Mare in tempesta
di Iannozzi Giuseppe

La grande onda – Hokusai
Mare in tempesta
Da quando in mezzo all’ira del mare,
tra urla e mozzi traditori agli alberi legati,
le onde ci passano sopra la testa buttandoci fuori;
i vecchi culi dicono che di sicuro una donna nascosta
a bordo la tempesta ha scatenato
La polena persa, per sempre affondata
A ogni nodo dieci uomini con il cervello in acqua:
a bracciate indarno tentano di soverchiare le onde;
fan presto i corpi a spaccarsi contro bassi scogli
o alti faraglioni nella nebbia nascosti
Sul pelo dell’acqua presto fioriscono rose di sangue
che ammaliano quei pochi, con la fronte rotta,
ancora sul ponte a bestemmiare
Dalle botti rovesciato,
si confonde il vino
col rosso delle vite dal Fato tradite;
non basta l’acqua a secchiate giù dal cielo
a lavare le teste rotte, per troppi viaggi salate,
e nel sangue dolce adesso affogate
Se solo si potesse arrivare un po’ vicini a un molo
e infine spezzarci in due e contro i frangiflutti morire,
col sole domani le nostre povere membra disperse
sarebbero forse raccolte dalle reti di pescatori più forti,
più fortunati di noi, forse solo più disgraziati: per Dio!
Preghiera di vendetta
Occhio per occhio, dente per dente
Moltiplicò Cristo pani e pesci
per i morti di fame, così si dice
Come Re dei Giudei fu crocifisso,
e non mosse il Padre un dito
Se oggi mi tagli un braccio,
domani ti faccio fuori tutt’e due le gambe
Se oggi ti fai mio nemico,
non sperare in me o in Dio,
semplicemente
non sperare in una stampella di pietà
Si reciti dunque
un’ultima preghiera
per chi cerca le nostre orme
con passo scalzo o calzato;
si è figli dello stesso Padre
che il sole fa sorgere
sopra buoni e malvagi,
che fa piovere
sopra i giusti e gli ingiusti
Si reciti
un’ultima preghiera:
qualcuno,
poco ma sicuro,
per nostra mano
domani morirà
Il tuo astio
Con quelle tue parole
che da tanto sospettavo
pronunciassi in sentenza,
il fiato in due hai tagliato
quand’era ancora
dentro al petto mio,
non buono non cattivo
Poche parole,
poche davvero
E non c’è
carezza di pietà che mi tolga
dall’occhio la lacrima infinita
Silente resisti
Non un singulto,
silente resti;
e paonazzo per te divento,
a ogni secondo più impotente
Ai tuoi piedi cado
nudo
dannato
morente;
e lo sento bene
il tuo muto astio
Con quelle due parole
Con quelle tue parole
d’addio vuote di poesia
Sempre più cianotico divento
e davanti a te rimango,
attendendo l’ultimo secondo
Con quelle due parole
Con quelle tue parole
Con quelle due parole
che c’è A?
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Sono delle poesie. Null’altro che questo. Descrivono stati d’animo che ho visto in altre persone.
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