Werther e gli altri
Iannozzi Giuseppe

Werther
Werther
Tu non m’ami più
Senza te nel traffico delle strade
il mattino i suoi occhi chiude su me
Non servono i semafori a fermare
la frana dell’anima mia
Sta un poeta a un tavolo
seduto a mirar il cielo
quasi fra le nuvole potesse scorger
della Creazione il mistero:
s’inebria per ogni pecorella
che il vento commuove,
lo prende poi in fronte
un debole raggio di sole,
abbassa allora lo sguardo
sul caffè ormai freddo,
sospira, e sotto i baffi se la ride
E pensare a tutti quei versi
E pensare a tutte quelle gioie
sì piccole, eppur in un tempo
neanche poi troppo lontano
importanti
E adesso,
che è rimasto di tutto questo?
L’alito freddo del verno
che le giunture dell’alma scardina
mentre tutto le gira attorno
– folletti di vetro fanno a gara
per la risata più alta e stonata
che al muro costringa l’infelice
Sull’acceleratore il piede
Il resto del corpo da tempo è via
Non si cura lo sguardo di sapere
che cosa c’è al di là
del parabrezza, della nebbia
che le lacrime han donato agli occhi
Muore un uomo cadendo
nella tromba delle scale,
si diffonde l’eco dell’inumano urlo
insieme all’ululato dell’ambulanza
Si taglia il pittore l’orecchio,
nel sangue intinge il pennello
per iscrivere il nome suo
nel registro degli indagati
Legge il Werther la fanciulla
davanti alle lingue d’un fuoco;
un po’ ride, un po’ s’annoia
Fuori però è il regno del freddo,
così resiste con lo sguardo posato
sugli scarafaggi delle parole
infilzate l’una dopo l’altra
Lei non sa che Napoleone amò
e amò Goethe sino a Sant’Elena
Tu non m’ami più
Sol questo conta e il piede paralizzato,
congelato sulla folle velocità
cui unica verità è in fondo…
è in fondo null’altro
che l’ultimo atto di disperato coraggio,
di strapparsi gli occhi dalle orbite
e non pensarci più all’amor donato
e a quello creduto,
per un momento soltanto domato
Il mio pianto
Piango delle stelle la luce
Il sangue mio l’hai già bevuto
Altro non ho da offrirti
Lettera
C’è una lettera in volo
con un piccione viaggiatore,
Fogliolina di thè
dispersa in un mare bollente
di acqua fumante
e di barche senza un porto
a cui attraccare
Sigfrido
Se mi ami
spogliati allora
di tutti i pensieri
La sottoveste
lascia scivolare
fin sotto alle caviglie,
e mostrami
com’è bella
una donna
che ama e ama me,
un Sigfrido destinato
a morire prima
d’aver consumato
tutto l’amore
Il Beppe “che più amo”
cinzia
"Mi piace""Mi piace"
Vedi, te l’ho detto che non son poeta e che solo di tanto in tanto mi riesce di tirar fuori qualche cosa di buono. 😉
bacione
beppaccio
"Mi piace""Mi piace"