non sono poeta
di Iannozzi Giuseppe
Iannozzi Giuseppe. Romanzi da avere e leggere
L’ultimo segreto di Nietzsche
Angeli caduti
La lebbra
Scandalo Bukowski
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MORIRE IN PIEDI
Un pugno
alla bocca dello stomaco
l’Amore che nel sangue
dell’Avversario soffoca
Morire in piedi
o tentar al tappeto la sorte
In ogni caso
non farla troppo lunga:
sempre squallida la Morte
di fronte a un pubblico pagante
o in solitudine di fronte
al nudo tuo riflesso allo specchio
Non poeta ma vita
Se ami una bocca
ama le carie e la gromma,
e l’alito pesante anche,
pesante di sicuro
più di quell’anima
che ci si ostina a pregar eterna
conteggio dopo conteggio
ripresa dopo ripresa
difesa dopo difesa
attacco dopo attacco
SPOGLI IL SORRISO
Spogli bambole questa sera
Sporche d’infanzia le mani
Su hai un sorriso
che fa sembrare ridicolo
quello di Dio
Spogli il sorriso
come fiore preso dal sole
a tradimento: bianchi
canini affondano nel succo
di quella tenera pesca
Spogli però poco le gambe
che ricordo sì tanto vellutate,
bisognose di carezze su carezze
Guardi il mercato d’attorno,
cerchi la bambina che,
non troppo tempo fa, eri;
e ti ritrovi negli occhi di lei,
che plorando va cercando
la madre in mezzo alla ressa
di chi invita a comprar collant
e giarrettiere
Sorriso lattiginoso d’infanzia
Stasera spogli bambole
per scacciar via la solitudine
Hai su il sorriso più bello
che nemmeno Dio pensò
quando modellò
le curve della femminilità
ANGELO BRUNO
Angela,
angelo bruno
d’ali bianche,
dove porti
le mani stanche
bianche di fantasma?
Sul mio volto
C’è disegnata
la nostalgia
di saperti via
– di saperti mia
ma in un posto
chiamato lontano
che da ragazzino
non m’hanno imparato
Danzo coi folletti
che nella testa fanno ressa:
mi spremo fino all’ultima goccia
di sudore perché ti sia limpido
il mio amore
Danzo per paura
di perderti in quel lontano
che m’hai lasciato in mano
a testimonianza dell’esistenza,
il primo piano del tuo volto sereno
Angelo mio, Angela
COL PRIMO ROSSORE
Perché fissi silenziosa
le mie pallide labbra,
quando t’ho amata
col primo rossore
di bambino che tenta
d’esser uomo?
Quale incanto era
riconoscer il tuo sorriso
che perso rimane
in me… ricordo
che non muore…
che attesta altra voglia
di baciarti sì, come allora
con uguale timidezza
QUAL DOLORE MI PRENDE
Qual dolor mi prende
ora che verso qui argento
e lacrime tante e impotenti!
Della tua bella chioma al vento
sol mi resta la carezza sul volto,
ricordo che giorno dopo giorno
si fa sempre più fievole
Dei tuoi amati occhi
la luce sostengo colla cecità
che non mi restituisce la verità
Della tua bocca di sapori
più nulla, solo la pesantezza
dell’affanno nel petto straziato
Qual dolore, qual dolore
tu non sai; eppure t’amo ancora
come allora, a dispetto dell’onta
che mi gettasti addosso,
lasciandomi a vivere su questa terra
sì negra e avida d’infinite paure
(R)eESISTERE
Si nasce
Si vive
Si muore
da soli
Penso così,
come gli esistenzialisti
Non ci sono
perché
né per domande
né per risposte
Solo specchi
contro uguali specchi
che riflettono
nostra immagine
e la distorcono
all’imperfetto occhio
che è nostro,
che è d’animale
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