Confessione di Natale – di Iannozzi Giuseppe

Confessione di Natale

di Iannozzi Giuseppe

Saranno milioni di anni che non metto piede in una chiesa, perlomeno non nel senso canonico se uno ce n’è. Di solito mi sparo dentro la casa di Dio per dare l’estremo addio a qualche amico. Non ho mai pensato di passare dal prete di turno per farmi lavare e stirare l’anima. Non sono mai stato molto aperto con gli sconosciuti; e poi da piccolo mi hanno insegnato a non accettare ‘caramelle dagli sconosciuti’, per cui non faccio mai la comunione, perché non mi fido proprio di quelle ostie che loro ti cacciano in bocca.

In tutta sincerità devo dire che sino a ora, anche se Dio di me se n’è sempre fregato altamente, me la sono cavata in maniera egregia, piuttosto grigia, con alti e bassi, come la stragrande maggioranza: in questo mare di folle umanità ho dato e ricevuto cazzotti in ugual misura, anche se a me mi sembra che siano sempre i colpi bassi ricevuti a esser di più.

C’è aria di neve. Nuvole su nuvole intorno alle Alpi. Il freddo è tale che persino il mio pipino s’è ritirato, roba da matti. Sarebbe stato meglio per me se fossi restato al caldo ad ammazzarmi di noia con un giallo in mano; e invece ho avuto la bella pensata di schiodare le chiappe dalla poltrona per vedere da vicino coi miei occhi lo spirito del Natale. Eccolo. Luci d’Artista: le strade sono volgarizzate da una miriade di luci che ciucciano un casino di energia elettrica e che nessuno caga.

Sotto i portici del centro la calca è impressionante: si riesce a camminare a stento, un passo ogni morto di papa… siamo tutti in fila indiana… basterebbe un po’ di cattiva volontà in più tra spintoni e bestemmie urlate e ci si potrebbe sodomizzare tutti insieme appassionatamente. La gente ha lo sguardo assatanato d’un rottweiler affamato, non ti perdona che respiri. Non c’è un cane con l’aureola, non uno. Anche le ragazze hanno occhi di brace. Le promoter sono a ogni angolo di strada: vestite in rosso, come il Babbo Natale della Coca-Cola, a ogni passante tendono un volantino pubblicitario. Anni fa regalavano le caramelle, oggi ti invitano a comprare o a venderti l’anima. A forza di gomitate nelle reni del mio prossimo riesco a tirarmi fuori dalla fila indiana. C’è la crisi, la gente non ha soldi, ma sotto Natale i ricchi vengono fuori e invadono negozi e supermarket. I poveri cristi muoiono di freddo in una scatola di cartone. E’ impressionante il numero di persone che chiede l’elemosina: una promoter in rosso, e fatti due passi un mendicante. Una ragazza cerca di cacciarmi in mano un volantino pubblicitario; mi prega, grida tutta contenta – ma per finta perché il lavoro è il lavoro – che ha una offerta irripetibile per me. La lascio a sé stessa. I mendicanti non parlano, tendono la mano o nemmeno quella. Anche volendo non potrei dare qualche spiccio a ognuno di loro, e in ogni caso con la mia miseria non risolverei un emerito cazzo, non riuscirei a strapparli al freddo della strada, della solitudine, di un destino senza futuro.

Attraverso una piazza dopo l’altra.
Nessuno bada a me e alla mia fretta nervosa. Ho promesso che mi sarei confessato. Devo trovare una chiesa e spiattellare i miei peccati a un confessore che di me non sa una emerita cippa. Ma ho promesso. Ho promesso e la mia parola non l’ho mai tradita. Ho promesso di confessarmi, per amore, solo per amore, non perché ne senti sul serio bisogno. Ho promesso, ho dato la mia parola che mi sarei confessato, non posso tradire la fiducia di chi ha fiducia in me. Alla fine una chiesa la trovo, una abbastanza piccola, non troppo appariscente. Entrare in chiesa mi fa subito uno strano effetto, mi sento fuori posto. Mi levo gli occhiali da sole e il cappello di lana. Gli occhi faticano non poco a abituarsi alla luce soffusa. Il Cristo è in fondo alla navata, con il capo chino. E’ triste. Non ha una bella cera, proprio per niente. E’ sofferente. Alla mia destra noto una fila di confessionali, vuoti. Sospiro. Mi faccio forza. Mi trascino come un condannato a morte. Ci impiego un’eternità per arrivare a uno di quei cosi con le grate. Non devo pensare. Non devo, mi conosco bene: se penso che in quel coso c’è un prete è finita. Non devo pensarci. Devo fare il vuoto nella mia mente. E’ il solo modo che ho per riuscire a inginocchiarmi in un confessionale e poi parlare da dietro una grata. Faccio il vuoto dentro di me.
Non so bene neanche io come, ma mi trovo dentro in ginocchio.
Qualcuno dall’altra parte della grata mi invita a confessarmi.
Ho la gola secca.
La lingua schiocca nel cavo della mia bocca una due tre volte.
Dovrei dire a un prete che non conosco i miei peccati. Quali?
La testa me la sento piena di niente.
Tossisco.
Resto in silenzio.
Alla fine mi decido: “Non so… non ho niente da dire”.
Da dietro la grata il prete non fa una piega, forse aspetta che continui, ma io non ho proprio altro da aggiungere: il mio peccato è che non ho proprio niente da dire.

Sono di nuovo fuori, al freddo.
Non ha cercato di fermarmi quando mi sono alzato per andarmene.
Non mi ha dato l’assoluzione.
Era il meglio che potessi fare. Quel ‘non ho niente da dire’ l’ho detto col cuore. Se al confessore non è piaciuto, non è mia la colpa.
Mi piazzo il cappello di lana in testa e inforco gli occhiali da sole, un vezzo che non riesco a togliermi. E prendo a camminare, senza una meta.



D’AMORE 3
RomanticaVany e King Lear (Iannozzi Giuseppe)
ISBN 978-1-4709-8451-9
Edizione: prima edizione
Editore: King Lear
Pubblicato il 29 novembre 2011
Lingua: Italiano
Pagine 118
Prezzo: € 9,80

Informazioni su Iannozzi Giuseppe

Iannozzi Giuseppe - giornalista, scrittore, critico letterario - racconti, poesie, recensioni, servizi editoriali. PUBBLICAZIONI; Il male peggiore. (Edizioni Il Foglio, 2017) Donne e parole (Edizioni il Foglio, 2017) Bukowski, racconta (Edizioni il Foglio, 2016) La lebbra (Edizioni Il Foglio, 2014) La cattiva strada (Cicorivolta, 2014) L'ultimo segreto di Nietzsche (Cicorivolta, 2013) Angeli caduti (Cicorivolta, 2012)
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12 risposte a Confessione di Natale – di Iannozzi Giuseppe

  1. cinzia stregaccia ha detto:

    tanti anni fa mi accadde qualcosa di simile…non lo feci per amore… ma per vedere cosa avrei provato a rientrare in una chiesa a confessarmi..guardai quel crocifisso sull’altare e vidi solo una “statua” ben fatta..nulla di più il vuoto…quando mi inginocchia per confessarmi anche io pensai mò che gli dico? che ho detto qualche cavolata? che mi sono arrabbiata? ma che son peccati questi? no..non era il mio peccato….Questo” racconto” è bellisssimo Beppe,uno scontro di immagini e sensazioni che entrano dentro…scavano….poi ognuno ci trova ciò che ha seppellito..
    un grande bacio
    cinzia

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  2. is@bell@ ha detto:

    E’ bello scoprire che esiste ancora qualcuno capace di tenere fede alla parola data. E’ bello non tradire la fiducia di chi ha fiducia. Leggendoti mi e’ parso di fare quel pezzo di strada. Ho visto le luci e la promoter. Poi ti ho seguito in quella chiesa. Anch’io frequento le chiese quando devo salutare qualcuno per sempre. E in questo anno che sta per crepare ci son dovuta entrare qualche volta di troppo. Il mio dio e’ ovunque e, prima o poi, non appena avra’ un minuto libero ci faro’ 4 chiacchiere. Sempre sperando che avra’ voglia di ascoltare. Sai, sono noiosa, talvolta. Anzi, a dirla tutta, lo sono un po’ parecchio di piu’ che talvolta.

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  3. vanessa ha detto:

    Buongiorno.
    Stupendo questo racconto.
    In questi giorni ognuno di noi si fa un pò l’esame di coscienza, c’è chi crede e prega, c’è chi non crede ma ha bisogno di qualcosa di intimo come un piccolo presepio in un umile chiesa di periferia.
    Sabato anch’io mi sono confessata e non avevo troppe cose da dire, i miei peccati sono quelli di tanti: dire qualche parolina di troppo.. essere dispettosetta ecc.ecc. ma quell’attimo di mistero nella fede, quel consiglio di quel pretino giovane che mi sussurrava che in questi giorni il Natale dentro di noi ce lo creiamo tenendoci puliti, rispettosi e generosi verso il prossimo , ed infine dire un atto di dolore per i peccati scordati mi fa stare bene.
    Bravo king sono sicura che non sia vero che il sacerdote non ti ha assolto e che la tua anima sarà pura e candida come quella di un bimbo.
    Buon inizio settimana Natalizia.
    Bacini ♥ vany

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  4. anila ha detto:

    mi piace moltissimo questo racconto Giuseppe….scavi con la parola la profondità del sacro, della confessione che prima di tutto è nella tua coscienza, nelle virtù perse e il sacro non è altro la virtù della riflessione, della parola data che nella mia lingua si chiama “Besa” intraducibile in qualsiasi lingua….saranno pure milioni di anni che non ti confessi e non “entri in una chiesa”, ma ti racconti con un’onestà disarmante, e non è forse questa la vera confessione?

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  5. Iannozzi Giuseppe ha detto:

    Ciao BelliSSima Angioletta

    sono davvero contento che ti sia piaciuto, perché ti ho fatto una promessa ma non so se l’ho davvero mantenuta, per cui ho scritto il racconto che poi è proprio autobiografico, cosa che faccio assai di rado. Ma in qualche modo volevo che lo sapessi che ci ho provato, anche se non è poi andato a buon fine il mio proposito.

    Ma quali peccati vorresti mai confessare tu? ^__^ Tu sei una Angioletta. Non saranno le paroline e tuoi dispettini da agnellino a far inalberare Gesù. Anzi, ti dirò di più, secondo me lo divertono. 😉 Se tutti fossero belli dentro e fuori come te, belliSSima Angioletta, io dico che il mondo sarebbe un vero paradiso in terra.

    A me basta che sia tu ad assolvermi. Se tu mi assolvi, allora anche Dio, poco ma sicuro.

    ♥ ♥ ♥ Sì, è il Natale quasi e tu sei tutta felice. ♥ ♥ ♥

    Bacetti piSSicotti e morSetti

    orsetto di VaNY

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  6. Iannozzi Giuseppe ha detto:

    Nel limite del possibile io ci provo. 😉 Se c’è una cosa che mi infastidisce profondamente è chi non mantiene la parola data. Per me dare la paorla è un atto di fede e come tale va rispettato.

    Il racconto l’ho scritto di getto, l’ho posi solo revisionato per mettere a posto grammatica e stile, ma non è uno di quei racconti che hanno richiesto una grande elaborazione. E’ uno dei rarissimi racconti autobiografici. Dico rarissimi, perché non mi piace granché parlare di me in prima persona, neanche nel tentativo di far letteratura. Il fatto che sia stato scritto di getto credo abbia creato un effetto abbastanza fotografico, per cui sei riuscita ad immaginarmi mentre percorrevo le strade che m’avrebbero condotto in chiesa.

    Vuoi fare quattro chiacchiere con Dio?
    Mi sa che ha dimenticato di mettere il cellulare sotto carica. 😉 O forse è rimasto al tempo dei piccioni viaggiatori. 🙂 In ogni caso mi sa che è un tipo che di risposte non ne dà facilmente, tranne nel caso tu abbia una grande grande fede in lui.

    Grazie Isa, sei sempre la benvenuta qui. La mia amicizia non ti mancherà mai. Forse è poco, ma perlomeno è sicura.

    baciottoli

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  7. Iannozzi Giuseppe ha detto:

    Be’, Cinzietta, posso dirti che il racconto l’ho scritto di getto e l’ho poi rivisto per correggere alcuni errori di forma, null’altro. E’ uno dei rarissimi racconti autobiografici. 😉 Come ben sai non amo parlare di me e di quello che faccio o non faccio. Ma questa volta avevo bisogno di ‘confessarmi’, non a Dio bensì a qualcuno cui ho fatto una promessa… e non sapendo come confessarmi, bene, ho scelto la forma del racconto. E mi sa che sono riuscito a comunicare quello che intendevo dire senza inutili giri di parole: è bastato poi in fondo descrivere filo e per segno il mio tentativo di parlare con Dio.

    Penso sia capitato un po’ a tante persone che come noi non sono religiose. Io non ho saputo dire che poche parole.

    Grazie infinite, Cinzietta. Ma non farci l’abitudine, non è che sia molto propenso a raccontar di me… 🙂 Comunque visto che siamo sotto Natale almeno questo lo dovevo fare. Direi che è questa la mia confessione, quella che non sono riuscito a dire al prete.

    Un bacione a te

    beppe beppaccio 4ever

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  8. vanessa ha detto:


    buonanotte caro orsetto
    ♥ vany

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  9. Iannozzi Giuseppe ha detto:

    Cara Anila, è un racconto scritto utilizzando il gergo di strada, quello del popolo, e ci sono un po’ di giochi di parole come avrai certamente notato. Volevo che fosse un messaggio semplice e diretto.

    Penso anch’io che la prima e vera confessione è quella operata su sé stessi, sulla propria coscienza, senza intermediari.

    E’ raro che racconti di “me”, molto raro. Questa volta l’ho fatto perché ne ho sentito la necessità. E forse è questa la confessione, quella che non ho fatto in chiesa.

    Grazie Anila, hai capito perfettamente il mio messaggio.

    baciottoli

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  10. Iannozzi Giuseppe ha detto:

    Mangiami, mangiami, mangiami, sono tutto di pura cioccolata. Mangiami, mangiami, mangiami con la tua bella boccuccia prima di dormire e tutti i tuoi sogni saranno dolci più del dolce.

    ♥ ♥ ♥ SMAAACKKK, Angioletta VaNY

    orsetto tuo

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  11. vanessa ha detto:

    Bacetti ♥ vany

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