La Via della Seta. Antologico
Iannozzi Giuseppe
Festa di lacrime
Che serata strana!
Piangono le ragazze
E fuori la pioggia
forte batte alle finestre
Avevo voglia
di nastri colorati
e di occhi di diamante
Avevo voglia
di fare l’amore
nell’amore dell’ingenuità;
è una serata strana questa,
di quelle che non dimenticherò:
tutte le ragazze
che hanno portato un raggio di sole
nel cuore mio vecchio e stanco
piangono, e solo la pioggia
batte alle finestre di questa casa
invasa da una festa
che festa non è
Troppe lacrime dentro e fuori
Spio le lacrime
che contro il vetro s’abbattono,
e tosto scorgo una foglia
che in volo non resiste
sotto il peso dell’acqua
E da solo resto
a contare le pozzanghere
di solitudine ai miei piedi
Getsemani
Piangi, e io prego,
prego la tua femminilità
perché non mi lasci
da solo quaggiù
Prego a mani giunte
cercando la tua bocca,
sfiorando quella lacrima
che piano piano scende
dagli occhi tuoi
e che non riesco a curare
Se piangi,
mi commuovo
come Gesù abbandonato
al vento e all’eco
del giardino di Getsemani
E si fa impotente la mia mano
cercando di stringerti,
di prenderti
nel mio piccolo universo
La mia preghiera per te
piange nelle tue lacrime,
con rabbia di vertigine
Amore bello,
non ti so curare
Ti so solo amare,
anche se è così difficile
da credere
adesso che sto per morire
per sempre, per sempre
nel riflesso dell’innocenza
degli occhi tuoi
Angela
Amami oggi, amami sempre di più,
lascia lontane da noi le confusioni
che da mane a sera regnano sovrane
in certi mercati sol ricchi d’inflazioni
Amami e amami fino in fondo,
senza mai perderti nei pensieri tuoi
A letto hai letto tutti i romanzi rosa
e quelli che parlano di guerra,
e fino alle lacrime ti sei commossa
per ogni fila di uomini caduti
nei dispetti degl’inutili sogni loro
Così, oggi, sciogli i capelli e sorridi
felice d’esserti lasciata alle spalle
il pianto delle notti buie e insonni,
perché adesso sì, vivi qualcuno,
un uomo più o meno umile,
perfetto in quelle sue imperfezioni
che sai decifrare
Acqua santa
Non ti amerò
perché sei tu a comandarlo
Non cercherò le tue labbra
né ringrazierò le lacrime che un dì versasti
nella tinozza dell’acqua santa sotto la Croce
Non dimenticherò
che mi hai dimenticato
per un capriccio di gabbiani
e un batter di mani a teatro
Non ti perdonerò d’avermi amato
sempre a modo tuo per il mio bene
Sempre a modo tuo per il mio bene
Adesso mi lasci intendere
che vorresti…
che sei pentita o giù di lì
Butta giù quel grattacielo,
i faraoni alle scrivanie dietro
alle loro babeliche torri di burocrazia
Butta giù il telefono
e dimentica d’esser legata
alla condanna d’un numero
Questo ti consiglio,
vieni poi a me accanto;
e vedremo se per noi
qualcosa si può ancora fare,
anche se non so davvero
dimenticare
Il Paradiso di Dio
Dio intimò di tacere al mio petto
quando t’ho vista tutta nuda svestita
I miei occhi hanno scoperto la tua vita
dalla vita in giù, e ho dovuto ricredermi:
il paradiso che mai avevo considerato,
che avevo schernito con voce ora fioca
ora violenta come la brace, il paradiso
di Dio il tuo intimo, ora fiore da cogliere
Ma la paura mi fece molli i ginocchi
mentre il desio m’accecava gli occhi
Ragazzina bella
Come sempre, in quest’alba rosata e delicata
che non mi sei accanto, canto il tuo incanto;
ed è già il tramonto, divino più d’ogni parola
che potrei mai donarti, ragazzina bella
Sospiro, sospiro lungamente:
la pelle tua, calda e soffice l’immagino
Sicuramente,
sicuramente starai già dormendo,
dell’ardor mio sì tanto umano ignara
Come serpente
Ti muovi
come serpente
tra le foglie
e l’erba alta
T’insinui
nella mente
e lì rimani
in attesa
di cambiar
la pelle
Ti muovi piano
Non ti si sente;
di te
giusto un fruscio
vicino
e lontano
tra lucertole al sole,
e grida di bambini
che feriscono l’aria
con una loro gioia
per un niente
E improvviso
un lampo,
e quello ch’era
ciel sereno
tosto cangia
in nero
più del nero
E grida
avvolgono allora
ogni angolo
e muraglia:
giovinezza
se ne fugge,
e dietro di sé
lascia soltanto
l’eco dispersa
– distorta –
per quel
che domani
sarà amor
da raccontare
a tutti
o a nessuno,
quasi uguale
a un segreto,
a una vergogna
troppo grande
Domani sì,
si cambia
la pelle
Rialzati
Anche se è dura, rialzati
Rialzati,
posso farti da stampella
Non sono un buon amante
Sono un semplice niente
Il ruolo della stampella però
mi viene quasi bene sempre
Rialzati,
e in faccia sputami
se ti vuoi bene
Se mi riconosci
a te accanto
come amico
Non morire
Non mi morire
fra le braccia
che a croce
tengo aperte
per un abbraccio
che sia di pace
e d’amore
Ti penserò
da qui
all’eternità
e di più
Accanto
a me ti terrò,
soltanto
per te vivrò
Vivrò sì,
solo
se lo vorrai
Amici
Tra i silenzi dei passanti
e quelli dei pochi astanti,
non passa quasi mai un abisso
anche se l’occhio resta fisso
là, in quel punto, dove par
sia apparso un volto amico;
sol sì è dal dominio all’oblio
Dio di Karate
Per una vita intera ho cercato Dio
E quando infine l’avevo fra le mani,
– il suo collo ben stretto -, l’ho perso
E’ poi solo questo il motivo
che m’ha spinto a imparare il karate
Che dire Beppe, diverse volte ti dici poeta solo per ” Fiore di Passione” Da diverso tempo consideri le miglior poesie scritte per me, ma guarda che in questo antologico, direi che sono anche migliori… Anzi sono bellissime 🙂 Bravo Beppe.
Rosy
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sono poesie splendide magari invecchiando capirai questo tuo dono
Cinzia
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Diciamo che di poesie nel corso degli anni ne ho scritte a bizzeffe. Mi ripeto, lo so. Ma davvero ne ho scritte una quantità industriale, per cui può darsi che qualcuna si salvi. Sto cercando di salvare il salvabile, ma ben so quando la poesia è tale e quando è invece un mero esercizio. Saranno belle queste, ma non così come avrei voluto. Che dire? Forse mi sbaglio, ma penso di no. 😉
beppe
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Cinzietta, come avrai notato non sono nuove, le ho scritte nel corso degli anni. E’ difficile che oggi metta delle poesie nuove. Sto raccogliendo quello che si possono salvare da una produzione davvero industriale. ^_^ Vecchio lo sono già ed è per questo che cerco di pescare quel che è salvabile. Mah! Credo di non aver nessun dono particolare tranne quello di essere uno spaccamaroni. 😀 Se poi mi inganno, lascio ai posteri l’ardua sentenza. 😉
beppe
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Caro Beppe che tu sia uno spaccamaroni non ci piove ahahah ma ciò non significa che tu non sia un poeta con la P maiuscola comunque si lasciamo ai posteri l’ardua sentenza ma son convinta che si leggerà “Cinzia la Stregaccia lo diceva e aveva ragione…”
Cinzia
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Cara Cinzia, è dunque certo che sono uno spaccamaroni, ma a mia discolpa posso dire di non averlo mai negato. Ah ah ah
Io un poeta e per giunta con la “P” maiuscola? Ma quando mai. Non è per schermirmi, ma non penso proprio d’aver una statura così alta. Secondo me si leggeranno domani storie di “stregacce”, e magari sarai proprio tu a raccontarle ai tuoi nipotini. 😉
Beppe
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