Il lettore furioso
di Iannozzi Giuseppe
– Vorrei un libro.
– Per farne cosa?
– Leggerlo.
– Che tipo di libro?
– Uno bello.
– Un autore moderno?
– In che senso?
– Andrea Camilleri.
– Quello è con un piede nella fossa.
– Non è carino…
– Senta, non è il mio tipo di scrittore. Parlo come mangio io e se a lei non sta bene ci metto niente a prendere la strada per la porta.
– Non volevo offenderla. Mi spiace.
– Così va meglio. Dunque dicevo che vorrei leggere un bel libro. Lei che mi consiglia?
– Ken Follett. Lo hanno paragonato a Umberto Eco…
– Senta, non ci siamo capiti forse.
– Vecchio anche lui?
– Insipido soprattutto.
– Allora Umberto Eco, ma lei dirà…
– Non dico proprio niente io. Ahimè ho tutti i suoi libri dalla A alla ZETA.
– Quindi le piace…
– Il problema è che lei non mi può vendere un libro che Umberto Eco non ha ancora scritto.
– Questo è vero. Che ne direbbe allora di una giovane autrice?
– Giovane quanto?
– Mah, non saprei!!! Trenta. Quaranta.
– Proprio di primo pelo!!! E che avrebbe scritto?
– Non si capisce.
– Mi spieghi.
– Questa Giulia avrebbe scritto un libro per lettori dai 14 anni in su. Dunque c’è una certa Imene che vive per leggere e sogna di leggere per vivere…
– Oddio!
– Ci stanno dei ragazzi che vivono a Valleflora, una sorta di borgo contadino ristrutturato, in mano a degli ecologisti un po’ scalcagnati…
– Basta!
– Non le piace?
– Senta, se devo leggere di ecologisti in erba tanto vale che mi butti nel mare delle verità di Andrea De Carlo e la faccio finita subito.
– Non le piace nemmeno lui?
– E’ simpatico e non intendo tradirlo con questa signorina Giulia ecologista inventata di sana pianta da qualche gorilla a piede libero.
– Allora evito di fare l’evangelista di turno consigliandole romanzi criminali.
– Eviti, è meglio per lei.
– Mi dica lei che cosa le piacerebbe leggere…
– Un bel libro, non le ho chiesto la Luna.
– Ludovico Ariosto.
– Già letto. Molte volte. Me ne dia un paio di copie dell’Orlando. Lo rileggo spesso. Purtroppo i libri non sono più quelli di una volta. Li leggi un paio di volte e alla terza ti si sfogliano in mano. Io li impiccherei gli editori, tutti, dal primo all’ultimo. Sono peggio di certi nostri politici.
– Due copie…
– Anche tre.
– D’accordo.
– Però siamo al punto di partenza, non mi ha ancora consigliato un bel libro da leggere.
– Canale Mussolini.
– No. Il fasciocomunista lo rifiuto. E poi l’ho già letto, per curiosità s’intende: quel vecchio fascista mi ha annoiato a morte. Si crede Faulkner ed è meno di una escort di periferia.
– Credo di cominciare a capire che tipo di lettore è lei. José Saramago, “Caino”.
– Finalmente si ragiona. Il Dio che ci hanno dato in pasto è ben peggiore di tutta l’umanità ancora in piedi, lo sa?
– Io non me ne intendo.
– Come?!
– Io vendo, non ho tempo per altro.
– Vuol dire che lei non legge?
– E quando?
– Lei è un libraio.
– E allora? Anche il calzolaio è un calzolaio. Mette tacchi e suole, ma mica tutte le scarpe che i pedoni gli portano le imputtanisce con il suo bel piedino. Ci mancherebbe altro.
– Lei dunque, anche volendo, non potrebbe consigliarmi un bel libro.
– Io sono informato.
– Insomma legge le schede editoriali e morta lì.
– Ci vuole un casino di tempo. Ci provi un po’ lei se pensa che sia facile.
– Io leggo i libri e non i risvolti di copertina.
– Mi sta dando forse dell’asino?
– Non sia mai, me ne guardo bene. Ho sempre nutrito affetto e simpatia per gli asini, animali docili che sopportano fatiche immani. Dei gran lavoratori gli asini, mi creda. Non c’è davvero motivo per paragonarla a un asino. Lei è un businessman, o un ignorante se preferisce.
– Preferisco la prima cosa che ha detto.
– Mi tolga una curiosità…
– Se posso…
– Come passa il tempo qui in negozio? Non mi sembra che la gente faccia a cazzotti per entrare in libreria.
– Aspetto.
– E mentre aspetta?
– Niente.
– Mi dia i libri e facciamola finita.
– Vuole un sacchetto?
– No, grazie. I libri sono fatti per essere letti e non imbustati.
– Se tutti i clienti fossero come lei…
– Io non vedo altri clienti in questo momento.
– In questo momento! Dovrebbe vedere quando esce un bestseller.
– Quando ad esempio?
Silenzio assoluto.
– Bene, direi che è tutto. La ringrazio e buon lavoro.
– Grazie a lei e buona lettura.
Beh, l’ho letto con avidità come, ormai, faccio da anni.
Il tuo incedere tra le righe del quotidiano colpisce per la presenza, immediatezza prendendo alla sprovvista il lettore che, tratto in inganno dal dialogo, viene portato davanti alla tua verità, al tuo cono di luce.
Questa caratteristica, caro Beppe, ti ha sempre contraddistinto nel panorama letterario che, ahime, al momento è poveretto.
Fortuna che, ogni tanto, si legge qualcosa di rilassante e a un tempo, bello.
Ciao e buona serata.
Ninni
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Caro Lord Ninni,
questo è un racconto semi-autobiografico, vale a dire che qualcosa del genere mi è accaduto sul serio. Ma meglio è guardare al racconto e non all’aspetto più o meno autobiografico.
Come al solito dici bene, mi piace spiazzare il lettore facendogli credere una cosa, per poi rivoltarlo come un calzino con un finale che non gli passerebbe proprio per la testa.
E’ un racconto che purtroppo evidenzia anche le tante carenze del nostro panorama editoriale, non dico di tutto ma di buona parte sì. Spero che porti a delle riflessioni, anche se non è mia intenzione insegnare alcunché.
Grazie infinite per la bontà con cui giudichi i miei scritti e ben so che il tuo giudizio è sempre portato con piena onestà, e per questo ancor più valido e prezioso.
Un forte abbraccio e a presto
beppe
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penso che non metta in evidenza solo la carenza del panorama editoriale ma anche come spesso accade nelle librerie non vi sia personale un pò all’altezza e questo accade spesso… magari se invece così fosse il lettore “profano” potrebbe avere più opportunità Sbaglio?
Cinzia
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ah dimenticavo spiazzare il lettore Beppe è un tuo dono innato.
Cinzia
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Sì, direi proprio di sì: mette in evidenza due aspetti cruciali dell’editoria, quello di librerie standardizzate su certi titoli e basta e quello di avere sempre meno librerie con del personale competente. Se ci fossero dei commessi che i libri li hanno letti, allora il potenziale lettore troverebbe maggior ragioni per leggere un libro piuttosto che la solita solfa; non essendoci personale all’altezza, il lettore sprovveduto si lascia rifilare la solita robaccia. Il lettore di questo racconto non è uno sprovveduto, è furioso – il richiamo è ovviamente all’Orlando furioso di Ludovico Ariosto. Abbiamo dunque da una parte librerie che tengono pochi titoli, dei soliti autori, dei soliti editori, e che i librai rifilano come niente fosse: voglio ben vedere che poi ci ritroviamo con un popolo ignorante e lobotomizzato. La cultura in Italia non è valorizzata ed è questo uno dei motivi principe per cui l’arretratezza guadagna sempre più terreno.
beppe
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Se non si spiazza il lettore, non vedo perché mai uno scrittore, per piccolo che sia, dovrebbe impegnarsi a scrivere. Personalmente, se non vengo spiazzato da una lettura, allora mi annoio e leggo solo per l’amaro gusto di riporre finalmente via il libro.
Grazie infinite, Cinzia.
Bacioni ❤ ❤ ❤
beppe
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