Storie di Primavere
(poesie dark)
Iannozzi Giuseppe
dall’archivio privatissimo
Funerali di Stato
Si morì
fra polvere e macerie,
nient’affatto convinti che
la vita un perché
sempre
a portata di mano
o al termine della notte
nascosto
Si morì
schiacciati
dal peso tremendo
della terra
sotto i piedi franata,
nello squasso
delle mura sbriciolate,
delle fotografie care
rovesciate
E non era ancora
la Pasqua
Si morì;
e se qualche sogno
lo nutrimmo,
con noi finì
Si morì
per finire
in un incubo
partorito dal profondo
della terra
Si finì
di essere
senza avere il tempo
minimo di capire
che risate e pianti
più non avrebbero sepolto
albe e tramonti
dentro ai nostri occhi
Crollò infine
il cielo
in Aprile
ai Funerali di Stato
Primavera
Sboccia l’amor a Primavera
Il vino allegro giù va tutto d’un fiato
A tarda notte i canti degli avvinazzati
Il tuo petto eccitato non nasconde
il suo splendore, vien fuori e riempie
il maschio cuore di sentimento
Così eccitante l’amor
nell’affanno in piedi consumato,
in un angolo costretto e spogliato
In un ritaglio di Luna immortalato
Papaveri rossi
Storia semplice,
due cuori una capanna
E quanti fiori, amor mio
Polline di papaveri
ci sbatte dritti in paradiso
Non credevi, e invece
Quando c’è l’amore
Quando c’è un prato fiorito
e il sole giallo sul rosso,
niente è come sembra, niente
Così bello, giallo rosso viola
Amor mio, amo tutto di te
La pazzia che è mia
e quella che ogni dì
a piccole dosi mi dai
Amo come non ho mai amato
Questi papaveri e il tuo nome
adagiato sul cuore mio peloso
Siam proprio noi
in mezzo ai papaveri commossi
Così veloce
Lo so che questa volta
è per me l’amor qui
raccontato fra stelle
e pazze lune;
e non per finzione
Sento il cuor tuo
batter veloce veloce
come ali di farfalla
sulla fragilità d’un fiore
nella Primavera sbocciato
Per questa semplice bellezza
ho sfidato l’infinito e l’oblio,
incontrando un frammento di Dio
nella tua femminilità che l’ardore
mi perdona
Vecchio e sporco
Scontroso anche, severo
giusto quel poco che basta
perché non sia solo gioco
la tenerezza che mi fa
agli occhi tuoi innocenti
uomo e orso
Il Ritorno
Tace il tuo volto,
ma tremano le labbra
Facile amare
il primo cane
che bussa alla porta
quando si è odiato
per tanto tempo,
partorendo rabbia e dolore
dal fondo
della fine del mondo
Non una virgola
è però cambiata,
eterno ritorno:
poter morire
in primavera,
esser sicuri
che il domani
non sarà più
E’ chiedere la luna
in fondo al pozzo
Età
Una poesia scritta
male
e nella terra
sepolta
Fiorirà
o forse no
con la bella stagione
Per ora riposa,
mio cuore
Della morte,
del gelo alle radici
non ti curare
Giovinezza
Giovinezza
ogni cosa ispira,
bellezza
e morte lampo
Uguale
alla collera di Dio
i passerotti
fa cadere
morti stecchiti
senza un perché
Diciassette
Gli occhi chiuse
per un sonno breve,
dopo una lunga corsa
all’ombra d’un filare
di giovani alberi;
e del domani
non vide più la luce,
né udì il pianto
della pioggia
sulla spoglia bara
Sotto due metri
di profondità,
nel suo grembo
la fredda terra
felice lo accolse
Diciassette primavere,
la frettolosa preghiera
e il segno della croce
del becchino: dalla vita
null’altro ebbe
Il sole finisce sempre per succedere alla pioggia.

Il giorno alla notte.
Una buona notizia a una cattiva, la felicità all’infelicità…
Così che ci piaccia o no è la vita.
Ogni giorno rappresenta un nuovo motivo di speranza…
ma…. il solo leggerti le speranze le toglie tutte.
1 ciao ♥ vany
"Mi piace""Mi piace"
Bellissima questa tua: “Ogni giorno rappresenta un nuovo motivo di speranza… ma il solo leggerti le speranze le toglie tutte”.
No, non sono offeso. Tranquilla tranquilliSSima. Per me, quello che hai detto è grosso complimento. Sìsìsì, ed hai ragione, sì, sono paSSopaSSopaSSo. 😀
Come?
Solo un ‘ciao’?
Con un ‘ciao’ solamente potrei diventare indiavolato: 😀
♥ ♥ ♥ LeKKatine in gran quantità, Monella. 😉
orsetto di VaNY
P.S.: L’ho ricevuta… la sto preparando la 4 mani, non ti preoccupare.
"Mi piace""Mi piace"