Il Morbo. Una cronaca del 1770
Stefano Valente
Graphofeel Edizioni
1770. Lille Havn (‘piccolo porto’), una cittadina costiera in un minuscolo regno del Nord, da qualche parte fra Prussia e Danimarca. Lassù, in uno strano inverno, ogni cosa appare estranea e remota. Impercettibile e muto l’avanzare della morsa di ghiaccio che si accompagna alle nebbie della baia. All’improvviso, indistinto e irraggiungibile, il profilo inclinato di un veliero all’ancora in alto mare, immobile sul filo dell’orizzonte. La sua comparsa coincide con l’erompere inspiegabile e spaventoso di un’epidemia che farà piombare Malattia e Morte su Lille Havn. Il villaggio viene dunque isolato, segregato in quarantena forzata sotto vigilanza militare, e gli abitanti abbandonati al proprio destino. Crisi e allucinazione mistica: nel furore del delirio tutti i contagiati, prima di morire, hanno la stessa visione: sul «Vascello» Cristo è tornato per giudicare, punire, salvare… Chi è scampato al morbo, alla disperata ricerca di una spiegazione o colto da vera e propria follia, tenterà di raggiungere il veliero su piccole barchette fatiscenti che non torneranno mai indietro.
La narrazione della vicenda resa da più voci dà vita a più prospettive come in un gioco di specchi che riflette il racconto di rovine e di trionfi, che moltiplica l’avventura di piccole e grandi figure umane. Un anonimo cronista del tempo ricostruisce, con rigore settecentesco, fatti – e/o apparizioni – attraverso le memorie dei testimoni e dei documenti scritti: il diario del maestro Thorvaldsen e, in ultimo, le lettere della favorita e concubina del re Harald III, la viscontessa portoghese Dona Beatriz de Bragança. Colta figlia del suo tempo, «spirito selvaggio e indomabile» dall’«implacabile avidità di Nuovo e di Vita», sfiderà per l’ennesima volta le convenzioni sociali fino a prendere il mare in compagnia dei suoi inseparabili valletti – due indiani uroni dalla Nouvelle France – per raggiungere la sua propria “visione” del «Vascello».
Sulle fiancate del veliero qualcuno leggerà: «Provvidenza».
Stefano Valente, glottologo e lusitanista, è studioso delle lingue e letterature ibero-romanze. Tra i suoi titoli: il romanzo storico Del Morbo – Una cronaca del 1770 (Serarcangeli, 2004), Premio Athanor; il thriller esoterico Lo Specchio di Orfeo (Barbera, 2008), tradotto anche in Portogallo (O Espelho de Orfeu – Ésquilo Edições), La Serpe e il Mirto (1978), edito da Parallelo45, il giallo fantascientifico Il Delegato Poznan è stanco (DeAgostini/Libromania) e la space opera Sensei delle Stelle. Per Graphofeel ha pubblicato Il Barone dell’Alba (2016) e Sei Giorni (2018). Nel 2013 ha vinto il premio Linguaggi Neokulturali (www.kultural.eu) con l’inedito Di altre Metamorfosi, primo su 2046 romanzi, nel quale affronta da nuovi punti di vista la tematica della “pericolosità” e del rifiuto della diversità; nel 2017 si è classificato al terzo posto nel Premio Costadamalfi con Il Barone dell’Alba.
La sua narrazione “gioca” a incrociare i più diversi generi letterari, con una scrittura colta, attenta ai vari livelli di linguaggio. Per lui scrivere è «la fatica di addomesticare un animale indomabile: la meraviglia».
ACUISTA DALL’EDITORE
Il Morbo. Una cronaca del 1770 – Stefano Valente
Il Morbo. Una cronaca del 1770 – Stefano Valente – Graphofeel Edizioni – Collana: Narrativa, Intuizioni 42 – Prima edizione: maggio 2021 – Pagine: 192 – ISBN: 9788832009866 – Prezzo di copertina: € 18,00
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