Pinocchio racconta le sue verità

Pinocchio racconta le sue verità

Antologia di racconti brevi o brevissimi

Iannozzi Giuseppe

pinocchio

La più bella di tutte – Un uomo ch’aveva fama d’esser tenace e irreprensibile Diplomatico, un giorno si trovò di fronte a una fanciulla ch’era stata accusata d’esser una meretrice e pure una strega. L’uomo, vedendola, subito se ne innamorò: fu un colpo di fulmine a ciel sereno, mentre il cielo s’addensava di negre nubi.
“Che ha fatto?” – s’informò subito.
Il gendarme subito lo informò, spiegandogli punto per punto il caso.
Una volta che lo ebbe ascoltato, il Diplomatico gli ordinò di toglierle i ferri e di consegnarla a lui.
“Se è Lei a ordinarmelo, non posso rifiutarmi. Obbedienza a Lei e alla sua venerabile canizie!” E così dicendo, il gendarme spogliò la fanciulla dei duri ferri e la lasciò libera ma fra le braccia del Diplomatico.

Quando furono a casa, il Diplomatico studiò l’ovale della donna ch’aveva strappato alle mani della giustizia, e sotto la luce della lampada a olio s’accorse, con suo grande stupore, ch’era più bella della Bellezza stessa.
Provò a interrogarla, ma indarno: quella non spiccicava parola. Domande e domande, per tutta la notte, ma non una risposta tranne i profondi sguardi di lei, quelli di occhi color di tenera foglia primaverile. Nell’intanto, al di là delle finestre della magione, era il forte bagliore dei fulmini notturni e l’eco tremenda dei tuoni e la pioggia. Al mattino, il Diplomatico, esausto, crollò sulla poltrona dove sedeva: il capo gli ciondolò sul petto, e subito s’addormentò profondamente. Quando la fanciulla fu sicura che l’uomo s’era addormentato, finalmente emise un debole “Oh!”, poi un sereno sbadiglio; e, in punta di piedi, tosto prese a fuggire… lontano dalla casa del Diplomatico che l’aveva salvata, più che mai decisa a lasciar il Paese per sempre.

A piedi scalzi, camminò su ogni profonda pozzanghera senza mai bagnarsi: né i teneri rosei malleoli né la balza della sua lunga gonna furono toccati da un solo schizzo d’acqua. E fu al di là di quel Paese che la voleva mortificata o nella rigidezza d’una prigione o in compagnia d’un vecchio bavoso Diplomatico, che solo sapeva sciorinar domande su domande.

Il giallo – Nei pressi di M. trovato un nano affogato in un mare di sangue. Causa del decesso: sopraggiunto soffocamento. Il nano avrebbe comunque lottato con tutte le sue forze nel tentativo di trarsi in salvo, fuori dal mare di sangue. Non ce l’ha purtroppo fatta. E’ stata disposta l’autopsia, per pura formalità. Perché il nano sia stato accoltellato e lasciato ad affogare nel suo stesso sangue rimane un mistero. Forse un regolamento di conti, o un brutto affare di donne e gelosia.

Amore letterario! – Lei leggeva Harmony. Lui anche. S’incontrarono al mercato nel corso d’una bella giornata di sole. Le loro mani, cacciate nel mucchio di libelli al modico prezzo di 1 Euro al pezzo, alla fine si sfiorarono e fu amore.
Lei continua a leggere Harmony e lui pure. Non parlano mai, i romanzetti parlano per loro e, giorno dopo giorno, cementano la loro relazione.

Lo scrittore – Aldino ha scritto un libro. L’ha messo sottochiave. Non che si vergogni del suo lavoro, ma non intende pubblicare, né è suo desiderio di diventare famoso con un libro, che, nel giro di un anno, verrebbe dimenticato per lasciare, come sempre, il posto ai Classici della Letteratura, da Virgilio a Boccaccio, etc. etc. Aldino è un giovane politico ma già affermato. Facendo politica, ha la possibilità di raggranellare soldi facili, ed ha una fidanzata mozzafiato che lo ama perché lui è un uomo con una posizione ben solida. Aldino non sente davvero il bisogno di mandare tutto a puttane per colpa di un libro.

La scimmietta – Una scimmietta chiusa in una gabbia di uno zoo, un giorno trovò il lucchetto aperto. Senza pensarci su, fuggì. Per giorni e giorni girò in lungo e in largo la città, stando bene attenta a non farsi notare. L’alba non era ancora fatta, quando giù in strada scoppiò una rissa: ben presto almeno due i morti, e denti e sangue sull’asfalto. Spaventata la scimmietta fece ritorno allo zoo, sbattendo forte la porta della gabbia, quasi felice d’esser dagli uomini solo stuzzicata con noccioline americane e boccaccesche impertinenze.

Premio Nobel per la Letteratura – A trentatré anni il grande scrittore S. annunciò di voler ritirarsi per scrivere il suo Capolavoro. Presto la notizia si sparse ben oltre i quattro angoli del mondo conosciuto, senza bisogno di tanta pubblicità. Passarono cinquanta anni e di S. e del suo romanzo nessuna notizia. Nonostante fosse passato mezzo secolo, né i lettori né la critica si erano dimenticati di S. Qualcuno, un po’ tanto preoccupato, provò a chiedere informazioni all’agente letterario dello scrittore, questi però non sapeva o non voleva parlare. Nel silenzio più assoluto trascorsero altri dieci anni.
Alla fine, l’agente letterario di S., con un filo di voce, in tivù, diede la triste notizia: “S. è spirato ieri. Il suo ultimo lavoro si trova ora presso il mio studio.”
Il Capolavoro di S. fu subito acquistato dalla prestigiosa casa editrice Holden C., che lo pubblicò a tempo di record. In fretta e furia S. fu insignito del Premio Nobel per la Letteratura. Un riconoscimento postumo, sì, ma pur sempre di grande valore.
Milioni di lettori si emozionarono non poco leggendo le mille e più pagine dell’ultimo lavoro di S., mille pagine tutte in bianco eccetto una, l’ultima, dove l’autore aveva adagiato la testa lasciando impressionata sulla carta patinata l’immagine del suo volto stanco, consumato dalla vecchiaia.

L’arrivo – Non prese il treno quella volta. Si caricò invece la sacca in spalla, poi gettò uno sguardo distratto all’orologio legato al polso, e alla luna alta in cielo. Sorrise. Era arrivato.

Sordità – “Dimmi la tua altezza!” L’ignorò e continuò a scavare sotto il sole. E compagnia gli teneva uno spaventapasseri.

Vostro Onore! – “Hai niente da dire in tua difesa?”
“No.”
“Ti arrendi, dunque!”
“No.”
“E che farai allora?”
“Continuerò a rispondere alle domande, Vostro Onore.”
“E ti basta questa insolenza per dirti libero?”
“No. Mi basta la Vostra!”

Di striscio – Il sasso gli prese il volto, di striscio. Solo un rivolo di sangue. L’asciugò col dorso della mano. L’aveva sfiorato, non gli aveva fatto veramente male.

Sudore a amore consumato – Raccolse i vestiti adagiati sulle lenzuola scomposte e ancor umide di sudore e d’amor consumato. Era tutto finito. Scese le scale, e subito fu fuori dalla casa di lei. La strada era davanti a lui, ma non una luce. Si accese una sigaretta. Prese a camminare a piedi scalzi sotto la pioggia che gonfiava le sue lacrime felici.

Non a metà! – “’Fanculo!
“Che hai detto?”
“Mi sono espresso male, a metà quasi. Vaffanculo.”

Scarpe e tasche bucate – Con le scarpe bucate come le tasche, andò incontro alla donna che l’aspettava e non l’aspettava, perché lo sapeva povero ma tanto bello.

Il mio lavoro – Un giorno, qualcuno con cent’anni sulle spalle: “Lo sai che parli male?”
“Giusto, Giuda! Però dovresti saperlo che parlo male di chi prende per sé le mie affilate parole e ne fa poltiglia nella sua bocca sdentata.”
E tornai a leccarmi i coglioni come un cane, con malizia, con avidità, senza più badare a quel vecchio bastardo prossimo a tirar le cuoia.
Al crepuscolo, sfiatò il suo più genuino spirito dal buco del culo; e io me ne andai per il mondo a parlar male di lui.

Fu così che iniziai il mio Lavoro, quello che tu, Inutile Lettore, stai qui a disturbare.

Informazioni su Iannozzi Giuseppe

Iannozzi Giuseppe - giornalista, scrittore, critico letterario - racconti, poesie, recensioni, servizi editoriali. PUBBLICAZIONI; Il male peggiore. (Edizioni Il Foglio, 2017) Donne e parole (Edizioni il Foglio, 2017) Bukowski, racconta (Edizioni il Foglio, 2016) La lebbra (Edizioni Il Foglio, 2014) La cattiva strada (Cicorivolta, 2014) L'ultimo segreto di Nietzsche (Cicorivolta, 2013) Angeli caduti (Cicorivolta, 2012)
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3 risposte a Pinocchio racconta le sue verità

  1. Lady Nadia ha detto:

    Le mie preferite? la prima e quella della scimmietta.
    La protagonista della prima storia sembra che sia riuscita a conquistarsi la libertà, la scimmietta non la vuole. Ecco. Noi siamo così. Che saggezza orientaleggiante offrono queste storie!
    Noi siamo così. Quello che ci è dato non ci accontenta mai. Non c’è vera libertà oltre il credere di essere liberi. La prigionia è meglio di una finta libertà.
    Grazie.

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  2. Lady Nadia ha detto:

    Proprio belle. Tutte.

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  3. Iannozzi Giuseppe ha detto:

    Non so, non credo si possa definire a pieno titolo saggezza orientaleggiante. C’è un piccolo seme di saggezza, ma credo che questo seme sia il prodotto di tante filosofie, orientali e occidentali. E non a caso ho messo un Pinocchio a illustrare i racconti, perché, soprattutto, c’è in questi racconti saggezza popolare.
    Abbiamo forse troppo e proprio per questo non siamo mai contenti. In alcuni racconti evidenzio proprio questo. Non sappiamo amare l’essenzialità, né ci accontentiamo di quella essenzialità che ci renderebbe felici e in pace con noi stessi se non con il mondo intero. Se credi di essere libero, se ci credi veramente, che tu sia su un’isola deserta o in una gabbia o nella confusione di Pechino, il tuo spirito non potrà mai essere imprigionato.
    Sì, per alcuni racconti vale proprio la verità che hai estrinsecato, vale a dire “la prigionia è meglio di una finta libertà.”
    Grazie a te, Nadia, per avermi letto e per aver apprezzato i miei racconti.

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