ESSERE SALINGER

ESSERE SALINGER

Salinger

[…] Dentro di sé andava ripetendo: Essere o non essere Salinger, questo è il problema!
Fu un pensiero quasi fugace, ma l’ebbe: Forse ho scritto un po’ poco. Sarò ricordato per i secoli a venire?
Suo malgrado pensò anche che la sua non era stata una esistenza felice, nonostante i successi. Aveva scritto Il prenditore nella segale per dimostrare a Oona O’Neil che lui, Jerome David, non era secondo a nessuno. Il suo unico romanzo, dato alle stampe nel 1951, era subito diventato un bestseller. Non c’era generazione che non se ne fosse innamorato. E però era l’unico suo romanzo. Aveva poi scritto diversi racconti, alcuni brevi, altri più o meno lunghi. In realtà niente di complicato; e ammetterlo gli costava non poca fatica, perché, in fondo, lui era il Messia degli Ebrei.
Forse era ancora in tempo, avrebbe potuto scrivere qualcosa, un nuovo romanzo: non aveva idee.
Sullo scrittoio stava una pila di fogli bianchi, suppergiù un migliaio.
Era stanco e infelice. Soprattutto si credeva non felice: non ricordava giorni del tutto lieti, tranne quei pochi passati insieme a Oona O’Neil. Si era sposato, aveva avuto due figli, Matt e Margaret. Entrambi erano diventati attori affermati. E poi? E poi c’era lui, Jerome David che aveva scritto un solo romanzo. Uno solo.
Con animosità fissò la pila di fogli bianchi che mai avrebbe usato per scrivere.
Oona O’Neil aveva dato a Chaplin ben otto figli. Era morta nel 1991: tumore al pancreas.
Sarebbe morto dello stesso male di Oona; e lui, Jerome David Salinger, non desiderava la morte, non la desiderava affatto.
Da tempo aveva fatto testamento, mettendo nero su bianco la ferma volontà affinché i suoi lavori inediti venissero pubblicati non prima di cinquant’anni dalla sua dipartita.
No, non aveva scritto un solo romanzo, anche se, con tutta probabilità, sarebbe stato ricordato per Holden e non per gli altri personaggi da lui creati. Se non ricordava male, aveva scritto almeno cinque storie incentrate sulla famiglia Glass, ma anche un romanzo autobiografico basato sul suo rapporto con Sylvia, la sua prima moglie; e poi un altro romanzo, un diario sul controspionaggio nella Seconda Guerra Mondiale. E sì, era tornato a parlare di Holden Caulfield in alcuni nuovi racconti. Tutto questo sarebbe bastato per assicurargli l’eternità?
Sarebbero passati cinquanta anni prima che i suoi inediti venissero stampati. Era cosa da folli, lo sapeva.
Non stava per niente bene.
«Li ho scritti davvero questi libri?», gridò.
Non ne era sicuro. Forse aveva solo immaginato di averli scritti.
Fissò ancora la pila di fogli bianchi sullo scrittoio.
Forse era ancora in tempo a scrivere un ultimo romanzo.
No, impossibile. Il suo tempo era finito, anche se il cancro se lo stava portando via con una lentezza esasperante. E poi, e poi lui non voleva morire a novantuno anni.
Si portò dietro allo scrittoio, si accomodò in poltrona e abbandonò il capo sulla risma di fogli, facendola presto franare.
Farfugliò qualcosa, a voce alta, con tono piuttosto disperato, tanto non c’era nessuno accanto a lui: «È questo il mio capolavoro, l’ultimo.» […]

da IL MALE PEGGIORE (Storie di scrittori e di donne)

IL MALE PEGGIORE (Storie di scrittori e di donne) – Iannozzi Giuseppe –EDIZIONI IL FOGLIO – Collana: Narrativa – Pagine 330 – ISBN 9788876067167 – Prezzo: 16,00 €

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Informazioni su Iannozzi Giuseppe

Iannozzi Giuseppe - giornalista, scrittore, critico letterario - racconti, poesie, recensioni, servizi editoriali. PUBBLICAZIONI; Il male peggiore. (Edizioni Il Foglio, 2017) Donne e parole (Edizioni il Foglio, 2017) Bukowski, racconta (Edizioni il Foglio, 2016) La lebbra (Edizioni Il Foglio, 2014) La cattiva strada (Cicorivolta, 2014) L'ultimo segreto di Nietzsche (Cicorivolta, 2013) Angeli caduti (Cicorivolta, 2012)
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