Vedrai fiori meravigliosi e avrai sete
Iannozzi Giuseppe
Donne e Parole – Iannozzi Giuseppe – Edizioni Il Foglio – ISBN 9788876066450 – pagine: 604 – 2017 – prezzo: € 18,00
AVRAI
per Viola Corallo, dolce amica
che sempre mi legge
Vedrai giugno,
i suoi colori invadere il cielo;
e vedrai fiori meravigliosi
che dal sole bersagliati
daranno un senso alla vita;
e sentirai, sentirai
che ogni granello di sabbia
ha in sé raccolto
dei secoli la saggezza,
da ben prima
che l’uomo dettasse la sua legge
per andare contro quella di Dio.
Avrai sete,
presso le fontane dei giardini
cercherai veloce refrigerio,
uno spruzzo d’allegria;
e da sola ti renderai conto
che non v’è vanità più genuina
della giovinezza
che nulla chiede se non di essere.
Avrai, avrai il mondo,
e sarà la tua bellezza
balsamo sulle tante ferite
che secoli e uomini
gli hanno inferto.
RACCOGLIMI ADESSO
Raccoglimi adesso
prima che mi muoia
il coraggio in petto
e il sogno che ho nutrito
Raccoglimi
Immagina un bambino,
immagina un uomo
che è stato ferito
più e più volte
da un eterno ritorno
Raccoglimi adesso
sul tuo sorriso:
ubbidiente,
uguale a un monaco
spezzerò
la catena delle vite
e di questa solitudine
NEL SORRISO
Nel sorriso mio sì serio
la strada di Kerouac
in cerca del Dharma,
di quei vagabondi
che affrontavano la Mezzanotte
con una preghiera Incandescente
e con una infinità di jazz
SONO
Ho sfiorato la morte
Ho conosciuto la perdita
Ho viaggiato in un vagone postale
Mi sono perso a Parigi sotto la neve
Ho toccato il fondo
e da un mare di sale sono riemerso,
con le mie sole mani
Ho toccato Cuba e la miseria
di chi costretto a vendere il corpo
allo straniero, all’americano
Ho visto compagni morire
accartocciati su una panchina d’un parco,
e ne ho visti altri dimenticati
in un sottoscala o in una soffitta
con l’ago ancora in vena
Ho preso manganellate
senza mai sapere bene il perché,
e ne sono uscito in piedi,
ammaccato ma con animo pulito
Ho visto sangue innocente
sprofondare dentro a un tombino
Ho perso il controllo della moto,
e poco c’è mancato
che di me avessero ragione le pietre
Ho avuto donne, belle e non dico di no,
poche però
Ho toccato il Nord e il Sud,
dimenticando me stesso
in una camera d’albergo
dopo settimane di lavoro malpagato
Ho pagato i miei libri a uno a uno,
ho mangiato quello che avevo
o non ho mangiato affatto
Ho incontrato uomini potenti
e altri che invece fingevano
Ho preso per il naso uomini strafottenti
e mai nessuno mi ha allacciato le scarpe
Sono stato lontano dal gioco
e dalle donne di facili costumi
Ho pagato le mie bollette,
ed ho sanato le mie ferite
rimettendo al loro posto
grammatiche e ossa spezzate
Ho rotto il collo al panico
quando mi voleva in catene
Ho giocato a fare il duro e il buffone,
e finché mi è stato bene mi sono divertito
Ho portato pesi sulla schiena
guardando in faccia la notte vuota di stelle
Ho alzato lo sguardo sui padroni
e ho detto loro “non sono quel tipo d’uomo”
Ho fatto a modo mio
Ho fatto del mio meglio, questo so
Ho meditato sul fiume in piena
e nei cimiteri ho parlato con chi fu
Ho cercato una speranza
vagolando fra epitaffi e memorie
Ho pagato i miei debiti
e non ho chiesto indietro i crediti
Ho fatto, a modo mio ho fatto
Ho visto, a modo mio ho visto
Non ho però toccato i Bastioni di Orione
VERRANNO DOMANI A DIRTI
Ricorderai il mio volto
mentre mi aggiustavi il nodo della cravatta,
e ti rivedrai riflessa dentro ai miei occhi
quando il cielo già minacciava burrasca
Verranno domani a dirti
che sono andato
E le tue ciglia non tradiranno tremiti
o stillicidi a venire
La mano leggerà la cartolina
prima delle tue pupille
ed avrai allora la certezza
che niente avresti potuto
per trattenermi al sicuro,
nel calore di quell’intimità sudata
che solo gli amanti sanno
quando muore il crepuscolo
e i conventi diffondono nell’aria
la bronzea lingua delle campane
Oppressa dalla situazione
e dal nevischio in tivù
sempre uguale e ripetuto,
accenderai l’ultima sigaretta
da me lasciata nel pacchetto
E ti sarà allora chiaro,
fra le spire di fumo,
che il meglio di te mi avevi donato,
la rosa rossa, la giarrettiera
e la preghiera del tuo corpo
Ti sarà allora chiaro,
non era davvero possibile
farmi abbandonare l’idea
di andare fra miserie e rovine
per tentare di portare libertà
Verranno domani a dirti
che sono andato
E la triste aridità dei tuoi occhi
non tradirà tremiti
o stillicidi a venire
Ricorderai ogni attimo
del tempo passato insieme
Ogni giorno ricorderai
il nostro parlare della vita
E non ti sentirai troppo sola
E non ti sentirai troppo sola
ASCOLTANDO VOCE DI RASOIO
Io mi chiedo perché
Sei sparita quando dicevi
che andava tutto per il meglio,
che le tue ciglia non mordevano lacrime
Sei andata via,
lasciando un buco nella vita mia
Alle pareti sopravvivono le tracce
di tutti i quadri che hai portato con te
Sulla scrivania, accanto al calamaio
riposa la cornice
che fa prigioniera la tua immagine
Sei andata via nel più freddo giorno d’inverno
Hai detto che andava tutto a meraviglia,
che non mi dovevo meravigliare
se ridevi come una pazza a ogni ora
Ti accendevi poi una sigaretta
e la mano l’allungavi verso la bottiglia,
e il bicchiere lo riempivi una due tre volte
Sei andata via che era quasi Natale
Qui fa un freddo cane, proprio come allora:
le strade sono battute da uguale solitudine,
gli ambulanti vendono castagne calde a nessuno,
e un bambino spara palle di neve contro un albero
È che non me ne sono fatto ancora una ragione
Chissà se adesso mi stai pensando
o se mi stai dimenticando nell’orgasmo
d’una nuova felicità a me ignota più della verità
Ma lo so, sono gli oziosi pensieri
di uno che piano piano aggiusta la puntina sul piatto
per poi accasciarsi in poltrona
sotto la voce di rasoio di Cohen
Sei andata via
Sospetto che lo hai fatto apposta
di non lasciarmi neanche un biglietto
Non ti potrò perdonare mai:
il clima di festa mi ha sempre danneggiato
Sono ancora qui al punto di partenza,
mentre rimetto a posto la puntina sul vinile
Manchi tu, ma Gesù risorge sempre
Sempre uguale a se stesso, ogni anno
Senza scucir parola, ogni anno ti rimpiango
ascoltando i miei più tristi dischi in vinile
Quanto è bella… tornerà.
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A chi ti riferisci? ^_^
Ce n’è una di poesia inedita, “Avrai”, che ho scritto per Viola Corallo. Ma è una amica, una cara Amichetta ché lei è ancora giovane giovane. 😉
Tornerà chi? Lei è libera. ^_^
Le altre vengono dal mio archivio. Ma credo siano ancora belle così come le avevo pensate.
Grazie.
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Mi riferivo a questa: vabbé che ho tanta fantasia ma…
Chissà se adesso mi stai pensando
o se mi stai dimenticando nell’orgasmo
d’una nuova felicità a me ignota più della verità
Ma lo so, sono gli oziosi pensieri
di uno che piano piano aggiusta la puntina sul piatto
per poi accasciarsi in poltrona
sotto la voce di rasoio di Cohen
Sei andata via
in un giorno che non potevo sospettare
Non ti potrò perdonare mai:
il clima di festa mi ha sempre danneggiato
Sono ancora qui al punto di partenza,
preso sotto inganno
in un Natale e in una primavera di rane,
mentre rimetto a posto la puntina sul vinile
Manchi tu, ma Gesù risorge sempre
Sempre uguale a sé ogni anno
Ogni anno in silenzio ti rimpiango
insieme a tutti i miei dischi in vinile
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E comunque STREPITOSA.
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Non ricordo neanche perché e quando la scrissi in realtà. E non capisco davvero dove tu voglia andare a parare. In ogni caso credo d’aver imparato molte cose nella vita e soprattutto in questi ultimi due anni: non torna mai nessuno né dall’aldiquà, e nemmeno da quell’aldilà che gli illusi dicono abbia disposto Dio o chi per esso.
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Convengo però che è molto bella. L’ho messa e basta, ripescata dall’archivio. Hai ragione, è molto bella.
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Mi piacerebbe rubarti e impossessarmi delle tue mistiche liriche.Farti una lastra per vedere quante ne hai da produrre. Mi piacebbe mettermi in vetrina davanti a uno specchio per narrarle tutte.Il mio cuore è immenso come un magazzino e sebbene tu sei innamorato delle tue fioriture poetiche saprei ascoltarti sotto un ombrellino le favolose ed opulente tue stupende poesie.
1 bacio King ♥
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Ma le mie liriche, lo sai, puoi rubarle quando vuoi.
In quanto alla radiografia, credo di poterti accontentare, anche se forse rimarrai un po’ delusa. 😀
Eccola.
Io innamorato, e per giunta delle mie liriche che non valgono due baiocchi? 😉 No, no, no, sei fuori strada.
Dai, prendi l’ombrellino e io comincio a declamare poesie, sappi però che sono ben più stonato di una campana: quanti hanno avuto la sfortuna di sentirmi cantare, poco c’è mancato che non mi portassero di fronte dell’Aja per i diritti umani. 😀 Credo davvero, per il mio e il tuo bene, che fossi tu a leggere le poesie, con la tua bella vocina. Sì, sarebbe decisamente meglio.
♥ ! bacio a te, Monetina Vany
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