
e, finalmente,
anche lui incontrò
la grandezza di Dio
SCENDE LA NOTTE
Scende la notte qui:
manca la febbre e la follia,
un sorriso amante,
o la complicità di Charlie Manson
SAGGEZZA
Da giovane facevo a gara
per essere il primo, oggi
per essere l’ultimo
14 FEBBRAIO
Nel mezzo del mese
una candela da due lire
si spegnerà per sempre,
sputando
un’ultima lacrima di cera
Tu, nel tuo bagno di tulipani,
dirai piano che hai dei piani,
mentr’io no
SANTO
Ho meditato a lungo
su questo e quello
per diventare saggio,
non accorgendomi mai
che crescevo in vecchiaia
Nulla ho sottratto
all’Universo di me ignaro
SOGNI AL MATTINO
Niente hanno di umano
quei sogni che al mattino
ci svegliano
con le loro gelide dita
sulla fronte sudata
Quanto più conveniente
sarebbe aprire gli occhi
e incontrare una puttana
invece della fetida Morte
truccata da scimmia
COME ATENA
Ami l’Oceano e la Via Lattea,
ami d’Apollo la poesia
e di Dioniso la pazzia
Ma per un uomo che t’ama
non hai mai un volto,
solo uno strale feroce
dritto in petto
Come Atena ti dici la più bella
e per il globo intero guerre scateni…
QUANDO LA PAURA
Quando la paura morde la coda ai cani
e non sai dove andare e perché,
c’è solo una cosa che tu possa fare,
aspettare che un angelo si ricordi di te
Quando non hai più motivi per specchiarti
e ogni giorno è uguale a quello precedente,
c’è solo una cosa che tu possa fare,
aspettare che un angelo ti salvi o ti condanni
Quando non hai più domande e risposte
Quando la luna affoga in fondo al mare
Quando la notte fa male
e la tua anima è fredda di dolore,
non ti resta che pregare
Quando hai perso la fede e l’amore
e ogni altra cosa che ti faceva felice,
anche se non ci credi non ti resta che pregare
Non ti resta che questo
anche se non ci credi
Anche se non ci credi…
Anche se non ci credi ti sveglierai
e lei ti dirà d’esser venuta per te
Con dolcezza ti inviterà a scegliere
la carta dal mazzo, vivere o morire
Quando il tempo ti ha pugnalato alle spalle
Quando il danno è la sola moneta che hai
Quando la donna che hai amato è lontana
e non ne vuol più che sapere d’un buffone,
non ti resta che aspettare e pregare
che un angelo, in un modo o nell’altro,
ponga fine a tutto questo
Quando temi per la tua vita
ma non t’importa più come e quando,
un angelo arriverà a donarti un bacio
e non avrai più paura del destino
Non avrai più paura d’andare avanti,
non avrai più paura della fine
perché avrai tutto il tempo che ti serve
per fermarti per sempre senza paura
SOGNARE L’INDEFINITO
Sognare l’Indefinito,
l’Infinito
in una nebbia
conchiuso
mentre tu,
nel tuo intimo,
urli piangi ridi
sperando sia fantastico
ogni momento
del domani,
sparando
ai giorni zoppi
di ieri,
abbracciando
quelli pazzi
di oggi
LA NOSTRA FAVOLA
Sul prato stiamo
con i gomiti e le mani
sotto il mento,
immaginando d’una farfalla il volo,
scoprendo in noi incantati
la notte di lucciole ballerine
su milioni d’esili steli d’erba.
Stuzzicare il sogno
con sempre più arditi sogni;
e l’orecchio tendere
in attesa d’un sussurro
che sia lento stordimento;
la tua voce che mi racconta
d’un cielo sopra Berlino,
di angeli di cristallo innamorati persi,
di attori alla vecchia maniera.
Noi con l’anima tuffata
dentro all’immaginazione,
commossi ci scopriamo
per una stella cadente
scorta in cielo.
Con nastrini di magica seta
legata è l’anima mia alla tua,
per questo ti chiedo
di carezzami il cuore,
e di versami poi nell’orecchio
le stravaganti tue parole di poeta.
Lasciamo libera la fantasia di volare,
lasciamo che nei colori delle falene si versi
perché sia la nostra favola promessa di fedeltà
in bilico fra l’eterno sogno
e la sempre più evanescente realtà.
BUDDHA E YAHWEH
Dal suo angolo in luce Buddha sorride,
e fra le nubi Yahweh gioca a nascondino
Chi viene e chi va, si sta come si sta
E quasi tutti giù in città aspettano la Luna,
forse solo qualcosa che hanno già
FACCIAMO UNA FOLLIA
Facciamo una follia
che mandi il piccolo mondo
che conosciamo
a gambe all’aria
Facciamolo
prima che un disgraziato
ci pugnali alle spalle,
baciamoci adesso
nudi e disarmati
forti delle debolezze
e delle poche certezze
che ci han resi
così come oggi siamo
Facciamo una follia
I castelli che Loro han tirato su
non hanno retto i secoli:
in mezzo a mille pietre fesse,
in mezzo a pochi morti ciuffi d’erba
neanche l’ombra d’un fantasma
Tornato dalle Crociate
ho compreso Dio e l’Illusione che è,
così adesso credo sia giunto il momento
Facciamo una follia
anche se sappiamo poco o nulla di noi
Ho perso la spada,
e non la rimpiango
Ho perso la fede,
e non la rimpiango
Piango chi la sfortuna
ha voluto freddo
sul campo di battaglia,
con gli occhi rivolti
alla vuotezza del cielo
Facciamola questa follia
Andiamo a vivere insieme
prima che l’alba malata
forte del suo innaturale rossore
ci spinga a darci a lei
Sappiamo poco di noi,
ma baciamoci
Siamo in due,
un uomo e una donna,
non è forse abbastanza?
DULCINEA DEL TOBOSO
Eran d’oro e miele
questi campi ora grigi
dove a vuoto
mulinava la lancia mia,
l’illusa mia gioia,
Dulcinea del Toboso
Nell’ora estrema
che vecchiaia
alle spalle m’ha preso,
comprendo
che solo Dio è eterno;
da sgraziato sgambetto
rimango un poco sorpreso,
in ginocchio finendo,
subito toccando la durezza
che seco reca la verità
Finito per sempre,
per sempre l’errare mio
e con esso gli errori
che ieri allo specchio
mi fecero un po’ bello
PER DISPERAZIONE
Tu aspetta che ti leghi alla sedia
con rossi nastrini di seta
Tu aspetta che la penna impugni
per tradurre sul bianco della carta
ogni tuo sospiro
Tu aspetta, e vedrai che sorpresa
l’amore! Avrà forma
da te mai immaginata
Aspetta che ti soffochi di domande,
che metta a nudo la tua anima,
che ti faccia sentire senza difese,
in mio completo potere
E allora non avrai più scampo
Ti toccherà arrenderti,
per disperazione mi amerai, sì;
e sarà bello e triste, bello e triste
allo stesso tempo, anche se ora
fatichi non poco a credermi
DULCINEA
Vieni a trovarmi, Dulcinea
Nel mulino a vento mi troverai
in compagnia d’un cuore
e d’un’armatura che addosso
più non s’aggiusta
Vieni all’alba o al tramonto
La prima volta che t’incontrai
temevo avresti ucciso la pazzia
che in piedi mi reggeva;
e oggi che di acqua sotto i ponti
ne è passata davvero tanta
comprendo che non ero sbagliato,
che non era sbagliata la paura
Vieni a trovarmi
Vieni a trovarmi dove ora io sto:
nei miei giorni vuoti d’avventure
Non un gigante o un burattino
nella terra della Mancia oramai
Ronzinante e Sancho Panza piango:
la profondità della mia normalità
li ha consumati bene, così io penso,
Dulcinea del Toboso
RESISTERANNO
Resisteranno i sassi
al passare del tempo,
ma non le montagne
soggette alle frane,
alla pioggia,
alla stupidità dell’uomo
Resisteranno,
saranno in superficie
forse un po’ più levigati,
e sempre saranno sassi
Saranno sassi
abbandonati
sotto il sole cocente
in mille e più deserti,
e non una voce umana,
e non una goccia di pioggia,
e non uno filo d’erba
da est a ovest
SEPOLCRO VUOTO
La barba che s’imbianca,
io che divento un uomo stanco,
dimenticando l’ora di calligrafia
e quella più rigida di ginnastica
Non può la memoria registrare
della vita ogni particolare:
perdo un bel po’ di frammenti
della mia coscienza d’amare
Uomini striscianti e alte torri
lungo la strada
Quante pupille
a scavare dentro la sera
che i consigli delle ombre
– delle tombe – reca
Abana, Parpar,
sì secca la gola,
sì ruvida la lingua
al sole penzolante
E quante spade spiccano teste
E quanti occhi,
quanti non sapranno il giorno
La mia vecchia bussola
in cambio d’una lacrima d’acqua,
e d’ora in avanti la mia guida l’istinto
L’Uomo Muto interrogo,
non scuce un “ah!”, ovviamente;
e in compagnia della sera mi lascia,
infilandosi in un locale equivoco
Quanti occhi di nere spie
La barba che s’imbianca.
io che dietro una gobba di sabbia
mi masturbo senza venire,
dimenticando
un’ora della vita mia
e quella più interessante
del sogno tuo, Gesù
Uomini striscianti e alte torri
sulla strada per raggiungere
il sepolcro vuoto
… il sepolcro vuoto
HO SOGNATO
Ho sognato e ho sognato forte,
e ho cercato un dove
che non mi stesse stretto;
poi, con l’affanno,
la strada in salita,
poi quella in discesa,
cadendo all’improvviso,
inciampando nei miei stessi passi;
sta adesso sopra di me
una croce di povero legno,
e le ossa mie le morde il freddo
in questa fossa stretta stretta,
e nel petto il cuore
più non lo sento dare
un solo battito
MIA GIOVANE FIAMMA
Ti ho riconosciuta, ieri
Sorridevi al vuoto,
al vuoto pieno di pioggia
che ti si parava davanti
Gli anni han fatto scempio
di ricordi e lettere mai spedite
Eri a pochi passi da me
Sorridevi e la tentazione
sempre quella, rubarti un bacio
per un ceffone in piena faccia
Ti ho riconosciuta, eri triste
e sorridevi senza un perché
Sotto la pioggia, a capo scoperto,
affondavi in ogni pozzanghera
Sarebbe stato facile raggiungerti,
offrirti un riparo sotto l’ombrello
e una sigaretta dal pacchetto nuovo
Tu, vecchia ancor giovane fiamma,
dove e quando abbiamo sbagliato
nemmeno una preghiera a mani giunte
al Tempio del Tempo ce lo spiegherà
SE FOSSI UN POETA
Se fossi un poeta
in dono ti recherei
le parole più nobili,
le più belle e infiammate;
ma sono un semplice maniscalco,
uno che lavora da mane a sera
con la gobba sempre più dolente
Sono solo uno
che i sogni li sa sognare,
e allora sogno
e lascio sia tu
a venirmi in sogno
perché con i tuoi occhi
mi possa far tu capire
quanto grande la tua bellezza
GENOVA L’ANARCHICA
Non so dove sia quell’uomo
che dieci anni or sono si fece marinaio,
portando per i sette mari le sue piume
d’angelo e di struzzo, cantando
a squarciagola in cambusa col cuoco,
ridendo delle gambe pelose
dei compagni mezzo nudi nei lor letti
Si dice abbia scritto poesie per i gabbiani
E qui a Genova gli anarchici li pestano
proprio come ieri quando lui prese il largo;
i cuori teneri finiscono quasi sempre male,
impiccati, sottoterra o all’ospedale
NON È FAVOLA
Non è favola
quella che ti racconto
mentre tu a ogni momento
ti distrai
Esistono posti
dove perdi la testa
Forse tu, a occhio nudo,
non li vedi,
ma se ti spoglierai
degl’insegnamenti ricevuti,
t’accorgerai che l’erbavoglio
cresce e cresce alta
Ci son mondi
che non son tondi
né quadrati
e che per un nonnulla
vanno a soqquadro
Nel loro grembo ascondono
l’Orlando Furioso e Re Artù
Se sol la smettessi
d’accontentarti del solito osso,
sicuro come il sole che un che di più
ci sarebbe anche per te
Mi chiedo allor perché
non vuoi tu ascoltar la mia canzone
Sono tutte stupende.
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Grazie, Nadia. Ammetto che questa volta mi sono riuscite piuttosto bene. Ci ho lavorato su non poco. ^_^
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