Era il nostro Tango
di Iannozzi Giuseppe
La lebbra
Giuseppe Iannozzi
Ass. Culturale Il Foglio – Collana: Narrativa
Data di Pubblicazione: 2013
Pagine: 150
ISBN-10: 8876064540
ISBN-13: 9788876064548
Prezzo: € 14
IBS – AMAZON – in Mondadori – Libreria Universitaria – Unilibro
dall’editore Il Foglio letterario
acquista La lebbra dall’editore (Il Foglio letterario)
ilfoglioletterario.it/Catalogo_Narrativa_La_lebbra.htm
Qui la pagina dedicata a LA LEBBRA
Era il nostro Tango
Quanto ardore
tosto disperso
per due passi
nel fango,
e uno di tango
con l’Ignoto!
In un bordello
Con la sete
nella gola sprofondata,
ti ho cercata
Ti ho cercata
lungo tutta la spiaggia,
per lasciarti a bocca aperta
con una poesia,
con un po’ di gioia
presa di mira dal mio sorriso,
alla faccia di Dio!
E ho incontrato
questo verbo infinito,
orlo di sabbia e di mare
rasato dal sole al tramonto;
e ho incontrato
mille corpose voci di marinai,
così tanto uguali alle mie età
di sballi, di sbagli e nicotina
Ti ho trovata
tutta sola
seduta in faccia
a un sole naufragato,
ignara del baccano
dentro al mio cuore
e di quello nell’intorno
Ti ho amata
più di me stesso,
l’ho capito adesso
che bevo il sale
dei miei occhi,
come un bambino
che si è perso
in un bordello più grande
d’un milione d’inganni
Ma’ lo sapeva
Troppi frugano nelle tasche in cerca di pochi spicci,
dell’anima che non hanno manco a capodanno
Portano in ostaggio tristezza di nuvolaglia
e negli occhi rabbia che schiaccia neri pidocchi
Son quelli che se la passano bene e sputano gesù
mai contenti, sempre col dente avvelenato
I tram e le cabine dell’elettricità, la donna
e la sua gonna strappata da un vento maniaco
Si dice che la felicità sia la femmina
per un uomo, si dicono così tante falsità
Il poeta s’è fatto togliere una costola
E’ la solita vecchia storia, la solita vecchia
che mette al banco dei pegni il rapitore
facendolo più importante del rapito:
oramai lui è un pentito, per la giustizia
La mia ragazza non s’è spogliata stasera
Mi ha lasciato a fumare la mia povertà
Ho cercato un regalo, un bacio
che le andasse bene con quello
che ha sul collo; niente, mi ha rifiutato
In tivù però uno spogliarello e poi una sega
Ma’ lo sapeva che chi troppo sogna
alla fine muore con le mani in mano,
o con un pappagallo in bocca uguale a linguaccia
E i porci hanno sempre le ali e piovono dal cielo:
prendono di mira quelli col cappello nero,
gli si fanno poi accanto su tacchi numero dodici
Da bambini però strappare o raccogliere un fiore
non faceva male, era uguale, uguale a vivere:
a vivere per sempre tra petali e risate
Il dottore dice che passerà, l’avvocato no:
lui non ne è così sicuro, ha un’aria strana su
Non apre becco tranne per un chi vivrà vedrà
E i cimiteri sono tutti pieni di epitaffi e zeri
I fiorai vendono crisantemi agli addormentati
I becchini si limitano a scavare bene a fondo la terra
Al mattino i più si stropicciano la faccia distratta
in cerca dell’anima che non hanno per tutto l’anno
Così butta il mondo, così si butta via l’uomo
Il nostro Tango
E così hai pensato bene
che tanto il tempo aggiusta poi tutto
Così hai pensato
che potevo ben esser trascurato
per un giorno o due
Ti sei fatta un giro di tango
sotto un tappeto di stelle straniere
Mi hai lasciato
con in mano le pistole
e nostro figlio nella culla
Avevi dato a dio tante promesse:
che mi avresti amato fino all’infinito,
che ogni dì di sole l’avresti con me consumato
a letto sudati d’amore di sangue di rose,
o in piazza a mostrar i nostri passi di tango
Ma l’argento mi colora le tempie
Gli anni son volati,
nostro figlio seppellito
E io ancora qui ad aspettare
tra sabbia cenere e carbone,
e in mano le solite vecchie pistole
che mai un colpo l’hanno sparato
manco per sbaglio
Domani, domani sarò morto
Sarò sotto due metri di terra buona
e sul mio cuore una croce di legno
Domani, domani sarò eco
nell’infinito perso ma meno d’un ricordo
E tu sarai ancora giovane e nuda
come quando la prima volta ti amai
Isabella
Isabella, mi hai disturbato
Sono costretto a farmi lupo cattivo
Mi ci hai portato tu, devo far di te
un sol boccone, un sol boccone
Isabella, mi hai provocato
Che vuoi? gioielli, caramelle, baci?
Niente di tutto questo
Me l’han detto in un orecchio
che hai fatto la civetta:
t’hanno vista salire in macchina
con quel bruto che se la tira
a cento all’ora
Adesso, per colpa tua, sono lupo
Sono il lupo nero che ti mangia
Per colpa tua, per colpa tua
ho avuto una caduta di stile
Isabella, mi hai disturbato
Non avrai più dolci baci
né miele dalle mie labbra
Avrai soltanto i miei denti
affondati nella tenera carne
Isabella, piangerai a dirotto
Gli occhi tuoi blu saran Niagara
Isabella, Isabella, non dovevi
Non dovevi farmi questo sgarbo
Lo sai che vivo per te
Lo sai, e mi hai fatto del male
Così adesso sono costretto
a una vertiginosa caduta di stile
Mi hai fatto diventare cattivo
Costretto a papparti tutta tutta
Mi ci hai portato tu, colpa tua
Isabella, sei stata cattiva
Sei stata molto cattiva
Adesso sono costretto ad amarti
con tutta la cattiveria
che riposa fra lingua e denti
Sono costretto ad amarti
ogni giorno un brano di più
Verso Sodoma
Non ho bisogno d’un bagno di sangue
E nemmeno d’uno spirito che langue
tra orgasmi e paure infernali questo Natale
Con passo svelto verso Sodoma
Un sincero atto anale,
carnale sino in fondo
al di là del bene e del male
Soltanto l’emancipazione
dalle bubbole di preti e laici
tutti uguali, abbottonati,
e al soldo facile attaccati
Solamente un penetrare profondo
alla luce del sole per emanciparmi
dalle filosofie di moda, dalle gioie
prescritte dal senso comune
Solamente cerco pane e profondità,
una notte completamente di verità
Non sto chiedendo poi molto
Una basterebbe al resto degli anni miei
Con il sesso duro mi spingo dentro Sodoma
Questa è la strada, la nudità che anelo
In questo Natale vuoto di libertà,
riempito a forza di prigioni di castità
e d’ignobili scandali montati a tavolino
Vado duro oltre il senso occidentale
che a ogni giorno mi spenge la vista
Con passo svelto verso Sodoma
Voglio soltanto la pazza leggerezza
d’una sodomia finalmente tutta mia
Con il sesso duro un fiore la sodomia
Con passo svelto per la mia Gerusalemme
Con il sesso aperto un fiore la sodomia
Con passo felpato verso la mia Sodoma
Con il sesso che fa male un fiore la sodomia
Con il cuore affannato verso Gerusalemme
Rosa selvatica
Tra vagoni e treni al buio,
quanti e quanti baci di luna
senza quasi segno di pudore
per la carezza che ho amato,
per il gridolino che ho udito
calpestandoti, Rosa selvatica
– sogno di Suzanne!
Nella mia follia
Il Premio Ultimo lo vincerò dentro a un manicomio con gli occhi di fuori e i sogni ancora tutti dentro alla testa.
Nella mia follia sì, mi ricorderò di tutte voi, di tanto in tanto. Mi ricorderò degli sguardi, delle unghie e degli smalti, e, ovviamente, dei graffi sulla schiena – che mi gridarono felicità.
Nella mia follia sì, mi ricorderò di una strada e di una sera che la pioggia veniva giù tenendo un ritmo più forte del mio cuore.
Poi, in giro si dirà che non sono stato capace nemmeno di scrivere il mio epitaffio.
ora sgranerai forse gli occhi sai quale è la mia preferita? in un bordello
bacione
cinzia
"Mi piace""Mi piace"
Non sgrano gli occhi invece. Non vedo perché. Sei andata oltre il titolo che poteva trarre in inganno e hai colto l’essenza delicata, la storia di uno/a che alla fine rimane vittima degli inganni della seduzione.
Bacione grande, Cinzietta
beppe
P.S.: Oggi ho deciso di non aggiungere niente di nuovo sul blog. Ci sono tante cose, forse anche troppe che attendono di essere lette e se io continuo a postare a questo ritmo rischio che non mi si legga più. 😉
"Mi piace""Mi piace"
Nella mia follia
"Mi piace""Mi piace"
Chissà come mai l’avevo sospettato. 😉
Smaaackkkk
beppe
"Mi piace""Mi piace"