Lovers – Poesie per gli amanti
Antologico con un inedito
Iannozzi Giuseppe
Eri tu
Avevi detto che.
Che non avresti avuto
altri amori dopo me.
Avevi giurato
e ti avevo creduta
sincera io.
E ora giochi.
E ora sorridi.
E ora ami.
E ora mi ammalo
da solo
perché tu mi hai lasciato
da solo
a contar le mia dita
e i coltelli
ch’eran tuoi
e che riposti sono
come risposte
in quel cassetto
che ti faceva paura.
Mi reca una lettera
il postino: la scarto
e al volo capisco
che è tua,
la stessa calligrafia
di quand’eri bambina.
Una lacrima
mi taglia l’occhio
e l’emicrania.
Non porta mittente,
solo il tuo profumo,
il più costoso ed essenziale.
Avevi giurato
sulla croce che
non avresti mai più amato.
Ed invece
adesso sono di nuovo solo
come sempre,
aspettando
che anche questa notte
veda l’alba.
Con un sorriso in rivolta
E morire con un sorriso,
senza pensarci su
se le onde han smesso
di colpo di lavarci i piedi;
andar via così,
sulla storia d’un incidente
per caso, non voluto,
non programmato,
semplicemente accaduto
Nessun sgomento, no,
ché la musica continua
per altri uomini in rivolta
Cuori
Un giorno scoprirai
di volere il velo bianco
Un giorno scoprirai
che preferisci il bianco
al velo nero
Ed allora amerai un uomo
mille miglia lontano
da quell’ideale di solitudine
che fra le lenzuola avevi amato
Un giorno capirai da te
che ogni cuore è di tutto
e di niente pieno
E lo vorrai sopra il tuo
un cuore così strano
Rose e spine
Posso svegliarti
con un bacio
Posso spettinarti
con petali di rose
Posso amarti
con timida rugiada
nell’amore distillata
Posso tutto
quel che posso
E non posso niente
se tu non sbocci
in primavera
dentro al cuore mio
Con tutto il rosso,
con tutte le spine
Perché d’una rosa
tutto s’ama
Maledetta donna mia
Ti incontrerò ancora
oltre il muro del silenzio
Ti amerò ancora
oltre il tempio del lamento
Ti prenderò ancora
per avere una ragione
da dare al futuro
Ti aspetterò
momento su momento
strappando fiori
e neri grigi bianchi capelli,
dilapidando primavere
Ti aspetterò
per sempre, maledetta
maledetta donna mia
Fra le righe
Non perderti fra le mie righe
Resta con me, con un graffio,
con una gelosia, e portami via
via da qui – prigione di parole
Torna da me, anche se è sbagliato
Ci faremo del male, tu lo sai
e io lo so, ma che faccio senza te?
La vita semplicemente non è
Non mi perdo fra le tue righe
Resto con te, come una malattia,
con tutta la gelosia che so mia
Mi perdo in te per imprigionarti
oltre il suono delle parole
Binari
Ammore, Ammore, Ammore,
quanto e quanto lo gridiamo
nei vuoti corridoi
cercando un treno che ci porti via
in un altro dove,
sempre sognando vita nuova
a darci speranza
Ammore, Ammore, Ammore,
ma che vuoi? che piangi a fare?
I cuori si spezzano
e sono in solitudine
da millenni, da ben prima
che le rette fossero parallele
e i binari morti
Ammore, Ammore, Ammore,
ammazzami con un bacio
E non ci pensare più che sei sola
Oblio
Le liriche son finite
dentro a un cuore malato
Perdono,
perdono battiti su battiti
Le liriche non lo sanno l’amore
Sempre cercano di chiuderlo
tra le maglie delle loro parole
E affidano il triste compito
al più stupido e vecchio dei poeti
Ehm, sì, Amor mio, son io quello lì
Di bastone
Si vive
per una dolcezza
prima che sia
tristezza
a farci le ossa
per metterci
davanti
alla sporca faccia
della vita
… della vita
che non dimentica
il bastone
da menarci
sulla groppa,
manco fossimo somari
all’abbrutimento destinati
A goccia
Qui non piove.
Non diluvia
né l’amore
né l’odio.
Qui non si vive.
Qui è sempre uguale:
un giorno tira l’altro;
e un abbandono a sé
è l’unica giostra.
Ma tu,
che goccia ti fai
e lenta scivoli su me,
mi ridai al mondo
come se sol oggi nascessi.
Sul tuo seno
Asciugami le lacrime
Riportami sul tuo seno:
nudo come bambino
delle cose del mondo
all’oscuro
Stringimi nella speranza
del morbido tuo corpo
E saprò dimenticare
d’esser venuto al mondo
con un grido devastante
Riportami sul tuo seno
e lasciami arrossire
Asciugami le lacrime
Io berrò le tue
e non ti dirò una parola
Dimenticato è l’inedita ???
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No, è con “Un sorriso in rivolta”, poesia per ricordare la grandezza esistenzialista di Albert Camus.
Beppe
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