Con una rosa la morte non è la fine
di Iannozzi Giuseppe
Con una rosa è un omaggio di Chatterly
IL POSTER DI MATISSE
No, non verrà mattino
Riposa ora nella Casa del Destino
Lo ricordo che sognava
sempre troppo a lungo
il folle volo rivoluzionario d’un sasso
Lo ricordo che rincorreva
sempre troppo a lungo
il folle metro rivoluzionario d’un passo
No, non verrà nella Casa del Sacrificio.
E’ ora dimenticato nel tubetto del dentifricio
Noi tutti sapevamo quanto e quanto soffrisse,
ma eravamo stanchi di lui e del Poster di Matisse:
le Odalische gli rubavano sempre qualcosa,
un giorno un pennello, quello appresso il cervello
E non potevamo noi sopportare che si credesse
più forte della nostra compagnia che non c’era
Una volta gli avevo detto della carriera d’avvocato
ma lui mi guardò strano come se il matto fossi io:
era un pittore, un fallito perso dietro alle Odalische,
un amico che dipingeva l’incapacità di vivere
Non potevamo noi sospettare quanto e quanto
Non verrà a citarci in Giudizio
Riposa ora in un sogno più grande della realtà,
e un po’ di cervello dalla bocca sbava
quando lo imbocchiamo con un cucchiaio di noia
Ricordo che il suo volo lo abbiamo incatenato,
e non soddisfatti abbiamo gambizzato il suo metro
No, non verrà mai più
a ritirare il Poster di Matisse
FRAGILE PETALO
Con una rosa, la morte non è la fine
Imprigionami nel mistero rosso fiorito
e fammi rimpiangere la solitudine
Con un rosa la morte è solo l’inizio
Tu, donna, spogliati di quel fragile petalo
e lasciami godere del Paradiso il peccato
QUESTA ROSA
alla mia Immortale Musa, Chatterly
Questa rosa ora la colgo
E le sue spine sulle mie dita
Questa rosa ora la mangio
E il suo rosso nel mio sangue
Questa rosa, solitaria, ora la scelgo
E la sua fragilità nel mio cuore
Questa rosa ora la faccio poesia
E la sua bellezza nei miei occhi
Questa rosa ora la tormento
sul mio petto, perché l’amo
Questa rosa ora l’addormento
in un cuscino di neve, ch’è incanto
Questa rosa ora l’incendio
nella passione dei suoi petali
Questa rosa ora la faccio inferno
nelle spine del dolore
che m’ha lasciato incarnato
No, non farò niente di tutto questo
Solo l’amerò per il rosso e le spine
E sul suo cuore di petali sognerò
ROSSA ROSA DI NEVE
alla mia Immortale Musa, Chatterly,
a chi lotta non per il semplice gusto di lottare
Lacrime da mascherare
perdendo in una verginità di neve
lo sgomento che l’amore chiede amore;
e altro non ha, e altro non sa
Oh Poeta! Quale il tuo affanno?
Forse non vedi che si muore sempre
ogni giorno un po’ di più:
ma raccogli ancora rose rosse
e le stemperi nel tuo cuore
perché tutto il sangue loro
possa esser la ressa d’emozioni
ch’hai costretto nel petto pulsante
E sbagli, ogni dì una poesia
La spacci per il mondo
come fosse il meglio che c’è
nella bellezza d’un’anima
presa d’assalto ma stretta fra i denti
Ansimi e non piangi mai per i fetenti,
e non conosci nomi perfetti d’amore
o facili sentimenti; eppur t’ostini
a volare alto; se poi cadendo
perdi le ali lasciandole al vento,
non dimentichi che ‘l dolore sofferto
non è per te, bensì solo per chi t’ha visto
cadere, cadere, cadere …
cadere ancora una volta in amore
Oh Poeta, quale il danno?
Se almeno fossi stato un po’ bello,
avresti avuto ragione di recitare
una preghiera e una maledizione;
sei invece neve che al sole si scioglie
in una rossa rosa di bianca neve vestita;
sei sangue che a primavera sboccia
in una rossa rosa di bianca neve vestita
E allora, allora conserva il dispiacere
per quel poco che hai dato con tatto di vanto,
per quel tanto che hai ricevuto da ogni mano
Non t’accorgesti ch’eri poco più di niente,
e che inventavi sogni, la libertà:
nel tempo dell’inganno universale,
osare la verità è atto rivoluzionario (*)
Ma è un punto di fuga, la libertà:
e la cornice fa prigione la verità
Oh Poeta, quale il tuo affanno?
Quale il danno? Forse non sai
che vivere costa fatica:
impegna delle mani tutte le dita,
scalfisce dei passi le tracce in ombra…
(*) Libero riadattamento di un motto di Renato Curcio
SEPPELLITI CON UNA ROSA
A chi da sempre lotta,
al Comandante Che Guevara
Comandante, fuori è la solita guerra:
muoiono in tanti per difendere la terra
sputando sangue, sudando agonia
Ma seppelliti con una rosa
Comandate, fuori è un mare rosso:
non ce la faccio a contare i caduti
Fanno presto i maledetti caricatori a finire
ma non un deciso pugno d’uomini a morire
Comandante, fuori è solo un fottuto giorno
che dura da infiniti anni in piagati affanni
Comandante, fuori è solo un cazzo d’inferno
che non abbandona la crudeltà dei prepotenti
Comandante, fuori è saper d’esser fuori da soli
e nessuna speranza negli occhi chiusi al sole
Ma seppelliti con una rossa rosa
e la sventolante bandiera, alta e fiera
IL PARADISO DEL CHE
– il suo sogno, il nostro –
Per ricordare l’amore, il paradiso terrestre del Che
Amore, mi domanderai perché
amo gli occhi che non ti ho visto;
poi m’inginocchierai a te perché
possa sotterrare la vista ai tuoi piedi;
e non c’è bisogno di aggiungere altro,
il superfluo non è per noi, non è per noi
Se tu sapessi
quanto forte è l’agonia
e la morte che l’accompagna
Il Paradiso può ospitare tutti,
tranne me e un colpo di pistola
Questa notte è fredda
e solo fischia il vento
mentre scrivo una poesia
per non dimenticare
che l’uomo è l’uomo
ed è facile farlo fuori
tendendogli un’imboscata
Amore, non c’è scongiuro
che possa allontanare
i tuoi occhi che non ho visto,
né quelli penetranti del proiettile
confinato nella mia testa
L’asma non mi lascia
un attimo di pace in un respiro;
eppur m’ostino a respirare
con le gambe spezzate:
fioriscono rose di sangue
a ogni mio passo,
lasciano di sé tracce
non in Paradiso però
Il braccio è stanco
ma non s’arrende allo sconforto,
anche se so che presto dovrò morire
seppellito nelle lacrime del mondo
che m’ha visto imbracciare
la fragilità della libertà
Ti ripeto all’infinito
ma non ti grido mai d’amarmi
più di quanto tu già non faccia
C’è una valida scusa per vivere,
e una ragione per morire
senza piangere per il destino
e chi profila all’orizzonte
la bellezza – in un Cielo
di Paradiso
In vita tanto ho camminato
curando di farla vivere la vita
in chi ho incontrato e amato:
lascio la bandiera
e l’ultimo sigaro cubano
che avrei acceso
in segno di vittoria
se la Bolivia non avesse tradito
il mio ultimo fiato
Tanto ho camminato per la vita
E ora sono bandiera al vento
E ora sono in cento e cento sguardi
Il mondo è però tale e quale
a come l’ho lasciato
Amore, mi domanderai ancora perché
amo gli occhi che non ti ho visto?
E m’inginocchierai ancora a te perché
possa sotterrare la mia vita ai tuoi piedi?
Se tu sapessi
quanto forte è l’amore
e la vita che l’accompagna,
m’inviteresti ancora a dividere
il letto con te
per una speranza nuova?
Prima devi però sapere che
il Paradiso può seppellire tutti,
tranne me e un colpo di pistola;
prima devi sapere che
il Paradiso lo vorrei qui, oggi,
mentre dormo sepolto nella terra
che ho amato
Amore, mi trattengo giusto un attimo:
vorrei vederli veri gli occhi dell’Amore,
perché il superfluo non fa per noi,
perché il superfluo non fa risorgere
il meglio di noi se c’è, se c’è …
E’ tutto dal Che!
devo dire che nonostante… 😉 seppelliti con una rosa mi piace molto. Bellissima l’immagine di Chatterly come sempre del resto 🙂
Ciao ragazzi
cinzia
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Non facciamone una questione politica. Tanto a destra quanto a sinistra ci sono uomini validi e uomini che invece non sono tali perché politicanti che guardano al loro proprio profitto e null’altro.
“Seppelliti con una rosa” è un omaggio a un uomo coraggioso, a un idealista, che per gli ideali di fratellanza in cui credeva è morto assassinato. Solo questo conta e non la bandiera che poi qualcuno ne ha fatto.
Chatterly è sempre bravissima, non potrebbe essere diversamente.
Bacione, Cinzietta
beppe
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