Donne e Fiamme per
Leonard Cohen e Lou Reed
Iannozzi Giuseppe
Maestro, mio Maestro L. Cohen
All’improvviso
un silenzio di silenzio
sul sogno della perfezione calato
Non era in programma,
non era proprio in programma
dimenticare l’impermeabile blu
in questa casa piena di poesie
Ma nel tuo tè una rosa d’amore
ha lasciato cadere Marianne,
ti sei così addormentato
cullato dal canto dell’Angelo,
dal magico suono della sua voce
Milioni di baci dimenticati,
naufragati e ripescati
dal Mare della Discordia
Ma sull’alba vigila la Colomba
costringendo lo sguardo di Dio
a un esame di coscienza
per una più profonda ispirazione
Non era in programma,
non lo era davvero,
così sul piatto della bilancia aggiusta
la tua domanda, e fallo adesso, adesso
perché è una questione al di là
delle possibilità della realtà,
lo sappiamo bene entrambi
Accorda il violino dell’Ebreo
che, al padre dimenticato
fra le lune delle calende greche,
non chiedeva mai pane né pesci,
e lascialo poi scivolare lontano
Lo sappiamo bene entrambi
che il discorso fra me e te
riposa in sospeso, sappiamo
che nulla mai si perde per sempre
sul pelo dell’acqua
Forse non ti ho mai raccontata
per filo e per segno tutta la verità;
e forse ho sbagliato ad amare
più di quanto fosse giusto
E queste poesie, queste donne
ripetono la mia cifra, ti ripetono
che soltanto per un pelo
non sono riuscito a chiarire il Nome,
Signore
Per questo, per tutto questo
con mani penitenti
fra il poco e il tanto
che al tempo rauco ho donato,
dal cavo della notte la mia voce scava;
e il famoso impermeabile blu
insieme al rasoio lascialo riposare
là dove giusto ieri l’ho dimenticato,
là dove con lo sguardo giusto ieri
l’ho incrociato
Meritiamo un attimo di rispetto
Tutto è pronto;
aspettiamo
che il cielo esploda
in una luce
invocata dalla nostra voce
Al punto cui siamo
meritiamo un attimo di rispetto,
un finale mozzafiato,
l’Aurora che ci illumini
da qui fino a Nuova York
A questo punto,
segnato è il punto
sopra la coccinella nera;
e tremante la mano
ne sorregge il lento cammino
I bicchieri da tempo vuotati,
i volti degli stranieri
senza uno straccio di faccia,
e, e le donne che non immaginano
che aspettiamo
che dalle porte della sinagoga
escano allo scoperto, urlando
che durante lo Shabbat
tanti davvero i tradimenti
Per dove
Per dove veleggia
il tuo cuore,
per quale entusiasmo?
E io qui a naufragare
coi miei baci di sale e miele
mentre i dischi di Cohen
suonano la più triste canzone,
Suzanne.
Magnifici perdenti
Seduto a un tavolino francese
su un taccuino giallo le mie poesie;
ti faceva ridere l’idea, vedere
che dal sole al tramonto Io bersagliato
su asfalto e cemento
l’ombra mia ebrea s’allungava
Chissà se hai mai visto l’aurora sfaldarsi,
se sei stata mai sfiorata dal pollice di Dio,
dall’implacabile sua tenerezza!
E dove sei ora, a cosa pensi,
non lo so
E che fai ora, a chi pensi,
non lo so
Forse ancor ridi di qualcuno
che nella Cabala si perde
sognando d’averla vinta sulla vita
Chissà se hai mai saputo di quell’uomo
che dal niente tirò su un faro abbandonato!
Chi sa quante cose, quante ancor non sai
Forse, forse solo ancor ridi di qualcuno
Forse ancor non comprendi il niente
e chi di te ha una disciplina più forte
Ricordo zoppo
Qualche fiore secco in tasca
e qualche spartito musicale sgualcito,
e il mio violino zoppo su una corda:
te l’avevo detto che avevo ben poco
Non mi hai creduto quando i petali
che in estate avevo raccolto,
li ho persi nel vento della Piazza Rossa
Non mi guarderò indietro,
crollano i palazzi e i muri
e io voglio di più
E io voglio qualcosa di più,
non queste tristi
poche copeche fra le mani
mentre mi penetra le ossa il freddo
Angela, chiudi la porta!
Fa freddo,
più di quanto osi immaginare,
e sempre qualcuno busserà
dicendoti sono io il migliore;
tu non gli credere
quando fra lingue di fuoco
e fumo vedrai il ricordo
che alimenti a mia immagine
e somiglianza
Non mi guarderò indietro
Tutto crolla,
la vita giusto un soffio
Lo sapevi che avevo poco da offrirti
Ti dico, chiudi la porta
Ti dico, apri il cuore alla vita
con un ricordo che sia sincero
Non fare come me
che lontano vado di città in città
Non fare il mio ricordo zoppo
più di quanto non lo sia già
Il tuo schiavo è qui
Il tuo schiavo è qui
Gli hanno comandato di obbedire,
di seguire la linea tracciata da Mosè
Il tuo schiavo è nelle pagine della Bibbia,
ha riparato alla meno peggio la sua vita,
guardando in faccia i secoli
Quando cala la sera
accende milioni di candele
per disperdere l’oscurità,
per scorgere l’ombra della verità,
per non correre il rischio
che i secoli lo scalzino troppo
Il tuo schiavo ha visto,
ha visto tirar su piramidi di dolore,
ha visto cadere la gloria delle nazioni
A occhio nudo ha visto
amore e odio stringersi di nascosto la mano,
e ti può dire che in giro per il mondo
non molto è cambiato:
nei campi di concentramento
uomini donne bambini muoiono
scavandosi il viso nel filo spinato
Il tuo schiavo ricorda la Storia
Di tanto in tanto scrive le sue memorie,
nascondendole come meglio può
dalla malvagità degli occhi delle spie
perché non ha tempo da perdere,
perché ha ancora tanto da fare
nel tentativo di salvare una vita
che salvi il mondo intero
Adesso sì
Adesso sì,
cammini sull’altro lato
E chissà com’è
e come non è
Giù parlano di te
Ne dicono tante,
ognuno ha una verità
e una diversità
da sparare a bruciapelo
Adesso sì,
sei sull’altro lato
e non ti guardi indietro;
e se sì, è per un istante
– distrazione di passaggio
e nulla di più
Hai spento gli occhi
per un momento;
non immaginavi
sarebbe stato per sempre
Ma sei sull’altro lato
e cammini a passo spedito
Era una vita intera
che aspettavi di capire,
soltanto che non era giusto,
non era giusto il momento
Adesso sì,
sei sull’altro lato
e cerchi d’andare avanti
per vedere l’ombra di Andy
o quella della dea Nico
Ti hanno preceduto,
sono avanti a te,
e allora perché, perché
non incontri nessuno?
Cambia la carta
Se ti amo è una colpa?
E’ una colpa se ti amo
Vieni dolce però,
metti a nudo la mia fragilità
Vieni presto,
fammi sentire come non mai
Portami dentro e fuori
dalla mia percentuale femminile
Se ti amo, se ti amo
non farmene una colpa, sorella
Quando vieni così
penso sempre che ce l’hai!
Non posso fare a meno di pensare
che il meglio lo devi ancora dare
Non posso fare a meno di ricordare
come hai dato via le nostre scorte
a quei leccaculo del Greenwich Village
Avrei dovuto fermarti allora
Non ne sono stato capace
Preso dentro la tua anima nera
c’era solitudine di aghi e spilli
E tu mi ami anche se cambi
le carte in tavola sempre,
sempre più spesso di me
Elettroshock
Ti ho pensata spesso
Avevi quella fissa
Non meravigliato
scopro oggi che non sei cambiata,
vuoi ancora mettere a soqquadro
ogni uomo che ti passa fra le gambe
Vuoi vedere la pioggia cadere
o restare qui dove siamo?
L’elettroshock non ti ha cambiata,
non una virgola fuori posto
o un capello scomposto
quando per sesso prendi qualcuno
Cercami, cercami nella notte
Non ti basterà farmi i fanali
nonostante i tuoi occhi azzurri
La notizia
Settantuno nere colombe in volo
hanno perso le piume sbattendo
le ali a vuoto
Il sotto e il sopra adesso così uguali
Improvvisa è piovuta giù la notizia,
“Il poeta americano è scomparso
Caduto, forse rifugiato in un dove
dove più nessuno lo potrà scannare”
Potere oscuro
Un po’ goffo – problemi di fegato
Non si regge, sul palco inciampa
Un pericolo – problemi di giri malati
Da un angolo del buio prigioniero
qualcuno ha gridato “Morto, vedete?”
E sei risorto, lasciandoti alle spalle
la famiglia e le radici ebree,
cantando “Il mio Dio è il rock’n’roll,
un potere oscuro che ti cambia”
In mezzo alle fiamme, al neon
In mezzo alle fiamme,
al neon delle metropoli
con passo stanco
a lungo ho camminato;
spettri e venditori di fumo
hanno calpestato le mie tracce
Solo Poe ha consigliato bene,
fare una visita al cuore nel pozzo
e alla casa caduta degli Usher
ma non prima d’una bevuta di rum
Bambine sotto i sedici
vendono la verginità al primo
che gli dia la dritta giusta
per uscire da questo posto
La bicicletta e la caduta,
non c’è stato niente da fare
Quando arriva è così banale,
non trovi anche tu, Nico?
Il transessuale si regge la cistifellea
Me la offre in omaggio,
viatico per il viaggio
Raccomanda “coraggio”
Raccomanda una parrucca bionda
per non passare inosservato
Ho la netta sensazione di conoscerlo
Dice “le fiamme, le fiamme al neon
bruciano gli occhi prima dell’anima”
Non ho idea di cosa possa significare
Gli darò retta, non ha la faccia
di uno che sbaglia tanto per sbadigliare
Nebbia
Credo nei numeri,
i miracoli bare che non si contano
Un po’ di morfina, un po’ di morfina
per i miei due amici che non resistono
Non puoi leggere neanche un libro,
a pagina diciassette hai dimenticato,
sei costretto a ricominciare da zero
Non ho mai confessato ad alcuno
come ne sono uscito; il sapore del morso
cacciato in bocca non hai mai smesso
di mettere sotto l’elettricità il cervello
Padre, madre, grazie
Avete ucciso vostro figlio due volte
Nato nella nebbia e riportato nel suo grembo
perché dovevo essere un tipo a posto
Padre, madre, grazie
Ce l’ho fatta da solo
a imparare un linguaggio duro
Lulu
Partiamo dalla fine, Lulu
Ho fatto da apripista
contro la stupidità perbenista,
e cammino adesso sull’altro lato
Settantuno non sono pochi,
non sono molti, l’ho già detto:
credo nei numeri,
nei miracoli no
I cimiteri contano tante uguali a te,
strumenti del male e del destino
Dal circo un serpente in regalo,
poi in strada artigliata e sedotta;
e prigioniera in un lazzaretto,
e di nuovo prostituta di basso rango
Sei stata sempre dall’altra parte, Lulu
Facciamolo insieme l’ultimo cammino,
mano nella mano, come due amanti
Non è bastato cavalcare il serpente
Lo sapevamo entrambi
che non sarebbe stato sufficiente
Lasciamoci alle spalle questo posto,
nei secoli dei secoli, maledetto
Nei vicoli di Londra scorre il tuo sangue
e il mio fegato conta mille rughe, mille
Il Natale trova sempre il modo,
giusto o sbagliato,
di reincarnarsi contro, contro di te
7 Novembre
Posso, posso
non credere
in quell’altezza lassù
che dicono
abitata da un Dio
da sempre
un po’ così e così,
distratto,
forse annoiato,
dimentico di sé
Posso, posso
non amare
un’idea sbagliata,
l’umanità
secolo dopo secolo
in un uguale ripetersi
crocifissa
E posso… potrei
annoiare uno
e nessuno,
e una moltitudine
di geniali solitudini
E invece,
come un ebreo,
solo ripeto a te
il miracolo che
spero tu sappia:
“Ti voglio bene
Ogni anno
viene il sette
di novembre,
e ti voglio bene
un po’ di più,
mia Grazia”
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Bellissime.
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Be’, quelle dedicate a Leonard Cohen già le conoscevi. 😉 Non quelle dedicate a Lou Reed, pure lui di famiglia ebrea. E non a caso Cohen e Reed erano amici. Lo avresti mai detto? Due personaggi, in apparenza così diversi… eppure. Ci sarebbero tanti begli aneddoti da raccontare, ma casomai un’altra volta. Ti dirò che però entrambi, da giovani, stavano dietro alla stessa donna e nessuno dei due l’ha conquistata. Si trattava di Nico, all’anagrafe Christa Päffgen.
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