Kleist come Spartaco
Andrea Leone
di Iannozzi Giuseppe
Il sito di Andrea Leone: http://andrealeone.weebly.com/
Kleist – Andrea Leone – Editore: 20090 Ventizeronovanta microcasa editrice – (collana Miyagawa) – 112 pagine – Prezzo: € 8,00
La condanna è una sola: vivere, essere, esistere, ma solo per replicare le azioni e i pensieri della massa. Andrea Leone, attraverso Kleist, monologo tanto dostoevskiano quanto camusiano, con qualche accenno a un esistenzialismo kierkegaardiano, è un miracolo, un accadimento speciale nella Letteratura italiana, un lavoro controcorrente che disegna alla perfezione lo sbandamento sociale dell’uomo contemporaneo, pressato da troppa inutile informazione e viàtici massificati.
Kleist è un romanzo, una pièce teatrale, una opera filosofica. E’ tutto questo, e forse di più.
Kleist, protagonista assoluto del romanzo, non ama la società, perché questa gli è stata cucita addosso facendolo prigioniero. Il solo modo, che ha per non allungare le fila dei Kleist, è quello di darci un taglio. Seppur sia evidente che Kleist è febbricitante, ciò non toglie una virgola alle verità che egli espone con una lucidità esistenzialista che non teme le scalfitture del tempo.
Kleist si rende conto che continuare a vivere significherebbe soltanto diventare un altro morto tra i tanti morti che compongono una società di mannequin, tutti uguali e omologati: “Il capolavoro irripetibile della letteratura clinica sono io. Sono l’opera più grande della letteratura clinica, un’opera che si è scritta da sola. La malattia matematica che ci ostiniamo a chiamare esistenza. Ospedali della veglia. Una quantità infinita di ospedali e veglie. Ogni età è una malattia mortale superata. Noi ci ammaliamo del tempo come di una malattia mortale. I nostri corpi sono il sintomo allarmante dell’epidemia di famiglia, i nostri stessi pensieri sono il sintomo dell’epidemia di famiglia, i nostri pensieri sono l’allarme, il punto di chiarezza massima dell’epidemia di famiglia. Una lotta contro il libro genealogico, un compito glorioso, compito di fronte al quale noi non abbiamo tempo per nient’altro, non abbiamo tempo per vivere ma solo per portare a termine il compito, per portare a termine questo compito abbiamo impietosamente sfruttato ogni goccia della nostra giovinezza”.
E’ una insperata fortuna incontrare scrittori da combattimento come Andrea Leone, un autore forte di una cultura e d’una verve difficilmente riscontrabile tra i seppur tanti colleghi delle patrie lettere. Kleist rappresenta una lettura, a mio avviso obbligata, perché Andrea Leone non si limita a raccontare: nel suo romanzo, sotto forma di monologo, espone una miriade di concetti filosofici, ma soprattutto storicizza l’uomo contemporaneo, scattandogli una fotografia che lo inquadra sotto ogni punto di vista possibile. Il peccato, oltraggioso e non perdonabile, è uno e uno solo: non leggere Kleist, perché il lavoro di Andrea Leone è una dichiarazione di libertà e di emancipazione dalle ataviche soggezioni. Kleist è un moderno Spartaco che combatte l’ipocrisia della società, le tante imposture del pensiero globalizzato.
Andrea Leone è nato a Milano. I suoi libri: “L’Ordine” (La Vita Felice, collana Niebo, 2006, Premio San Pellegrino Opera Prima), “Il suicidio di Holly Parker” (Lampi di stampa, 2008), “Stirpe” (Lampi di stampa, 2009), “La sposa barocca” (AA.VV. Lietocolle 2010), “Lezioni di crudeltà” (Poiesis, 2010), “168 spaventi mortali” (Edizioni della sera, 2012), “Scena della violenza” (La Recherche.it, 2013), “Hyle -Selve di Poesia”, (AA.VV. La Vita Felice 2013).
È incluso nell’Antologia “Un’altra linea lombarda” (Antica Credenza di Sant’Ambrogio, 2014), curata da Milo De Angelis, sulla poesia milanese e lombarda degli ultimi cento anni.