Scritte per Cinzia la Strega
Iannozzi Giuseppe

Cinzia Stregaccia
Gli anni della Strega
Son anni, anni che volan via,
ma domani neanche più
li ricorderai
giocando a tirar la coda
al vento, a segnar altra data
sul conto dei giorni
Son anni, non so quanti
Quanti amari boli ingoiati,
ma di più gli ululati
per rabbia versati
nella paura che il buio
inghiottisse il buono
e il brutto nascosto
nel fitto del Bosco Nero
Son anni, Dio certo che sì
Son volati e sembra ieri
che il primo cucciolo d’uomo
viveva in te, aspettando
di darti grattacapi
e un mare d’amore
che in te
a malapena intuivi
Ma non è finito il tribolare,
con l’alba nuova ancora sarà
chi con un po’ o tanto fiato
da te vorrà un tanto di pietà:
certo che sì, son volati
gli anni, non han però
scalfito unghie e zanne
sempre pronte a lacerare
del buio il tristo velo
Strega cattiva
La strega cattiva stamattina
giù dal letto m’ha buttato
con un unico preciso colpo di scopa
Sul legno duro del pavimento
battendo il capo ripetutamente,
un urlo solamente ho sputato
e tosto son piombato
in altro sonno senza scopo;
e però nero più del nero
Infine riavuto il senno indietro
ma ben bene incaprettato,
da capo a piedi mi guatava
la strega divertita
cachinnando con eco di cornacchia,
come sol chi i natali
gliel’ha dati l’Inferno
chissà quanti anni addietro
Seppur non scevro di coraggio,
ammetto d’aver a vuoto ingoiato;
la bocca mia deserto edace
e l’alma mia senza pace
Davvero non sapeva io
a qual santo dimandar aita,
e soprattutto contezza non c’era
se un angelo dal limpido cielo
sarebbe in mio soccorso
presto sceso
Colla Fede già pronta a farsi bestemmia
d’improvviso una luce abbagliante,
e in men che non si dica io slegato
libero uccel di bosco in una landa fiorita
fra virginali agnelli e angeli ancor più belli
Della cattiva strega manco più l’ombra,
solo una debole eco straziata ma lontana,
così alla mia bella Angela abbracciato
a lei il mio sorriso
Mamma Lupa
Una lupa di rabbia
che cucciola diventa
Che torna ad esser
di nuovo bambina
per assaporar della vita
tutte le ghiotte delizie
Chi l’avrebbe detto?
Non ci avrei scommesso su
un soldino
né un soldatino di ruggine
Chi l’avrebbe detto
che l’amicizia una cosa
così tanto misteriosa
che neanche chi si finge poeta
sa dire con parole
meno scalcagnate di queste
Sì, lo confesso,
non lo so quante frecce
hanno gli indiani
Sì, lo confesso,
non lo so quanti crumiri
stanno facendo la conta
stamattina ai cancelli
delle fabbriche di gomma
Io so soltanto la semplicità
che m’hai insegnato
col tuo piccolo sorriso
Onde
Le onde, sì,
le ascoltavo.
In un tempo
non lontano,
le ascoltavo:
erano
carezza,
dolcezza,
e schiaffo;
ed erano
anche
sale sulla ferita
e balsamo.
Com’è
che ho imparato
a non ascoltare
delle onde
la forza
e la disperazione?
Lo scoglio,
che ero,
s’è consumato
sfidando
della spuma
e del destino
tutto l’impeto.
Bannato dalla Strega
Bannato
Per cosa?
Per aver detto d’una strega
che a cavallo della scopa
gira in lungo e in largo,
andando su e giù,
spaziando a destra e a sinistra,
tenendo però sempre la destra
Sempre polemica
non manca giorno
che non ti metta alle strette;
lei dice però d’essere a posto,
giusto un cincinnino irritata
Le ribatto che così non è
e lei mi banna
senza pensarci su
manco un momento
Ecco così che ramingo vado
per gli spazi virtuali
in cerca d’un nume tutelare
che mi dia la sveglia
prima che possa finir male
Ma lo so che non troverò
quel che ora cerco
Bannato,
devo accettare la realtà
Per quanto dura
devo accettare d’aver perso
Mai più un’altra Mamma Lupa
che mi tiri le orecchie d’asino,
che mi dice d’esser bello e bravo
Per così poco bannato,
condannato a guidar da me
i miei passi tra fango e deserti
Caduto in disgrazia
più non avrò consigli stregoneschi
a cui prender parte
in veste di befano malfatto
Bannato, bannato, bannato
continua a ripetere l’account
della vecchia amata strega
Bannato, bannato, bannato
Che tu sia dannato, per Belzebù
Lupa e Strega
Lo so che passo
da un estremo
all’altro senza posa;
che i miei passi
non sono mai
silenziosi; molte cose
le ho fatte
senza pensarci su
scalando il K2
con la lingua,
molte altre invece
finite distrutte
subito sotto il peso
dell’impazienza;
e sempre
ho predicato bene
e razzolato male
Ho pagato i miei debiti
leggendo nei fondi di caffè,
e a più d’uno
gli ho sparato in fronte
senza un perché
Non ho colpa
d’esser un randagio;
m’hanno abbottonato
la camicia che non ero
ancora bambino;
il tempo però m’ha fatto
largo il petto
e i bottoni son saltati
e le giugulari dei carcerieri
hanno straripato fuori
l’infezione del sangue
Senza meta, senza scopo,
vago e talvolta godo
allargando le fauci
al cerchio biondo della luna
Come Omero,
con gli occhi gonfi di cecità,
ho provato a fecondare
le donne con la mia verità;
e se qui o altrove un figlio
è scampato al massacro ordinato
mentr’io prendevo la strada per l’Egitto,
non so dire
Ma tu che sei pietosa Lupa
divisa fra Romolo e Remo
e i tuoi cuccioli; tu che ami
senza distinzioni e non come me,
forse potrai ancor oggi
darmi un riparo per un minuto o due
Non capisco ma vedo i fantasmi
Ammetto di non capire
Non capisco la sabbia
Vedo però i fantasmi
che affogano nel gorgo
del tempo e la clessidra
che perde il “suo” tempo
Ammetto che ho fatto poco,
e anche domani farò poco
per mia incompetenza,
o perché lontano da psicanalisi
e strutturalismo, senza Dio sì,
ma con l’anima sempre
al suo posto a tenere il ritmo
dentro al petto
Se domani alla sbarra
davanti ai giudici mi dirai vecchio,
non opporrò resistenza
Ma quando fuori ti giuro
dalla bocca ti strapperò la lingua
con indice e pollice a mo’ di pinza,
e poi ai serpenti del deserto in pasto
E quello che avrò fatto sarà giusto,
né poco né troppo
Non mi sono fatto niente
Non mi sono fatto niente
Sono caduto
e non mi sono rotto le ossa
Il muro di Berlino resiste
e a Ovest il sole è ben nascosto
dietro montagne di neve bianca
Non mi sono fatto niente
Sono caduto e i numeri della Cabala
sono ancora al loro posto
I giorni sul calendario però
sembra non passino mai
dove ora io sto
Fantasmi mi menano pacche sulle spalle
rassicurandomi che passerà,
che non è poi così difficile far volare il tempo
con una buona educazione mentale
Ripasso a memoria Gogol’
e di notte sogno un camino,
larghe spire di fumo
che affumicano parole
Non mi sono fatto niente
Sono caduto
e adesso vesto stracci,
e spio il mondo di fuori
da dietro uno spiraglio,
da dietro uno spiraglio di prigione
Tigri
Dalle tigri non ci tengo
a esser sbranato,
non adesso che ho conquistato
un harem
dove da mane a sera
vengono gaudenti le bambine
a dirmi quanto son bello forte e potente,
prendendomi in giro anche
Ma Tu che la mia testa vorresti
ai tuoi piedi veder presto rotolare,
Tu bella e crudele più di Salomè,
io che un regno non ce l’ho ma che sogno
e sogno tanto, sì tanto da farmi male,
io ti invito a penetrare col nudo piè
il territorio di fantasie e di serpenti
che da un bel Niente ho tirato su
Non mi reciterai mica la parte
di quella che peritosa…
– ma a parole forte –
tosto declina l’invito!
Non lo potrei sopportare
e mio malgrado costretto sarei
a lasciar libere dalla Torre le colombe
che sì tanto amasti
quand’eri a malapena una bambina
piangente,
innocente,
persa nella speranza d’un amore impossibile
Grembo di Vita
Aggrappata al grembo delle vostre bugie
ho contato quanti giorni ancora all’amore.
E ho scosso il capo per convincermi
che di certo stavo sbagliando il calcolo.
Ma poi uno di voi ha raccolto la mia mano
nella sua, con una smorfia sulle labbra
uguale ad un aborto; ed allora ho capito
che di occasioni ne ho avute non poche
per mandarvi al diavolo; ma tutte sprecate,
come coriandoli a scivolare fra la mano tesa
aperta, al cielo esposta, forte sì, ma indifesa.
Così ho raccolto in faccia lo schiaffo del vento
e quello più pesante del fato, che m’ha voluta
oggi qui a dirvi col mio silenzio quanto forte
tutto il mio disprezzo per voi che avete preso
e giudicato la vita, nemmeno fosse la vostra.
ma che bellissimo regalo Beppaccio veramente !!!!! Grazie un tuffo anche nel passato ❤ ❤ ❤ un dolcissimo pensiero 🙂
Cinzia
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Visto? Spero ti piacciano, sono perlopiù goliardiche, scritte nel corso dei tanti anni che siamo amici. Le ho riviste e corrette, ma solo per alcuni versi che non mi convincevano più di tanto.
Stregaccia, ti auguro di calcare il tuo piede su questa terra ancora molto ma molto a lungo, almeno almeno per altri mille anni. Quando compierai 2000 anni esatti faremo poi un bel sabba, uno di quelli che si facevano una volta, nei bei tempi andati. ah ah ah ❤ ❤ ❤
Bacione, Mamma Lupa
beppaccio
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