Don Gallo e i Vangeli Apocrifi. Di cosa parliamo quando parliamo di sofferenza

Don Gallo e i Vangeli Apocrifi

Di cosa parliamo quando parliamo di sofferenza

di Iannozzi Giuseppe

Don Gallo

Don Gallo

Una cosa che ho sempre rimproverato al Cristianesimo è la bubbola che la sofferenza è “la modalità con cui Cristo” modella gli uomini affinché diventino “un Suo strumento di costruzione”. La sofferenza, esaltata da Giovanni Paolo II in una maniera piuttosto kitsch alla fine, predicata da Ratzinger (il peggior Papa che l’umanità abbia conosciuto in tempi recenti) ma mai realmente accusata sulla sua propria pelle, mi fanno andar quasi fuori dai gangheri, ed è questa una delle ragioni per cui non sono cristiano. La sofferenza serve, in una certa misura, a crescere, ma non deve mai diventare il motore dell’umanità, perché questa diventi una macchina di dolore. Preferisco di gran lunga Don Gallo a fin troppi preti impegnati nell’Azione Cattolica e morta lì; decisamente… preferisco Don Gallo, un prete vero, che stava sul serio a contatto coi poveri, con i diseredati, con chi aveva peccato e forte anche: ma non li giudicava, no, Don Gallo non giudicava, non diceva loro che la sofferenza era giusta, che veniva da Dio. E per questo, stranamente, ancor oggi è inviso a una gran parte del clero, quando invece ciò di cui ha bisogno la Chiesa, sempreché voglia continuare ad esistere, è un rinnovamento che non può non venire da uomini come Don Gallo e da Papa Giovanni.

Gesù non ha mai chiesto che venissero erette chiese e men che meno ha mai espresso il desiderio di una azione cattolica. Cristo, quello che è nei Vangeli e nei Vangeli Apocrifi, è ben diverso, è un uomo che soffre ma che non ama la sofferenza, né la sua né quella altrui; è uno che si circonda di persone di tutti i ceti e che sbaglia anche; ed è questa la ragione precipua per cui, ancor oggi, i Vangeli sono solo quattro. Gli Apocrifi non è che non siano veritieri, ma potrebbero turbare l’ordine secolare che la Chiesa ha eretto: è questo che fa paura.

E’ fuor di dubbio che chi nasce è (anche) destinato a soffrire: nascere è di per sé un dolore. Il problema si presenta quando il dolore viene esaltato e sostituito al diritto di avere una vita piena, che seppur caduca sempre riserva delle sorprese. Poi la sofferenza fine a sé stessa è una mortificazione e null’altro. Ad esempio, per quale assurdo motivo un uomo dovrebbe mortificare la proprio carne menandosi sulla schiena e altrove colpi di cilicio? Sulla croce, non per sua volontà, Gesù non voleva morire; muove rimproveri al Padre che lo ha sacrificato; Gesù non è affatto contento e non comprende il motivo per cui dovrebbe morire. Nei Vangeli Apocrifi la disperazione di Gesù di fronte all’ingiusto volere di Dio c’è. Gesù appare molto più ribelle e cattivo rispetto ai quattro Vangeli accettati dalla Chiesa. Penso sia fondamentale che la Chiesa riconosca Gesù anche attraverso gli Apocrifi: finché non lo farà, non ci sarà che una parvenza di verità per i cristiani, vale a dire un inganno bell’e buono.

Spero dunque che i Vangeli Apocrifi, una volta per tutte, vengano finalmente inclusi nel Nuovo Testamento, così come dovrebbe essere, perché omettere una parte della verità, di fatto significa mentire; e la Chiesa, oggi come oggi, non si può più permettere di mentire.

Informazioni su Iannozzi Giuseppe

Iannozzi Giuseppe - giornalista, scrittore, critico letterario - racconti, poesie, recensioni, servizi editoriali. PUBBLICAZIONI; Il male peggiore. (Edizioni Il Foglio, 2017) Donne e parole (Edizioni il Foglio, 2017) Bukowski, racconta (Edizioni il Foglio, 2016) La lebbra (Edizioni Il Foglio, 2014) La cattiva strada (Cicorivolta, 2014) L'ultimo segreto di Nietzsche (Cicorivolta, 2013) Angeli caduti (Cicorivolta, 2012)
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2 risposte a Don Gallo e i Vangeli Apocrifi. Di cosa parliamo quando parliamo di sofferenza

  1. Iannozzi Giuseppe ha detto:

    Immagino di sì. Grazie.

    beppe

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