Altre poesie fiorentine | di Iannozzi Giuseppe aka King Lear

Altre poesie fiorentine

di Iannozzi Giuseppe aka King Lear

Dante Alighieri

Dante Alighieri

Nota dell’autore: Vecchie poesie di tanti anni fa, quasi un’eternità. Rispecchiano immaturità e soprattutto ingenuità e un esasperato narcisismo che non sono riuscito a correggere nonostante le abbia oggi rivisitate con il senno di poi. Miei gentili lettori, non aspettatevi granché da queste cosette, sono io il primo a vergognarmene. E’ robaccia, per cui passate pure oltre…

giuseppe iannozzi

Il Tiranno

Adesso più non ho lineamenti gentili:
nascosti sono
nel folto della barba,
tornati in verginità sono.

Sì, sono stato un Tiranno,
sono stato la biografia morta di Lenin,
la pazzia sconvolgente di Dionisio per Arete.
Sì, sono stato un amante senza spiagge
dove riposare le membra stanche.
Sì, sono stato un Giocattolo
come ogni uomo che non si rispetti,
che si rispetti.
Sì, sono stato accusato di e poi ancora di,
seppellito in una giostra di emozioni,
ma erano le mie,
le mie preghiere.
Ma io ancora non sapevo,
non sapevo
quanto potesse essere donna
una donna che vuol essere.

Sì, sono stato una Colpa,
sono stato il peggio del peggio,
la semplicità d’esser ingenuo.
Ed ora, ora che tutto so,
ora che tutto ho compreso di me,
di te,
e che niente più mi sconvolge
dovrei gridare e bestemmiare.
E un po’ l’ho fatto,
tradendo l’orgoglio mio in una fragilità
che tu mai avresti dovuto conoscere.

Sì, tradito mi son sentito
dal silenzio. Dall’indifferenza.
Ma io ancora non sapevo,
non sapevo
quanto potesse essere donna
una donna che vuol essere.
Io gridavo, gridavo sempre troppo,
era un gridare “ti amo”
pur accusandoti di questo e quello.
E non l’hai capita mai
la mia disperata tenera disperazione.
Non l’hai perdonata.
Non l’hai dimenticata.
Hai però presto dimenticato,
nel tempo d’un niente,
il mio nome.

Sì, adesso sono Il Tiranno,
il solo da solo.

Sì, adesso sono il Bacio della Morte,
Farfalla in Volo
nell’Anima, quella mia.

Sì, sono Il Tiranno
che nulla rimpiange.

Adesso più non ho occhi:
ciechi sono
nel buio che ho fatto mio;
o, forse, tornati in verginità sono
nel buio accecante che m’invade.

All’infinito

Si tende all’infinito assoluto
che è sempre insoluto.

Non c’è sorriso su questa spiaggia
per la donna solitaria plagiata dal mare:
le onde, la barca arrovesciata, il cielo.
E lei,
e lei…
la sua schiena par quasi penetri
lo scheletro dello scafo,
ma i seni puntuti sfidano il cielo.
Peccato non li possa lei godere:
c’è la notte a coprirla
con la sua profondità.

E si tende all’infinito.

Nera rosa pelvica

Ti disegno con la mente
Ti disegno con le mani
Ti disegno col nero
Ti disegno con altro nero
Ti disegno con l’oro
Ti disegno le labbra con un po’ di rossetto
Ti disegno gli occhi con i miei
Ti disegno con le mani i seni
Ti disegno con le mani le spalle
Ti disegno con le mani il fondoschiena
Ti disegno con le mani le gambe
Ti disegno con un bacio l’Inferno dantesco
E ti mangio,
Rosa Pelvica

Ti spoglio con la mente
Ti spoglio con le mani
Ti spoglio perché ti ho disegnata
Ti spoglio con il mio corpo sposandolo al tuo
Ti spoglio così, semplicemente complicato
E, senza pietà, ti mangio

Eterna ebbrezza

Mia sola Tenerezza,
mi sei ebbrezza:
in un sorriso
sul tuo viso
io ci vivo.

Mi manca l’aria
se non sento gioia
spremuta
temuta
da sazietà
confinata
nella libertà
d’una carezza
subito mutata
in graffiante freschezza.

Mi manca
il sapore
di quell’amore
assoluto
che sbianca
in rossore
che fa all’amore
risoluto.

Tenerezza
al petto legata,
tengo tua carezza
baciandola
sapendola
inutile triste
ricchezza.

Ti appartengo
senza condizionale;
e poi m’arrendo
nel tuo grembo
quasi morendo
quasi nascendo.

In te sono lontano
da ogni umano
male.

In te sono vicino
ad ogni divino
dolore.

Umano dio

Ho solo un cuore,
mille volte spezzato.

Se mi guardo indietro
son mille terre bruciate
piagate
suppuranti ancora,
e su di esse un mare di sale
alimentato da lacrime
che in pubblico non si mostrano.

Se mi guardo indietro,
capisco che,
che ormai sono nel tempo in avanti
proiettato.

Il cuore,
ce l’ho ancora.

Così credo
nel tempo
che mai sembra essere
troppo da me lontano;
così credo
nello spazio
che è sempre vasto
in ogni dove da me calpestato,
oggi come allora;
così credo
che sono invecchiato,
precocemente,
come chiunque del resto,
come chi vive fino in fondo.

Dovrei esser disperato
in una tragedia o in un’opera buffa,
ma il cielo capovolto del mio passato
in me precipitato
non mi teme
e amico necessario lo sento.

Credo,
oggi credo nel pugnetto,
nel sassolino di fiume
che tu m’hai regalato.

Dio mai ha reso ridicoli i miei nemici,
le ferite,
le terre bruciate;
ma quel tanto che tu mi hai dato
ha di me fatto un umano dio.

Pensiero – Nastro n. 1

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perché mai dovrei dire una parola, difendermi con un’altra parola, e poi annebbiare la mente di parole, e ancora cercare qualcuno o qualcosa, e spiare me stesso cercando un fallimento, e andare verso un nessundove, e tornare dal nessundove per scoprire che tanto non è cambiato niente, e sempre vedere e non vedere la strada in dissolvenza e che io la cammino comunque, e come se non bastasse scoprire che le scoperte fanno male [ NASTRO INTERROTTO ] poi arrampicarmi sugli specchi e romperli specchiandomi in una lama di vetro, e decidere di dare la mano all’amore e subito amputarmela lasciandola in ricordo di me a chi l’ha stretta accarezzata posseduta baciata, e ancora, e ancora prendere uno schiaffo o un bacio da un Dio che non c’è, sospirare e fare la fila al solito sportello anonimo per una carta d’identità anonima che sia la mia? [ PAUSA ] ma poi finalmente, esausto, ho deciso di prendere una decisione allegra: gettare il gatto dal settimo piano… Perché mai dovrei fare tutte queste cose assurde?

– STOP –

Informazioni su Iannozzi Giuseppe

Iannozzi Giuseppe - giornalista, scrittore, critico letterario - racconti, poesie, recensioni, servizi editoriali. PUBBLICAZIONI; Il male peggiore. (Edizioni Il Foglio, 2017) Donne e parole (Edizioni il Foglio, 2017) Bukowski, racconta (Edizioni il Foglio, 2016) La lebbra (Edizioni Il Foglio, 2014) La cattiva strada (Cicorivolta, 2014) L'ultimo segreto di Nietzsche (Cicorivolta, 2013) Angeli caduti (Cicorivolta, 2012)
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6 risposte a Altre poesie fiorentine | di Iannozzi Giuseppe aka King Lear

  1. romanticavany ha detto:

    Grande!!
    Mi sembra di leggere in queste tue qualcosa di Victor-Hugo, l’anima tra i denti, paSSia e ragione, si vive e si cambia…sempre alla ricerca di emozioni,non fermarti mai.

    Buonanotte!!! ♥ 😉 vany

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  2. Iannozzi Giuseppe ha detto:

    Agnellina, non ti ci mettere pure tu. Non le considero delle belle poesie. Sono state scritte tanti tanti anni or sono. Le ho messe online più che altro per verificare il grado di disgusto che avrebbero provocato, o l’indifferenza che gli sarebbe stata dedicata. E tu mi paragoni a Victro Hugo. Sei tu a essere paSSapaSSapaSSa. ♥ ♥ ♥

    Be’, anche Hugo era un orsetto. 😀

    Oggi ho fatto un po’ di lavori in casa: in pratica ho dato il bianco, ho verniciato le pareti, aggiustato tubi, e altre cose. Mi sento a pezzettini. ^__^ Ma guarda che deve fare un povero orso per tenere bene la tana. ^__^

    Domani vedrò di essere maggiormente presente. Oggi ero un orsetto imbianchino.

    Occhietti di Gattina, non fare la furbina… ridammi il mio pennello. 😀

    Bacioni e una puntina di vernice bianca sulla punta del nasino ♥ ♥ ♥

    orsetto di VaNY

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  3. annamaria49 ha detto:

    A me piacciono proprio perché sono genuine, quella genuinità che è frutto dell’immaturità. Comunque anche allora eri alla ricerca del Dio che secondo te non c’è, in quella dedicata all’amore, affronti il tema della delusione, del primo innamoramento vanificato.
    Buon weekend e buona tinteggiatura, ci vuole una rinfrescatina prima dell’estate.
    un caro saluto
    annamaria

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  4. romanticavany ha detto:

    Buonanotte!!! ♥ vany

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  5. Iannozzi Giuseppe ha detto:

    Allora, questo castello, Kuricino?

    ♥ ♥ ♥ orsetto di VaNY

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  6. Iannozzi Giuseppe ha detto:

    No, qui ti sbagli, cara Annamaria. Quando parlo di Dio parlo del Bene, noon intendo mai una deità. Il Dio di cui parlo non è divino, è umano, si trova nell’uomo quando e se c’è.

    Grazie, cara Annamaria. Ho finito giusto oggi di tinteggiare. Non ne potevo più, preferisco altre attività in sincerità.

    un caro abbraccio

    beppe

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