Il Vaticano invaso da gay e pedofili. Roma sarebbe il loro centro di ritrovo

a cura di Iannozzi Giuseppe

“Se ci sono sacerdoti gay, coerenza vorrebbe che venissero allo scoperto perché nessuno li costringe a rimanere preti, sfruttandone solo i benefici”: a parole così il vicariato di Roma in una nota diffusa all’indomani delle rivelazioni di Panorama a proposito di alcuni preti che condurrebbero una “doppia vita”, frequentando nel tempo libero diversi locali di ritrovo romani per omosessuali.

Il vicariato di Roma, pur tacciando l’articolo di scandalismo e di diffamazione, di fatto non esclude che qualche sacerdote possa condurre una doppia vita, precisando però che a Roma vivono molti sacerdoti provenienti da tutto il mondo per studiare e che “nulla hanno a che fare con la Chiesa di Roma”: “Non vogliamo loro del male, ma non possiamo accettare che a causa dei loro comportamenti sia infangata la onorabilità di tutti gli altri”. Detto in altri termini Sodoma è in seno al Vaticano e il Vaticano si limiterà a un richiamo alla costumatezza, cosa che del resto ha già fatto.

Il settimanale Panorama descrive “la doppia vita di numerosi sacerdoti romani”, di cui però vengono taciuti con molta molta cura i nomi reali. I nomi sono infatti sostituiti con degli innocui nomignoli di fantasia, vale a dire una bella presa per il culo a tutto danno dell’opinione pubblica. Panorama in copertina mostra due mani giunte su un rosario, polsi pelosi da orco ma unghie laccate di rosa con molta molta cura.

“Puro scandalismo”, commentano le fonti vaticane disposte a parlare del caso in forma anonima, affermando la mancanza di elementi sufficienti per essere sicuri che si sia trattato di veri sacerdoti, e osservando che potrebbe trattarsi di uno dei tanti “serpenti marini inventati per i bagnanti sotto l’ombrellone”. Purtroppo l’inchiesta del settimanale Panorama ci dice solamente che diversi preti conducono una vita sessuale e per giunta ambigua, nulla affatto indicata all’abito talare che indossano. (Sotto l’ombrellone) i lettori leggeranno una non-notizia. E’ questo lo scoop.

Il cronista dell’inchiesta, entrato nel giro con l’ausilio di un amico gay, ammette che al primo incontro, avvenuto il 2 luglio ad una festa omosessuale in un locale del quartiere popolare romano di Testaccio, ha temuto di essere capitato “in mano a gente in malafede o a dei mitomani. Il seguito dell’indagine sembra però averlo convinto del contrario, avendo riconosciuto alcuni uomini, incontrati nell’ambiente gay romano, mentre dicevano messa in chiesa. Intanto per l’Arcigay l’inchiesta, che a dire di alcuni suoi dirigenti rivela verità già note nell’ambiente grazie a un nutrito catalogo di chat e servizi di sms, ridà forza alle accuse di “omofobia” rivolte alla Chiesa.

Luca Trentini, segretario nazionale di Arcigay, afferma senza mezzi termini: “Ci sono tanti sacerdoti omosessuali, ma questo non fa di loro dei cattivi preti”. A parole, solo a parole questa non sarebbe l’opinione del Vaticano che si dice contrario alle inclinazioni omosessuali. Il problema non è che ci siano dei gay. Il problema è che ci sono dei sacerdoti gay, che frequentano locali per omosessuali e che poi dicono messa. Luca Trentini vuole forse prendersi lui la responsabilità se domani dovesse venire fuori che questi presti sono in realtà dei pedofili incalliti? E il Vaticano che aspetta? forse un’altra tornata di abusi sessuali sui minori? Ratzinger farebbe bene a fare una bella rastrellata e a sbattere fuori a calci nel sedere tutti i pedofili spogliandoli dell’abito talare invece di blaterare a vuoto di  presunto “scandalismo”.