L’ultimo angolo di mondo finito
Lasciate ogni speranza voi ch’entrate in Rete!
GIOVANNI AGNOLONI
Iannozzi Giuseppe
Per chi più, per chi meno, la vita è anche in Rete, su Internet: affari commerciali, comunicazioni e informazioni, arte e cultura, lavoro, relazioni personali, trovano nello spazio virtuale una loro precisa collocazione e fruizione. Checché se ne dica, la società moderna è, almeno per certi versi, prigioniera di uno spazio fittizio.
Giovanni Agnoloni immagina e disegna la caduta di Internet. Lo ha già fatto nei suoi precedenti romanzi, “Sentieri di notte” (2012, Galaad Edizioni), “Partita di anime” (2014, Galaad Edizioni) e “La casa degli anonimi” (2014, Galaad Edizioni), e in “L’ultimo angolo di mondo finito” (2017, Galaad Edizioni) completa il suo lavoro.
“L’ultimo angolo di mondo finito” ci traduce nel 2029, in un possibile futuro dove Internet è crollato sì, ma presto sostituito da qualcosa di ben peggiore. Giovanni Agnoloni, strizzando l’occhio a George Orwell, Kurt Vonnegut James Graham Ballard, traduce il lettore nel cuore magmatico di una distopia che è più reale di quanto, oggi, siamo disposti ad ammettere: sempre connessi grazie a smartphone, iPhone, tablet, computer, occhiali interattivi, l’esistenza di molti è poi solo una proiezione vuota di contenuti qualitativi, un “non essere” pienamente shakespeariano.
Siamo nel 2029 e niente è più come prima della caduta di Internet. E però il sabotaggio della Rete, portato a termine dal movimento degli Anonimi, pare sia del tutto fallito, o quasi. Non c’è più Internet, c’è invece qualcosa di peggiore, degli ologrammi intelligenti, dei cloni dickiani che si legano alle persone orientandone comportamenti e scelte. Negli Stati Uniti, nonostante Internet così come lo si conosceva sia oramai cosa defunta, è tornato a invadere le coscienze dell’umanità grazie a un progetto di copertura wireless che sfrutta la tecnologia dei droni. Di fatto non c’è personaggio sulla faccia della Terra che non sia spiato ventiquattro ore su ventiquattro; e il peggio è che la popolazione, senza quasi batter ciglio, si è presto abituata ai droni e agli ologrammi. Gli ologrammi comandano la vita di ogni individuo che sta in Europa, le persone non sanno vivere né pensare se prima non si confrontano con il loro personale alter ego.
A cosa è dunque servito il sabotaggio della Rete? Il movimento degli Anonimi non è più forte come un tempo, e nessuno sa chi essi siano, e, soprattutto, nessuno sa, neanche con un certo grado di approssimazione, dove gli Anonimi siano, anche se il sospetto che circola è quello che almeno quattro di loro siano impegnati a scoprire l’origine di alcuni segnali elettromagnetici, segnali che farebbero pensare alla restaurazione di una nuova Rete a livello europeo.
I personaggi, che Giovanni Agnoloni traduce all’interno di rari squarci di luce e di voragini d’ombra ne “L’ultimo angolo di mondo finito”, vivono sotto il peso di un tormento che è tanto interiore quanto esteriore. I protagonisti non possono fare a meno d’interrogarsi, dando così vita a dei corposi monologhi shakespeariani, che, quasi sempre, sono preambolo a non pochi colpi di scena alla maniera di Roberto Bolaño. Se Cesare Pavese ricostruiva l’interiorità dei personaggi attraverso una minuta rappresentazione dei paesaggi, Giovanni Agnoloni opera invece l’operazione inversa, dai monologhi è infatti possibile riconoscere gli ambienti, la claustrofobia che regna in ognuno di essi.
“L’ultimo angolo di mondo finito” è un romanzo che risponde all’eterno problema amletico ‘essere o non essere’. La soluzione si manifesta nell’assenza, dove tutti si scoprono vittime di una solitudine, di un estraniamento non voluto e non reclamizzato: alla fine, l’assenza si concretizza al di là dell’impegno dei singoli per non essere vittime di sé stessi.
Davvero senza Internet, semplicemente, non si è? Nel mondo immaginato (tremendamente reale) da Giovanni Agnoloni, non si è e basta, ne consegue che il libero arbitrio non può esistere nemmeno come ipotesi. La maggior parte dell’umanità, sempreché sia ancora corretto parlare di umanità, ha fatto una scelta e l’ha fatta tanto tempo fa, rinunciando alla propria identità e al dono della Redenzione, per cui i pochi che ancora lottano per non vivere come automi, in perenne schiavitù, vengono loro malgrado braccati dal sistema oltreché dalla solitudine che covano di dentro.
“L’ultimo angolo di mondo finito” di Giovanni Agnoloni par quasi voglia avvertirci del terribile pericolo in cui ci stiamo cacciando: “Lasciate ogni speranza voi ch’entrate in Rete!”
GIOVANNI AGNOLONI, (Firenze, 1976) è scrittore, traduttore e blogger. È autore dei romanzi Sentieri di notte (2012; pubblicato in spagnolo come Senderos de noche, El Barco Ebrio 2014, e in polacco come Ścieżki nocy, Serenissima 2016), Partita di anime (2014) e La casa degli anonimi (2014), L’ultimo angolo di mondo finito (2017), tutti editi da Galaad Edizioni. Ha inoltre pubblicato tre saggi imperniati sulle opere di J.R.R. Tolkien, ed è curatore di una raccolta internazionale di articoli sul tema. Ospite di residenze letterarie, festival e conferenze in Europa e Stati Uniti, ha tradotto libri di Jorge Mario Bergoglio, Amir Valle, Peter Straub e Noble Smith, e saggi su J.R.R. Tolkien e Roberto Bolaño, ed è un esponente del movimento letterario connettivista. Collabora con i blog La Poesia e lo Spirito, Lankenauta e Postpopuli. Il suo sito è http://giovanniag.wordpress.com
L’ultimo angolo di mondo finito – Giovanni Agnoloni – Galaad Edizioni – Isbn: 9788898722471 – pagine: 266 – prezzo: 13 Euro
Pingback: GIUSEPPE IANNOZZI RECENSISCE “L’ULTIMO ANGOLO DI MONDO FINITO” | Giovanni Agnoloni - Writing and Travelling