Sono un peccatore

Sono un peccatore

Iannozzi Giuseppe

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Mia madre ha sempre avuto ragione. Sempre. Non ha mai sbagliato. Quand’ero un soldino di cacio mi rimproverava che non avrei combinato mai nulla di buono. Non si è sbagliata. Una madre certe cose le sente. Ha avuto ragione su tutto. E’ lei che mi ha messo al mondo. E’ lei che ha partorito il mio dolore. Io mi sono limitato ad urlarlo ai quattro venti.

La prima volta che ho visto una persona morta non ho provato niente. Non sapevo che la morte fosse definitiva, che consegnasse il corpo alla putrefazione. Dell’anima non sapevo una emerita mazza. Nemmeno sapevo che se uno ci crede con ferma convinzione quella dovrebbe venir espulsa dal corpo al momento del trapasso. Roba da matti! Fin da piccolo sono stato un disgraziato: per credere avevo difatti bisogno di qualche cosa di più dell’assicurazione dei miei vecchi o dei preti. Io un’anima, anche quand’ero piccolo e forse innocente, non l’ho mai vista, né ho mai visto un fantasma. Dunque dicevo che non ho provato niente quando ho visto il mio primo cadavere. Si trattava d’una donna. In un orecchio mia madre mi spiegò che era morta perché il tram l’aveva presa sotto. Ricordo che le chiesi perché il tram aveva fatto una cosa del genere. Non ottenni risposta. Fissai la nonna lunga stesa sulle rotaie, immersa in una pozza di sangue. Poco distante da lei c’era una busta di plastica. Le cose che c’erano dentro erano uscite fuori e si erano disperse. C’erano anche delle caramelle. Le carte colorate e luccicanti non mentivano. Strattonai mia madre per un braccio e le indicai la spesa rovesciata. La mamma mi spiegò che quelle cose erano state comperate per i suoi nipotini. Fu allora che un velo di tristezza mi oscurò per sempre gli occhi. Capii che i bambini di quella povera nonna uccisa dal tram cattivo non avrebbero mai ricevuto le caramelle a loro destinate. Non mi sono mai chiesto però come facesse mia madre a sapere che le caramelle erano state comperate per i figli dei suoi figli.

Con gli anni mi feci sempre più melanconico e chiuso in me stesso. Mia madre, santa donna, continuava a ripetermi che non avrei mai fatto carriera nella vita perché ero un debole. Una madre lo capisce quando un figlio è destinato a diventare un peso sullo stomaco in carico alla società. Non dico che la mia mamma non avesse a cuore il mio bene, però non poteva far niente per farmi diventare migliore. Mi tenne con sé perché ero il suo brutto anatroccolo e se lei non mi avesse difeso tutti si sarebbero approfittati di me.

Gli anni hanno fatto in fretta ad accumularsi seppellendo sogni e speranze. Dotato di poca o nulla fantasia, ho finito col sottostare alla volontà di mia madre che per me ha scelto la carriera ecclesiastica. Ammetto di non esser mai stato una cima; sin dai primi giorni di scuola i miei coetanei presero a sfottermi, ero per loro un handicappato e basta. Non sarei mai riuscito a farmi prete non fosse stato per mia madre che parlò direttamente con Dio affinché ci fosse un posto anche per me fra le sue braccia.

Oggi i morti sono le persone che vedo di più. Qualche volta mi scopro persino a parlare ai loro volti di cera. Con il Cristo in croce mi limito a dire le frasi che tutti i pretini ripetono. La mia fede, se così la si può definire, si limita a una mera osservanza degli ordini clericali. Non ho mai visto le presunte anime fuggire dalla bocca dei morti. Sono consapevole della limitatezza dei miei orizzonti, ma se c’è una cosa di cui sono sicuro è che l’anima non esiste. Di funerali ne ho officiati un bel po’ e nessun cadavere ha mai vomitato l’anima di fronte alla Croce. Ho visto uomini donne bambini morire davanti ai miei occhi, e niente di niente: i loro occhi si sono spenti nella febbre della morte e della paura, finita lì.

Non è brutto fare il prete, anche se è sicuro come la morte che non farò mai carriera. Non ho l’intelligenza adatta per diventare vescovo o cardinale. Devo dire che non ho mai nutrito grandi ambizioni. Quand’ero ancora un adolescente i pochi sogni che avevo sono stati subito seppelliti dalla crudezza della vita. Le ragazze mi hanno sempre disprezzato, hanno riso di me senza neanche curarsi di darmi le spalle. Oggi amo levarmi il colletto bianco e andare a puttane come tutti i cristiani. Levato il colletto bianco sono anonimo, uguale a tutti gli altri nella notte.

Mia madre non ha sbagliato su di me. Non ho combinato nulla di buono, ma in sincerità posso dire che mai ho fatto del male. I miei fratelli toccano i chierichetti, io invece vado a puttane vestito da semplice borghese e il giorno dopo raccolgo le confessioni dei fedeli peccatori, prendo parte ai funerali, impartisco il battesimo ai neonati e altre stronzate del genere.

Informazioni su Iannozzi Giuseppe

Iannozzi Giuseppe - giornalista, scrittore, critico letterario - racconti, poesie, recensioni, servizi editoriali. PUBBLICAZIONI; Il male peggiore. (Edizioni Il Foglio, 2017) Donne e parole (Edizioni il Foglio, 2017) Bukowski, racconta (Edizioni il Foglio, 2016) La lebbra (Edizioni Il Foglio, 2014) La cattiva strada (Cicorivolta, 2014) L'ultimo segreto di Nietzsche (Cicorivolta, 2013) Angeli caduti (Cicorivolta, 2012)
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6 risposte a Sono un peccatore

  1. Lady Nadia ha detto:

    Molto duro.

    Apprezzo l’idea. Scritto meravigliosamente ma…anche se abbiamo avuto esempi di preti così, spero che sia un caso mooooolto raro.
    Complimenti!

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  2. furbylla ha detto:

    chi lo sa forse meglio preti così anzi sicuramente di quelli che toccano i chierichetti… Ben scritto.
    Cinzia

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  3. Iannozzi Giuseppe ha detto:

    L’intento narrativo è proprio questo, meglio dei preti consapevoli della loro pochezza spirituale e che però non fanno del male a nessuno pur non nutrendo in seno alcuna fede e non dei preti di grandi parole e nulla sostanza che invece il male lo fanno e lo fanno con diabolica consapevolezza.

    Grazie, Mamma Lupa. Bacio ❤

    beppe

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  4. Iannozzi Giuseppe ha detto:

    Mah, non credo sia poi così duro. In ogni caso, meglio un prete donnaiolo che non turba le famiglie piuttosto che un manica di preti che violentano bambini e donne a tutto spiano.

    Beppe

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  5. romanticavany ha detto:

    -Stupendo e forse tutto vero-

    Ho letto su famiglia cristiana che l’identikit del prete è : uomo completo, coraggioso, capace di ascolto, in relazione costante con Dio e con il popolo. E, soprattutto, che non agisce in solitudine.
    Ce ne sarebbero tante di cose da dire i preti dovrebbero avere più spirito di sacrificio e affrontare con volontà i problemi di chi cerca aiuto. Le figure clericali oggi appaiono sbiadite, sgradevoli le situazioni che si leggono nei quotidiani. D’altra parte ai tempi d’oggi non ti meravigli più di nulla ,ma nello stesso tempo non ti fidi più di nessuno. Mio cugino fa il prete a Massarosa un bel paesino montanaro amministrato dal comune di Viareggio. Non lo vedo spaventato è bello ciccione è coccolato dalle famiglie non penso che vada a prostitute, ma a peccati di gola. Per le benedizioni pasquali, il salamino ,le uova fresco , le torte, i soldini. Lassa fare a loro.

    Buon Pomeriggio 1 Bacio

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  6. Iannozzi Giuseppe ha detto:

    Vabbe’, finché sono peccatucci di gola, in fondo è anche lui umano, nessuno pretende che sia un santo. Ma anche se andasse a donne, non vedo che ci sarebbe di male, a patto che loro consenzienti. Sai, credo che si dovrebbe abolire il celibato e non ci sarebbero più preti pedofili e maniaci, o comunque in una misura molto ma molto minore.

    Bacio a te, Piccola Violetta ❤ ❤ ❤

    orsetto

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