senza senso
di Iannozzi Giuseppe
L’ultimo segreto di Nietzsche
(Il ritorno del filosofo a Torino)
nelle librerie Feltrinelli a soli € 11,05
L’ultimo segreto di Nietzsche (Il ritorno del filosofo a Torino)
Beppe Iannozzi – Cicorivolta edizioni
ISBN 978-88- 97424-77-2 – pagine: 230 – prezzo: € 13,00
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ALL’ALBA
Lady Cy,
vengo che il crepuscolo
è già fatto ma requie no,
non ha trovato l’alma mia
Sempre pensandoVi tutta notte,
solitario miro il primo mattino,
il paesaggio di lampioni a spengersi,
osservo i primi viandanti veloci
e i semafori sul rosso fermi
poi sul verde; ma le cispe
negli occhi mettono in difetto
ogni cosa, come se nebbia
abbia preso quel sentimento
che non oso di confessare
a Voi né all’Arcangelo in pietra
che con spada di fuoco
m’indica la via dall’alto
della chiesa vestita in viola
CERCANDO DI TE
Le strade battono rumori
Luci segnano brucianti cicatrici
Il sogno preso sotto di brutto
sulla 54ma – il postino non ce l’ha
una lettera, soltanto due nichel
& una scarpa nuova l’altra aperta
uguale alla speranza in verde di Ma’
I cestelli delle lavanderie a gettoni
Lotterie, l’uomo dei gelati grida
Un altro si sdraia all’incrocio:
sta disteso sulla croce e gli sbadigli
& la gente lo attraversa arresa
– con gli occhi al cielo:
piovono coriandoli di spazzatura
e angeli & volti coperti ignoti
soffocati dal Grande Pollice di Dio
Vecchia verde Ford tra le spighe alte
alte di grano per una carezza
di sole di luna, per un sogno altrove
Giusto uno spaventapasseri abbattuto:
& se la ride senza farlo vedere
& la Falciatrice lo guarda strano
gli gira attorno; & all’angolo si regge
un Bar per neon di mani sudaticce prigioniere
di un delirio di una poesia d’un tremito
Giusto, giusto!, mastica duro il viandante
Giusto, giusto!, ripete col pollice alzato
per andare, per andare si deve andare
altro non si può fare cercando di Te
DREAMING
Quanto
mi sogni
non lo sogni
né io so dire
quanto
io sogno di te
Sappiamo però
che sogniamo
Speriamo
che sia eterno,
che non finisca
il sogno, così
dall’oggi
al domani
OH GIUDA
Oh Giuda,
perché proprio tu, Giuda?
Così bello, così favorito
Un sol bacio e m’hai sfiorito
Non riposa mai il corpo
sì forte tramortito
Un momento è bastato
Una distrazione dell’anima
perché tutto si compisse
nel tuo nome
facendolo grande più del mio
E sol resto io di Dio il figlio
SENSO
Non ha la vita senso
senza una donna
Non ha l’amore senso
senza labbra da baciare
senza occhi da incontrare
senza chiome da carezzare
Non ha senso vivere senza
senza una donna
che al mattino incontra
il tuo sguardo spento
per ridargli luce col suo
Non ha senso rider da soli
allo specchio in un manifesto
cercando nella pubblicità
un segno d’umanità
Senso non ha
Persino Dio
non ha avuto anima
di lasciarsi da solo
senza una donna
Non ha la vita senso
una vita così senza la vita
Senza la gioia di baciare
la dolce metà
ACQUA ET OLIO
Guardandoci intorno
scopriamo
Dobbiamo sempre più a fondo
cercare un motivo alla vita,
alla vita che è già al di là
a vivere un’altra verità
che noi di qua non si sa
Guardandoci allo specchio
scappiamo nel terrore di vederci
piccoli fragili, un po’ meschini
Resistiamo,
esistiamo per momenti,
pochi in verità,
che domani un dio severo dirà
forse veri,
ma inutili come l’olio sul pelo
dell’apparenza
profonda più delle lacrime di sale
inutilmente versate ieri
Bevendo, osservando la vita
da un bicchiere colmo a metà
di acqua et olio
Ma se poi è l’alcol
piano noi affoghiamo:
quasi non ce ne accorgiamo
TU, STELLA
Sei Stella dolce
ma anche lacrime
che non si sanno
addormentare
Sei Stella infelice
che mi porti tenerezza
e schiaffi su schiaffi
fino a costringermi
in pazzia
Sei bambina,
capricciosa assai
come un giro di giostra
fra risate un perché;
pianti e l’infinito
questa lettura caro amico Beppe lascia in me sapore a fruttato. grazie. un forte abbraccio. Carlo.
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Caro King, mi dispiace contraddire il comm. sopra in cui cita 1 sapore forte e fruttato.
A me invece questa tua buttata fa vivere l’inquietudine, la paura, l’ansia, il terrore, può essere in un certo senso essere piacevole a qualcuno sopratutto chi piace è a caccia di emozioni forti.
Quindi venite….venite non potete mancate di leggere, perché questa pagina potrebbe essere adatta ad un festival degli Zombie!!! 😉
♥ vany
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Oh, povera la mia Regina
Fino in fondo ha letto
la mia nascosta raccolta di poesie
e tosto l’ha ghermita l’ansia
Chissà se stanotte dormirà,
o se invece cogl’occhi sbarrati
affronterà le ore del buio
Avrà di certo un diavolo di terrore,
pregherà con il cuore in petto
a batterle forte forte
Di tanto in tanto poi guarderà
sotto al letto per tema
di scoprire che nascosto
se ne sta pacifico un orco
o un uomo nero
E nel cavo della notte griderà,
senza motivo piangerà
invoncando il nome amato
Come agnellino da latte
darà belati su belati
sperando che il Re adorato
venga presto a portarla via
dalla gola del terrore
in cui è sprofondanta
ma non per sua colpa
Oh povera, povera Regina
Mai avrebbe dovuto scoprire,
leggere il nero mio inchiostro
che talvolta goccia dopo goccia
sulla vergine pagina si scioglie
per dar vita a orrende creature
Danno però è stato oramai fatto
e sol più può sperare che il Re
da Lei torni veloce al galoppo
per proteggerla in un abbraccio
dagl’incubi che fantasia produce
😉
♥ ♥ ♥ Dolce notte, Mya RegYna impauritiSSima 😉
orsetto Re della RegYna VaNY
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è proprio vero, come è giusto sia, che ciò che si legge e si guarda cambia “aspetto” a seconda di chi lo fa Io vi leggo una triste ma non rassegnata consapevolezza perchè in fondo vi è sempre una ricerca.. Mi chiedo cosa prova uno scrittore nel sentire così diverse interpretazioni a cosa mira realmente uno scrittore ad esser compreso o a provocar emozioni qualunque esse siano?
buongiorno a tutti voi 🙂
cinzia
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La poesia è anche interpretazione. I critici fanno il loro lavoro, ed è giusto che così sia. Ma alla fine sono i lettori che decidono se una poesia funziona o no, al di là della tecnica adoperata. Queste sono particolari, perché scritte secondo la tecnica del cut-up, per cui l’interpretazione puo’ risultare falsata. Certo richiedono maggior impegno che non altre liriche.
Una bella domanda la tua, Cinzia. Una domanda che merita una risposta esaustiva, per quanto possibile.
Sono convinto che esistano scrittori e scrittori. C’è chi scrive per essere commerciale, talvolta volgare, nel senso più spicciolo, vale a dire che scrive per lavoro e non perché sente la necessità di creare e di comunicare qualcosa; e c’è chi invece scrive impipandosene dei cliché e delle mode letterarie, consapevole che l’arte non la si può costringere in una moda. Le mode finiscono, muoiono, non rimangono.
Scrivere è un lavoro duro, perlomeno per chi lo fa con una certa serietà. Chi scrive lo fa scavando dentro sé stesso, ma questo non è sufficiente. Deve saper scavare soprattutto nell’animo altrui al fine di restituire alla società un disegno sensibile della vita. Quando scrivo cerco di calarmi nei panni dei personaggi che descrivo. In fondo, lo scrittore è un po’ come un attore che interpreta un dato ruolo. Devo dunque conoscere determinate realtà e calarmi, ad esempio, nel ruolo di chi soffre per malattia, povertà, amore, etc. etc. E’ un lavoro di impersonificazione anche, perché solo così è possibile rendere credibili i personaggi portati sulla pagina.
Uno scrittore non dovrebbe insegnare la vita, quindi nessun intento pedagogico. Se il lettore riuscirà a trarre delle lezioni a lui utili, bene, sarà un di più, una cosa buona, ma lo scrittore che si erge a pedagogo è destinato a fallire, a risultare noioso e petulante come certe comari di strada. Chi scrive lo fa per sé stesso anche, inutile negarlo, ma lo fa soprattutto perché sente la necessità di descrivere il proprio tempo storico. Un buon libro è bagaglio di memoria, indipendentemente dal genere e dai temi in esso trattati. Come ebbe a dire Wilde, “non esistono libri morali o immorali, esistono invece libri scritti o bene o male”. Lo scandalo è tacere sulle realtà che esistono, non è dunque scabroso portare sulla pagina l’attualità, per quanto brutta essa possa essere. E’ invece scandaloso produrre libri seriali, fra loro tutti uguali, che servono solo a lobotomizzare le coscienze. I pennivendoli, ecco, loro scrivono libri brutti perché votati alla mercificazione della parola, e una volta mercificata la parola si fa vuota e priva di qualsivoglia memoria.
bacione
beppe
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grazie, mi è piaciuta molto la tua spiegazione
un bacione
cinzia
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Ho dunque soddisfatta la tua curiosità. ^__^
Bacione
beppe
P.S.: In effetti è una bella risposta, meriterebbe d’essere in un post.
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