“Dio di distruzione”. Spin-off “La lebbra” di Giuseppe Iannozzi (Il Foglio letterario)

Dio di distruzione. Spin-off La lebbra

di Giuseppe Iannozzi (Il Foglio letterario)

Eve of destruction by Chatterly


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La lebbra - Giuseppe Iannozzi - Il Foglio letterario - acquistaLa lebbra
Giuseppe Iannozzi
Ass. Culturale Il Foglio

Collana: Narrativa
Data di Pubblicazione: 2013
Pagine: 150
ISBN-10: 8876064540
ISBN-13: 9788876064548
Prezzo: € 14

IBSin MondadoriLibreria UniversitariaUnilibro
dall’editore Il Foglio letterario


La città non è più la mia città. Non posso più fare un passo, uno soltanto.
Prima non era così. Ieri le strade erano tranquille. Oggi non più. Dovunque è pieno di negri marocchini maghrebini e arabi, albanesi rumeni e zingari. Hanno preso tutto loro. Hanno occupato le nostre case con la loro merda. Le hanno prese e basta. Ci si sono ficcati dentro e nessuno dice niente. Non uno si osa. L’altro giorno c’è stata una lite fra due marocchi. Si sono scannati come porci nel nome di Allah o di quell’altro – com’è che si chiama…? – Maometto, credo. Un lago di sangue. Quando è arrivata l’ambulanza quello a terra era più morto che vivo, si soffocava da sé, la mano sul collo. La giugulare il bastardo gliela aveva tagliata di brutto con una bottiglia scheggiata. Un lavoretto di tutto punto che neanche un pastore sardo avrebbe saputo… Sicuro come Cristo in Croce che quello non c’è arrivato manco in ospedale.

Il bus è sempre pieno, puzzolente da fare schifo: odore di mille sudori diversi. Non si lavano. Puzzano di merda e inferno, inutile girarci intorno. Non gli puoi stare vicino a ‘sti stranieri del diavolo: la puzza c’è l’hanno nell’anima. Non glielo puoi dire mica di lavarsi, ti ficcano il coltello in pancia e morta lì. No, così non va proprio bene. Prima, quando i terroni vennero qui al Nord tra la gente civile, ci si doveva preoccupare della pummarola dell’aglio e della cipolla. Un napoli era un gran rompicoglioni, dal mattino alla sera a far girare Mario Merola. Il tempo ha fatto il suo corso in un modo o nell’altro. Adesso sono ricchi sfondati, più dei milanesi dei piemontesi dei veneziani. Hanno fatto i soldi, non tutti ma la maggior parte l’ha messo in quel posto ai residenti. Si sono fatti signori, nelle case popolari non ci stanno più. Quelle le hanno lasciate da un pezzo. Adesso stanno in Collina, fanno la bella vita, sniffano coca come tutti. Nelle case popolari ci stanno gli extracomunitari. Ci si sono ficcati dentro quando i napoli le hanno lasciate con le porte aperte per portare il culo in Collina.

L’altro giorno sono sceso a prendere le sigarette al distributore automatico. Mezzanotte era passata da un pezzo, non ci sarebbe dovuto essere nessuno a parte qualche puttana male in arnese, e invece mi trovo faccia a faccia con un gruppo di zingari. Li odio. Non posso farne a meno. Con le loro dannate roulotte hanno circondato il giardino pubblico. Non c’è metro quadrato che non sia occupato da loro e da quei cazzo di pusher marocchi. Prendono la corrente elettrica per le roulotte, bevono la nostra acqua, ne sciupano a secchiate. Non pagano un centesimo. Il sindaco è un vigliacco, se la fa nelle mutande, non glielo dice mica a loro di scucire i denari, viene a rompere le scatole a noi bravi e onesti italiani, ci aumenta le spese…

Me li sono trovati in mezzo alle palle coi loro denti d’oro. Ridevano per prendermi per il culo. L’ho capito subito. Li sentivo che dicevano “Ecco un altro cazzone italiano, non è proprio un figurino?”. Non fossero stati in gruppo gli avrei spaccato la faccia. Ho sputato una due tre volte. Io non ho paura di niente. Li avrei anche presi a cinghiate, ma erano troppi davvero: mi avrebbero fatto secco. Se non sei sicuro di uscirne vincitore certe cose non le fai, lo impari con l’esperienza. Devi mantenerti vivo per la prossima occasione, questo conta. Dio!, certo che ci sarà quella buona per me, ed allora a quei maledetti gliela farò pagare. Dio, dammi uno zingaro del cazzo e lo sbatto all’inferno per te in meno di un minuto! Ho preso il mio pacchetto di Nazionali, mi sono acceso subito una siga oscurando la Luna con una bella nuvoletta di fumo. Ho fatto per tornare a casa e me li sono trovati di nuovo fra i piedi, sempre gli stessi. C’erano anche dei bambini con loro, come sempre. Quelli senza i loro mostriciattoli non si muovono. Credono di impietosire qualcuno legandosi i marmocchi al petto. Le zingare sono le più schifose, hanno gonne lunghe e lerce. Ci nascondono di tutto sotto quegli stracci che gli arrivano fino ai piedi. Quando un cucciolo italiano scompare state pur certi che è stata una dannata zingara a prenderlo, se lo mette sotto la gonna, lo castiga con la figa puzzolente e in meno di un minuto scompare. I bambini italiani li usano, li vendono ai trafficanti di organi umani. Hanno sorrisi scimmieschi.
Mi prudono le mani, ma non posso far altro che sputare per terra in segno di disprezzo. Se la ridono, sempre: se ne sbattono dei miei sputi, loro sono in tanti e io sono da solo.

C’è una creatura mostruosa che gira per le mie strade, un dannato nano. Ho l’impressione che sia qui da sempre, da prima che Dio cagasse il tempo e lo spazio. E’ una pallottola di grasso, avviato a una inesorabile calvizie che cerca di mascherare sotto un pesante riportino. Cammina tutto impettito, si crede il padrone del mondo. Non guarda mai nessuno negli occhi. Si crede tutto lui. Quando si ferma a parlare (e solo Dio sa perché qualcuno dovrebbe rivolgergli la parola) gli fissa la patta dei pantaloni, o la figa. I suoi occhietti cisposi dardeggiano di lussuria: li tiene incollati su genitali e figa, sculettando con quel grasso culo che si ritrova. Ha labbra sottili e una lingua rossa, rossissima.
Un giorno mi è arrivato sotto la cintura. Stava attaccato alla mia patta. Arretrai con un balzo felino. Il nano si presentò, non ricordo bene, sputacchiò e se ne uscì con una mezza risata ma non per questo meno oscena. “I miei salamelecchi!”, sputazza con quella sua linguaccia rossa, rossissima. E subito: “Una sigaretta?”. Voleva una sigaretta. Sotto shock, ma non per questo rincoglionito del tutto, gli feci capire di no. Sul suo muso non percepii alcun risentimento: era come se l’avesse saputo che gliela avrei rifiutata.
Quella fu la prima e l’ultima volta che ci trovammo l’uno di fronte all’altro. Quando lo incontro o sono io a cambiare strada o è lui che si nasconde fra le gambe della gente per non emergerne più.
Un giorno o l’altro gli spaccherò quella faccia da porco che si ritrova. Ho tanti conti in sospeso e lui è sulla mia lista nera.

La mia città non è più mia.
E’ sotto assedio.
Noi italiani perbene siamo vittime di Allah e Maometto.
Prego tutti i giorni il nostro Dio che li fulmini tutti. Non accade mai. Deve avere un casino anche dalle sue parti. Anche in Paradiso quei figli di puttana si saranno intrufolati, da clandestini. E’ un lavoraccio quello di Dio. Non mi piacerebbe essere al suo posto, sempre a menar le mani per mantenere l’ordine. E’ un lavoro grosso che solo il nostro Dio può sbrigare. Se non ci fosse lui gli Arabi ce lo avrebbero messo in quel posto da un pezzo.

Un giorno anch’io sarò implacabile come Dio ed avrò la mia santa vendetta.

Informazioni su Iannozzi Giuseppe

Iannozzi Giuseppe - giornalista, scrittore, critico letterario - racconti, poesie, recensioni, servizi editoriali. PUBBLICAZIONI; Il male peggiore. (Edizioni Il Foglio, 2017) Donne e parole (Edizioni il Foglio, 2017) Bukowski, racconta (Edizioni il Foglio, 2016) La lebbra (Edizioni Il Foglio, 2014) La cattiva strada (Cicorivolta, 2014) L'ultimo segreto di Nietzsche (Cicorivolta, 2013) Angeli caduti (Cicorivolta, 2012)
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6 risposte a “Dio di distruzione”. Spin-off “La lebbra” di Giuseppe Iannozzi (Il Foglio letterario)

  1. furbylla ha detto:

    ho letto ma non sono nello stato d’animo giusto per commentare obiettivamente… in merito.
    cinzia

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  2. Iannozzi Giuseppe ha detto:

    Accidenti, Cinzia che non è nello stato d’animo giusto per commentare in maniera obiettiva.

    Semplicemente dovremmo ricordarci che siamo tutti fratelli, come disse Gesù, come continua a ribadire papa Francesco. Fratelli al di là delle confessioni professate. A me pare semplice, per altri invece non lo è.

    beppe

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  3. furbylla ha detto:

    per quel che mi riguarda lo sai della religione professate non me ne importa nulla come delle preferenze sessuali o il colore della pelle tanto per fare degli esempi non baso la mia opinione sulle persone in base certo a questo i fatti son altri e io sono incattivita e per fare incattivire me su certe cose ci vuole proprio tutta..

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  4. Iannozzi Giuseppe ha detto:

    Lo so che non hai pregiudizi di alcuna sorta e che non ti interessano colore della pelle, fede, preferenze sessuali, come a me del resto.
    Non so se riesco a seguirti: ma forse, correggimi se sbaglio, certe idee della Fallaci a te piacciono e le condivi. E’ questo?

    beppe

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  5. furbylla ha detto:

    si alcune si come condivido la rabbia per questa invasione incontrollata e per la marea di zingari che manco una passeggiata tranquilla al mercato puoi fare, la rabbia di chi vede un vecchio italiano che fino all’altra giorno riusciva a malapena fare un pò di spesa al supermercato e ora deve guardare dentro il cassonetto dell’immondizia ma di lui non gliene frega nessuno mentre si usano alberghi per dare camere singole a chi arriva .. scusa ma son satura.
    cinzia

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  6. Iannozzi Giuseppe ha detto:

    Lo sospettavo. Anzi, ne ero più che certo.
    Storicamente parlando le migrazioni di popoli da una regione a un’altra esiste sin dalla notte dei tempi. Oggi, purtroppo, la migrazione viene indicata con un termine che non mi piace affatto: invasione. Colpa della Fallaci, anche sua, che dopo l’11 settembre è cambiata in maniera radicale, dimenticando la Storia per dar corpo alla sua rabbia, una rabbia perlopiù solipsista e non sorretta da realtà storiche. La sua rabbia era fatta di fobie, di paura, e non di altro.
    Ricordi il Manzoni, I promessi sposi? Bene, c’erano i Bravi, o bravacci. Bene, i Bravi nell’800 erano all’ordine del giorno: non te la potevi fare una passeggiata al mercato, rischiavi che ti tagliassero la gola. E che dire del ‘700, del ‘600, del ‘500, per non tornare ancora più indietro nel tempo? I bastardi, quelli che ti vogliono fregare sono sempre esistiti, per farla breve.

    Per come la vedo io, siamo tutti sulla stessa barca, una barca che è colata a picco e di brutto, grazie soprattutto al Pd che non esiste più, perché se Renzi è di sinistra io sono Jimi Hendrix. No, Renzi è di destra, molto peggio di Berlusconi. Guarda cosa è accaduto ieri a Roma. Scene che non avrei mai voluto vedere: è un 1984 orwelliano quello che stiamo vivendo.

    Io vedo tanti, indipendentemente dalla loro nazionalità, costretti a frugare nei cassonetti. Ieri erano solo gli immigrati a frugare nei cassonetti. Me lo ricordo bene. Oggi ci sono anche moltissimi italiani, e non solo anziani ma anche molti giovani.

    Ci sono delle ingiustizie ma queste nascono da “interessi prettamente politici” e non umanitari, per cui è forse più facile che faccia notizia l’extracomunitario che non sbarca il lunario piuttosto che il povero pensionato costretto a suicidarsi. 😦 Ma se si dà risalto di più al primo e non al secondo, è per una questione di “apparenza e di interessi politici”. Per cui io sono arrabbiato, sì, ma contro il malgoverno che ha tradito la sacralità che “tutti i cittadini contribuiscono al benessere della comunità”. E’ questo il punto su cui bisogna battere, invece di prendersela con l’extracomunitario. Il problema sono i politici interessati a dare dell’Italia una immagine mentre è invece vero che l’Italia è profondamente razzista: non dimentichiamoci che ancora oggi non ci si può vedere fra italiani, tant’è che si parla di terroni. E chi sarebbero i terroni? I tanti italiani che vivono nel sud Italia. Siamo razzisti fra di noi, una Italia profondamente disunita. Perché ci sia giustizia vera e eguali diritti per tutti, in primis occorre che gli italiani imparino ad essere un popolo unito.

    beppe

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