Ho cambiato il nome, ho cambiato l’ombra, ma non è servito

Ho cambiato il nome, ho cambiato l’ombra, ma non è servito

ANTOLOGIA VOL. 37

Iannozzi Giuseppe

Quando un angelo

Quando la paura morde la coda ai cani
e non sai dove andare e perché,
c’è solo una cosa che tu possa fare,
aspettare che un angelo si ricordi di te

Quando non hai più motivi per specchiarti
e ogni giorno è uguale a quello precedente,
c’è solo una cosa che tu possa fare,
aspettare che un angelo ti salvi o ti condanni

Quando non hai più domande e risposte
Quando la luna affoga in fondo al mare
Quando la notte fa male
e la tua anima è fredda di dolore,
non ti resta che pregare
Quando hai perso la fede e l’amore
e ogni altra cosa che ti faceva felice,
anche se non ci credi non ti resta che pregare

Non ti resta che questo
anche se non ci credi
Anche se non ci credi…

Anche se non ci credi ti sveglierai
e lei ti dirà d’esser venuta per te
Con dolcezza ti inviterà a scegliere
la carta dal mazzo, vivere o morire

Quando il tempo ti ha pugnalato alle spalle
Quando il danno è la sola moneta che hai
Quando la donna che hai amato è lontana
e non ne vuol più che sapere d’un buffone,
non ti resta che aspettare e pregare
che un angelo, in un modo o nell’altro,
ponga fine a tutto questo

Quando temi per la tua vita
ma non t’importa più come e quando,
un angelo arriverà a donarti un bacio
e non avrai più paura del destino
Non avrai più paura d’andare avanti,
non avrai più paura della fine
perché avrai tutto il tempo che ti serve
per fermarti per sempre senza paura

Immortale

“Ma pensa!”
si disse il poeta,
scomposto,
affascinato,
di fronte all’immagine
di sé
nelle parole contenuta.

Smise la penna
e la sua pena
nell’attimo preciso
che osò pensare
d’esser immortale.

Desiderio bambino

E il desiderio si risvegliò
stordito;
scoprì d’esser uomo
il bambino,
e che il pianto aveva lasciato
occhi cisposi.
Desiderò di non desiderare più
alcunché;
ma nettandosi gli occhi
ebbe presto
contezza
che non era vero
e che ancora desiderava
spossatezza.

Ragnatela

Abbandono
la speranza,
il cuore no:
abbandono
tutto me stesso,
l’anima no.
Per questo amore
nato e cresciuto
e morto
fra le tue braccia.

Sono qui,
un pezzetto di cielo
ma nuvoloso.
Sono qui,
un passo di danza,
ma inciampato.
Sono qui per te,
mio Eterno Dolore
di Speranza.

Come
una ragnatela finita
e sfinita
nella sua stessa trappola,
ancora ti domanderò
dove,
dove hai lasciato
quel tuo pezzettino di cuore
che faceva zucchero
il sale della ragnatela
e delle sue trame.
Del tuo amore.

Da te a te

Ti forgio piano,
siedo al piano,
scendo al piano
di sotto:
una rosa raccolta
sciupata nel cammino
che da te a te
mi dovrebbe condurre.

Ogni dominio
t’appartiene;
a me solo il gusto
d’amare questo
salire, questo
scendere in te.

Ai miei piedi!

Cadranno pure
le donne
ai miei piedi!
Ma quanto di più
preferirei
cader io
nelle loro gonne
senza dover sempre
capire quando
il se
e il ma.

Donna mia, mi mostro a te

Oddio, certo che sì,
sono brutto d’animo
ma di più nell’intimo
Mostro gridano le genti
Un mostro sì, orrido
oltre ogni dire;
però a tutti mi mostro
senza tema, ché il volto mio
voglio si conosca per intero,
e che timore metta
ben dentro allo spirto
di cristianucci e can malfussi

Tu, donna mia, credi forse
che ora io in ginocchio
mi proponga e poi a pregarti
sino a che non avrai perdonato
uno sgarbo che davvero
io non ravviso né credo
d’aver mai mosso!
Ingrata è la verità
a chi la pronuncia e a chi la riceve,
così, donna mia, sai che penso?
Penso che andrò tosto a bere
una generosa pinta di birra
giù all’osteria; lì mi troverai
con gli amici miei a cantar di donne
e di gretti manigoldi

Tu dimmi pure brutto,
io bevo e me ne strafrego!

Il porto di Dio

dedicata a Lily
(1993 – Mi hai insegnato la delicatezza delle mani.
E la forza delle ombre)

Ho cambiato il nome
Ho cambiato l’ombra
Ma non è servito
perché ancora insegui la scia
che lascio
nel vento
a perdersi

Non sono cambiato

Masticavi il tempo
La città sa di noi
La città sapeva di noi
E ogni angolo ci ricorda
E Giuda continua a ripetere
agli Apostoli
che era per il nostro bene
consegnarci alle croci
dell’opinione pubblica

Tu proprio non potevi digerire
che disegnassi il mio volto
col carbone
Tu proprio non potevi sopportare
che arrangiassi la mia anima
in un disegno

L’amore lo consumavano
alla boia d’un Giuda
in piedi,
nascosti
in un androne
o in una cantina.
Poi,
fuggivamo;
e
pareva
fosse accaduto
nulla,
in fondo
le strade
erano
luci
e persone

Ti lasciavo alla fermata del bus:
volevi che me ne andassi,
non sopportavi
che ti vedessi andar via
col tuo bagaglio di paure

Era come un film
amarci,
sbranarci
nelle attese
d’un bus al mattino
e un altro alla sera

La torcia del tuo corpo
era il porto di Dio

No, non ci perdonarono
d’arrangiarci
alla boia d’un Giuda

Non è servito cambiare
il nome e l’ombra:
mi aspetti
sempre
alla fermata
dei bus,
come allora

E restiamo in silenzio,
facendo finta
di non conoscerci;
ma tu sai le mie mani
di carbone
sui tuoi fianchi
e io le tue vestite
di seta
su Aronne

E fuggi via
col primo bus
utile,
inseguendo
la scia…
nel vento
a perdersi

Corpi di passione

dedicata a B.
(1998 – Tu  eri molto più esperta!)

Mi curasti con una toppa di cielo
la ferita aperta nell’anima,
ma questa continuò a sanguinare
nell’alito della tua bocca.

Ero il tuo corpo di passione
che allettavi al seno,
famelica zingarella.

E come lupo
ti sbranavo
le tenere carni
dal basso
per scendere
giù
e ancor di più,
nel mistero
vagabondo dell’amore
fra le tue gambe.

Mi lasciasti
con la stanchezza
del mio corpo.

Non negherò però
che ancora riposo
nel tuo desiderio,
per sognarti
meglio.

Mi spiace, mi piace
(da “Fiore di Passione”)

Mi spiace e mi piace,
a occhio nudo tu così di classe
Ogni sabato sera una febbre,
penetrando le stanze oscure
del tuo alto castello

Mi spiace e mi piace
metterti alle strette
E ti piace e non ti spiace
tenermi sulle spine

Mi piace così tanto
fare il pieno della tua risata
Non prendermi in giro però,
già mi gira la testa
a star dietro al tuo passo

Oh, è così, è così
che si finisce insieme:
l’avresti mai creduto?

Lettera 35

Odiavi perché scrivevo
e come lo facevo
Dicevi a tutti
ch’ero un fallito,
e poi mi portavi un cavolfiore
che la fruttivendola t’aveva regalato
perché potessi continuare a mangiare
parole e fame
Amavi farmi la minestra con quello
Lo sfogliavi per bene senza badare
al succo del discorso,
perché la mia Lettera 35 poteva battere
anche senza di me,
perché non avevo niente da dire
E battevi tu la strada
E venne il giorno
che le mie costole le potevi contare,
e il tuo occhio nero non t’era di conforto,
e una bistecca per addolcire la botta
non ce la potevamo proprio permettere
Odiavi perché scrivevo,
e come lo facevo;
e i fogli rimanevano vergini,
e i racconti che scrivevo erano bianchi,
e nessun editore un po’ serio li avrebbe mai presi
Sì, ero proprio quello che si dice un fallito,
e questa cosa un po’ ti faceva felice
perché tu, con il tuo occhio pesto,
uno che lo zucchino te lo dava
lo trovavi sempre
Ma venne il giorno
che scesi anch’io in strada,
e presi a pugni tutti i tuoi amanti
con la forza d’una minestra di cavolfiore
in corpo per difendere il tuo corpo
Così ebbi una storia di parole nere da scrivere,
decine di pagine forti
che vendetti bene al primo complimento
Persi però te
Non fu un gran danno
Qualche volta, ci penso ancora
a com’eravamo fragili

Informazioni su Iannozzi Giuseppe

Iannozzi Giuseppe - giornalista, scrittore, critico letterario - racconti, poesie, recensioni, servizi editoriali. PUBBLICAZIONI; Il male peggiore. (Edizioni Il Foglio, 2017) Donne e parole (Edizioni il Foglio, 2017) Bukowski, racconta (Edizioni il Foglio, 2016) La lebbra (Edizioni Il Foglio, 2014) La cattiva strada (Cicorivolta, 2014) L'ultimo segreto di Nietzsche (Cicorivolta, 2013) Angeli caduti (Cicorivolta, 2012)
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8 risposte a Ho cambiato il nome, ho cambiato l’ombra, ma non è servito

  1. romanticavany ha detto:

    Esagerato!!! Come sempre 🙂

    l’importante è l’uscita di scena; quindi prendi fiato, sorridi comunque sia andato lo spettacolo e fai il tuo inchino migliore. Ma soprattutto, non concedere mai il bis ad un pubblico che non lo merita.
    (M. Monroe)

    Gli Angeli laprima, sembra una preghiera sull’evolversi della vita.
    La Bibbia dice che gli Angeli sono innumerevoli:
    “E vidi, e udii voci di molti angeli intorno al trono, alle creature viventi e agli anziani; e il loro numero era di miriadi di miriadi, e migliaia di migliaia”. Apocalisse 5:11
    Stasera sono stata alla Messa della festa della Candelora, si celebra il 2 febbraio! La parola Candelora deriva dal latino festum candelarum, festa delle candele. La Chiesa cattolica celebra in questa data la Purificazione di Maria Vergine e la Presentazione di Gesù al Tempio, avvenuta 40 giorni dopo la sua nascita, come prescritto dalla legge di Mosè e narrato nel Vangelo di Luca (Lc 2, 22-39). Contando 40 giorni a partire dal 25 dicembre, si arriva appunto al 2 febbraio.E nel vangelo Narrato il sacerdote ha menzionato Angeli e Santi,ma tanti sai.

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  2. romanticavany ha detto:

    Opsssss Scusa Ho dimenticato il Bacio.
    Tanti Baci e sii sempre un po’ meno negativo:)

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  3. romanticavany ha detto:

    Vai da Graziella che ha pubblicato due post tuoi.

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  4. Iannozzi Giuseppe ha detto:

    Non c’è niente di nuovo, vengono tutte dal mio archivio.

    Grazie, Nadia.

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  5. Iannozzi Giuseppe ha detto:

    Okay, esco di scena, non concedo il bis, mi porto dietro il sipario, sciolgo il trucco e non ci penso più agli applausi e ai fischi. 😉

    La prima, be’, è forse la più coheniana, e volendo potrebbe essere una preghiera laica, diciamo pure così. ❤

    Per me angeli e santi sono dei simboli poetici o letterari. Come ben sai sono areligioso. Prendo dalle religioni quella filosofia che ritengo utile al vivere di tutti i giorni, nulla di più.

    Un bacio, piccola Vany ❤

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  6. Iannozzi Giuseppe ha detto:

    D’accordo, vedrò di non essere negativo, ma la verità è che sono realista. E non ci posso fare niente se la realtà che ci circonda è grigia. ^_^

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  7. Iannozzi Giuseppe ha detto:

    Okay, d’accordo, obbedisco. ^_^

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