Contro la violenza sessuale sulle donne
di Iannozzi Giuseppe
Il ghigno di Dio
Quante, quante bestie, invalide
persino per il più basso bestiario.
Molestatori, violentatori, stupratori,
non v’accorgete forse che nulla siete
e mai sarete? Nulla temete, nulla…
eppur già il cappio ce l’avete,
il collo vi lega, stringe e stringe forte
perché la morte non sia né dolce
né veloce; e Dio, impietoso e giusto
– e non come voi v’illudete
pronto a soffocar l’umana dignità -,
quando infine le gambe penzolanti
di voi che avete ucciso e offeso
più non muovono un solo spasmo,
sotto i baffi se la ride della grossa
ché per voi, mostri senz’anima,
le mandibole sue affamate
l’Oblio oscuro in un niente
tutti, uno a uno, vi masticherà.
Il ghigno dei Giusti
La quiete dopo la tempesta,
così, sol ieri, il poeta di Recanati;
quanti ancora però gl’ingrati
che a una festa preferiscono
dal busto spiccar una testa!
E sì che di giorni ne son passati
da quell’èra bruta a sprecar fiati
per questa o tal’altra vil causa:
sempre però Nerone ha la scusa,
non buona, per violentare
or Claudia Ottavia, or Poppea.
Inutile che oggi vi beiate
sol perché adusi alla pantomina;
se Dio lo vuole, presto le grate
d’una negra cella, e sul giornale
la notizia, che lo scempio silente
negli anni prodotto, vi condanna
a non veder del cielo più la luce.
Il ghigno della Tempesta
Voi che danno alle donne recate
ai vostri lombi incatenandole
come schiave e pezze da piedi,
in virtù di quale folle illusione
credete che il Nome e il Cognome,
che a fuoco vi marchiano la fronte,
non siano riconoscibili o conosciuti
alla giustizia umana e divina?
Sì sicuri di voi, violenza usate
credendo il silenzio più duro
del diamante; eppur così non è,
lo sanno quanti tutto han lasciato,
affetti e beni materiali mal acquistati,
nel giro d’un batter di ciglia.
Voi ancora a piede libero,
possibile siate sì tanto ciechi
da non capire che, presto o tardi,
tutti alla pecorina in gattabuia
per maniche di pervertiti assassini?
Mai in eterno dura il silenzio;
quando poi della tempesta il ghigno,
finalmente felice distoglie Dio
lo sguardo, ché non conosce
pietà o misericordia la Giustizia.
Fantastiche Beppe… una piaga che sembra sempre più ingrandirsi un grazie da me come donna
Cinzia
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Poesie che sono un grido di rabbia: per simili mostri così tanto vili non dimostro alcuna pietà: chi usa violenza contro donne e bambini perde automaticamente di fronte agli occhi di Dio ogni caratteristica umana, e se è vero che un Dio esiste, domani questi mostri conosceranno l’Oblio e se la sogneranno la consolazione dell’Inferno, perché, come diceva Gaber, Dio è violento e non perdona. In un Dio così posso credere.
Non so quanto possano servire, ma spero che quanti sono coinvolti in simile porcherie animalesche leggano e abbiano almeno almeno un freddo brivido lungo la schiena.
beppe
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