Al di sotto d’un poeta parrocchiale
di Giuseppe Iannozzi
Your kindness touched my heart è opera di Chatterly
PENNA E POESIA
A volte
mi consolo pensando
che le vestali dormono
dentro ai sogni miei
A volte
rimango sveglio in giorni veloci,
pieni di stupidi impegni,
che solamente riesco a fumare
una sigaretta
A volte
ci sono immense notti
che lascio cadere la penna
sul bianco del foglio
perché riposi,
perché la poesia è malattia
che fu di troppi prima di me
A volte
mi rendo conto
che il sole,
che all’alba scorgo
dopo notte insonne,
è fastidio di luce
che mi spinge a spegnere
gli occhi e sognare
Il SOFFIO DELLA SUA ANIMA
Ma tu guardale gli occhi
Sono quelli d’una cerbiatta
Ma tu guardale le gambe
Sono quelle d’una gazzella
Ma tu prova a giocarla
E’ dispettosa, come una donna
Ma tu prova,
tu prova a dirle che è lunatica
E vedrai i suoi occhi farsi lucidi,
ché sono il soffio della sua anima
E non lo puoi negare, amico
Ti sei già innamorato di lei
e non sai perché
E non hai più pace
perché hai visto la sua luce
Così adesso resti a contare le stelle,
mentre tieni accesa una magra lucetta
accanto a te – unica sola tua compagnia
che non ti consola in gioia
Però sai che è dispettosa
e che ama più di te
la donna che è,
un po’ fragile, un po’ tanto dolce
come una bambina che sa
e non sa l’amore dove resterà
a soffiarle barlume d’eternità
E’ dispettosa, è donna oramai
E solo ha tanta voglia
di conoscere tutta la profondità
che riesce a contenere la notte
TEMPORALE DANZANTE
Le donne sembravano belle
e mescevano vino a volontà
E il sole dormiva nei miei occhi
mentre guardavo giravolte
e ginocchia indiavolate danzare
Avevo però la testa tanto pesante
Le donne sembravano belle
e riempivano il mio bicchiere
a ogni nuovo giro
E io stavo bene e pure male
sfogando l’ebrietà
in una positura carnevalesca:
un sorriso e la mano alta
puntata come una pistola
contro il cielo che prometteva
nuvole per un rapido temporale
Sembravano alte e snelle
e tutte sapevano sorridermi
pregandomi di prendere un passo
e un bisticcio fra le loro gambe
impegnate a danzare – ancora
Ha preso a diluviare
e ci ha colti un po’ impreparati
Le chiome bionde e brune
si sono presto sciolte nella pioggia,
nelle lacrime degli avvinazzati,
mentre dispetto era l’occhiolino
d’un raggio di sole
a squarciare il velo delle nuvole
Sai, mi sono innamorato
della freschezza ch’era lì,
pur riconoscendo
che era un inganno bell’e buono!
Ho la testa pesante,
ancora tanto pesante:
e mi continua a danzare
da sola
K.K. CLICK
K.K. CLICK
Noi che ci pasciamo
davanti alla televisione
e poi ci commuoviamo
di fronte a un click di Karter,
che ne sappiamo noi
di quanto può esser forte
e imbattibile la fame
per chi solo tira a campare
– fiato dopo fiato – masticando
un niente sempre più vuoto?
Oh, questa aridità non finisce mai
Oh, questa stagione non reca grano mai
Oh, questa pancia vuota si gonfia
e si gonfia sempre – a dismisura
E le gambe tremano e cadono ora
E la bocca balbetta nel pianto ora,
balbetta un sorso di vita
e uno di acqua, stancamente
Noi che viviamo,
– che ci diciamo mortalmente civili -,
che cosa ne sappiamo della fame
che conduce a inesorabile morte?
Noi solo immaginiamo le sofferenze
E quanti,
quanti sono come noi
nati sotto lo stesso cielo di dio,
ma con nessuna speranza in tasca
L’Uomo della Guerra dice
che la pace porterà in ogni dove
e che ci sarà un futuro uguale per tutti:
sta mentendo a tutta la nazione
per ingrassare ancor di più le sue tasche
piene di stragi ordinate su commissione
L’Uomo della Guerra lo sa, lo sa
che le sue tasche sono nel sangue,
ma solo conta quante pance seppellirà
senza dar loro un nome,
né una sola goccia d’umana dignità
Io sono qui,
non parlo inglese bene,
non parlo nessuna lingua;
e resisto in questa infame vita
per un domani che non vedrò;
la mia pancia enfia si sgonfia
e le gambe smettono di tremare
e la bocca – ch’era come la tua –
non sa neanche più balbettare
Io, ora, sono qui a bocca aperta
ma solo per morire d’eterna fame
Così è stata la mia breve stagione,
la vita che non ho vissuto
E tu, uomo bianco della guerra,
non hai mai saputo realmente
quanto modesto il mio sogno:
arrivare a vedere un’altra alba,
una sola almeno, una sola
Così io muoio, in un lamento,
nelle tue tasche tanto tanto grasse
Un altro click, Kevin Carter
Un altro click per me, per me
che più non sono qui
sotto questo cielo di dio
COME VA?
Come va? Va, la vita va
da sé, si prende cura di sé,
e poco si cura
se io ho un “ma”
che mi preme sulla punta
della lingua e delle scarpe
Oggi ridevo
Ieri piangevo
E c’è stato un momento
– uno solo – che ho pensato
a quanto grande il mondo
E ho capito all’improvviso
che l’uomo è ben poca cosa:
solamente consuma le scarpe
a camminare e poi le perde
accanto a un letto d’amore
ma straniero, stupido
come il suo viso
nello specchio delle ore
a passare avanti
Già, la vita sa
che l’uomo è sempre meno
fedele a sé stesso;
e allora gli fa uno sgambetto
e poi lo rimette in piedi,
per giocarsi di lui però
e vedere dove andrà a gridare
che ha troppi puntini di sospensione
a puntellargli il nome prigioniero
d’una carta d’identità
DOMANI IL DOMANI
Guarda,
guarda la luce!
Ti sta intrappolando
e non c’è verso
che tu possa uscirne
incolume,
perché stanotte
ogni stella ha brillato per te
e ogni angelo ha dato tutto
Il meglio di sé
Guarda,
guarda la luce!
T’inghiotte
Ti divora
E non c’è speranza
che tu possa vedere
come sarà domani
il domani senza di te
Guarda la notte
Guardala fino in fondo
E amala profondamente
senza tema di perderti
Domani, domani sarà
Ma non pensiamoci
in questo momento stupendo
che ci stiamo perdendo
dentro all’eternità
e al suo sguardo
Al suo lucente sgarbo!
malinconia..
buongiorno Beppe
cinzia
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Così è.
Buona serata, Cinzietta.
Domani spero di riuscire a passare su Fb. Ci sono passato oggi ma mi sono perso. ^__^
bacione
beppe
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e come hai fatto? eppure tutte le strade portano dalla Stregaccia ahahah non ti proccupare non è un problema 🙂
buongiono e bacione
cinzia
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Tutte le strade portano alla Stregaccia e difatti t’ho incontrata stamane con il naso adunco e le unghie lunghe che mi ballavi puntini di sospensione ubriacando politica e passione. 😉
Buondì
beppe
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