Intervista a Eleonora Carta
Breve storia della letteratura gialla
Il crimine è parte della storia dell’uomo
Iannozzi Giuseppe
1) Eleonora Carta, Breve storia della letteratura gialla è il tuo ultimo lavoro in ambito saggistico, pubblicato da Graphe.it Edizioni. Qual è stata la necessità precipua che ti ha spinto a scrivere questo saggio smart?
Tutto nasce da una chiacchierata telefonica con il mio editore, Roberto Russo. Ricordo ancora molto bene. Mi trovavo a Giba, un comune del Sulcis, per la presentazione di un libro. Lui mi ha chiamato, e mi ha proposto un saggio sulla letteratura gialla. La sua idea mi è piaciuta fin dal primo momento. Abbiamo parlato a lungo, di scrittura, di editoria, di lettori, e abbiamo ragionato sul taglio da dare alla pubblicazione. La letteratura gialla e la scrittura sono le mie due grandi passioni. Non potevo pensare a niente di meglio che scrivere un breve saggio sul tema.
2) C’è la letteratura e poi ci sarebbero i generi e i sottogeneri narrativi. I più pensano che se uno scrittore partorisce un giallo, allora non sta facendo Letteratura (con la “elle” maiuscola). Eppure la letteratura gialla gode di ottima salute, gli scrittori scrivono gialli e vendono, e il pubblico è quasi sempre ben disposto a leggere un nuovo romanzo giallo. Eleonora Carta, come te lo spieghi?
Si è venuta a creare nel tempo una distinzione tra la narrativa cosiddetta “pura” e i “generi”. I secondi sarebbe contraddistinti da una particolare ambientazione nello spazio o nel tempo, dal fatto di sviluppare una data tematica, dalla presenza di elementi ricorrenti nella struttura del testo, talvolta dalla presenza di regole più precise cui attenersi. Così, abbiamo suddiviso la letteratura in giallo, rosa, romanzo storico, fantascienza, fantasy, solo per nominarne alcuni, anche perché si tratta di categorie flessibili, e potenzialmente infinite. La distinzione può avere un’utilità pratica: pensiamo ai nostri amici librai o bibliotecari, alla necessità di dare un ordine agli scaffali per maggiore comodità dell’utenza; o agli editori nell’atto di stilare il catalogo della loro produzione. Ma è emersa nel contempo una visione critica per cui i “generi” hanno cominciato ad essere visti come sottocategorie anche dal punto di vista qualitativo. Una sorta di letteratura di “serie B”, più semplice, più popolare, di livello inferiore. Come molti altri “mantra” del mondo dell’editoria, anche questo si è propagato negli ambienti, e per così tanto tempo dall’essere ormai accettato e recepito. E questo nonostante la letteratura gialla, come quella fantasy o di fantascienza, abbiano offerto al mondo capolavori letterari il cui valore non è in assoluto sindacabile. Nel mio saggio ho pertanto tentato di sfatare il mito che vede nel “genere” una qualità inferiore: come per tutto, esistono ottimi romanzi gialli e pessimi romanzi di narrativa “pura”, e viceversa.
3) Edgar A. Poe, fuor di dubbio, è stato il primo scrittore a dar vita alla letteratura gialla, questo è ben evidenziato nel tuo saggio. E.A. Poe ha dato vita a un qualcosa che prima non c’era, e subito tanti scrittori lo hanno imitato, portando nelle case dei lettori tante storie ad alto contenuto di adrenalina. Chi, oggi, potrebbe essere considerato l’erede di Poe?
Domanda complessa, cui nel mio saggio ho evitato di dare risposta, fermandomi nella trattazione degli autori alle porte della contemporaneità. Poe ha tantissimi eredi, ma non credo esista “l’erede” per eccellenza. Poe ha creato, sviluppando con tecnica già straordinariamente avanzata, quello che ancora esisteva solo in nuce. È come se partendo dalla sola conoscenza della ruota, avesse presentato al mondo una Formula 1. Spero di aver saputo evidenziare questo aspetto, perché è facile dare certi concetti per scontati, dopo aver letto centinaia di opere e di esserci formati un immaginario ricco e variegato. Prima di Poe, non c’era niente, o pochissimo. E lui è stato capace di gettare i semi di numerosi filoni, tuttora attualissimi e di grande successo. Accanto al giallo, il noir, il gotico, l’horror, il paranormal, il fantasy. Per questo, credo non sarà mai superabile.
4) Nel 1966 Truman Capote diede alle stampe quello che è il suo capolavoro, A sangue freddo. Siamo di fronte a un “romanzo-reportage”, il primo nella storia della letteratura. Il lavoro di Capote è anche un giallo?
Nel leggere la domanda, mi è apparsa davanti agli occhi l’immagine del rimpianto Philip Seymour Hoffman, che è stato protagonista della trasposizione cinematografica del libro. Anche A sangue freddo è un romanzo di grande portata innovativa. Truman Capote, attratto da un trafiletto sulla cronaca locale relativo a un quadruplice omicidio in Kansas, si reca sul posto prima degli investigatori (accompagnato dalla sua amica Harper Lee) e inizia una sua personale indagine, acquisendo testimonianze e interrogando gli stessi agenti incaricati del caso. Tutto il materiale sarà poi accuratamente raccolto all’interno del suo scritto, redatto con oggettività e distacco tali da valergli accuse di brutalità ed eccessiva freddezza. In questo caso lo scrittore è anche l’investigatore: lo è nella realtà, non solo nella finzione letteraria. E tra le pagine del libro ci sono elementi di procedura, di diritto, di giornalismo d’inchiesta, di reportage. Il tutto, per giungere a una riflessione profonda sulla complessa realtà americana del tempo. Se devo essere onesta, non ho mai considerato A sangue freddo un giallo. Forse perché ho sempre visto la cronaca prevalere sulla costruzione del caso criminale. Ciò non toglie che abbia una notevole affinità con ciò che consideriamo letteratura gialla. E – per inciso – merita di essere letto o riletto: è un capolavoro assoluto.
5) Breve storia della letteratura gialla, sicuramente, vuol essere un invito a non guardare alla letteratura gialla come a un genere, ma c’è di più: il primo delitto della Storia da te citato lo incontriamo nella Bibbia, Caino che uccide Abele. A tuo avviso, i crimini e i delitti, nel corso dei secoli, sono aumentati? Parrebbe di sì, ma non v’è certezza! Sicuramente, oggi gli scrittori non possono fare a meno di confrontarsi con la realtà di tutti i giorni, e in alcuni casi portarla nelle pagine dei loro libri. Può la letteratura diventare strumento di denuncia sociale e politica?
Non solo può, ma deve. Almeno questo è il modo in cui intendo il mio impegno di autrice e di promotrice della lettura (come forse sai mi occupo del coordinamento letterario della Fiera del Libro di Iglesias, un evento che si svolge tutti gli anni a Iglesias, in Sardegna dal 22 al 25 aprile). Il crimine è parte della storia dell’uomo, come il Male. Come dicevi, la storia lo insegna, e non credo sia contestabile. Credo anche – per rispondere alla tua prima domanda – che il numero di crimini commessi si mantenga inesorabilmente costante, fatte le debite proporzioni di carattere storico e sociale. Ma la grande bellezza dell’essere umano è la sua capacità di evolvere, di migliorare, e di imparare dai propri errori. E lo scrittore può scegliere di utilizzare le sue parole per divertire, intrattenere, commuovere o distrarre, ma anche per creare cultura e instillare idee che lavorino per una società più giusta, maggiormente orientata al rispetto del prossimo, e alla cura degli interessi dei più bisognosi.
6) Dopo E.A. Poe, i giallisti (da tempo nel pantheon dei grandi) più conosciuti dal pubblico sono sicuramente Arthur Conan Doyle, Agatha Christie, George Simenon, Raymond Chandler, Dashiell Hammett, Giorgio Scerbanenco, Fruttero e Lucentini, ma anche autori moderni come James Ellroy, Tom Clancy, Scott Turow, Michael Connelly, Patricia Cornwell, Jeffery Deaver, ecc. godono di un largo seguito. E gli italiani che scrivono romanzi gialli, Eleonora Carta, funzionano solo in Italia o anche oltreoceano?
Il mercato americano segue regole differenti dal nostro mercato interno. Ci sono questioni di numeri (in primis popolazione, numero dei lettori, diffusione della lettura, volumi editi) e questioni di carattere sociale e culturale. Ci sono poi gli aspetti più pratici, non ultimo il fatto che una buona traduzione, la promozione e la distribuzione di un libro su un mercato tanto vasto comportano grandi spese a fronte di una risposta incerta. Qualcuno dice poi che il lettore d’oltreoceano sia diffidente. Non credo. Penso piuttosto sia abituato a una struttura narrativa differente, e che nel leggere i nostri romanzi si trovi un po’ a disagio. Come dire: per vendere negli Stati Uniti devi scrivere un romanzo tarato sui gusti del pubblico degli Stati Uniti. Un’operazione forzata, e comunque, di esito incerto. A mio avviso, è meglio rimanere quello che siamo, e lasciare che ci apprezzino – magari in pochi – proprio per la nostra diversità. Che è poi la ragione per cui ci adorano, almeno in cucina, no?
7) Jean-Claude Izzo, Léo Malet, Maurice Leblanc (e molti altri che non sto qui a citare) sono poco conosciuti dal pubblico italiano. Come te lo spieghi?
Sono conosciuti, ma in un ambiente di cultori della materia, per così dire. Il grande pubblico conosce Arsenio Lupin (per via di una fortunata serie di cartoni animati, non per i romanzi), ma pochi sanno che sia stato Leblanc a crearlo. Izzo è interprete di quel noir mediterraneo che ha avuto qui in Italia prima espressione in Massimo Carlotto (non credo sia un caso se è proprio E/O ad averlo tradotto e pubblicato). Malet, prolifico e divertente quanto Simenon, ha trovato spazio in alcune antologie di Fazi. Ma è innegabile, non hanno raggiunto la grande popolarità. Non credo ci siano ragioni precise. Il mondo dell’editoria è fatto di stranezze, di combinazioni, di casi del destino. Io ho pubblicato dei romanzi gialli, ma avrei anche potuto non trovare mai un agente che mi scegliesse e mi aiutasse a pubblicare (e invece l’ho trovato, Rossano Trentin della Trentin Agency). Sono altresì certa che tante opere bellissime – molto più delle mie – non vedranno mai la luce per fatali combinazioni della sorte. Talvolta un libro bello non ha successo perché è uscito in un momento sbagliato, o perché l’editore non ha investito in modo adeguato per la sua promozione, o perché l’ufficio stampa non ha lavorato bene (o non ha lavorato affatto). Ed è sempre tutto casuale. Capita anche che un’opera dimenticata nel tempo, o del tutto sconosciuta, riprenda vita per iniziativa di un editor (o di un editore) in vena di scouting. Pensiamo al fenomeno che è stato Kent Haruf per NN. Sono i casi del destino talvolta a decretare il successo stratosferico o la caduta nel dimenticatoio di opere di pari dignità e valore. Per gli appassionati, però, rimane il gusto ineguagliabile di andare a scovare piccoli gioielli nascosti tra gli scaffali di qualche libreria. Questo è sempre possibile, e ci scommetto, molti di noi si divertono un mondo a farlo.
8) Eleonora Carta, nel tuo saggio citi Leonardo Sciascia, che pur avendo scritto diversi gialli e tutti di ottima fattura, non viene considerato un giallista a pieno titolo, bensì un letterato italiano di primo piano e un intellettuale. Hai una spiegazione?
Forse la risposta risiede in quella sorta di pregiudizio che abbiamo tentato di sfatare qualche domanda fa. Un letterato della levatura di Leonardo Sciascia non poteva essere ascritto al genere. Scriveva gialli, ma definirlo un giallista avrebbe significato sminuirne la grandezza. O al contrario, nobilitare il giallo. Quindi la critica ha creduto bene di aggirare la questione e di non inquadrarlo in una categoria. Operazione singolare, che fa sorridere, specie chi, come noi, è convinto che le categorie non esistano. Esistono invece libri buoni, e libri mediocri.
9) Nonostante i tanti festival del giallo che si tengono in Italia, continua a persistere l’idea che il giallo non può che essere un genere narrativo e basta. Cos’altro si dovrebbe fare per spazzare via i pregiudizi intorno al romanzo giallo?
Lo si sta già facendo, e da molte parti: creare letteratura di qualità. Tanti colleghi autori di gialli, di noir e di thriller, che non ho citato nel mio saggio per ragioni di tempi e storicità, lavorano da anni in questo senso. Offrendo al pubblico opere di grande spessore culturale, dietro cui si cela un grande, minuzioso lavoro di ricerca, che arrivano a descrivere l’attualità storica quasi meglio di un saggio, e che indagano l’animo umano con profondità e rigore. A questo si affiancano inoltre scritture possenti e impianti narrativi precisi come meccanismi a orologeria. La strada è segnata. Ancora qualche anno, e il pregiudizio svanirà del tutto.
10) Esistono i giallisti, gli scrittori politicizzati e/o militanti, o siamo di fronte a una grossa bugia?
Esistono, certo. Anche in questo caso si tratta di decidere come si vuole intendere il proprio ruolo di scrittore. Accanto a chi fa intrattenimento puro, a chi ricerca esasperatamente l’accuratezza di ogni singolo dettaglio della propria narrazione, e a chi si impegna soltanto per scrivere una bella storia, c’è chi sceglie di lanciare con la propria opera un messaggio preciso. Non esprimo giudizi di merito. Mi rimetto solo alla buona fede e all’onestà intellettuale di chi compie questo genere di operazioni. La circolazione delle idee è libera, e guai se così non fosse. Spiace soltanto quando si tenta di ammantare di valore culturale assoluto, qualcosa che è solo propaganda. La lealtà verso i lettori è la prima regola, per un giallista e in generale per un autore.
11) Chi dovrebbe leggere Breve storia della letteratura gialla? Per quali motivi?
Si tratta di un saggio breve, della collana Parva di Graphe.it che, come ha come sottotitolo il detto latino: Parva saepe scintilla magnum excitat incendium ovvero Spesso una piccola scintilla genera un grande incendio. Bello vero? Per gli appassionati di letteratura gialla, varrà come un ripasso, o magari una piccola antologia di titoli da non perdere. Per i non appassionati, vorrei potesse suscitare l’incendio di cui sopra, e dare occasione per accostarsi a uno dei grandi autori di cui parlo.
Questa era la risposta diplomatica.
Quella non diplomatica è: dovrebbero leggerlo tutti perché è la più grande opera in materia che sia mai stata scritta. (e qui ci starebbe una faccina che sorride).
ELEONORA CARTA è nata nel 1974. Conseguita la Laurea in Legge, ha capito che i palazzi di giustizia non facevano per lei. Vive tra Torino e la Sardegna. Per la Newton Compton ha pubblicato i romanzi La consistenza dell’acqua (2014, successivamente pubblicato con il titolo Delitto al museo, 2016), L’imputato (2016) e il racconto Ultima notte nella vecchia casa, incluso nell’antologia Delitti di capodanno (edizione 2014).
Breve storia della letteratura gialla – Eleonora Carta – Editore: Graphe.it – Collana: Parva – Anno edizione: 2019 -Pagine: 64 p. – EAN: 9788893720649 – € 6,00
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